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Autore: Beatrix_    13/12/2011    7 recensioni
“Madamigella Oscar! Andrè! Siete sotto il vischio, dovete scambiarvi un bacio!” esclamò con lo stesso tono allegro che aveva mantenuto dal suo arrivo.
Oscar fu la prima a reagire: “Eh?!?” chiese tra l’irritato e l’incredulo. [...]
"Non mi direte che avete imbarazzo nel baciare il vostro amico d’infanzia!” esclamò il conte scoppiando a ridere.

Breve One-shot a tema natalizio ambientata nel periodo dell'episodio 20
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Andrè! Cos’è quello?” chiese Oscar fissando perplessa e infastidita un intero cesto pieno di rametti di vischio,posato per terra nel mezzo di un corridoio.
Andrè scrollò appena le spalle; “È vischio,” rispose pacatamente, “mia nonna impazzisce sotto Natale, lo sai; conoscendola ne appenderà un ramo sopra ogni porta.”
Oscar ebbe un momento di confusione, prima di recuperare il proprio autocontrollo: “Va bene, ne facesse pure quello che vuole ma dì a qualcuno di spostare immediatamente questo cesto da qui, si rischia di inciampare e farsi male!”
“D’accordo Oscar, sarà fatto” rispose lui con un sorriso amaro sul volto: il conte di Fersen sarebbe venuto a cena quella sera ed Oscar era chiaramente nervosa ed eccitata al pensiero; voleva che fosse tutto perfetto e da quando era tornata da Versailles non era rimasta un momento ferma. Aveva perfino dimenticato tutto ciò che adorava fare in quelle giornate fredde e nevose, come sorseggiare una tazza di fumante cioccolata o leggere un libro vicino al camino acceso e Andrè, che aveva sperato per tutta la giornata di poter restare un po’ solo con lei una volta tornati a casa, aveva visto il suo desiderio sfumare miseramente sotto l’idea della visita del conte.
Nel tentativo di allontanarsi da una Oscar che stava in qualche modo sfiorando l’isterismo si diresse verso le cucine, incontrando però sua nonna, che quella fase l’aveva superata da un pezzo.
“Andrè! Non stare lì impalato, vieni a darmi una mano!”gli ordinò tutta accaldata e scarmigliata, quasi lanciandogli addosso un cesto pieno di dolci natalizi. Il ragazzo ne prese uno e lo mangiò in un sol boccone, cercando, inutilmente, di non farsi vedere dall’anziana parente. “Andrè! Devi portarli in sala da pranzo, non mangiarli!” lo sgridò indignata.
“Mmm… sono buoni!” le rispose, ancora masticando. Si affrettò poi ad eseguire quanto gli era stato ordinato per evitare ulteriori rimproveri.
“Mia nonna ha appena sfornato dei dolci deliziosi, vuoi assaggiarne uno?” chiese, entrando nella stanza, ad una Oscar falsamente immersa nella lettura.
“No” fu l’unica risposta che riuscì ad ottenere: la ragazza non aveva neanche alzato il capo dalle povere pagine, che venivano torturate senza pietà per sfogare l’ansia. Andrè sospirò e scappò via, evitando a malapena, nell’uscire dalla stanza, la scala sulla quale era arrampicata una cameriera, intenta a sistemare  il famigerato vischio.
 
 
“…ed io gli sono andato vicino e gli ho detto che stava sbagliando tutto! Doveste vedere la faccia che ha fatto!” il conte di Fersen rideva della storia divertente che aveva appena raccontato, senza accorgersi del vago sorriso e dello sguardo quasi adorante di Oscar.
Era arrivato da appena mezz’ora e già Andrè sentiva di non poterne più: non sarebbe riuscito a resistere a quella tortura per tutta la sera. Detestava il modo di comportarsi di Oscar in sua presenza, detestava il modo in cui lo guardava: era quasi doloroso vederla sospesa tra una vacua felicità ed una ben più reale consapevolezza della realtà. Perfino in quella stanza infatti, lontani dalla corte e dalla regina, l’amore di Fersen per Maria Antonietta era un non detto tra loro, quasi una presenza che aleggiava per l’ambiente, un memento. Nessuno si lasciava ingannare dalla falsa allegria del conte: dietro la sua socievolezza era ben visibile il pesante fardello di tristezza , mancanza e struggimento che egli si trascinava dietro giorno e notte, senza potersene mai liberare. Andrè si era chiesto spesso se il suo amore per Oscar, ugualmente tormentato ed impossibile, fosse altrettanto chiaro e riconoscibile, ma aveva sempre tristemente concluso che il suo amore, come quello di Oscar per Fersen, non aveva diritto di esistere perché non ricambiato.
Immerso nei suoi pensieri, sentì a malapena la voce di lei che lo chiamava: “Andrè!  Mi senti? Credo che sia pronto il pasto, potresti andare per favore a vedere?” il tono falsamente gentile era ampiamente smentito dallo sguardo infuocato: si era distratto un attimo di troppo.
“Eh? Cosa… sì, certo Oscar, vado immediatamente a controllare!” rispose, ancora leggermente confuso.
“Lascia perdere, vado io!” lo precedette lei, alzandosi stizzita e dirigendosi verso la sala da pranzo. Andrè si affrettò a seguirla, cercando di rimediare a quell’unico momento di distrazione, ma la voce del conte li fermò entrambi, proprio sulla porta.
“Madamigella Oscar! Andrè! Siete sotto il vischio, dovete scambiarvi un bacio!” esclamò con lo stesso tono allegro che aveva mantenuto dal suo arrivo.
Oscar fu la prima a reagire: “Eh?!?” chiese tra l’irritato e l’incredulo.
“Forse non lo sapete, ma la tradizione di baciarsi sotto il vischio viene da una leggenda del mio paese.
“La nostra mitologia racconta di Balder, figlio di Frigg, dea dell’amore, ucciso da una freccia di vischio. Sua madre, distrutta dal dolore, pianse sul suo corpo ma le lacrime che versava, uscite dai suoi occhi, si trasformavano in perle, le bacche del vischio. Infine, esse riportarono in vita Balder e, per la felicità, Frigg iniziò a baciare chiunque passasse sotto gli alberi sui quali cresce il vischio, facendo sì che non potesse capitare nulla di male a tutti coloro che venivano baciati. Porta bene scambiarsi un bacio sotto il vischio!”[1]
I due erano ancora fermi, impietriti, sotto la famigerata pianta ed avevano quasi l’impressione dovesse cader loro in testa da un momento all’altro. Alla faccia della buona sorte pensò Andrè, iniziando a sentirsi a disagio: il conte era riuscito ad inserire in un solo discorso un numero spropositato di volte la parola bacio.
Il viso di Oscar era impenetrabile: neanche lui, che la conosceva meglio di chiunque altro, riusciva ad indovinare quali emozioni si celassero dietro quella maschera. Imbarazzo, immaginò; o era solo noncuranza?
“Madamigella Oscar! Non mi direte che avete imbarazzo nel baciare il vostro amico d’infanzia!” esclamò il conte scoppiando a ridere.
Nella mente di Andrè si formarono una serie di insulti impronunciabili all’indirizzo dell’idiota che li aveva messi in una situazione tanto ridicola.
“No! Certo io…” Oscar balbettò parole a caso, cercando disperatamente di non arrossire e avvicinandoglisi, nel tentativo di chiudere in fretta la questione. Si vedeva lontano un miglio che avrebbe di gran lunga preferito trovarsi col conte sotto la malefica pianta, piuttosto che con il suo amico d’infanzia. Andrè cercò di reprimere l’ondata di gelosia che l’aveva invaso e fece un passo nella sua direzione. Ora erano tanto vicini da respirare l’uno il fiato dell’altra; per un momento il tempo rallentò fin quasi a fermarsi e rimasero sospesi in un’emozione esclusiva: c’erano solo loro due. Poi, molto velocemente, Andrè chinò appena la testa e le posò un bacio leggero e veloce ad un angolo delle labbra. Il contatto durò soltanto un momento eppure il suo cuore fece quasi una capriola in petto, lo stomaco si contrasse e tutto in lui ne rimase quasi segnato. Si chiese se anche lei avesse provato qualcosa di simile ma non volle farsi più male dandosi una risposta che sarebbe stata certamente negativa.
Mentre si allontanava per andare a controllare che fosse pronta la cena, Andrè sperò almeno che il conte di Fersen avesse ragione sulla leggenda e che quel bacio che si erano scambiati avrebbe portato loro fortuna, soltanto per questo Natale, pregò tra sé e sé.
 
 
“Sono preoccupata per Fersen,” mormorò Oscar, le dita e la fronte incollate al vetro, gli occhi a cercare l’ultima immagine della figura a cavallo che si allontanava dal palazzo,”con tutto il ghiaccio che si è formato sulle strade, chissà se riuscirà a tornare a casa sano e salvo. È buio e ha anche ricominciato a nevicare… gli ho proposto di rimanere ma non ha voluto accettare il mio invito…”
Andrè, intento a scaldarsi le mani alla fiamma del caminetto, l’ascoltava come sempre con pazienza.
“Io… io non ne posso più, non riesco a sopportare tutta questa situazione!” sbottò Oscar, rimanendo lei stessa sconvolta dalla confessione che aveva appena fatto, “fa troppo freddo: è tutto ghiacciato e nevica…” si affrettò ad aggiungere, nello sciocco tentativo di mascherare il significato della frase precedente.
“È soltanto dicembre… tra qualche mese farà più caldo, il ghiaccio si scioglierà e torneranno a fiorire le rose” rispose lui, pacatamente.
“Certe cose non si sciolgono così facilmente come la neve…” fu l’immediata replica della ragazza. Eppure, la sua voce era stanca, piena di un dolore impenetrabile che feriva Andrè più di qualsiasi altra cosa lei avesse detto o fatto durante quella sera.
Si girò un momento a guardarlo, cogliendolo impreparato. Per un momento, ebbe paura di quello che lei avrebbe potuto leggere sul suo viso; ma disse soltanto: “Buonanotte Andrè” prima di scappar via, forse afflitta dal medesimo timore.
Su qualcosa, però, aveva ragione: certe cose non si scioglievano così facilmente. C’erano sentimenti che avrebbero resistito al sole più cocente e ad gelo più crudele. Amori che sarebbero durati in eterno, non importa quanto infelici o negati fossero. Il suo era uno di quelli.
 
[1] La leggenda esiste ed è davvero scandinava. Io l’ho trovata su internet, nello specifico qui.


***

Note di chiusura: Storia scritta per la Gift Boxes Challenge di FanWorld.it
Era da molto che non scrivevo su questo fandom, anche se rimane uno dei miei preferiti. Rileggendo quello che scrissi ormai un paio d'anni fa mi sono detta che l'unico motivo per cui quella storia rimane online è che ci sono affezionata!xD Nel frattempo, spero di essermi un po' evoluta e di aver acquisito maggior padronanza dei personaggi.
Apprezzerei molto se mi lasciaste un piccolo commento per farmi sapere cosa ne pensate =)
  
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