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Autore: Bush_Head    13/12/2011    1 recensioni
Fan Fiction scritta a 4 mani da me e Ellie97. In questa storia i ragazzi non sono proprio gli uomini a cui siamo abituate, non sono cantanti, non del tutto almeno, e soprattutto, VANNO A SCUOLA =P
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Pov Iry

 

Erano ormai passate due settimane dalla serata di Final Destination ed era ormai giunto il giorno del trasloco, l’odiato, giorno del trasloco. I nostri genitori e i ragazzi avevano messo tutti gli scatoloni su un camion diretto alla nostra nuova casa. Noi eravamo partiti il giorno dopo con le cose essenziali ed eravamo arrivati, dopo 4 o 5 ore di viaggio in macchina, nella campagna di Londra.

-Mamma, se non abbiamo nulla da fare oggi, perché siamo partiti alle 5 del mattino?- chiese Dunk dopo essersi svegliato dal suo letargo.

-Perché voi due dovete mettere a posto le vostre cose, andare a ritirare i vostri libri e prepararvi psicologicamente e fisicamente al vostro primo giorno di scuola, che è domani- rispose nostro padre.

-Che cosa!?!?!?!? A Manchester la scuola iniziava molto dopo!- esclamammo io e Dunk in coro.

-A Londra inizia prima. Comunque, per la vostra gioia, nella vostra nuova scuola studierete il greco antico e il latino, è sperimentale, un’idea italiana-

-Greco? Latino? Ok, ci sto, mi avete convinta!- risposi

-Mercenaria- asserì Duncan- Ma mi piace-

Uscimmo dalla macchina e ci trovammo di fronte ad una casa gigantesca, non la si poteva nemmeno definire villa, era un castello, bellissima e immensa.

L’entrata principale era sotto un porticato bianco. Sulle colonne si arrampicavano dei fiori rossi e arancioni con foglioline verde brillante. La porta era imponente e interamente scolpita con motivi floreali. La facciata frontale, bianca come il portico, era immensa e costellata di grandi finestre con gli infissi di un blue tenue, uguale a quello del tetto, leggermente al di sotto del quale s’intravedeva una finestrella, probabilmente della soffitta.

Presi la scatola delle mie cose più importanti e mi avvicinai alla porta. La aprii e mi trovai davanti ad un corridoio chilometrico. Le stanze erano disposte simmetricamente ai suoi lati; prima le cucine, poi delle scale possenti che conducevano alle stanze superiori. Sotto le scale si estendevano altri corridoi che portavano in giardino, ai bagni, alla palestra dalla nostra parte e alla sauna nella parte della casa che spettava ai miei zii e Simon. Dopo di che si aprivano due enormi salotti e infondo ai corridoi, dalla nostra parte, la biblioteca, mentre dalla parte di Sy una sala musica attrezzata con pianoforte, chitarre, bassi, batteria e molto altro; nella nostra famiglia la musica era sempre stata molto importante e i nostri genitori facevano si che coltivassimo questa passione.

Io, Dunk e Sy girammo per quella casa enorme ancora per una buona mezz’ora, curiosando da tutte le parti, ispezionando ogni centimetro del posto in cui avremmo passato molti anni insieme. Nella perlustrazione scoprimmo di avere un cinema personale, una cabina armadio e un bagno a testa!

Sistemammo le nostre stanze, già ammobiliate in precedenza, le decorammo con i poster dei nostri idoli, posizionammo le foto più significative e trovammo i posti per i nostri “oggetti sacri”: il pallone del Manchester UTD di Sy, la chitarra elettrica di Dunk e la mia piccola biblioteca personale.

Dopo pranzo andammo a ritirare i nostri libri di scuola nel centro della città e girammo un po’ tra Piccadilly, Trafalgar e Hyde Park. Tornammo a casa verso le sei, giusto in tempo per il nostro quotidiano “tea”, da bravi inglesi quali siamo. Passammo il resto della giornata a immaginare come sarebbe stata la nostra nuova scuola e che tipo di compagni ci saremmo ritrovati. Eravamo tutti e tre piuttosto fiduciosi anche se c’era sempre quel briciolo di amarezza per la mancanza dei nostri vecchi amici. Alle otto scendemmo per la cena dove i nostri genitori ci assillarono con domande del tipo :” Hai preparato i libri?” o “Hai già scelto cosa metterti?” , “Sei nervosa/o?” , “Pronti ad alzarvi presto?”.

Verso le dieci andammo a letto, consapevoli del fatto che di lì a poche ore sarebbe cominciata un’altra parte delle nostre vite.

 

 

Pov Elly

« Ora, non è per essere pignoli, ma mi spieghi perché devi sempre usare la mia roba?» chiesi piuttosto scocciata a mio fratello.

Lui mi ignorò totalmente, mentre faceva mosse irripetibili con le mie cuffie nelle orecchie. Ancora non riuscivo a capire per quale oscuro motivo non potesse usare il suo, visto che ce l'aveva.

« Lo sai sorellina, il mio motto è “ condivisione fraterna” » disse cercando di imitare malamente il tono di mia madre.

« Ah-ah. E il mio è “ levati dalle palle”, invece! » esclamai tentando di spingerlo fuori dalla mia camera. Lui si piantò saldamente in terra, a gambe incrociate e senza la minima intenzione di muovere il culo. Sbuffai rassegnata, prima di mettermi a sedere accanto a lui. « Vabbè, ho capito » esclamai prendendogli una cuffia e mettendomela nell'orecchio. « Brava sorellina, ti sei sintonizzata sulla mia lunghezza d'onda! » approvò soddisfatto.

Io mi distesi e appoggiai la testa sulle sue gambe, chiudendo gli occhi per concentrarmi di più sulla musica.

Stavamo spesso in quella posizione io e lui, era una specie di piccolo rituale che avevamo sin da piccoli e che ci piaceva ripetere, ogni tanto.

Lee era più grande di me di un anno e cinque mesi, era nato nel caldissimo 17 Giugno, mentre io nel freddissimo 25 Febbraio. Come fratello e sorella non eravamo male tutto sommato; non ci somigliavamo tantissimo ma eravamo molto legati. Lui si sentiva quasi in dovere di proteggermi, di prendere le mie difese o consolarmi se ero triste ( doveri da fratello maggiore, diceva ), mentre io amavo prenderlo in giro e coccolarlo, alternando le due cose senza nessuna coerenza o senso logico.

Anche se mi divertivo a bisticciare con lui rimaneva sempre il mio piccolo, il mio bambolottino tenero che si atteggiava a duro. Era il maggiore, è vero, e lo sentivo, ma allo stesso tempo a volte mi pareva tanto dolce e tenero, più fragile persino di me.

« Ah, dice mamma che dopo viene Ant » mi informò distrattamente.

Non era poi così strano che nostro cugino venisse a trovarci, visto che oramai era praticamente come un secondo fratello. Maggiore, pure lui. Certe volte era scocciante essere la piccola di casa. « Ok, ricevuto »

Rimanere stesi lì per terra non era esattamente quel che si dice “ divertente”, ma era molto, molto rilassante. Solo che dopo una mezz'ora Lee si stufò di farmi da cuscino e si alzò di schianto, senza preavviso, facendomi battere una craniata sul pavimento.

« Ehi, Ryan, che delicatezza!! » di solito quando fingevo di essere arrabbiata lo chiamavo per cognome, tanto per dare più enfasi alla cosa.

Proprio quando stavo per alzarmi e andare a tirargli uno scappellotto, però, suonò il campanello, e lui si salvò in extremis.

« C'è il Costa, vado ad aprire » saltellò tutto vivace fino alla porta, accogliendo nostro cugino con una pacca sulla spalla.

« Ehi, Ant, che sorpresa! Come mai qui? » mi finsi sorpresa

« Vostra mamma non ve l'ha detto? Mi ha invitato a pranzo, e allora... »

Quel fessacchiotto ci era cascato, come sempre del resto. Ecco, in casa mia l'unica sveglia forse forse ero io.

« Sì che ce l'ha detto, ti prende in giro, scemo! » esclamò mio fratello.

Ah, allora anche lui quando voleva le capiva le cose!

Ridemmo tutti e tre e andammo a sederci in cucina, dove mia mamma nel frattempo stava cucinando per tutti.

« Allora ragazzi, siete contenti di andare in classe insieme? » chiese mentre eravamo seduti a tavola.

« Io non vedo l'ora di cominciare, anche se sono un po' preoccupata per queste nuove materie... »

Il liceo dove avevamo scelto di andare io, mio fratello e mio cugino era un liceo sperimentale, dove oltre alle materie normali facevano anche Latino e Greco antico, come nei licei Italiani. Non era ai livelli del loro “ classico”, perché noi avevamo anche fisica, chimica e varie materie facoltative, ma erano pur sempre nel programma e non avendole mai fatte prima non sapevo cosa aspettarmi.

« Aspetta almeno il primo giorno per preoccuparti, Ellie! » esclamò Lee con fare melodrammatico.

« Sì capitano, mio capitano » lo presi in giro facendo il segno dell'attenti con la mano.

Antony ridacchiò rischiando di strozzarsi con l'acqua, mentre mio fratello mi guardò storto. Mi divertiva troppo provocarlo.

« Bè, vedremo. Secondo me vi piacerà. E poi chissà quante amicizie interessanti farete » disse mia mamma concludendo diplomaticamente il discorso.

« Speriamo! Non ne posso più di questi due! » esclamai allontanando la sedia dal tavolo.

« Ehi! Io non sono male! E' lui quello rompiballe! » protestò Antony.

« Ma, ma...! Mamma! Digli qualcosa! » Lee fece il labbruccio e mia madre subito cadde in un brodo di giuggiole, andando a sbertucciarlo come fosse un bimbo piccolo.

Io e mio cugino lo guardavamo mentre era in balia di mia madre e ridevamo della grossa, mentre lui ci lanciava occhiate assassine.
Chissà che spasso sarebbe stato un anno assieme a quei due....


Beh? Che ne pensate????


 

   
 
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