Titolo:
Matita, legno e primavera.
Rating: Verde
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger.
Promptz: Matita, legno, primavera.
Matita, legno e primavera
Sbuffò
di nuovo.
Quella lezione stava diventando insopportabile. Se qualcuno avesse
sentito i
suoi pensieri l’avrebbe presa per pazza. Sorrise tra
sé. Anche Hermione Granger
si annoiava durante le lezioni. Portò lo sguardo al di fuori
della finestra e
scrutò il cielo limpido, dove alcune nuvole bianche si
muovevano leggere.
Quando era bambina passava interi pomeriggi distesa sul prato del
parco, in
compagnia di suo padre, cercando di capire le varie forme che
assumevano le
nuvole. Sospirò, suo padre le mancava così come
la sua vita normale. Dopo la
guerra contro Voldemort era troppo impegnata a supportare Harry per
pensare ad
altro, ma quando tutto era finito una stanchezza mista a nostalgia le
aveva
fatto venire lo strano quanto improvviso desiderio di teletrasportarsi
in
camera sua e gettarsi sul suo letto con il piumone rosa che ancora sua
madre
conservava.
Degli
uccellini
colorati picchiettarono sulla finestra e lei sorrise guardandoli. La
primavera
era la sua stagione preferita ma in quel periodo non era affatto
felice. Gli
esami erano alle porte ma non era questo ciò che la
spaventava. I suoi pensieri
si interruppero quando avvertì la matita, che le teneva i
capelli legati in una
coda disordinata, scivolare.
<<
Harry
>> borbottò in dissenso.
In
risposta solo
una risata soffocata. Sorrise anche lei suo malgrado e mise una mano
dietro la
schiena, cercando di non farsi vedere dal professor Vitius, in un muto
gesto
per farsi ridare la matita.
<<
Dai Harry
è la mia preferita. >>
Già,
gliel’aveva
regalata lui per i suoi disegni. Era l’unico che sapeva di
questa sua passione,
nemmeno il suo ragazzo ne era a conoscenza.
<<
Qualche
problema signorina Granger? >>
<<
No.
>> disse semplicemente.
<<
E’
sicura? >>
<<
Professore alla signorina Granger è caduta questa.
>>
Harry
si alzò e
affiancandola le raccolse i capelli molto meglio di come avesse fatto
lei
all’inizio della lezione e le formò una specie di
piccolo chignon dove poi
infilò la matita.
<<
Ormai so
trattare i tuoi capelli meglio di te. >> le
sussurrò all’orecchio prima
di andare a sedersi sotto lo sguardo incredulo degli studenti e del
professore.
Lei gli dette uno scappellotto e lo sentì trattenere le
risate. Harry
ultimamente era cambiato e spesso le sussurrava cose del genere
all’orecchio, a
volte stupide, a volte scherzose come rare volte lo era stato con lei,
altre
invece… dolci. L’ultima volta lei stava disegnando
il castello al tramonto ed
era stato vicino a lei in silenzio per tutto il tempo, rassicurandola
ogni qual
volta lei si lamentava di qualche errore commesso.
La
lezione terminò
ponendo fine ai suoi pensieri ma non alle sue paure. Un braccio le
circondò la
vita e quando alzò lo sguardo non incontrò gli
occhi smeraldi che tanto sperava
ma altri azzurri, carichi di un amore che lei non riusciva a ricambiare
pienamente.
<<
Andiamo?
>>
Lei
annuì e
all’uscita dovette assistere alla scena da quattro soldi di
Ginny che
abbracciata al suo migliore amico gli copriva il viso di baci. Il moro
si
divincolò dalla sua stretta e per qualche ragione si
voltò verso di lei e le
sorrise quasi colpevole. Lei spostò lo sguardo sugli
studenti che stavano
uscendo dall’aula.
<<
Vado in
biblioteca. >>
Si
divincolò dalla
presa di Ron e con un un cenno della mano in segno di saluto generale
si
diresse nel suo rifugio. Una volta entrata si sedette al suo solito
posto,
ovvero nell’unico vecchio tavolo vicino alla finestra e alla
polverosa e
ingombra libreria di testi antichi e inutilizzati. In realtà
non doveva
studiare nulla, dato che era già ampiamente avanti con lo
studio, ma le piaceva
stare lì quando voleva stare da sola.
<<
Hermione
>>
Una
voce profonda
e familiare la riscosse. Harry era seduto accanto a lei, con le braccia
incrociate sul petto. Nessun segno di sorpresa nei loro sguardi.
<<
E’ come
un purgatorio vero? >> si sentì domandare.
Sì,
era così. I
loro sentimenti erano un prezzo da pagare. Era impossibile stare
insieme senza
sentirsi in colpa. Altre persone avrebbero sofferto e nessuno dei due
aveva
intenzione di fare questo.
Harry
le accarezzò
il viso e poi uscì dalla tasca del pantalone della divisa un
oggettino in legno
e un coltellino. Come lei gli aveva confidato la sua passione per il
disegno, lui
le aveva detto che gli piaceva fare piccole sculture di legno.
<<
Ho quasi
terminato stavolta. >>
<<
Lo dici
sempre Harry ma poi getti via tutto. >>
<<
Il mio
amore per te non l’ho gettato via. >>
Lei
sorrise e
abbassò lo sguardo.
<<
Nemmeno
io. >>
Lui
non disse
nulla e stette per qualche minuto concentrato sul suo lavoro. Hermione
si prese
quel tempo per osservarlo, dato che non poteva farlo spesso. I capelli
disordinati, gli occhi verdi protetti dagli occhiali, la cicatrice, la
forma
volitiva del viso… si era ormai rassegnata a non poterlo
amare ma nessuno
poteva vietargli di tenere quel sentimento per sé. Per
questo si trovava in
questo purgatorio, un
continuo circolo
vizioso dove cercava di cancellare Harry dal suo cuore ma sapeva che
era
impossibile.
<<
Finito.
>> le comunicò porgendole un piccolo oggettino
la cui forma non riuscì
subito a identificare.
<<
E’ la
cosa più importante per me, dopo di te >>
Lei
si morse un
labbro e riconobbe un cervo dalle forme un po’ abbozzate. Lo
strinse nella mano
e poi si gettò tra le sue braccia, pronte ad accoglierla.
<<
Perché questo
amore è così difficile? >> si
ritrovò a pensare ad alta voce.
<<
Noi siamo
difficili, tutta la nostra situazione lo è >>
Passarono
secondi,
minuti o forse ore in quella pace quasi irreale che poche volte si
concedevano,
come anime sperdute e bisognose di conforto. Allungò una
mano nella sua borsa,
posata sul tavolo e prese la carpetta con i suoi disegni. Ne
uscì un foglio e
glielo porse. Lui lo prese e lo scrutò con un sorriso.
Era
un suo
ritratto e lo aveva fatto il primo anno.
<< L’ho disegnato
in un pomeriggio di primavera.
Lì ho capito di essermi innamorata di te. >>
Lui
posò il foglio
sul tavolo e la strinse forte. Quell’abbraccio valse
più di mille parole.
In
quell’angolo
angusto della biblioteca, due anime dividevano il loro
peccato… il loro amore,
baciati dagli ultimi raggi di sole di quella giornata di primavera, in
compagnia di un piccolo cervo di legno e una matita riversa su un
ritratto.