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Autore: Mary_Whitlock    13/12/2011    8 recensioni
Non esistono angeli e diavoli nel mondo umano come in quello vampiro, proprio come il tao il mondo è formato da persone bianche e nere ma in ogniuno di queste c’è sempre un punto diverso, un punto nero in un mare di bontà e un punto bianco in un mare di distruzione. Non che questo riesca sempre a prendere il sopravvento su una persona ma spesso lo porta a fare scelte sbagliate, soprattutto se spinto da un sentimento forte come l’amore. E’ di questo che parla la mia storia, di gelosia, di imbrogli, di angeli troppo cattivi e di diavoli troppo buoni.
DALLA STORIA:
- Jasper – ripete lei facendo un sospiro.
- Maria – rispondo io bloccando la mano che istintivamente era pronta richiudere la porta – Cosa vuoi da me? Cosa vuoi ancora?-
- Il tuo aiuto. Ti prego, ti scongiuro, ti supplico, aiutami ancora una volta-
CON GRANDE ONORE BETATA DA: AnnieMGreene
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Maria, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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ESISTE IL PARADISO?

capitolo 6 in pov Maria

 

 

 

 

 

Esiste il paradiso?

 

Quante volte da bambina mi ero fatta quella domanda. Come fragile e piccola umana non potevo che temere la morte, non potevo che aver paura di quello che ci sarebbe stato dopo.
I miei genitori, da grandi credenti tale che erano, mi rispondevano che non dovevo nemmeno farmele certe domande, perché tutto quel mondo era reale e se mi fossi comportata bene, l’avrei raggiunto come mio fratello Cristobal.
Io non sono mai stata una grande credente. Me lo imponevo, tentavo ogni giorno di trovare una spiegazione che mi portasse a dire “sì Maria non puoi più avere dubbi, Lui esiste e con Lui tutto il resto”. Ma quelle spiegazioni non esistevano e quella ricerca rimase vana in eterno.ù


Esiste il paradiso?


“Certo che esiste Maria” lo ripeteva anche il prete del villaggio, finendo sempre con la solita frase che ormai suonava stonata alle mie orecchie: “Se ti comporterai bene, andrai là su insieme al tuo fratellone”.
E più questa predica mi era detta, più mi sembrava che non fosse la verità ma solo un modo per farmi fare quello che volevano, per farmi andare a messa la domenica da brava cattolica, per farmi mettere l’amore prima dell’onore.


Esiste il paradiso?


Gli altri bambini rimanevano colpiti quando gli facevo quella domanda. Alcuni scoppiavano a piangere urlando che non dovevo dubitare e che le loro madri dicevano che era vietato, altri evitavano semplicemente di rispondere.  “Tua figlia va in giro facendo strane domande” dicevano irritate le donne a mia madre “ Non crede! Avrà senza dubbio dentro di sé il diavolo”oppure "Falla vedere o io non permetterò mai più che mio figlio le si avvicini”.

Ecco chi ero: la strana, la cattiva, la pericolosa, la rincarnazione del diavolo. Ma quelle stupide donne senza senno, quelle stupide galline che mi lasciavano sola, erano quelle che poi pregarono per avere indietro la piccola bambina che niente aveva di strano se non la curiosità.


Esiste il paradiso?

 

“Maria che domande ti fai? Devi dire che esiste!” anche mio fratello ne aveva la convinzione. Ma come poteva non crederci? Come avrebbe potuto andare in guerra a soli 18 anni se non avesse creduto che anche morendo avrebbe continuato a vivere? Con che spavalderia sarebbe restato coraggiosamente in prima fila, lasciandosi ammazzare così giovane, se non avesse avuto quella certezza? Con che coraggio mi avrebbe abbandonato per una stupida questione di territorio, se non avesse pensato di potermi sorvegliare e vedere da un mondo al di sopra del nostro? Forse era proprio per questo che tenevo tanto alla mia terra, forse era proprio per questo che per anni avevo sacrificato vite pur di prendermi tutto il Messico: quella terra mi spettava di diritto, quella terra era mia.


Esiste il paradiso? Sì, certo esiste.

 

Ora ero io ad averne la certezza. Ora non avevo più dubbi.
Avevo trovato la verità che si celava dietro quella parola.

Il paradiso in cielo, il paradiso dopo la morte, il paradiso dove c’era Lui non esisteva. Era triste da ammettere ma era la verità: il paradiso in cui Cristobal aveva sperato con tutto il cuore di arrivare non era reale o quel paradiso, quello tanto amato da tutti, l’avrebbe salvato, mi avrebbe salvata e cambiata.
Ma un paradiso esisteva, un paradiso reale che tutti potevano raggiungere, anche i peccatori come me.
Un paradiso che la maggior parte delle persone non vedeva, perché troppo concentrata sulla ricerca di quello sovrannaturale.
Il paradiso era sulla terra, in ogni unione, in ogni momento di gioia infinita, in ogni momento di puro amore, in ogni momento una persona si sentiva completa.
Il mio paradiso si chiamava Jasper.
Il mio paradiso era il suo sorriso forzato, erano i suoi occhi sempre con un velo di tristezza nascosta, erano le sue braccia che protettive adesso mi abbracciavano, era le sua mano che delicatamente mi massaggiava la testa.

Non avevo creduto nel Signore, me ne ero andata di casa disonorando la mia famiglia, avevo ucciso, avevo commesso atti impuri, avevo rubato, avevo dato e stavo dando falsa testimonianza, avevo desiderato la roba d’altri ed infine avevo desiderato l’uomo d’altri. Non avevo diritto, secondo quei vecchi moralisti, di meritare l’ingresso al paradiso.
E invece eccomi lì, con le mani unite intorno al suo busto freddo e muscoloso.
E invece eccomi lì con un sorriso di pura felicità stampato in faccia.
E invece eccomi lì, ecco il peccato in persona, ecco la donna che più della stessa Eva si era avvicinata a Satana, stare in paradiso.

- Staranno arrivando – dissi senza aprire gli occhi, ne spostandomi dalla sua fredda spalla.
- Non m' interessa – fu la sua risposta mentre la sua mano continuava a muoversi tra i miei folti capelli.
- Ci vedranno –
- Non m' importa – ripeté mentre un raggio di sole appena sorto ci colpiva in volto.

Sorrisi leggermente a quella risposta aprendo gli occhi e voltandomi con delicatezza verso di lui.

- Non t' importa? – chiesi poggiando le mani sul suo petto e fissandolo negli occhi – Pensavo ti avrebbe dato fastidio –.
- Vi sbagliavate signorina – rispose lui prendendomi una mano e baciandomela dolcemente – Non m' importa –

Con mosse vellutate mi alzai dal letto facendo ricadere con dolcezza sul mio corpo il vestito di seta bianca che la sera prima mi aveva tolto e allungandogli poi una mano.

- Non voglio andarmene da questa stanza – esclamò e mai compresi se sul suo volto si leggesse paura per la reazione che poteva avere la famiglia o semplice voglia di riavermi lì con lui. Sentimenti contrastanti ma da quando ho conosciuto Jasper ho imparato una cosa: lui è la persona più aperta sui propri sentimenti com’è anche la persona più riservata e misteriosa. Tu sai solo quello che lui vuoi che tu sappia, una dote che ho sempre apprezzato e odiato allo stesso tempo.

- Non m' importa – risposi con un piccolo gioco di parole mentre sul mio volto si accennava un sorriso – dobbiamo scendere tra poco arrivano e Esme sono certa che non vede l’ora di abbracciarti –
Con uno sbuffo divertito, consapevole di non poter competere contro di me, Jasper mi seguì, infilandosi un paio di pantaloni stropicciati. Con passo dolce e lento si avvicinò a me. E senza che io l’avessi premeditato, senza che io potessi anche solo rendermene conto mi strinse, mi torturò con un unico gesto. Mi abbracciò senza desiderare altro, senza avere secondi fini. Il mio corpo entrò a contatto con il suo petto ancora scoperto senza che questo suscitasse in me altro sentimento se non dolcezza. Era un abbraccio reale, vero come mai da anni sentivo, un abbraccio degno di questo mio paradiso.

- Perché? – chiesi distaccandomi leggermente per poter fissare i suoi occhi.

- Perché tutto questo? - ribadii mentre il rumore di altre persone nella casa si sovrapponeva leggermente alla mia voce.
- Perché ti voglio bene – rispose come se quella frase fosse scontata, dandomi un bacio sulla fronte e stringermi la mano.


Con passo dolce lo seguii fuori dalla stanza, lo seguii giù dalle scale. Mantenevo quell’aria matura, quell’aria forte che tanto mi si addiceva, ma in realtà ero debole, ero ammaliata, impotente e mi lasciavo completamente trascinare da lui.
Non ero innamorata, non lo sarei mai stata. L’Avevo giurato, mai avrei dato a qualcuno quello che a me era stato con la forza negato.
Tutti credono che l’amore sia incontrollabile, che l’amore venga anche se una persona non lo desideri, ma in realtà questi non sono che degli stupidi romantici.
Io non volevo amare e mai avrei amato, io non volevo amare a mai avrei dato la mia vita per salvare Jasper, io non amavo e avrei sacrificato il mio paradiso per poter vivere anche solo un giorno in più.
Ma lo volevo. Lo volevo con tutta me stessa. Desideravo le sue labbra, desideravo trovarlo al mio fianco, desideravo toccarlo e dire nuovamente che era solo mio. Un concetto del tutto egoistico che nulla aveva che fare con l’amore ma che era intenso quanto questo.
Appena i nostri piedi entrarono a contatto con lo scuro parquet della sala il mondo si fermò. Tutti ci guardavano senza aprire la bocca, tutti ci fissavano senza riuscire a distogliere gli occhi dalle nostre mani, tutti ci squadravano senza riuscire a muovere un muscolo e restando rigidi come cubetti di ghiaccio.
Fu Esme a far ripartire il tempo. Con passo delicato si mosse allungando le braccia verso il figlio come se vederlo non le bastasse, come se dovesse toccarlo per avere la certezza della sua esistenza.
Lacrime invisibili ma percettibili come l’aria, incominciarono a rigarle il volto, mentre con un abbraccio pieno d’amore stringeva Jasper.
Questo non si mosse incapace di reagire, incapace di fare qualcosa. Non era mai stato in grado, per ironia, di esprimere le proprie emozioni attraverso i gesti. Lo conoscevo talmente bene da sapere quanto gli costasse abbracciare, quanto gli costasse riuscire a far capire all’altro quanto fosse per lui importante. Forse è anche per questo che l’abbraccio di prima significasse tanto per me: dimostrava quanto fosse vero il sentimento che provava nei miei confronti.

- Jasper – esclamò la donna poggiando la testa sulla spalla del figlio.
- Mi sei mancata – rispose questo incapace di dire altre parole.
- Anche tu – rispose Esme staccandosi ma senza togliere gli occhi da quello che, quasi per gioco, si divertiva a definire “suo bambino”.

Con quella dimostrazione di affetto mi ero completamente dimentica che non esistevamo solo noi tre, mi ero dimenticata che non eravamo soli in quella stanza. Passai lo sguardo da Carlisle a Edwrd, da Emmett a Rosalie e fu proprio quando i miei occhi d' immensa gioia si unirono con i suoi di improvvisa sorpresa che la sua bocca tagliente ruppe l’amore materno diffusosi nell’aria.

- Jasper nella foresta, ora, devo parlarti –

Vidi la bionda staccarsi dalla restante parte della famiglia e dirigersi verso la porta.
Con mossa inaspettata Jasper si voltò verso di me. I suoi occhi neri s'immersero nei miei e anche senza parlare mi comunicò quello che voleva. Era alla ricerca di una conferma, di un permesso o molto più semplicemente di un mio consiglio. Di tutta risposta, gli lascia la mano e gli diedi un piccolo bacio sulla guancia cercando in qualche modo di trasmettergli tutta la gioia che, come lui, non ero capace di far vedere con il corpo.
Senza distogliere gli occhi da me nemmeno per un minuto, seguì la sorella chiudendo con un sorriso la porta.

 

 

***

 

Seduta su quello sgabello della cucina fissavo il vuoto, evitavo volontariamente quello sguardo che ero certa mi avrebbe condannata. Non ero a disagio, no nulla di tutto questo mi invadeva, ma non volevo neanche affrontarlo consapevole che fosse l’unico essere al mondo capace di battermi, consapevole di tutto questo anche se solo ora riesco ad ammetterlo.

Sapevo che quel momento sarebbe arrivato ma avrei voluto essere più preparate, più forte. Invece ero piccola, indifesa, incapace di comportarmi da guerriera, proprio come una bambina alla quale è stato negato un capriccio, proprio come una bambina alla quale il padre tiene le mani per attirare l’attenzione.

Jasper aveva sempre fatto questa reazione in me, era sempre stato l’unico capace di farmi tornare umana, capace di addolcire il mio cuore. E in queste mie situazioni non ero di certo capace di affrontare Carlisle.

Non volevo altro che una macchina del tempo, non volevo altro se non un po’ più di ore in più a disposizione per potermi preparare , per poter non cedere, diventando un’altra persona, appena le braccia del mio angelo mi avrebbero stretta.

Ma appena i miei occhi incrociarono quelli del capo famiglia mi resi conto che non era un sentimento unicamente mio.

Non bisognava avere poteri per capirlo: Carlisle è uno di quegli uomini definibili “libri aperti”. Appariva tanto riservato, sembra sapesse controllare le proprie emozioni ma in realtà non era capace di fare nulla di tutto questo.

Carlisle avrebbe voluto quanto me poter tornare indietro anche solo di pochi giorni, avrebbe voluto accorgersi prima del comportamento del figlio nei miei confronti, ma soprattutto avrebbe voluto aver trovato prima il tempo, il coraggio di parlarmi.

- Perché? – dopo minuti di silenzio durante la quale mi stringeva la mano la sua voce rimbombò in quella cucina che ancora profumava di nuovo.

- Perché quando sono con lui sono in paradiso – quelle parole uscirono dalle mie labbra velocemente, senza che io dovessi fermare a pensarci nemmeno un minuto. Sapevo ora perché mi trovavo in quella casa, sapevo ora perché da sempre avevo desiderato Jasper bensì non l’amassi. Quel ragazzo dai riccioli d’oro mi faceva sentire sicura, mi trasmetteva calore anche solo guardandolo, mi faceva sentire completa. Non mi ero resa conto di quanto fosse importante per me la sua presenza fino a quando non c’era più stato. Come ogni certezza della tua vita ti sembra inutile quando presente ma essenziale quando improvvisamente manca.

- Ti sembrerà strano ma per me è così! – continuai vedendolo impassibile, voglioso di saperne di più ma allo stesso tempo sicuro di sapere già cosa provavo per suo figlio – Il paradiso esiste dottor Cullen, solo che non è quello che tutti hanno sempre immaginato, o sperato di vedere. E’ qualcosa di molto più realistico e toccabile. E’ quello che ci spinge a non buttarci giù da un burrone ogni volta che la vita va male, è quello che ci sta vicino sempre e comunque, è quello che è pronto a farsi del male, a soffrire pur di renderti felice, è quello che è pronto a soddisfare le tue voglie. Ma soprattutto è colui con il quale ti senti stranamente completa. Jasper è il mio, è il mio eterno paradiso –
Un sorriso comparve sul volto di Carlisle. Non aveva nulla a che vedere con il divertimento ne con l’imbarazzo. L’uomo dai capelli platinati mi sorrideva soddisfatto, mi sorrideva come se avesse visto in quella mia frase la conferma a qualcosa ancora a me oscuro. Solo allora ebbi il desiderio di immergermi nel suo sguardo. Solo allora lo guardai veramente negli occhi.

Gli occhi del santo, gli occhi di quello che più tra tutti gli uomini della terra si avvicinava alla purezza, si unirono ai miei, occhi di distruttore, occhi da diavolo, occhi da peccatore.

- Non è forse questo amore? – chiese poi il vampiro senza abbassare lo sguardo.
- No, non è amore – risposi sospirando – tengo troppo alla mia vita, sono troppo orgogliosa per amarlo. Per di più il suo paradiso non sono io. Ma lo voglio, lo desidero con tutta me stessa e non solo sessualmente parlando, quella non è che una minima parte di quello che provo per lui –
- La voglie supera l’amore, ma l’amore si fonda sulla voglia.- rispose lui senza smettere di sorridermi - La voglia è un sentimento negativo, che porta l’uomo a fare scelta sbagliate, a commettere errori ma allo stesso tempo è anche il sentimento più piacevole che si possa provare. Che cosa ne sarebbe dell’amore se non esistesse la passione, se non esistesse il desiderio? La voglia e l’amore si uniscono in un’unica cosa. Stupido da ammettere ma è così. -
Per la prima volta in tutta la mia vita non ressi lo sguardo di una persona. Se prima infatti avevo volontariamente deciso di evitarlo ora proprio non riuscivo a sostenerlo e preferivo concentrarmi su altro.

Lasciai che la mia testa si chinasse, lasciai che i miei occhi guardassero il pavimento senza che io potessi controllarli, come se non avessi più potere sul mio stesso corpo. Mi sentii inferiore, incapace di reagire. Come temevo il fatto che Jasper mi rendesse fragile mi stava indebolendo e trasformando.

Ecco qual’era da sempre stato il problema, ecco il motivo per il quale dopo un secolo che mi era stato al fianco avevo anche solo pensato di ucciderlo.
Ma cosa potevo pretendere? Che il paradiso mi facesse restare cattiva? Il paradiso è bontà, il paradiso è amore e fratellanza. Jasper era tutto questo. Sotto quello spesso strato di odio e distruzione si celava un cuore tenero e timido che solo chi lo conosceva sia in questa sua nuova vita che in quella precedente aveva l’onore di vedere.
In questa famiglia risultava sempre il più tenebroso e aggressivo ma chi aveva visto quando il diavolo sorrideva al suo posto allora scorgeva in questa versione la bontà che lo rendeva debole.
"L’amore sconfigge sempre il male", ho sempre pensato che fosse una scusa, una di quelle stupide frasi create per ammonirci, per non far incominciare nuove guerre. "L’amore trionfa sempre". Frasi finali di fantasy che in pochi pretendono sul serio. Ma ora mentre sento il mio cuore ricominciare a battere quella frase prende una nuova piega nella mia testa, incomincia a trasformarsi fino a diventare realtà.

- Non è forse questo amore? – dopo minuti di silenzio per la seconda volta quella domanda mi fu rivolta, ma non fui pronta come allora. Se prima sapevo perfettamente quello che provavo per Jasper, ora mi era oscuro e confuso.
- Non lo so – risposi senza alzare la testa.
- Lo sai – mi rispose passandomi una mano tra i capelli – Perché se no saresti venuta qui? Perché se no ti mancherebbe? –
- Ma io lo volevo uccidere! – questa volta i miei occhi si alzarono aggressivi fissando intensamente quelli di Carlisle – Io pochi giorni prima che scomparisse ero pronta a farlo a pezzi e bruciarne i resti, io ero pronta a porre fine alla creatura a cui io stessa avevo dato vita! –
- L’amore non deve obbligatoriamente essere quello che io provo Esme, o nemmeno quello che Emmett prova per Rose. L’amore può essere anche più semplice e infantile. Ti sei mai chiesta perché ho accettato che entrassi nella mia famiglia? Perché ho accettato che diventassi, anche se in breve tempo, mia figlia?-
Quella domanda era rimbombata nella mia testa per giorni, senza che io potessi raggiungere una risposta, senza che riuscissi anche solo ad avvicinarmi a un perché. Ma dopo mesi non aveva avuto più importanza rispondervi, dopo mesi l’avevo nascosta in un angolo del cervello con mille altre di poca iportanza. Ma ora che potevo averne la risposta, ora che Carlisle era pronto a svelarmi il perchè mi sembrò la cosa più importante del mondo.

 - L’ho fatto per Jasper – continuò l’uomo leggendo nel mio sguardo la risposta – l’ho fatto perché leggevo nei suoi occhi che gli mancavi, l’ho fatto perché ho visto che non poteva lasciarti andare né tantomeno sarebbe riuscito a tenerti fuori da tutto questo. Perché tu sei la sua famiglia sempre e comunque. Diceva di volerti solo aiutare perché si sentiva legato a te essendo la sua creatrice, ma in realtà quel legame è molto più forte. Siete eternamente parte l’uno dell’altra. Anche se ci sono momenti in cui vorreste che l’altro non avesse mai fatto parte della vostra vita, non potete cambiare questo fatto. Voi in un certo qual modo vi amate… –.

 

- VOI MENTITE! – la voce usì tagliente dalle mie labbra interrompendo il biondo. Mi staccai da lui e mi alzai brutalmente in piedi pronta a dare sfogo a tutta l'ira che quella parola aveva scaturito in me – Voi non fate che raccontare un sacco di balle! Siete un ottimo oratore, non ve lo posso negare Dottore, ma a volte vi perdete in quel mondo perfetto che avete nella vostra mente, che voi stessi vi siete creato! Sono restata ad ascoltarvi ma ora siate voi ad ascoltare me, ora siate voi a entrare nel mio mondo, nel mondo reale.

In quel mondo dove le persone sono pronte ad uccidersi tra loro solo per una questione di principio, quel mondo dove appena trovi la felicità questa scappa abbandonandoti, quel mondo dove non esiste il “felici e contenti”. Quello è la dura realtà! Quello è dove tutti vivono! Vi sarete pure costruiti la vostra famiglia allegra e felice ma dovete anche rendervi conto che state vivendo in una boccia di vetro isolati da tutti e tutto. Nella vera vita bisogna lottare per avere quello che si vuole e non basta stringere una mano, nella vita bisogna piangere ma avere la forza di rialzarsi per non essere calpestati! Questa è la realtà! E nella realtà io non amo, non posso amare… una persona che uccide e non si pente non può amare, può soltanto fingere. Su una cosa però avete ragione: io e Jasper siamo una famiglia. Ma sapete una cosa? Ci sono anche le famiglie dove la madre uccide il figlio, dove il marito tradisce la moglie… avete ragione quel legame non si spezzerà mai ma non sarà nulla di più se non quello stupido legame di sangue! Jasper è il luogo dove mi sento sicura ma non è il mio amore!-

Senza aspettare che l’uomo potesse rispondere uscii dalla stanza dirigendomi con grandi passi fino alla mia camera e, sbattendomi la porta alla spalle, chiudermi dentro. Come avevo potuto anche per un attimo ascoltarlo? Come avevo anche solo per un minuto potuto pensare che amassi Jasper? Non aveva senso. Lui era il mio paradiso e non lo negavo, lo volevo e per me significava tutto. Ma non era il mio amore, non lo sarebbe mai stato e di certo uno di quei vecchi moralisti come Carlisle non mi avrebbe fatto cambiare idea.

 

 

Sono qui, finalmente sto scrivendo queste parole e non mi sembra vero... sto facendo davvero lo "spazio autore" di questo capitolo?
Wow sembrava una cosa impossibile, tanto distante da realizzarsi.
Ma sono finalmente qui, alla fine di questo capitolo che è stato il mio incubo personale più di tutti gli altri.
Perché vi chiederete voi... beh perché era una pov Maria e anche se inizialmente mi era sembrata una bellissima idea scriverlo appena ho iniziato mi sono data della deficiente.
Ma si sa: mai mettere in mente delle idee a delle scrittrici perché non se ne separeranno mai. E così è stato.
Era troppo allietata dall'idea di parlare un po' del passato di uno dei personaggi che preferisco dell'intera saga da non poter cambiare più pov.
Mi è piaciuto dare un mio perché alla lotta di territorio di Maria.
So certo che alla fine è nata in lei la voglia di volere sempre di più e la motivazione non è stata più solo suo fratello ma anche la famosa e amata cartina di puntini rossi (io e Jasper dobbiamo parlare di tatto un giorno... un esempio un po' meno inquietante no? Punti blu? verdi? azzurri?-.-).
Volevo poi tenere la pov perché ci tenevo a far vedere la sua posizione
con la chiesa e il concetto del paradiso, molto simili al mio, era un bel modo per raccontare come fin da bambina fosse stata educata sulla base del cattolicesimo e che si sia fatta dunque quelle classiche domande che tutti i credenti si fanno. Forse se le è fatte un po' troppo presto e in un mondo troppo bigotto ma cosa ci possiamo fare? Io la trovavo perfetta come motivane sul fatto che sia stata cattiva, che sia stata aggressiva con tutti, che sia stata pronta ad uccidere dopo essere cresciuta in una famiglia cristiana (non si chiama mica Maria così per caso).
Maria queste cosa non le avrebbe dette a nessuno e fare dei piccoli flash nella sua mente era l’unico modo.
Devo dire però che sono un po' titubante su questo capitolo, per questo mi aspetto davvero tante critiche.
Temo infatti tanto che la mia Maria diventi un'ooc, ho paura di averla resa troppo gentile e ho paura che il dialogo tra Maria e Carlisle sia troppo leggero... ci ho lavorato tanto con i miei maestri ma più di così non ce la faccio.
Ho paura poi per i numerosi errori che ci saranno ma non ho fatto in tempo ad aspettare la beta... o pubblicavo oggi o dovevo aspettare fino a chissà quando. Mi dispiace non so se mi potrà mai perdonare ma davvero non avevo altra scelta se non volevo farmi aspettare ancora.
Ora vi lascio ringraziando come al solito le mie 6 stelle che mi sono state vicine in questo momento difficile.... vi devo davvero questa mia rimonta.
Spero comunque che il capitolo un poco vi sia piaciuto.
Aspettando vostre critiche e magari anche qualche giudizio positivo
Baci
Mary
 
   
 
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