Last Christmas I gave
you my heart
(ShikaIno natalizia, perché a
Natale siamo tutti più buoni.
Ad Ale, Cì e Hilly
Ale non se la meriterebbe.
Cì è praticamente il mio
braccio destro - e una mente malata.
Hilly è semplicemente Hilly,
che mi odia ma mi ama.)
Shikamaru infilò la
mano di Ino nella tasca del proprio giaccone, ricevendo due occhi azzurri colmi
di gratitudine e d’amore, unitamente ad un largo sorriso.
Con le gote ed il
naso a punta arrossati dal freddo, Ino Yamanaka gli sembrava più che mai una
bambina; poi però Shikamaru portava il suo sguardo oltre il viso e no,
era la donna più bella che avesse mai visto, e non una bambina innocente.
«Stasera dobbiamo trovarci al bar con gli altri,» spiegò Ino roteando gli occhi, innervosita al
pensiero che avrebbe dovuto rinunciare all’ennesima serata da passare sotto le
coperte con il ragazzo al suo fianco per trascorrerla con dei pazzi che
intonavano canzoni di Natale sconce, e si ubriacavano bevendo birra, acconciati
come renne o babbi natale.
Lui rise,
chinandosi sulle sue labbra. «C‘è sempre il dopo
serata per fare quello che hai in mente tu, Yamanaka.»
La vide arrossire,
diventare più rossa del vestito del Babbo Natale in piedi al loro fianco, che
strimpellava un campanaccio dorato, ignorando palesemente le imprecazioni dei
passanti a quel suono spacca timpani.
«Sei un porco,» sibilò Ino
baciandolo e aggrappandosi al suo collo, mentre lui gemeva di dolore e rideva
contemporaneamente.
Non si sentiva
pigro in quei giorni, non sentiva nessuna pesantezza a girare con Ino per
negozi, non sentiva la stanchezza - no, effettivamente si stancava da morire
vedendo Ino provare tutti i possibili vestiti che sarebbero stati
adattissimi alla cena di Natale. Però poi lei gli compariva di fronte con
una scollatura da fare girare la testa e le gambe coperte solo dal sottile
strato di collant…
«Comunque,» disse Ino
prendendolo sottobraccio, «lo scorso Natale
non sei stato così gentile. Anzi, mi avevi fatto davvero arrabbiare. Stupido
Nara.»
Il giovane roteò
gli occhi scocciato, chiedendosi perché dovesse sorbirsi i rimproveri degli
anni passati, dato che al momento si stava impegnando ad essere impeccabile - o
meglio, aveva davvero il ricordo ancora palpabile del suo occhio nero, l’anno
passato.
Era stato un Natale
molto, molto, molto violento…
Un anno prima, 23
dicembre.
«Dimmi che non è vero.»
«Uzumaki stai zitto, ho sonno.»
«Nemmeno tu puoi essere così deficiente.»
«Lo è, Naruto, lo è. Rifiutare la Yamanaka?»
«Spero ti abbia mollato un cazzotto.»
«Che seccatura, pure tu Choji?»
«O un calcio all‘inguine.»
«Io spero che ti uccida.»
«Begl‘amici.»
«Ha un culo fantastico.»
«E non solo quello.»
«Dobe, ti si stanno gonfiando i pantaloni.»
«Ti ammazzo, teme!»
«Per l‘amor di Buddha,» sbottò Suigetsu prendendo per le spalle Shikamaru e
scuotendolo con forza, sull’orlo della pazzia, «perché diavolo l‘hai rifiutata?!»
Shikamaru sbuffò
sonoramente, passandosi una mano sul collo. Il pensiero degli occhi azzurri di
Ino che lo guardavano carichi di lacrime ed odio, e si era davvero sentito uno
schifo. Uno schifoso, lurido pezzo di stronzo, ma non poteva di certo dirle che
aveva cambiato idea, così improvvisamente.
«La Yamanaka è una seccatura, urla, ti picchia, ride
troppo, piace troppo, è fin troppo bella, non saprei dove portarla durante un
appuntamento e, soprattutto, avanti: è Ino Yamanaka. Si starà già cons…»
Choji gli fece
segno di tacere, mentre Naruto si stampava un sorriso decisamente falso sul
viso. Accanto a lui, Kiba Inuzuka rise sguaiatamente, seguito da un sorriso
sarcastico di Sas’ke Uchiha.
«Che seccatura,» sussurrò Shikamaru
voltandosi e trovandosi il ginocchio della sua amica di infanzia nell’occhio,
seguito da un urlo di dolore e dal rumore dei banchi che cadevano sotto il suo
peso.
Kiba rise ancora più
forte, mentre Ino lo guardava con odio.
«Visto che sono così seccate, Nara, vedi di non parlare
più di me, di non pensare più a me, di non respirare più la mia stessa aria e
di morire presto.»
Shikamaru si rialzò
coprendosi l’occhio destro pulsante, trattenendo le lacrime di dolore solo per
orgoglio.
Guardandola uscire
con passo di carica, pensò prima che lei fosse una pazza e solo poi che era il
peggior bastardo di quella terra.
«Seriamente Shikamaru,» Choji lo tirò su di peso, dandogli una pacca dolorosa
sulla schiena - ecco un altro dalla parte di Ino! «Perché diavolo l‘hai rifiutata? Le vai dietro dalla
seconda elementare.»
Un numero
consistente di teste volò dalla sua parte e Shikamaru pensò quale fosse il
metodo più comodo per svignarsela senza che nessuno di loro lo vedesse. Sospirò
pesantemente, ributtandosi a terra e cozzando con la schiena all‘armadio dell‘aula.
Non aveva programmato certo una mattinata di confessione, soprattutto con
quella massa di teste leggere che avevano passione che spaziavano dal ramen
agli insetti.
Poco lontano da lì,
Sakura Haruno aveva drizzato le orecchie - e stretto le mani a pugno, ben
consapevole che qualsiasi informazione sarebbe stata utile al piano di vendetta
ideato al telefono proprio da Ino, che non aveva mai detto così tante parolacce
in tutta la sua vita; sospirò, riportando gli occhi verdi sui ragazzi.
Faceva freddo, da
qualche ora aveva anche iniziato a nevicare, ma metà di loro se ne stava con le
mezze maniche e la finestra aperta ignorando bellamente gli sguardi supplicanti
delle ragazze. L’unico che era riuscito a risultare un po’ cavaliere era stato
Naruto, cedendo la propria felpa scolastica a Sakura, che sembrava un palloncino
talmente le stava grande.
«Quindi,» iniziò Kiba
interrompendo il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare, «sei cotto della Yamanaka ma l‘hai rifiutata.»
Choji annuì, mentre
Sas’ke inarcava le sopracciglia in un modo che Shikamaru credeva impossibile.
«Datemi pure dell‘usuratonkachi, ma…»
«Usuratonkachi,» disse Sas’ke
bloccandolo, un sorrisino sarcastico sul viso.
Naruto ringhiò,
alzando il dito medio in sua direzione.
«Prima che il teme mi interrompesse, dicevo: ma perché
l‘hai fatto?»
«L‘ho già detto prima.»
«Credo che il dobe intendesse il vero motivo,
Nara.»
Sas’ke Uchiha era
un tipo che, essenzialmente, tendeva a farsi gli affari propri. Più volte aveva
strizzato il naso di fronte a questioni come quelle, ma non aveva mai preso la
parola se non per prendere in giro il suo migliore amico (?), Uzumaki. Quindi,
quando fu proprio lui ad incuriosirsi alla faccenda, persino
Neji-sono-glaciale-Hyuuga ebbe l’ardire di stupirsi.
«E da quando t‘importa, Sacchan?» Suigetsu sorrise di fronte al ringhio dell’Uchiha,
disegnandogli un cuoricino volante con le dita.
«Voglio solo capire.»
«Sei interessato alla Yamanaka?»
«No, dobe.»
«Allora a Shikamaru.»
«Sai, non costringermi ad ucciderti.»
«Perdonami. In effetti tutti sanno che sei innamorato
di Naruto, anche se non ha il pisello.»
Shikamaru ignorò
sia Sas’ke che Naruto alzarsi dalle loro postazioni per gettarsi addosso ad un
Sai ancora con il sorriso stampato sulla faccia pallida, chiedendosi cos’avesse
fatto di male per non poter nascere almeno dieci anni prima, così sarebbe stato
sicuro di non conoscerli.
«Ignorando questi deficienti,» disse Neji senza inflessioni nella voce, «ci spiegheresti?»
«Pure tu?»
«Shikamaru, piantala e rispondi.»
Vedendo Choji così
decisamente iroso - cosa del tutto strana per uno mite come lui - Shikamaru
sbuffò per quella che parve l’ennesima volta.
Non era facile
spiegare a metà della sua classe perché di preciso avesse rifiutato la
Yamanaka; tuttavia, era chiaro quanto avesse bisogno di parlarne. Pur essendo
un genio, pur essendo tutto quello che gli altri dicevano che fosse, lui in
quel momento si sentiva solamente…un tipico diciottenne con più idee in testa
di chiunque altro, una ragazza splendida rifiutata, amici deficienti, un paio
di calzini bucati ai piedi, una madre isterica e leggermente, solo leggermente,
confuso.
«Due anni fa andava dietro all‘Uchiha.»
Sas’ke si sollevò
dalla rissa, ormai ridotta solamente ad una scazzottata tra lui e Naruto,
mostrando un rivolo di sangue che scivolava dal labbro spaccato.
«Ma Sas‘ke è gay,» spiegò Sai con un
occhio nero, venendo così riafferrato dal ragazzo citato in causa.
«Siamo seri: è passata da Sas‘ke a me, quanto ci metterà
a passare da me ad un altro?»
Ed eccolo lì, in
piedi con una mano sull’occhio pesto, mentre tutti si erano bloccati con le
bocche spalancate.
Neji Hyuuga,
impietosito, abbandonò la classe accompagnato da Kiba, che si premurò di dare a
Nara dell’idiota sottovoce.
Fu per l’ennesima
volta Sas’ke ad alzarsi, tenendo per la collottola Naruto, osservando Shikamaru
con una pietà che fece sorridere Choji.
«Tu sei davvero un genio, Nara?»
Se qualcuno le
avesse viste in quel momento, probabilmente avrebbe pensato ad una setta
satanica.
Ino Yamanaka, l’avvenente
Ino Yamanaka, era stesa sul letto supina e imprecava nominando tutte le
parolacce che conoscesse, insegnatele per la metà da Naruto e Kiba quando
ancora andavano alle elementari, scandalizzando così la povera Hinata, alla
quale TenTen sventolava un fazzolettino bianco.
«Io propongo di ucciderlo,» disse la castana del gruppo con una scrollatina di
spalle, facendo arrossire la timida Hyuuga.
La osservarono
boccheggiare in cerca delle parole, sovrastata dalla voce più sicura di Karin.
«Asportiamogli l‘uccello.»
«Facciamogli fare ginnastica con Gai-sensei.»
«Squartiamolo.»
«R-r-ragazze, sono…sono sicura che Ino-chan non
vorrebbe che…»
Hinata fu bloccata
proprio da Ino, che si alzò in piedi di scatto ed afferrò le borse di carta per
terra, dandone una ad ognuna delle ragazze.
Borbottava
improperi, facendo sorridere Sakura che le aveva portato ogni singola notizia
appresa durante la riunione dei ragazzi, ed ora Ino stava semplicemente odiando
Shikamaru.
«Non ha le palle.»
«Probabilmente Sai direbbe nemmeno il pisello.»
«Karin!»
«Oh Hinata, ma tu come farai ad avere figli? Quel
povero martire di Kiba non vede l’ora di infilarti il suo bel…»
Sakura le tappò la
bocca con una mano, guadagnandosi un morso dalla rossa del gruppo. Le tirò
irrimediabilmente i capelli, e TenTen sbuffò, alzandosi per dividerle.
«Ino-chan, se tu non volessi partecipare al party di
Natale, domani, nessuno della classe…»
Ino la fulminò e
tutte si chiesero come il suo sguardo non avesse ucciso TenTen, caduta per
terra a causa dello spavento. Marciò verso di lei, arrivandole ad un centimetro
dal naso.
«Ci sarò e solo Buddha sa cosa combinerò a quello
stronzo di un ananas. A Natale si è tutti più buoni? Non Ino Yamanaka.
Ricordatevelo: non Ino Yamanaka.»
Shikamaru guardò il
numero di Ino per l’ennesima volta in cinque minuti, evidenziato sul suo
cellulare e con una faccina.
Ricordava bene il
giorno in cui lei si era lamentata mettendo il broncio per l’anonimità con cui
lui l’aveva memorizzata, dichiarando di sentirsi poco importante per lui.
Era solo una
stupida faccina, aveva pensato Shikamaru mostrandogliela, e davvero una grande
cazzata, ma Ino gli era saltata tra le braccia con un urlo buttandolo per
terra, mentre qualcuno rideva e altri davano loro degli idioti.
Oh, in realtà aveva
adorato sentirla premuta solamente contro di sé e poterle stringere la vita. Il
suo profumo gli aveva invaso le narici, e non aveva trovato per niente seccante
il dolore pulsante alla nuca quando aveva cozzato contro l’armadio alle loro
spalle.
Era stato solamente
un giorno lontano da lei, lontano dalle sue urla e dai suoi rimproveri, e gli
era mancata da morire. Aveva sbirciato il suo profilo durante le lezioni,
guardato le gambe nude penzolare dal banco, assorbito ogni chiacchiera
superficiale in cui si era lanciata…
Sbuffò il ragazzo,
iniziando a scrivere. Di certo non voleva che lei lo odiasse, anche se l’occhio
nero facesse intendere tutt’altro.
Era stato un
semplice messaggio, un “Ehi, Ino” a cui lei, negli ultimi tempi,
rispondeva sempre cose come “Allora mi pensi, ogni tanto”.
Quando dopo pochi
secondi il cellulare sulla sua pancia vibrò, Shikamaru spalancò gli occhi.
Leggendo le cinque lettere che Ino gli aveva scritto, senza smile o
punteggiatura, lo fecero deglutire.
Gettò il telefono
ai piedi del letto, dandosi animatamente del cretino.
“Muori.”
*
Sempre un anno
prima, 24 dicembre.
Ino si passò il
rossetto rosso fuoco sulle labbra, accentuandole più di quanto già non fossero;
enfatizzò un po’ i boccoli biondi con le dita, chiedendosi se Sakura avesse
fatto un buon lavoro con l’arricciacapelli e lei non fosse esagerata.
In fondo, si
trattava solo di una festa a cui avrebbe partecipato quello stronzo di
Shikamaru, che l’amava ma l’aveva rifiutata perché, proprio lui, la credeva una
fottuta superficiale.
«Lo ammazzerò.»
«Finirete per scopare.»
«Lui morirà e io non sono una necrofila.»
«Lui non morirà e tu te lo scoperai. Si sentiranno le
tue urla da scrofa fino a…»
«Ehi, scrofa lo dico io, non tu!»
Ino ignorò il
battibecco delle due rosse alle sue spalle, chinandosi sulla borsa di carta ai
suoi piedi e frugandovi con particolare animazione. Estrasse una trousse, un
ricambio per la notte - si sarebbe fermata da Hinata -, del sale, un cappello
di Babbo Natale, dei cerotti, un paio di occhiali da sole, sei uova e, infine,
un quaderno viola glitterato.
Rilesse
attentamente tutti gli appunti che la notte prima, impossibilitata a dormire,
aveva scritto per abbattere una volta per tutte “Shikamaru-sono-squallido-e-me-ne-vanto-Nara”.
Portò un dito alle
labbra, facendo mostra delle unghie viola e ben curate, mentre più in là Karin
aveva afferrato Sakura per i capelli e le diceva di essere una figa di legno
senza curarsi del biancore di Hinata, leggermente provata dalla serie di improperi
in cui le due ragazze si erano lanciate.
«Ragazze,» TenTen richiamò l’attenzione,
uscendo dal bagno e facendo sfoggio di un vestito rosso e bianco decisamente
succinto.
Ino sorrise
evasiva, mentre Sakura e Hinata diventavano di tutti i colori.
«Ino-pig, stai scherzando.»
«I-I-Ino-chan, non credo che…»
«Il mollusco mi scoperà con violenza.»
«Scrofa, ti appendo all‘armadio.»
«…c-che sia il caso di…»
«Oh, fronte spaziosa, hai vergogna di mostrare le tue
cosce da prosciutto?»
«Yamanaka, mi hai tolto le parole di bocca.»
«Troie.»
«Senti che gergo, Karin-chan.»
«Ehi, la Hyuuga qui sta collassando.»
«Di nuovo?»
«Lasciamola lì.»
«INO!»
«Oh, andiamo! Si riprenderà!»
«Io sto con la Yamanaka.»
Ino sorrise a
Karin, che afferrò con particolare entusiasmo il vestito, ancheggiando poi
verso il bagno e cantando a toni decisamente acuti la versione scabrosa di
Jingle Bells, che comportò l’ennesimo collasso di Hinata e una secchiata sulla
sua faccia da parte di TenTen.
Ino guardò l’amica
castana divertita, prima di sollevarle la gonna.
«Oh-ho, qualcuno vuole divertirsi stasera. Sbaglio o
quello è il completino che io e Sakura ti…»
«INO!»
«Scommetto che tu non hai nemmeno il perizoma lì sotto,
scrofa.»
«Vuoi controllare?»
Sakura divenne di
tutti i colori, prima di prendere il proprio pacco e seguire Karin in bagno.
Seguirono una serie di strilli - «PORCA!»
e «TI AMMAZZO!»
- prima che sia TenTen che Ino si voltassero verso Hinata, rossa in viso e con
il suo costume tra le mani tremanti.
Aveva un paio di
pantaloncini invece della gonna svolazzante di TenTen, ma la scollatura
vertiginosa era perfetta per il seno abbondante di Hinata. Ci sarebbero stati
un numero consistente di nasi sanguinanti quella sera, soprattutto da parte di
una testa castana che, pensò Ino, non si era ancora decisa a dichiararsi.
Tossicchiò per
attirare l’attenzione dell’amica, mentre TenTen le bloccava le braccia da
dietro.
Un sorriso meschino
ed affilato si fece largo sulle labbra piene e rosso fuoco di Ino.
«Allora, Hinata-chin,» iniziò abbassandole i jeans con un gesto secco, «mostriamo questo tuo corpo da porno-star al mondo.»
E la ragazza non
ebbe nemmeno la forza di ribellarsi di fronte alla sadica risata sguaiata della
bionda.
Shikamaru tossì
quando la mano di Ino Yamanaka - quella stessa Ino Yamanaka che gli aveva
augurato la morte e gli aveva mollato una ginocchiata in faccia! - strinse la
sua spalla, attirando l’attenzione sul suo corpo avvenente ricoperto da…un
fazzoletto. Un fazzoletto rosso fiammante, bordato da dei fili luminosi
bianchi.
«Cosa diavolo…?»
«Babbo Natale non avrebbe sortito lo stesso effetto,» esordì languida, chinandosi verso di lui e mettendo
in mostra il decolté che, ovviamente, avrebbe abbattuto qualsiasi uomo di
qualsiasi età di qualsiasi paese, e Shikamaru deglutì. Arrossendo, sentendo
terribilmente caldo e udendo il risveglio di qualcosa nelle sue mutande.
Chiuse gli occhi, e
quando li riaprì Ino gli stava versando del sakè.
«Lasciamoci alle spalle quello che è successo,» gli disse con un sorriso smagliante, pulendogli la
bocca con un gesto sensuale e studiato della mano, mentre dietro di lei Naruto
le stava osservando il sedere. Quasi letteralmente, vista la gonna
esageratamente corta dell’abito.
Shikamaru lo fulminò
e Sas’ke diede un pugno sulla testa dell’Uzumaki, che ricambiò subito e gli
spiaccicò un budino sulla maglietta nera.
«Sei morto, dobe.»
«Fatti sotto, teme.»
«Ed ecco una tipica frase omosessuale che mira a chiari
intenti.»
Ed i pugni di Sas’ke
e Naruto si piantarono sul sorriso di Sai, decisamente masochista quel Natale,
che si premurò di cadere a terra e subire i calci del moro e le imprecazioni
del biondo.
Ino ignorò il trio
bellamente, passandosi una mano tra i capelli biondi, attirando gli occhi di
Shikamaru nuovamente su di sé. Il ragazzo afferrò il bicchierino di sakè che
lei gli porgeva, bevendolo tutto d’un sorso…
…e prendendosi la
gola, prima di iniziare a tossire come un pazzo. La gola bruciava, la lingua
stava andando a fuoco e gli occhi lacrimavano terribilmente. Vide in maniera
sfuocata il sorriso soddisfatto di Ino di fronte a sé, mentre questa girava i
tacchi e sollevava una bottiglietta rossa dall’aria assassina.
Lì accanto, Choji
gli versò da bere e Kiba rise di gusto, seguito da Naruto e Sas’ke, che aveva
lasciato cadere Sai a peso morto su un Rock Lee decisamente alticcio.
«Ben ti sta, Nara!»
«Sono d‘accordo, dobe.»
Tutti si
immobilizzarono. Persino Shikamaru, rosso come un peperone, la lingua ancora
bruciante e calde lacrime di disperazione (?) che gli solcavano il viso ebbe la
forza di stupirsi di fronte a quell’evento.
I due ragazzi si
voltarono di scatto verso Sai, che si limitava a sorridere innocentemente. Che
non avesse detto nulla perché ne aveva prese abbastanza?
Il colmo arrivò
quando Naruto, in preda all’aria natalizia pensò Sakura, afferrò per le spalle
Sas’ke, scotendolo con forza e mostrando i grandi occhi azzurri ricolmi di
gioia.
«HAI DECISO DI ACCETTARMI COME MIGLIORE AMICO?!»
Sas’ke roteò gli
occhi, Shikamaru decise di tornare a bere quantità industriali di acqua e
ingurgitare pane.
«Dobe, sei imbarazzante.»
«BISOGNA FESTEGGIARE!»
«Cosa, di preciso?»
«Siamo best friends!»
«Ti prendevo per il culo, dobe.»
«Beh, in effetti Sas‘ke ha l‘aria da seme, nonostante
il nome.»
«Sai…»
«Teme, cantiamo una canzone!»
«USURANTOKACHI, ti stavo prendendo per il…»
«Non c‘è bisogno di ribadire il concetto, Sas‘ke. Laggiù
ci sono i bagni per…»
E Naruto, troppo
intento a ballare felice per qualcosa che non era realmente successo, ignorò
Sas’ke alzarsi per l’ennesima volta e mollare un pugno sulla bocca di Sai, che
cercò di schivare come meglio riusciva i restanti colpi del moro, ormai così
abituato a prenderle da conoscerli a memoria.
Ino, poco lontano
da lì, rise sguaiatamente e saltellò contenta verso il palco adibito alla loro
esibizione - Jingle Bell Rock - e ignorò la gonna che si sollevava ad ogni
passo.
Poco lontano da lì
vedeva Sakura irritata di fronte alle moine di Kiba nei confronti di Hinata,
mentre Karin era spudoratamente seduta cavalcioni su Suigetsu, e lo baciava
come se dovesse divorargli la faccia.
Le mani del moll…ehm,
di Suigetsu, notò Ino, erano saldamente ancorate alle natiche della rossa sotto
il vestito, e sorrise pensando che di lì ad un’ora probabilmente avrebbe
addirittura finito per scopare da qualche parte sotto gli occhi di tutti.
«Ehi, gnocca,» Ino si voltò di
scatto, leggermente irritata per l’appellativo e la mano sfacciata che le aveva
stretto il fianco. Portò i suoi grandi occhi azzurri a squadrare l’albino,
sorridente e ammiccante, leccandosi le labbra.
Il suo primo
pensiero fu: bel fico.
Si sedette sulle
sue gambe, circondandogli il collo con un braccio.
«Dimmi pure,» cinguettò
leccandosi le labbra e poggiandogli una mano sul petto.
Hidan rise,
schiacciando l’occhiolino agli amici seduti al tavolo con lui - tra questi, Ino
riconobbe Itachi Uchiha - e rinsaldò la presa sul fianco della ragazza.
«Lavori qui?»
Ravvivandosi i
capelli biondi, il secondo pensiero di Ino fu: chissà se Shikamaru mi sta
guardando?
Se solo avesse
voltato il capo di poco, avrebbe notato gli occhi fulminanti di Nara sulla
mando del giovane, decisamente troppo in basso per uno che voleva una semplice
informazione. Shikamaru imprecò, mentre Choji al suo fianco mangiava patatine
con un sorriso di scherno.
«Non lavoro qui, però se ti serve qualcosa…» Sbatté le lunghe ciglia bionde come un cerbiatto,
mentre Hidan rideva sguaiato e volgare, bevendo un sorso della sua birra.
«Mmh,» sussurrò
sfiorandole il collo con il naso, «il tuo culo è una
favola.»
E tu sei un porco, pensò Ino
comunque sorridendo, certa che Shikamaru la stesse guardando. L’aveva visto
andare in bagno dopo dieci secondi che Hidan le si era avvicinato più del
dovuto, e godette per un secondo nel sentirsi così apprezzata.
Arrotolò una ciocca
di capelli del ragazzo intorno all’indice, cacciando una risata più contenuta
del suo solito e decisamente frivola e civettuola.
«Solo quello?» Chiese ad un passo
dalle sue labbra sottili, e Shikamaru passò di lì dal ritorno dal bagno.
Ino appiattì il suo
petto contro quello di Hidan, lanciandogli un’occhiata di sbieco. Nara ribollì.
«In effetti, anche se non sono come quelle della
Hyuuga,» iniziò lasciando che la mano
scivolasse ora più in alto, «anche le tue tette
non sono male.»
Porco, osa toccarle
e ti stacco la mano, anche se con questo carattere devi essere di un masochismo
esagerato.
Nel momento esatto
in cui Shikamaru mise i piedi accanto alla sedia dove stavano seduti, Ino
allungò apparentemente casuale una gamba coperta da sottili collant rossi, e il
ragazzo cadde disteso con la faccia spiaccicata al parquet del ristorante.
Naruto, poco più in
là, con la camicia mezza sbottonata ed abbracciato a Sas’ke, scoppiò a ridere
sguaiato e ubriaco, mentre l’Uchiha tentava in ogni modo di liberarsi.
«Oh, scuuuusa, Shikamaru, non ti avevo proprio visto,» esordì sbattendo le palpebre e assumendo una falsa
aria addolorata, mentre Hidan lo guardava particolarmente incazzoso. «Per farmi perdonare, anche se sto civettando con un
altro come dici tu, posso versarti da bere.»
Shikamaru notò il
suo sorriso smagliante. Era così falso che sentì una fitta allo stomaco,
dandosi dell’idiota per aver detto delle cose che sì aveva pensato, ma era
sicuro che i sentimenti che Ino provava per lui non fossero così superficiali.
In fondo, la
ragazza non avrebbe mai buttato all’aria anni di amicizia per qualcosa così, e
questo Shikamaru doveva dirlo ad Ino prima che finisse a scopare con quella
sottospecie di Yakuza che le palpava il sedere con particolare entusiasmo -
beh, come dargli torto? Lo avrebbe fatto volentieri anche lui.
«Ora, però, devo andare. Il microfono chiama!»
E ancheggiando in
modo decisamente abbondante, abbandonò sia Shikamaru - a cui rivolse un’occhiata
di fuoco -, che Hidan in mezzo al locale, salendo sul palco insieme alle altre
ragazze.
Temari ammiccò
prepotente a Shino poco più in là, decisamente scomposto e con gli occhiali
storti, mentre Gaara al suo fianco veniva raggiunto da Naruto.
«Ehilà, buon Natale Gaara!»
Una pacca sulla
spalla ed il the freddo del rosso finì sui suoi pantaloni.
Naruto sbiancò,
afferrando un numero consistente di fazzoletti e tovaglioli, mentre Sas’ke lo
raggiungeva con una faccia funerea.
«Dobe, sei un idiota.»
«Oh, guarda Naruto, anche se sei senza palle hai
addirittura due uomini pronti a lottare per te.»
«Sai, non ne hai già prese abbastanza?»
Il moro sorrise a
Neji, che sorseggiava sakè ammirando le gambe di TenTen.
«Non hai visto com‘è accorso Sas‘ke vedendo Naruto
allontanarsi da lui? È sicuramente geloso.»
Il pugno di Sas’ke
fu prontamente bloccato dalla voce squillante di Karin che, dopo aver augurato
delle buone scopate a tutti ed essersi presa un pugno da Sakura, iniziò ad
intonare Jingle Bell Rock.
I ragazzi fissarono
le sei giovani sul palco, che si muovevano sinuosamente al ritmo della canzone
natalizia, chi più audacemente delle altre, chi più timida si nascondeva fino
ad arrivare ad immergersi quasi nelle tende.
«HINATA, SEI UNA MERAVIGLIA!» Strillò Kiba in quel momento e la giovane rischiò di
uccidersi, inciampando nei propri piedi e lasciando cadere a terra il
microfono.
Ino la coprì
prontamente, saltellando su una gamba ed ammiccando come una soubrette, mentre
Sakura arrossiva sotto le urla sguaiate di Naruto.
E mentre Ino
schiacciava l’occhiolino, Shikamaru sentì il suo stomaco sottosopra.
«Ino è la tua ex?» Chiese Hidan
alzandosi in piedi e guardando lui, mentre la ragazza in questione improvvisava
un balletto decisamente sensuale con Karin. Suigetsu, sotto il palco, guardava
la biancheria ad entrambe e Shikamaru l’avrebbe preso a pugni.
Soppesò la domanda
del biondo, prima di distogliere lo sguardo dalle gambe di Ino e dal suo
sorriso divertito. Aveva notato quante occhiate gli rivolgeva, quanto i suoi
occhi azzurri finissero per cercarlo in mezzo a tutti, ed aveva capito.
«Sta per diventare la mia ragazza.»
Inarcò un
sopracciglio quando Hidan scoppiò a ridere sguaiato, coprendosi gli occhi in
modo da tale da bloccare le lacrime che, dispettose, dimostravano quanto
ritenesse assurda l’uscita di Nara.
Quest’ultimo attese
paziente, la voce di Ino nelle orecchie, a volte un po’ stonata, a volte calda,
a volte stordente.
«Non dire cazzate, bamboccio. Perché mai dovrebbe
fidanzarsi con te,» iniziò guardandolo
con eloquenza, «quando può essere
scopata fino ad urlare con me?»
E Shikamaru gli
mollò un pugno.
Okay, odiava fare a
botte e la mano gli faceva già un male cane. Effettivamente, quella era
la prima volta che mollava un pugno a qualcuno che non fosse Naruto, e si stupì
di non essersi rotto nulla.
Quando Hidan girò
la faccia per poterlo guardare, non solo la musica si era improvvisamente
spenta ed il vociare sparito, ma seppe che aveva appena condannato la sua vita
a morte certa.
«Che seccatura, sempre colpa della Yamanaka,» disse prima di abbassarsi quando un pugno di Hidan
partì alla volta della sua faccia, colpendo in pieno Kiba che si era avvicinato
per fermarli.
«Figlio di put…»
Hinata corse giù
dal palco ignorando per la prima volta dall’inizio della serata di essere in un
abitino succinto, stringendo Kiba per le braccia e tappandogli la bocca prima
che imprecasse.
Dal canto loro,
Itachi Uchiha e un biondo dai capelli lunghi si erano alzati per spalleggiare
Hidan.
«Dobe, dove stai andando?»
«Ad aiutare Shikamaru!»
«Non stai nemmeno in piedi.»
«Teme, lo faccio perché è mio amico!»
Sas’ke inarcò un
sopracciglio, prima di sbuffare. Spintonò Naruto fino a farlo sedere su una
sedia, fulminandolo quando questi minacciò di alzarsi.
«Stai fermo, non ti muovere e non respirare, altrimenti
ti ammazzo.»
«Ma da solo…»
«Usuratonkachi. Non vedi che Suigetsu sta già prendendo
per i capelli il biondo?»
Naruto seguì lo
sguardo dell’amico e sorrise, prima di schiaffargli un pugno sulla spalla. A
discapito di quel che gli aveva detto Sas’ke, si alzò e lo affiancò con un
sorriso, stringendo il pugno e assumendo un’espressione seria.
«Siamo best friend, devo coprirti le spalle!»
Sas’ke roteò gli
occhi, rimboccandosi le maniche della camicia nera. «Mi
fai vomitare, dobe.»
Nel momento esatto
in cui Sas’ke decise di prendere a pugni il suo consanguineo, Shikamaru si era
beccato un calcio dritto nello stomaco da Hidan ed aveva sputato a terra, senza
fiato.
Sentì il rumore dei
tacchi sul parquet, prima delle imprecazioni di Ino sulle loro persone.
«Yamanaka, sappi che se vinco, voglio che mi stressi
per tutto il tempo del mondo che mi resta.»
Ed Ino spalancò gli
occhi, mentre Shikamaru afferrava Hidan per il colletto della camicia e,
imitato dal biondo, ribaltavano sul tavolo e cadevano a terra.
Il ragazzo con la
coda sentì il peso di Hidan crollare sulla sua gamba subito dopo avergli dato
un pugno sulla faccia che l’aveva tramortito, ed un dolore lancinante lo
percosse abbondantemente.
Sentì le lacrime
pizzicargli gli occhi mentre il rumore della rissa non si era ancora
affievolito.
«SHIKAMARU!»
Ino corse verso di
lui, buttando con un calcio Hidan di lato e chinandosi al suo fianco. Prima che
Shikamaru potesse anche solo pensare di poterle chiedere scusa - e di portarlo
all’ospedale - lei lo baciò.
Pensò di poter
sopportare ancora un po’ la gamba, Shikamaru, mentre Ino giocava con la sua
lingua, gli succhiava le labbra, faceva cadere una mano al cavallo dei…
«INO, non davanti a tutti.»
La giovane mise un
broncio, mordicchiandogli un labbro. «Andiamo
a casa mia.»
«Veramente…»
«COSA, VERAMENTE COSA?!»
«Beh, ecco…»
«Ah, lo sapevo. Vuoi semplicemente che io resti tua così
da potermi avere se rimarrai solo! Stronzo!»
«No, seccatura, in realtà…»
«Allora prima vuoi scoparmi e poi lasciarmi!»
«Ino.»
«Ti credevo diverso da Sas‘ke!»
Un «Ehi, Yamanaka!»
arrivò al di là del tavolo, ma entrambi lo ignorarono.
«Sei stata con Sas‘ke?»
«Macché, io sono ancora vergine.»
«Oh.»
«Già, oh.»
Shikamaru sorrise
intenerito - e dolorante - mentre Ino arricciava le labbra ed attendeva che
dicesse qualcosa.
Sospirò
pesantemente, prendendole le guance e baciandola leggero.
«Ino, fosse per me sarebbe la cosa meno seccante fare l‘amore
con te adesso,» iniziò tranquillo,
mentre lei ingrandiva gli occhi, «ma ho una gamba
rotta.»
E seppe di aver
fatto la scelta sbagliata perché non solo Ino chiamò Choji a gran voce ed
accorse metà del locale, ma anche perché la ragazza prese per la collottola
Hidan minacciandolo di morte: «Se non potrò scopare
con Shikamaru giuro che ti ammazzerò, poi ti farò a pezzi, seppellirò il tuo
corpo e nessuno ti troverà mai più!»
Rise con forza, il
ragazzo, chiedendosi come avesse fatto ad essere così stupido da poter pensare
che con lei sarebbe stato tutto più difficile.
«Ehi, dobe, che imbranato. Hai un livido sull‘occhio.»
«Tu perdi sangue, teme.»
«…»
«Oh, vi state preoccupando l‘uno per l‘altro. È davvero
amore.»
«Sai…»
«…ti ammazzo.»
23 dicembre, oggi.
Shikamaru fissò il
profilo di Ino con un sorriso sbieco, chinandosi per baciarla.
Bloccati in mezzo
alla strada, circondati dal vociare della gente e con il freddo che seccava le
labbra, erano aggrappati l’uno all’altra in un abbraccio goffo a causa dei
cappotti pesanti.
Il ragazzo le
afferrò la vita, appiccicandosela maggiormente addosso.
«Ehi, Ino.»
La ragazza continuò
a baciarlo imperterrita, ignorando il suo richiamo.
«Ino.»
«Che vuoi?»
Era scocciata dall’interruzione.
«Che ne dici di saltare il ritrovo e andare a…»
Ino si staccò di
colpo da lui, il viso distorto dalla rabbia e Shikamaru si chiese cosa avesse
detto di male.
«E perché siamo ancora qui, scusa?»
E Shikamaru rise.
Rise forte, prendendola per mano e correndo verso casa sua. Probabilmente si
sarebbero fermati senza fiato ed Ino l’avrebbe baciato fino allo sfinimento.
Si sarebbero persi
Sai, Sas’ke e Naruto e il vestito succinto di Ino, ma Shikamaru, quando la baciò
sdraiato sul proprio letto, pensò che quel Natale sarebbe stato fantastico, in
compagnia della sua seccatura.
Angolo sclero: questa è la fic
più stupida che abbia mai scritto, davvero, ed è nata dagli scambi sottobanco
tra due menti malate (la mia e quella di Chis), che credo di aver ucciso dopo
tutte queste dodici pagine.
In pillole, Sasuke
e Naruto si sono mossi da soli. Shikamaru e Ino semplicemente si amano, ma lui
era terrorizzato. Gli altri, soprattutto Hinata, li adoro. Tutti, questa volta,
persino Kiba.
Buona Natale,
Naruto. ;)
Mimi.