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Autore: Stella Di Mezzanotte    13/12/2011    11 recensioni
Il purgatorio dei sentimenti, un amore impossibile da vivere...
Storia partecipante al contest a " Caccia di spaccio "
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Titolo: Matita, legno e primavera.
Rating: Verde
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger.
Promptz: Matita, legno, primavera.

 

Team Grattastinchi

  

 

 

                     Matita, legno e primavera

 

 

 

 

Sbuffò di nuovo. Quella lezione stava diventando insopportabile. Se qualcuno avesse sentito i suoi pensieri l’avrebbe presa per pazza. Sorrise tra sé. Anche Hermione Granger si annoiava durante le lezioni. Portò lo sguardo al di fuori della finestra e scrutò il cielo limpido, dove alcune nuvole bianche si muovevano leggere. Quando era bambina passava interi pomeriggi distesa sul prato del parco, in compagnia di suo padre, cercando di capire le varie forme che assumevano le nuvole. Sospirò, suo padre le mancava così come la sua vita normale. Dopo la guerra contro Voldemort era troppo impegnata a supportare Harry per pensare ad altro, ma quando tutto era finito una stanchezza mista a nostalgia le aveva fatto venire lo strano quanto improvviso desiderio di teletrasportarsi in camera sua e gettarsi sul suo letto con il piumone rosa che ancora sua madre conservava.

Degli uccellini colorati picchiettarono sulla finestra e lei sorrise guardandoli. La primavera era la sua stagione preferita ma in quel periodo non era affatto felice. Gli esami erano alle porte ma non era questo ciò che la spaventava. I suoi pensieri si interruppero quando avvertì la matita, che le teneva i capelli legati in una coda disordinata, scivolare.

<< Harry >> borbottò in dissenso.

In risposta solo una risata soffocata. Sorrise anche lei suo malgrado e mise una mano dietro la schiena, cercando di non farsi vedere dal professor Vitius, in un muto gesto per farsi ridare la matita.

<< Dai Harry è la mia preferita. >>

Già, gliel’aveva regalata lui per i suoi disegni. Era l’unico che sapeva di questa sua passione, nemmeno il suo ragazzo ne era a conoscenza.

<< Qualche problema signorina Granger? >>

<< No. >> disse semplicemente.

<< E’ sicura? >>

<< Professore alla signorina Granger è caduta questa. >>

Harry si alzò e affiancandola le raccolse i capelli molto meglio di come avesse fatto lei all’inizio della lezione e le formò una specie di piccolo chignon dove poi infilò la matita.

<< Ormai so trattare i tuoi capelli meglio di te. >> le sussurrò all’orecchio prima di andare a sedersi sotto lo sguardo incredulo degli studenti e del professore. Lei gli dette uno scappellotto e lo sentì trattenere le risate. Harry ultimamente era cambiato e spesso le sussurrava cose del genere all’orecchio, a volte stupide, a volte scherzose come rare volte lo era stato con lei, altre invece… dolci. L’ultima volta lei stava disegnando il castello al tramonto ed era stato vicino a lei in silenzio per tutto il tempo, rassicurandola ogni qual volta lei si lamentava di qualche errore commesso.

La lezione terminò ponendo fine ai suoi pensieri ma non alle sue paure. Un braccio le circondò la vita e quando alzò lo sguardo non incontrò gli occhi smeraldi che tanto sperava ma altri azzurri, carichi di un amore che lei non riusciva a ricambiare pienamente.

<< Andiamo? >>

Lei annuì e all’uscita dovette assistere alla scena da quattro soldi di Ginny che abbracciata al suo migliore amico gli copriva il viso di baci. Il moro si divincolò dalla sua stretta e per qualche ragione si voltò verso di lei e le sorrise quasi colpevole. Lei spostò lo sguardo sugli studenti che stavano uscendo dall’aula.

<< Vado in biblioteca. >>

Si divincolò dalla presa di Ron e con un un cenno della mano in segno di saluto generale si diresse nel suo rifugio. Una volta entrata si sedette al suo solito posto, ovvero nell’unico vecchio tavolo vicino alla finestra e alla polverosa e ingombra libreria di testi antichi e inutilizzati. In realtà non doveva studiare nulla, dato che era già ampiamente avanti con lo studio, ma le piaceva stare lì quando voleva stare da sola.

<< Hermione >>

Una voce profonda e familiare la riscosse. Harry era seduto accanto a lei, con le braccia incrociate sul petto. Nessun segno di sorpresa nei loro sguardi.

<< E’ come un purgatorio vero? >> si sentì domandare.

Sì, era così. I loro sentimenti erano un prezzo da pagare. Era impossibile stare insieme senza sentirsi in colpa. Altre persone avrebbero sofferto e nessuno dei due aveva intenzione di fare questo.

Harry le accarezzò il viso e poi uscì dalla tasca del pantalone della divisa un oggettino in legno e un coltellino. Come lei gli aveva confidato la sua passione per il disegno, lui le aveva detto che gli piaceva fare piccole sculture di legno.

<< Ho quasi terminato stavolta. >>

<< Lo dici sempre Harry ma poi getti via tutto. >>

<< Il mio amore per te non l’ho gettato via. >>

Lei sorrise e abbassò lo sguardo.

<< Nemmeno io. >>

Lui non disse nulla e stette per qualche minuto concentrato sul suo lavoro. Hermione si prese quel tempo per osservarlo, dato che non poteva farlo spesso. I capelli disordinati, gli occhi verdi protetti dagli occhiali, la cicatrice, la forma volitiva del viso… si era ormai rassegnata a non poterlo amare ma nessuno poteva vietargli di tenere quel sentimento per sé. Per questo si trovava in questo purgatorio,  un continuo circolo vizioso dove cercava di cancellare Harry dal suo cuore ma sapeva che era impossibile.

<< Finito. >> le comunicò porgendole un piccolo oggettino la cui forma non riuscì subito a identificare.

<< E’ la cosa più importante per me, dopo di te >>

Lei si morse un labbro e riconobbe un cervo dalle forme un po’ abbozzate. Lo strinse nella mano e poi si gettò tra le sue braccia, pronte ad accoglierla.

<< Perché questo amore è così difficile? >> si ritrovò a pensare ad alta voce.

<< Noi siamo difficili, tutta la nostra situazione lo è >>

Passarono secondi, minuti o forse ore in quella pace quasi irreale che poche volte si concedevano, come anime sperdute e bisognose di conforto. Allungò una mano nella sua borsa, posata sul tavolo e prese la carpetta con i suoi disegni. Ne uscì un foglio e glielo porse. Lui lo prese e lo scrutò con un sorriso.

Era un suo ritratto e lo aveva fatto il primo anno.

<<  L’ho disegnato in un pomeriggio di primavera. Lì ho capito di essermi innamorata di te. >>

Lui posò il foglio sul tavolo e la strinse forte. Quell’abbraccio valse più di mille parole.

In quell’angolo angusto della biblioteca, due anime dividevano il loro peccato… il loro amore, baciati dagli ultimi raggi di sole di quella giornata di primavera, in compagnia di un piccolo cervo di legno e una matita riversa su un ritratto.



  
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