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Autore: misslittlesun95    13/12/2011    5 recensioni
- Non ho paura, non voglio solo che voi soffriate, ma non ho paura.-
- Non può pretendere una cosa del genere, lo sai. Ma io spero solo che in paradiso tu stia bene. -
Cinzia rise, o almeno sulle sue labbra apparve quello che un tempo era un sorriso.
- Il paradiso, dicevano al catechismo, è un posto dove si sta bene e si è felici. Se la mettiamo così per me il paradiso e già qui.-
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, questa è una storia tipo vista e rivista in libri, film, telefilm, e non so ma forse anche Anime e Manga.
Spero solo si di vostro gradimento.
Perdonate la rapidità dello svolgimento dei fatti, ma se allungavo non finivo più xD

Il paradiso è già qui. 

Daniele era in ospedale ormai da due giorni, una rissa tra ragazzi lo aveva costretto al ricovero per un trauma cranico e un braccio rotto particolarmente male, tanto che necessitava di un intervento chirurgico.
Erano le undici passate, ma di dormire non ne aveva per niente voglia. Non essendo attaccato a flebo o simili decise di fare un giro per l'ospedale, giusto per passare il tempo che pareva non finire mai.

A pochi metri dalla porta della sua stanza c'era un ascensore. Daniele lo prese e, a caso, schiacciò un numero tra i tanti che stavano a indicare i piani.
Dopo pochi secondi si ritrovò al quinto piano della struttura. Il buio del corridoio dove era capitato gli impedì di capire in che reparto si trovasse. Le porte del corridoio, distanti l'una dall'altra un paio di metri, lungo i quali vi erano delle panche, erano tutte chiuse meno una.
Il ragazzo, che aveva solo diciassette anni, continuava a non capire dove fosse finito. C'era un silenzio tombale intorno, tanto che gli venne il terrore di essere, per qualche strano errore, finito all'obitorio invece che a un piano superiore.
Dopo tutto era ancora abbastanza rintronato dalla botta in testa e dai farmaci che gli avevano fatto assumere.
Dopo qualche minuto si accorse che verso la fine del corridoio vi era una porta aperta. Sperando di capire finalmente in che reparto fosse prese tutto il coraggio di cui era capace e si avviò verso quella.
Non capiva come mai improvvisamente si fosse spaventato, eppure in pochi minuti da intrepido esploratore che era appena uscito dalla sua camera era divenuto più cauto, preoccupato, impaurito.
La paura però scomparì del tutto quando si trovò davanti alla stanza con la porta aperta. Era una stanza a due letti, ma solo uno di questi era occupato. Sul comodino di quello vi era una lampada accesa, ma ciò non pareva disturbare per niente la persona che in quel letto dormiva beata.
Daniele si avvicinò per capire chi fosse. Subito si rese conto del fatto che fosse una ragazza, una bella ragazza. Dal volto e dalle braccia che uscivano dalle pesanti coperte poté notare quanto fosse magra. Daniele ebbe il sospetto di trovarsi in psichiatria o in qualche simile reparto per ragazze anoressiche. Poi però vide che il capo della giovane era racchiuso in un foulard a fiori, e allora capì dove fosse. Quasi sicuramente quella era una stanza di un reparto di oncologia.
Quella consapevolezza lo spaventò e rattristò insieme.
Rapidamente decise di tornare nella sua stanza, ma mentre usciva dalla camera una voce molto flebile lo chiamò.

- Non bisogna aver paura delle malattie e dei malati, ma sarebbe buona educazione presentarsi quando si entra in luoghi altrui. - Dopo queste parole si sentirono dei respiri affannati, probabilmente chi le aveva dette non era qualcuno a cui era lecito parlare a lungo e in fretta. Daniele si voltò e vide per la prima volta gli occhi della ragazza aperti. La luce che proveniva dal comodino le illuminava il viso e subito lui si accorse di come lei fosse bellissima, anche se sicuramente la sua bellezza era stata in parte distrutta dalla malattia.
- Scusa... è che... - Provò a dire il giovane.
- Tranquillo, sei in pigiama ma senza flebo. Immagino tu sia ricoverato per qualcosa di, spero, poco serio e che non ti sia trattenuto dal fare un giro per l'ospedale. Disgraziatamente hai beccato un reparto... triste, direi. Comunque piacere, io sono Cinzia. - Daniele andò verso il letto della giovane, prese una sedia e si mise accanto a lei.
- Sono Daniele... ho diciassette anni e si, sono finito qui per una cazzatina. Una rissa mi ha lasciato come ricordo una trauma cranico e un braccio distrutto, mi operano in settimana. Tu? - Il ragazzo ebbe voglia di rimangiarsi quelle ultime due parole. Che cazzo di domanda era? Tutti che stanno attenti a non dire neanche tra “sani” il nome di quelle malattie, tutti che se vedono una persona senza capelli capiscono e tacciono e lui invece lo chiedeva senza vergogna? Coglione.
- Ah, non avevo visto il braccio. In ogni caso, ho sedici anni. E un tumore al cuore, in fase terminale. - Daniele rimase spiazzato da come lo aveva detto. Lui era certo che non avrebbe mai avuto il coraggio di essere così diretto su una cosa del genere.
Evidentemente la sua faccia aveva rispecchiato i suoi pensieri, perché Cinzia lo scrutò e gli disse.
- Cosa c'è? È tanto difficile accettare il modo in cui l'ho detto? - Rise fragorosamente delle sue parole.
- No è che... non so come dirti... -
- Tranquillo, lo so. Per voi non è così semplice, neanche per i miei genitori lo è. Mi sono ammalata due anni fa, forse il tumore ha portato una cardiopatia, forse il contrario. Fatto sta che alla fine della terza media ho cominciato a stare male, e due mesi fa mi hanno dato un ultimatum, ancora un paio di mesi di sofferenza (all'epoca ovviamente erano quattro). Ho pianto anche io all'inizio, ma adesso me ne sono fatta una ragione. E penso che parlarne apertamente sia il modo migliore per far capire a tutti quanto io si consapevole della mia fine imminente. -
- Certo che... non ho parole... - Disse Daniele. Mentre gli raccontava la sua storia Cinzia aveva ripreso più volte aria, perché faticava.
Dopo quel momento di imbarazzo, dovuto alla facilità con cui la ragazza aveva narrato gli avvenimenti, Daniele cominciò a farle qualche domanda lontana dalla malattia, nella speranza di scoprire qualcosa in più su quella ragazza.
Ma la sua sete di conoscenza si dovette placare pochi minuti dopo, quando Cinzia si dichiarò stanca e consigliò anche al nuovo amico di andare in camera a riposare.
Da quel giorno le viste di Daniele al reparto di Cinzia divennero quotidiane sia durante il suo ricovero che dopo. Spesso gli sarebbe piaciuto vedere anche la ragazza lontano da quella maledetta camera, ma lei gli aveva spiegato che stare in ospedale le allungava almeno di un poco la vita, quello che Cinzia riteneva bastasse per spiegare alle persone che l'amavano che presto sarebbe stata bene, anche se lontano da loro e dalla vita terrena.
Dopo un po' di ripensamenti Daniele decise di cominciare a stare con lei anche quando faceva le terribili cure a cui era sottoposta.

I due si conoscevano da un mese circa quando ci scappò un bacio. Entrambi sapevano che amarsi voleva dire lasciarsi presto, voleva dire far soffrire in primis Daniele ma poi anche Cinzia. Eppure era quello che volevano, volevano abbandonarsi alle loro emozioni, a quell'amore sentimentale tipico degli adolescenti. Per l'amore fisico non c'era possibilità, ma a loro non importava.
Il tempo passava e Cinzia si faceva sempre più stanca e sottile. Raramente parlava a lungo, e ancora più rari erano i sorrisi. Ma Daniele lo sapeva, dentro di se le non era cambiata.
Un giorno di giugno, quando ormai la situazione stava precipitando, Cinzia decise di tornare a casa. I medici e i genitori della ragazza non furono contrari anzi, preferirono questa scelta.
Arrivata a casa lei però decise di non mettersi a letto ma di restare un po' con il fidanzato nel giardino della villetta dove viveva.
- Non ho paura, non voglio solo che voi soffriate, ma non ho paura.-
- Non può pretendere una cosa del genere, lo sai. Ma io spero solo che in paradiso tu stia bene. -
Cinzia rise, o almeno sulle sue labbra apparve quello che un tempo era un sorriso.
- Il paradiso, dicevano al catechismo, è un posto dove si sta bene e si è felici. Se la mettiamo così per me il paradiso e già qui.-
- Cinzia... - La voce di Daniele si era fatta triste, ma con un leggero bacio lei gli fece tornare, almeno apparentemente, il buon umore.
- Cinzia forse devi andare dentro, comincia a fare fresco. -
- Daniele, sta tranquillo. Ormai lo sappiamo come andrà a finire entro poco. Io voglio stare qua con te, sto bene qui. Sono come uno yogurt, ho la data di scadenza. Ma fino a quel giorno voglio essere felice. - Daniele tacque, tenendo stretta a se la mano della ragazza amata, come per non farla volare via.

 

 

*********************************************

Passarono insieme, a casa di lei, circa otto giorni. Poi una mattina entrando in camera di Cinzia Daniele si accorse che tutto taceva e che la piccola mano di quell'angelo era diventata fredda.

Se ne era andata di notte, facendo si che nessuno se ne accorgesse.
Ma sotto il suo cuscino, prima di volare via, aveva lasciato un foglietto per il ragazzo amato.
“Non piangere amore mio, io sono in paradiso, e il paradiso è già qui.
Quindi siamo insieme”

   
 
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