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Autore: FairyCleo    13/12/2011    9 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dark days


Merlino si era svegliato di soprassalto, tremando di freddo, e sentendosi a disagio per il sudore che gli aveva appiccicato addosso le vesti.
Il buio che regnava intorno a sè lo aveva momentaneamente disorientato, impedendogli di capire dove si trovasse.

Purtroppo, però, veloci come cavalli al galoppo, i ricordi avevano ripreso ad affiorare, provocando in lui spasmi di puro terrore.

Telmar era il posto in cui era approdato poco tempo addietro.
E quella stanza buia e tetra, doveva essere una delle prigioni a cui Miraz lo aveva predestinato.
Muovendosi, e cercando di non fare il minimo rumore, si era tirato su, mettendosi seduto.

Avvertiva una superficie morbida sotto di sè, e qualcosa simile a calde coltri avvolgevano le sue esili membra. Preso dall' ansia di non capire dove fosse, prima, appena sveglio, non se n' era neanche accorto. Possibile che si trovasse in un letto?
Aveva preso la brutta abitudine di perdere i sensi qua e là, ma dubitava che, in quel luogo infernale circondato da persone infernali, qualcuno avesse avuto la premura di stenderlo in un letto comodo. Era uno schiavo, non un ospite.
E, in ogni caso, Merlino era certo che neppure ad un ospite avrebbero riservato un trattamento migliore.

Silenzio.
Un silenzio surreale regnava in quel luogo tetro.
I suoi sensi, nonostante non potesse più utilizzare la magia, si erano come acutizzati.
Era come se sentisse voci lontane, echi di morte che rivivevano all' infinito la loro tragica fine.

Lentamente, col cuore in gola, aveva spostato le coltri, posando al suolo i piedi nudi.
Il contatto con la gelida superficie lo aveva fatto rabbrividire e sorprendere allo stesso momento: era estremamente levigata. Nessuna asperità, nessuna pietra fuori posto.
Strano... molto strano.

Muovendosi come un gattino spaurito, aveva cominciato ad avanzare i primi passi in quell' antro.
Peccato però che, a differenza di un gattino, non riuscisse a vedere un accidenti.
Amaramente, non aveva potuto fare altro che pensare a quanto avesse bisogno dei suoi poteri in situazioni come quelle.

Quanto tempo era rimasto privo di sensi? Un paio d' ore? Tutta la notte?
Possibile, però, che, nonostante si trovasse in una prigione - una prigione con un letto comodo, tra l' altro - dunque, di conseguenza, in un sotterraneo, non filtrasse dall' esterno neppure una parvenza di luce naturale?

"Ah!".
L' avanzare con cautela non gli era servito: impossibilitato a vedere ciò che si trovava di fronte per colpa del buio, era inciampato contro qualcosa, cadendo con un tonfo secco.
Fortunatamente, aveva fatto in tempo a mettere le mani avanti, altrimenti, avrebbe sbattuto la fronte al suolo.

D' improvviso, aveva sentito un rumore, come di qualcuno che faceva girare la chiave in una toppa. Merlino aveva trattenuto il respiro. Magari, sfruttando il buio e rimanendo immobile, non lo avrebbero visto. Avrebbero pensato che stava tentando di scappare, ne era certo, e non osava neppure immaginare quale sarebbe stata la sua punizione.

Dopo tre giri, la serratura era scattata, e una porta si era spalancata nella sua stanza.
Dalla posizione in cui era, Merlino si era reso conto che chi l' aveva aperta reggeva in mano un lume, o qualcosa di simile, perché quella che stava rischiarando la stanza era di certo una luce artificiale.

"Ma che cosa ci fate lì a terra??".

Era una voce femminile. Una voce femminile irritata.

Lentamente, Merlino aveva sollevato il capo, sorprendendosi nel trovarsi davanti una donna di bassa, bassissima statura, decisamente in carne, col capo coperto da una buffa cuffietta bianca e due occhi scuri e imbronciati.

"Tiratevi su! Forza!" - prendendo Merlino per un braccio, lo aveva sollevato da terra, aiutandolo ad issarsi in piedi.
Non sapeva cosa dire: per prima cosa, non era abituato a sentirsi dare del voi, e poi, cosa voleva quella donna da lui?
Che fosse una delle serve del castello non c'erano dubbi.
Ma perché mandarla lì?

La luce del candelabro che reggeva nella mano grassoccia aveva rischiarato l' ambiente, facendo rimanere il giovane mago a bocca aperta.
Quella non era una prigione: era una stanza grandissima e lussuosissima. Nessuna stanza era come quella, a Camelot, neppure la stanza del re.
Ovunque vi erano mobili pregiati, grandi specchi dalle cornici dorate, e tavole raffiguranti cavalieri nell' atto di combattere.
Sul pavimento di marmo finissimo erano adagiati tappeti di pregiatissima fattura, e, al centro della stanza, c' era il grande, enorme, gigantesco letto a baldacchino in cui aveva dormito.
Incredibile.
Lettaralmente incredibile.

"Siete sicuro di stare bene? Siete pallido e sudato" - la donna lo stava guidando con ' grazia ' verso il letto, costringendolo a sedersi sulle soffice imbottitura.
"Dovete stare buono. Avete bisogno di rimettervi in forze. Vi porterò qualcosa da mangiare, non temete".

Lo aveva aiutato a stendersi, e gli aveva rimboccato le coperte, proprio come faceva lui con Artù.
Solo mentre gli sistemava addosso le coltri si era accorto di non avere addosso i suoi abiti, ma qualcosa di simile ad una tenuta da notte.
Questo voleva dire che qualcuno lo aveva spogliato.
Il pensiero che potesse essere stato lord Sopespian lo aveva fatto rabbrividire.
Quello non era un uomo, ma un maiale! E quella era una vera e propria offesa verso i maiali!

"Ma si può sapere perché non proferite parola? Non sapete parlare, forse?".
"Certo che so parlare!".
"Ah! Allora sapete farlo!" - la donna lo guardava negli occhi, spazientita - "Avete dormito per più di quindici ore! Dovevate essere proprio stanco!".
"Quindici ore??" - non riusciva a crederci! Probabilmente, non aveva mai dormito per quindici ore di fila in tutta la sua vita.
Sconfortato, si era abbandonato alla morbidezza di quei cuscini e di quel letto, tirandosi le coperte fino al mento.
Chissà cos' era accaduto al di fuori di quelle mura mentre lui pensava a poltrire...

La donna, nel frattempo, aveva pensato bene di accendere le altre candele presenti nella stanza, che erano davvero tantissime, e aveva sollevato lo sgabello in cui Merlino era inciampato.
Ma, se erano trascorse tutte quelle ore doveva essere mattino... Perché, allora, non apriva semplicemente le finestre?

"Mi scusi... signora...".
"Margareth...".
"Ah, si, Margareth, dunque, chi mi ha...".
"Lord Sopespian".
"E chi mi ha...".
"Un servitore, Tom".
"E come mai questa...".
"Perché il re vuole che stiate comodo. E non bisogna mai disobbedire agli ordini del re".

Merlino era a dir poco esterrefatto.
Come aveva fatto Margareth a rispondere ad ognuna delle sue domande senza che lui avesse finito di formularle??
Che avesse...

"E non mi guardi così, signorino Merlino! Non sono una strega".

Allora leggeva davvero nel pensiero?? Non sapeva davvero che pensare. Di sicuro, quella donna aveva delle abilità particolari. Su questo non ci pioveva.

"Io devo andare, adesso".
"Di già?" - c' era delusione nella voce di Merlino.
"Presto vi verrà servita la vostra colazione. Promettete di non alzarvi dal letto, però".
"Ma...".
"Niente ma. Non si discute".
E stava per avvicinarsi all' uscio.

"Margareth!".
"Si, Merlino?" - sta volta, sembrava proprio che non fosse stata in grado di leggergli nel pensiero.
"Perché non avete aperto le finestre?" - aveva chiesto con un' innocenza e un candore quasi commoventi.
La donna aveva preso un bel respiro prima di rispondere con voce seria e grave.
"Perché nulla cambierebbe signor Merlino. Nulla cambierebbe" - e aveva chiuso la porta alle sue spalle.

Preso dalla smania di capire, il giovane mago si era precipitato verso la finestra che aveva di fronte, aprendola con non poca fatica.

"Ma non- non è possibile!".

Quello che gli si presentava davanti, non aveva eguali.
La città, il castello e l' intera vallata erano immersi nel freddo abbraccio delle tenebre.
Mai nella sua vita, Merlino avrebbe creduto di vivere una situazione del genere.
La notte aveva preso il completo sopravvento sul giorno.

Continua...
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Merliniane, salute a voi!
Ormai abbiamo deciso che il giorno di pubblicazione è diventato il martedì... XD
Non odiatemi!
;)
E finalmente, si parla del nostro adorato Merlino.
CHE POSTO TERRIBILE E' MAI QUESTO??? Come faccia la mia mente a partorire queste cose GIURO che non lo so!!
Un posto dov' è sempre notte, dove il sole non sorge mai... atroce!
Povero piccolo Merlino... =( Tutto solo, spaventato, convinto che quella specie di depravato gli abbia fatto del male!
Meno male che ciò non è avvenuto!
Curiosa la figura di Margareth... come al solito, non era prevista! Vedremo come si svilupperà!
Presto torneranno Clara e lord Glozelle... e ne vedremo delle belle!!
Bacioni grandi!
E grazie di tutto!
Cleo

ps: vi ricordo sempre delle altre mie ff... ;)
Baci!


   
 
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