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Autore: kety100    13/12/2011    1 recensioni
...che mi condusse alla rovina
Genere: Horror, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella porta aperta era così maledettamente invitante,mi diceva: “entra,ruba”
No, non posso, ho chiuso con quella vita, per sempre.
Cercavo di convincermi che ero cambiata, che l’istinto di rubare era andato via.
Ma non era così, mi ero illusa, speravo di poter resistere, come tutte le persone normali
Ma io non sono normale, e ogni volta che passavo davanti a quella casa bianca, dagli infissi azzurri e con la porta perennemente aperta mi fermavo, la porta non era speciale, era quello che rappresentava per me, ad essere speciale, ogni volta che ci passavo davanti, ogni volta che riuscivo a  resistere all’istinto di rubare, per me era una vittoria.
Ma non si può vincere per sempre, era questo quello che pensavo ogni notte, mi sarebbe servito un appiglio, qualcosa a cui aggrapparmi, mi andavano bene pure le sbarre di una gabbia.
Ma era tardi, quando mi resi conto di quello che mi stava accadendo era tardi, non mi rendevo conto che ogni giorno mi fermavo un istante di più davanti alla casa, che mi avvicinavo sempre di più alla porta, ero attratta da essa come una falena dalla luce, anzi no, la porta mi attraeva come un buco nero attrae quello che gli sta intorno.
Stupida porta!Sarai la mia rovina!
Una notte non riuscì più a resistere, mi alzai dal mio letto, mi misi le scarpe e i vestiti di quando ero una ladra, mi avviai verso la casa, leggera e silenziosa come un gatto, non mi rendevo conto di ciò che facevo, le mie mani agivano da sole, completamente scollegate dal cervello, ritornai in possesso delle mie facoltà mentali solo quando il sangue caldo della mia vittima iniziò a scorrere libero nelle mie mani, allora sorrisi, gli occhi brillanti e animali, i denti affilati come coltelli, la luce della luna mi potenziava, faceva in modo che la mia vera natura riemergesse, mi tornarono in mente le parole del mio maestro, alla Gilda “Non puoi sfuggire al tuo istinto, lui ti troverà sempre, ti convincerà sempre ad uccidere, perché tu sei Katherine, l’angelo caduto, la Ladra di Anime”
Ecco quello che avevo fatto, la mia colpa, io ero la Ladra di Anime, il cuore e la carne della vittima erano il mio premio, il mio pasto preferito.
Era tardi per i rimpianti, mi cibai di tutti quelli che erano in casa, avevo fame, una fame incredibile, considerando che il mio corpo umano è piuttosto minuto, era incredibile.
Non ho mai avuto rimpianti, nonostante una parte di me mi urlasse sempre di smetterla, di farla finita, nah, mi piace uccidere, non lo ammetterò mai, neppure sotto tortura, ma mi piace, o almeno, al Lupo piace, a me no, ma questo non conta, non più, ora capisco che cosa voleva dire il Maestro, io non posso amare, non posso provare emozioni, perché io sono Katherine, la Ladra di Anime, e in questo momento potrei essere proprio dietro di voi.. 

  
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