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Autore: Vulpix    12/12/2011    7 recensioni
...Era l’8 di dicembre, le strade e i palazzi erano pieni di addobbi natalizi. I negozi avevano messo festoni e scritte rosse e bianche che occupavano le vetrine. Gli alberi che tutto l’anno erano sui marciapiedi, adesso erano carichi di luci e palline....
Storia vincitrice dei CSA 8° Turno nella categoria ROMANCE
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '...Christmas Holidays...'
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Due persone, un uomo e una donna, uscirono dal negozio e si fermarono sul marciapiede in cerca di una direzione da prendere per proseguire il loro pomeriggio di shopping natalizio.
Ad un occhio esterno, potevano sembrare la classica coppia di fidanzati. Erano mano nella mano, le dita intrecciate e mentre l'uomo si girava verso destra e poi a sinistra come quando si guarda la strada prima di attraversare, lo sguardo della donna era caduto sulle loro mani e, mordendosi il labbro, aveva sorriso.

"Allora dove si va ora?" le aveva chiesto.
"Non so, sei tu l'esperto di shopping".
Lui ci pensò un po' e poi disse:
"Allora... Abbiamo due alternative: continuare per quei negozi là" disse indicando la strada alla loro destra
"oppure fermarci a prendere qualcosa di caldo...".
La donna ci pensò un po’, si portò la mano destra alla bocca e mordicchiandosi l'unghia dell'indice faceva vagare i suoi splendidi occhi tra l'uomo e la strada.
In quel momento una ventata di freddo li avvolse e lei istintivamente si strinse nel suo piumino.
Castle notò il gesto di lei e immediatamente, le lasciò la mano e mentre con l'altra le alzò il colletto del giaccone, si sfilò la sciarpa dal collo e l'avvolse attorno a quello di lei.
Kate si lasciò coccolare dalla dolcezza di Rick, sorridendogli, affondò il viso nella sciarpa.

"Cioccolata calda?" propose lui.
Kate annuì con la testa e strinse di nuovo la mano che lui le porgeva.

Insieme si incamminarono verso il più vicino Starbucks per prendere qualcosa di caldo.. il tempo forse, non era dei migliori, tirava un discreto venticello e probabilmente presto avrebbe pure inizato a nevicare, ma in loro di certo c’era un fuoco che ardeva e piano piano si stava facendo strada, palesandosi.
Dopo appena cinque minuti di cammino, arrivarono a destinazione. Quello era uno degli Starbucks più piccoli, tra i tanti che affollano le vie di NY, ma decisamente era molto carino, accogliente e anche ‘intimo’.
L’ingresso era situato in una stradina secondaria, un po’ isolata dal resto delle vie piene di
negozi, ma molto tranquilla. Il locale era a due piani e aveva una grande vetrata che
affacciava sulla strada principale. Le finestre erano piene di festoni natalizi e all’interno
c’era un atmosfera soft e calda.
Oltre al bancone per le ordinazioni, c’erano degli scaffali pieni di dolci e tutti i tipi di tazze con il tipico logo verde. La sala era illuminata da una tenue luce giallastra e l’atmosfera era resa calda dalle luci degli abeti addobbati e dalle luminarie natalizie. Sparse nei punti strategici c’erano delle stufe a fungo che per le festività erano molto simili a camini, anch’esse addobate a festa. Vi erano tre tipi di tavoli. Il bancone con gli sgabelli, era al piano terra, vicino all’ingresso, i tavoli e le sedie invece occupavano la restante parte della sala. Il piano superiore aveva l’aspetto di un salotto: c’erano poltrone e tavolini bassi, quasi dappertutto, tranne alcuni punti più lontani e un po’ appartati, dove vi erano divanetti e una o due poltrone che circondavano un tavolino rettangolare.

Giunti all’ingresso, Castle aprì la porta e fece cavallerescamente passare Kate, che sorrise a quel gesto, rispondendo con un quasi inchino.
Una volta entrati Rick le lasciò la mano dicendo:
“Io vado ad ordinare, tu inizia a prendere i posti”.
“Ok” rispose Beckett prima di abbassare lo sguardo sulle loro mani ormai separate e provando subito nostalgia.
Mentre si incamminava verso l’interno della sala, la voce di Rick richiamò la sua attenzione
“Cercali su...” disse lasciando a metà la frase e strizzandole un occhiolino.
Lei annuì e entrambi si diressero verso i rispettivi ‘incarichi’.

Qualche minuto dopo, apparve un Richard Castle nelle insolite vesti di cameriere/giocoliere.
In una mano aveva un vassoio tondo con un bicchierone di cartone e una tazza di ceramica, fumante. Nonché due cannucce, tovaglioli, cucchiai e una stecchetta per girare il contenuto dei bicchieri.
Nell’altra mano, una guantiera con tre ciambelle, una ciotolina con i marshmellows e alcuni tovaglioli.
Camminava guardandosi intorno in cerca della sua Musa.
Ad un tratto la vide… era seduta su una poltroncina, un po’ in fondo alla sala ma vicino alla grande vetrata che dava sull’esterno e consentiva di vedere lo splendido panorama di luci e colori.
Aveva tolto il cappotto ma aveva ancora in dosso la sciarpa… Era immersa nei suoi pensieri e guardava verso l’esterno. Sorrise a quella visione e si avvicinò piano, godendosi a pieno quel momento.

“Ecco a lei, Milady” esclamò quando le fu di fianco e mentre poggiava il primo dei due vassoi, sul piccolo tavolino tondo, tra le poltrone.
“Oh grazie Ambrogio, avevo voglia di qualcosa di buono” rispose lei a tema, con un sorriso, mentre Castle poggiava anche il secondo vassoio con i dolci.
Richard sorrise e prima di accomodarsi sulla poltrona di fronte, la prese e spostò di fianco a Beckett, poi si accomodò.

“Allora a parte aver svaligiato il reparto dociumi, che hai preso di caldo?” disse lei sporgendosi verso le bevande e poi aggiunse “non so se ho fatto bene a fidarmi di te e non dirti la mia ordinazione”
“Mia cara detective, puoi Sempre fidarti di me…” disse mentre si avicinava anchegli per mostrare i suoi acquisti.
“Dunque… questo qui è per te” prese la tazza ancora fumente e gliela porse.
“Cos’è?” chiese la donna incuriosita e con poca fiducia.
“Assaggia e lo scoprirai… però stai attenta è bollente!”.
Le lasciò la tazza tra le mani e mentre lei la stava per avvicinare la interruppe
“Aspetta… ho dimenticato di mescolare…” disse prendendo la stecchetta di legno con una mano, immergendola nel liquido e inizando a girare, mentre con l’altra avvolse quella di lei che teneva ferma la tazza.
Quando l’operazione fu terminata, Beckett portò la tazza alle labbra e assaggiò quel caldo liquido marrone scuro.
“Mhm… è buonissimo” disse abbassando di un po’ la tazza.
Allo sguardo interrogativo di Castle, si leccò lentezza il labbro superiore in maniera molto senuale e poi disse:
“Cioccolato al latte e caramello?”
“Esatto!” rispose lui compiaciuto dalla sua espressione estasiata.
Nella mente di Beckett, ma soprattutto nello stomaco, si stava affollando un groviglio di emozioni che andavano dalla splendida sensazione di dolcezza che le aveva procurato la bevanda, al calore del liquido, alla cremosità del cioccolato mischiata alla gelatinosità del caramello… al fatto che entrambi fossero i suoi preferiti e che uniti insieme creassero qualcosa di unico…unico come la persona che l’aveva ordinato per lei… Possibile che mi conosce così bene? Fu l’unica cosa che riuscì a pensare mentre i suoi occhi non erano capaci di staccarsi da quel blu in cui erano immersi.

Dopo qualche attimo si staccò dall’oceano in tempesta degli occhi di Castle, che avevano iniziato a scintillare, e poggiando la tazza sul tavolino, chiese:
“Invece lì cosa c’è?” indicando l’alto bicchiere di cartone:
“Quello è per me!” esclamò lui.
“Ma va?... Castle, ‘per te’ cosa hai preso?” disse con curiosità.
Richard si aprì in un meraviglioso sorriso, come quello dei bambini che mostrano il loro giocattolo più bello.
“Vedo che hai preso un po’ di panna” disse lei ridendo.
“Già”.
“E che altro c’è di ‘leggero’ lì dentro?”
Richard prese un cucchiaio e dopo averlo immerso nel bicchiere, lo estrasse mostrandole il contenuto.
Una crema di cioccolato fondente incastonata da pezzettini di cioccolato bianco, ricoperto da un ciuffetto di panna, era in bella mostra sul cucchiaio che lui le stava muovendo davanti agli occhi, fino ad arrivare a pochi centimetri dalla sua bocca.
Kate, quasi ipnotizzata dai gesti di Castle, istintivamente aprì la bocca e lui, molto delicatamente la imboccò.
Un turbinio di sapori la invase e chiuse gli occhi per godere maggiormente di quallo strano mix.
Richard sorrise, ancora una volta, nel vedere la sua musa che piano piano si stava lasciando andare a mostrare le sue emozioni. Lui non poteva esserene più felice!

Nei minuti seguenti, entrambi gustarono le loro bevande, chiacchierando della bella atmosfera che era già calata sulla città, nonostante quella giornata fosse stata inizialmente turbata dalla nebbia, che poi nel corso della ore, si era mano mano diradata, lasciando che il pallido sole tornasse a splendere sulla città.
Più che altro i discorsi furono di Castle, che tra una cucchiaiata e un’altra tentava di tenere viva la conversazione.
Ad un tratto, la risata cristallina della sua musa lo fece silenziare.
Lei lo guardava e rideva.
Che c’ha da ridere ora? si domandò Castle, e prima che potesse trovare una risposta alla sua domanda non espressa, Beckett disse
“Sei peggio di un bambino…. Un po’ di panna e non riesci a non spalmartela ovunque?” ancora ridendo, si avvicinò a lui e gli passò un dito sul naso, dove un ciuffetto di panna era poggiato sulla punta.
Quello che colpì e sbalordì lo scrittore, non fu tanto il gesto materno di Kate che gli ripuliva il naso con un dito, levandogli via la panna, ma il gesto successivo, accompagnato da uno sguardo malizioso, mentre si portava qual dito alla bocca e leccava via quel poco di panna…
Kate sorrise apertamente nel vedere lo stupore dipinto sul viso dello scrittore e l’espressione ebete conseguente a quel gesto. Si morse il labbro inferiore e incatenò i suoi occhi a quelli di Richard.
Rick era quasi ipnotizzato, seguiva i suoi movimenti, lenti, con gli occhi finchè non la vide soridere e qualcosa in lui lo fece muovere verso di lei.
Beckett capì immediatamente ciò che probabilmente lui stava per fare e come se avesse un sistema di antifurto, che fa scattare le serrature, rialzò quel muro che con tanta fatica e pazienza lui stava abbattendo mattone dopo mattone.
Di nuovo con un dito, gli sfiorò le labbra, anch’esse sporche di panna e lo spinse all’indietro.
Non aveva fatto i conti con la caparbietà dello scrittore che, approfittando della situazione, prese a baciarle le dita, proprio dove poco prima si erano poggiate le sue labbra.
A quel gesto seguirono alcuni secondi degni delle migliori scene da ‘pubblicità di profumi’ in cui i loro sguardi restarono incatenati, i loro respiri erano diventati veloci e dove la loro tensione era alle stelle.
Fu Castle a spezzare quel clima, cercando di riportarlo a quello scherzoso di qualche minuto prima.

“Sai ho preso anche 3 ciambelle… non sapevo quali scegliere… ce ne sono tantissime e mi piacciono tutte…”.
“Chi sa perché me l’immaginavo” lo interruppe scherzosamente lei, ringraziando mentalmente il suo essere bambinone e anche capace di capire quando è ora di ‘cambiare aria’.
“Ma l’ho fatto più per te che per me! Non sapevo quale poteva piacerti di più, per cui ho preso le mie preferite, sperando che almeno una ti piaccia!... beh se poi non fosse così… non andrebbero perse.” disse ridendo e trasciando anche lei nella risata.
“E questi?” chiese lei indicando i marshmellows che erano vicino alle ciambelle
“Mhm questi…” rispose prendendone uno e immergendolo nella tazza di Kate, tenedolo con attenzione per non farlo cadere, per poi portarlo verso la bocca.
“Non ti permettere quello e mio” disse lei cercando di fermargli la mano.
“Vieni a prenderlo” rispose lui prima di infilarlo in bocca e guardarla negli occhi.
Aveva osato… l’aveva sfidata nella speranza di far crollare un altro pezzetto di muro, ma forse aveva osato un po’ troppo, quindi prese un altro marshmellows e ripetette la stessa cosa di prima, solo che questa volta lo imerse nel suo bicchiere e lo portò alla bocca di lei.
“Siamo pari ora!” disse sorridendo e stemperando l’atmosfera creatasi.
Lei sorrise, grata di aver spezzato quell’imbarazzo che stava nascendo in lei.

Quando l’atmosfera tornò alla normalità, Castle riportò le loro menti, che avevano divagato per strade troppo pericolose, al loro pomeriggio insieme… Erano in giro per spese natalizie!
“Cosa facciamo dopo?” chiese.
“Non so… Credo di aver capito che il regalo per Alexis l’hai trovato! Non hai più bisogno della mia consulenza” disse guardandolo con aria interrogativa aspettando la sua risposta.
“No!” disse e aspettò qualche secondo, scrutando la splendida espressione dispiaciuta che si era formata sul viso di Kate.
“…Ho sempre bisogno di te!” sorrise.
“Devo ancora fare un mucchio di regali e comprare gli addobbi per il mio megagalattico albero di Natale...”
Kate alzò un sopracciglio e risero inseme ancora una volta.
“Ehi! io ti ho raccontato del mio albero ma il tuo come sarà?” disse lui eccitato come un bimbo.
Kate non rispose ma si limitò ad abbassare lo sguardo.
Quando tornò a guardare Castle negli occhi, lui capì che non ci sarebbe stato nessun albero in casa Beckett.
“Mhm… farai il presepe, allora?...” ma anche a questa domanda seguì un leggero movimento della testa.
“Niente?” disse sconvolto “Né albero, né presepe? Niente di niente? Ma che natale è?” continuò senza riuscire a credere che rifiutasse una delle più belle festività esistenti e lo spirito natalizio fino a quel punto.
“No! Niente di niente! Contento Castle?” rispose lei molto innervosita, poi si rese conto di aver risposto in maniera più dura di quanto fosse necessario e volgendo lo sguardo verso la finestra, pronunciò un flebile “Scusa”.
A Richard fu subito chiaro il motivo per il quale lei non voleva addobbare la sua casa a festa e non mettere nemmeno un piccolo cenno che ricordase quei giorni di festività. La guardò mentre era intenta a fissare fuori dalla finestra ma sapeva che nulla aveva attirato la sua attenzione, bensì era un modo per fuggire, ancora una volta, dall’affrontare quei ricordi.
“Kate..” la chiamò dolcemente e aspettò qualche secondo, finché lei non tornò a guardarlo negli occhi.
Vide i suoi occhi lucidi chiedergli di non continuare su quell’argomento, ma lui era convinto più che mai che dovesse fare qualcosa, così continuò:
“Non puoi limitare la tua vita.. perché le cose che fai ti ricordano lei..”
Kate tornò a guardare fuori, non avrebbe retto ancora il suo sguardo senza piangere e non voleva farlo davanti a lui.
“Non è il modo giusto per ricordarla… ed evitando di vivere, non onorerai la sua memoria… anzi, rovinerai quei bei ricordi che hai di lei… è solo vivendoli e affrontandoli che la terrai ancora in vita.. Lei è con te, in te… ogni momento! Uccidendo i ricordi la fai morire di nuovo!”
Le si avvicinò e le prese la mano. Kate lasciò che lui intrecciasse le dita con le sue e quando le strinse intorno al dorso della sua mano e iniziò a fare dei piccoli cerchi con il suo pollice accarezzandola. Tornò a guardare quegli occhi blu che la fissavano con amore e una dolcezza infinita.

Senza staccare lo sguardo dai suoi splendidi occhi, piegò di poco la testa e gli sorrise proprio come aveva fatto quando le propose di fare una raccolta fondi per finanziare una borsa di studio a nome di sua madre.
Lui c’era sempre… per lei, sapeva, avrebbe fatto qualunque cosa… ma soprattutto, sapeva che aveva ragione… lei stessa era stanca di quella situazone, di quel muro che le impediva di vivere a pieno la sua vita.. ed era cosciente che fare prendere il sopravvento alle sue paure non era il modo giusto per ricordare sua madre!

“Kate…” richiamò la sua attenzione e quando lei spostò lo sguardo sulle loro mani intrecciate e iniziò a ricambiare le carezze di lui, giocando con il suo pollice, continuò:
“Il natale ti ricorda tua madre vero? Scommetto che era lei quella più entusiasta di questa festività… Era tua madre a coinvolgerti negli addobbi… Amava l’albero, scommetto! Dalle foto che vidi a casa tua, eri così felice mentre lo addobbavi… Ma ci scommetto che adorava anche il presepe… Ho visto come guardavi quello nel negozio!”
Richard aveva iniziato un monologo di ‘ricordi’, ad ogni parola sembrava descrivesse davvero quello che succedeva in casa sua… come se lui fosse stato lì, con lei, da sempre… Riusciva perfino ad immaginare e descrivere quello che ogni anno succedeva e raccontò anche qualcosa di molto simile a quello che lei aveva detto la mattina al suo psicoterapeuta… come se anche allora lui fosse stato presente!

Ad ogni cosa che Rick raccontava, parola dopo parola, lei si immergeva sempre più nei suoi ricordi…
“Non è così Kate?” lei sorrise emozionata e lui ricambiando, trovò la forza di andare avanti e osare ancora:
“Perché non iniziare da adesso! Fai rivivere il ricordo dei momenti passati con tua mamma! Facciamolo insieme, io sono con te… Sono sicuro che da qualche parte avrai conservato degli scatoloni con gli addobbi!”
Kate rise pensando che aveva ragione! Lui la conosceva talmente bene che poteva andare anche a ritroso nel tempo, avrebbe indovinato lo stesso.
Il groppo alla gola le impedì di rispondere ma riuscì ad annuire.
“Allora… avevate un albero che usavate ogni anno, o ne prendevate uno nuovo ogni volta?...”
senza lasciarle il tempo di rispondere
“Sempre lo stesso!”
Lei rise e stvolta riuscì a dire “Si… mia mamma preparava sempre tutto con cura… gli addobbi erano sempre gli stessi ogni anno… e a fine feste li riponeva in scatoloni che papà portava in cantina..”
Eccolo… Lui era riuscito di nuovo ad abbattere un altro mattone del suo muro…
Ora si sentiva più leggera… era riuscita a raccontare anche a Rick qualcosa del suo natale… era stato così facile, farlo entrare nei suoi ricordi.. forse perché li aveva già esternati quella mattina, o forse perché lui gliel’aveva descritti come se già li conoscese…
“Allora detective, le va di concedere a questo scrittore l’onore di fare l’albero, presepe e adobbare casa sua con lei?” Sorrise e dalle sue labbra uscì il più bel “Sì” che Richard Castle avesse mai potuto udire.
“Bene!” disse lui allegro, poi aggiunse “Allora dove sono gli addobbi è tutto il resto? A casa tua o da tuo padre?”
“Da papà…” rispose lei, di nuovo un po’ triste.
“Allora chiamalo e digli che stiamo andando a prenderli!!” disse serio.
Kate non riusciva a credere alle sue orecchie.. Aveva davero detto che l’avrebbe accompagnata da suo padre per degli stupidi addobbi e poi sarebbero tornati indietro a casa sua a montare il tutto?
Castle intuì i pensieri che le affollavano la mente e rispose:
“Prima andiamo, prima torniamo e più tempo ci rimane per rendere casa tua splendidamente natalizia!”
“Ma…” stava per replicare lei, per dirgli che era lontano, che potevano benissimo comprare qualcosa di piccolo…
“Niente ma!” la interruppe lui “voglio che questo natale sia speciale! E per esserlo devi avere quello a cui eri legata… tutto ciò che usava tua madre… e se per averlo dobbiamo andare fino a casa di tuo padre, ci andremo!!! Solo avvisalo prima! Non mi pare carino pimbare lì a sua insaputa!”
“Tranquillo Castle, quella armata in famiglia sono io! Al massimo potresti trovarti mio padre che ti insegue con un piccone!” disse sorridendo, per poi passare a ridere di gusto all’espressione terrorizzata di Rick.

Prese il telefono dalla tasca, cercò tra le chiamate rapide ‘papà’ e fece partire la telefonata.
Dopo qualche secondo, dall’altro lato del filo, un Jim Beckett proccupato rispose immediatamente.
“Ciao Papà… sono io.”
“No tutto bene!... Senti… volevo sapere se eri a casa e… se potevamo passare un attimo…”
“Io e Rick… Castle!...”
“Mi servirebbero gli addobbi natalizi della mamma….”
“Si! Ho deciso di riprendere la vecchia tradizione… “
“Non occorre che vai a prenderli, ci pensiamo noi…”
“Ok papà, grazie! Allora il tempo di arrivare!..”
“A dopo, papà!”
Chiuse la telefonata, sorridendo e tornò a guardare Richard un po’ imbarazzata…
“Papà ci aspetta!” disse.

Lui sorrise e mosse il capo in segno di assenso, si alzò e prese il suo cappotto.
“Allora andiamo! Abbiamo un po’ di strada da percorrere e non vorrei fare aspettare ‘papà’!”
Lei rise. Quell’ultima parola pronunciata da Rick le fece uno strano, ma piacevolissimo effetto.

Si alzarono e dopo essersi incappottati per bene, si diressero verso l’uscita, non prima di essersi ripresi per mano.
Quando furono fuori, Rick disse: “Ho la macchina da quella parte” indicando la direzione alla loro sinistra.
Mentre si dirigevano verso la vettura, immersi ognuno nei propri silenzi, dei piccolissimi fiocchi di neve iniziarono a cadere sulla città e su di loro.
Si fermarono qualche istante, uno di fronte all’altro, guardandosi mentre minuscoli fiocchetti di neve si stavano incastonando nei loro capelli e sui loro vestiti.
Si sorrisero e Kate sollevò il viso verso il cielo, chiuse gli occhi e ispirò profondamente…
Si… Inizia proprio a essere di nuovo Natale…
Riaprì gli occhi e tornò a guardare l’uomo che era di fronte a lei… l’uomo che amava.
Si fissarono per qualche altro secondo e mentre si incamminarono nuovamente verso la macchina, pronti per dirigersi verso la sua vecchia casa, pensarono contemporaneamente:
questo sarà un Natale speciale…





Il mio Angolo...by Foxi
Salveeeeeeee
eccomi con il terzo capitolo di questa che doveva essere una shot!
il prossimo dovrebbe essere l'ultimo :P
Spero tanto che vi sia piaciuto!

Grazie alla mia Sister che oltre a leggere e correggere, mi ha suggerito i titoli!
io sono negata!!!
quindi se avete da dire... pigliatevela con lei! :P
Grazie alla mitica cugy Mari_Rina24 che continua a betarmi e supportarmi (forse meglio sopportarmi :P)
Chiedo scusa all'altra rader che per questioni di tempo non ha potuto! sorry Silvia!

Al prox capitolo!
baci
Vulpix
:>
   
 
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