Holaaaaaaaaaaa! Sono tornata! Scusate
l’enorme ritardo ma ho
avuto una piccola crisi artistica…spero che con la lunghezza
di questo capitolo
mi
perdoniate!^_^’’’’’’’’’
Qui
scopriremo (fingiamo pure che non l’abbiate già
capito XD) cosa Jared aveva in mente
di fare per la nostra Kate…Buona lettura!
P.S:
Le parti
scritte in corsivo (ad esclusione naturalmente del testo della canzone)
sono
Flashback…specifico per evitare che vi confondiate.
Erano in onda.
The Kill
scorreva fluida, trasportata
dalla meravigliosa e a tratti graffiante voce di Jared, dalla batteria
appositamente addomesticata di Shannon, dalla raffinata chitarra di
Tomo, dal
profondo basso di Tim e dalla meravigliosa sinfonia di un quartetto
d’archi.
Giunse poi il
momento della cover.
“ Ok
ragazzi, saprete ormai che è
nostra abitudine chiedere agli artisti che si esibiscono qui di
eseguire una cover
di un altro artista, ed ovviamente non potevamo fare
un’eccezione con i Thirty
Seconds To Mars.
Allora Jared,
cosa canterete?”
“Beh
Fearne, c’è venuto in mente di
tutto: dai Depeche Mode agli U2, dai Police agli
N’Sync…”
“Ma
dai, gli N’Sync? Mi prendi in
giro?”
“Ehi
gli N’Sync hanno fatto la storia
della musica pop!
Insieme
ai Backstreet Boys!
You
are my
fire…the one desire…
No ok,
più seriamente! Non sapevamo
davvero cosa scegliere e alla fine abbiamo optato per la cosa
più improbabile…
Canteremo
Stronger di Kanye West.”
“Rap,
caspita! Una scelta molto
interessante!”
“O
molto stupida, a seconda dei punti
di vista.”, concluse Jared, affabile come sempre.
“Ok,
direi di non indugiare oltre!
Signore e
signori, ecco a voi i
Thirty Seconds To Mars e la loro cover di Stronger!”
Scese il
silenzio mentre i ragazzi
prendevano posto ai rispettivi strumenti e poi
inziò…
Note cariche di
aspettativa si diffusero
per tutto lo studio.
Un basso, una
chitarra e un
sintetizzatore, in trepitante attesa di una voce…che non
tardò ad arrivare.
N-n- now th- that don’t kill me
Can only make me stronger
I need you to hurry up now
Cause I can’t wait much longer
Un cuore
cominciò a battere.
Shannon e la sua
batteria
completarono quell’armonia in grado di incantare chiunque
l’ascoltasse.
I know I got to be right now
Cause I can’t get much wronger
Man I’ve been waiting all night now
That’s how long I’ve been
on ya
Jared si
ritrovò a chiedersi quanto
poteva esserci della sua vita in quella canzone.
Una
canzone che non aveva scritto lui e che
era stata scelta da qualcun altro, quando i sospetti e i dolori erano
lontani…
I need you right now
I need you right now
…e si
rese conto che probabilmente
c’era fin troppo di lui…di lei…e delle
altre…
Let’s get lost tonight
You could be my black Kate Moss
tonight…
Ah ricordava
perfettamente quella notte…era
stata la prima.
La prima caduta.
Il
primo tradimento.
E Parigi ne
nascondeva ancora il
segreto…
“Allora
è proprio vero
che sei una diva…”
Jared si era
appena
seduto al bar dell’hotel, nel tentativo di affogare il suo
opprimente desiderio
nell’alcol.
“Come
scusa?”
La ragazza dal
forte
accento francese, che racchiudeva in sé la bellezza dei
tramonti africani, si
girò verso di lui incrociando sensualmente le lunghe gambe
sullo sgabello.
“Ti
aspettavo…”
Jared sorrise
scuotendo
la testa.
Le rivolse una
veloce
occhiata, ritornando poi a guardare dritto di fronte a sé.
“Ah
davvero? Non
ricordavo che noi due avessimo un appuntamento…”
“L’ho
deciso all’ultimo
momento…Mi facevi così tenerezza al
locale…tutto triste e solo, mentre tuo
fratello e gli altri se la spassavano con le mie amiche…ti
ho osservato per
tutto il tempo, sai? Ma eri troppo impegnato a mandare giù
alcolici per
notarmi…E quando finalmente mi ero decisa ad avvicinarmi,
puff, tu eri
sparito…”
“Non
credi che sia
stata una mossa un po’ stupida quella di venire nel mio
hotel? Voglio dire, non
avevi alcuna garanzia che io scendessi al bar…”
“Tesoro,
conosco voi
uomini…quando nemmeno la solitudine riesce a calmarvi,
ricorrete sempre
all’alcol e, prima o poi, quello offerto dall’hotel
finisce…e comunque…- si
avvicinò al suo orecchio -…conosco metodi
più efficaci per risolvere certi
problemi”, sussurrò provocante, sfiorandogli la
coscia destra.
Jared
deglutì a vuoto.
“Mi
dispiace ma non
posso…” disse automaticamente, come ormai era sua
abitudine da quando era ripartito
in tour lasciando la sua amata Kate a Los Angeles.
Ma quella volta
era
diverso.
Quella volta non
aveva
la forza di togliere la maliziosa mano che vagava sulla sua coscia alla
ricerca
di un contatto più intimo.
Il desiderio lo
stava
facendo impazzire.
“Ah
sì che puoi,
tesoro…stasera si gioca…sarà il nostro
piccolo segreto…te lo prometto.”
…Play secretary, I’m the
boss tonight
And you don’t give a damn what they
all say, right?
Awesome, the Christian and Christian Dior
Damn, they don’t make ‘em
like this anymore
I ask, cause I’m not sure
Anybody out there real anymore?
Bow in the presence of greatness
Cause right now thou has forsaken us…
Erano in camera
da meno
di dieci minuti…
“Vuoi
qualcosa da bere?”, chiese Jared.
“Preferirei
passare al
sodo se non ti dispiace.”
“Non
dovresti usare
quel tono con me…non sei nella posizione di farlo.”
“Ma
certo! Sua maestà,
Jared Leto, mi ha concesso la grazia di entrare nel suo talamo! La
prego di
perdonarmi se l’ho offesa con la mia insolenza.”
“Hai
tutta la notte per
farti perdonare…- si verso un po’ di gin-
…ma c’è una cosa che non ho mai
capito…Perché lo fate?
Non vi preoccupa
ciò
che la gente potrebbe pensare di voi se si venisse a
sapere?”, si portò il
bicchiere alla bocca.
“Beh,
se c’è qualcuno
che deve preoccuparsi qui dentro, di certo non sono io”
rispose furba.
Jared
mandò giù il gin,
deglutendo rumorosamente.
“E
comunque - continuò lei
- non mi è mai importato molto dell’opinione degli
altri…personalmente, lo
faccio solo perché nove volte su dieci, voi artisti, siete
più bravi degli
altri uomini a letto.”
“Ah.”
“Hai
finito con le
domande? Sai,
odio
aspettare…”
…You should be honored by my lateness
That I would even show up to this fakeness
So go ahead, go nuts, go ape bitch
Especially in my best stand and my
bapeness
Act like you can’t tell who made this
New gospel homey, take six, and take this,
haters…
Jared si
avvicinò a lei,
che in piedi lo osservava in attesa di una sua mossa, e
posò il bicchiere sul tavolinetto da caffè.
Erano distanti
un
soffio.
“Oh
dolcezza,
sbagli…- le
sfiorò l’incavo del collo
con il dorso di due dita -…la parte migliore è
proprio l’attesa…- scese sulla
profonda scollatura-…l’attimo prima del
soddisfacimento…”
La ragazza
cercava di
mantenere il controllo di sé, nonostante il lieve tocco di
Jared avesse
accelerato il suo respiro.
“Un’ora
e mezza di attesa in un bar sono più
che sufficienti…”
Jared rise.
“Non
sapevo di essere
in ritardo, e in ogni caso dovresti sentirti
onorata…è già tanto che abbia
acconsentito a questa pagliacciata.”
“È
questo ciò che pensi
dei giochi di ruolo?”
“In
realtà sto solo
pensando che questo tailleur Dior è un
incanto...”, rispose passando la mano
sul colletto della sua giacca, proprio all’altezza del suo
seno.
“Parli
così solo perché
non hai ancora visto quello che c’è
sotto…” lo provocò lei, liberandosi
della
giacca con calma misurata.
“A
questo si può sempre
rimediare.”
Avvolse la vita
della
ragazza con un braccio, facendo aderire i loro corpi, e con la mano
libera le
afferrò un ginocchio prendendola poi di peso.
In un attimo
furono a
letto.
Le
strappò la camicia bianca di dosso,
beandosi della visione dei suoi seni sodi coperti da un succinto
reggiseno di
pizzo nero.
Istintivamente
portò le
mani sull’incavo dei suoi seni, e li sfiorò
facendo sospirare la donna che si
contorceva per l’eccitazione e l’impazienza.
Jared sorrideva
sghembo
mentre con le mani scendeva più giù, sul ventre,
i fianchi e le gambe.
Nella risalita
le alzò
la gonna fino a quando le sue dita non incontrarono il pizzo dei suoi
slip.
La
sovrastava tenendo un braccio teso al lato
del suo orecchio destro, e con la mano libera stuzzicava la sua
intimità.
“Stanotte
perdiamoci,
dimentichiamo quello che siamo…io non sono una rockstar e tu
non sei una fottuta
groupie…
Io
sarò il Capo e tu la
segretaria che esegue tutti i miei ordini.”
Le
infilò la lingua in
bocca, in una maniera vorace, quasi violenta, senza lasciarle il tempo
di
comunicargli il suo sì.
…N- n- now th-that don’t
kill me
Can only make me stronger
I need you to hurry up now
Cause I can’t wait much longer
I know I got to be right now
Cause I can’t get much wronger
Man I’ve been waiting all night now
That’s how long I’ve been
on ya
I need you right now
I need you right now…
I ricordi dei
suoi tradimenti gli
facevano male.
Erano la prova
della sua debolezza e
del fatto che lui non la meritasse affatto…
Kate…non
ne era all’altezza, ma la
necessitava come l’aria.
…I don’t know if you got a
man or not
If you made plans or not…
Perché
continuava a
sfuggirgli? Aveva forse un ragazzo? Aveva pianificato un futuro insieme
a lui?
Quelle domande
gli avevano dato il
tormento nei giorni successivi al loro primo incontro, un anno e mezzo
prima.
Kate aveva lo
straordinario dono di
confonderlo.
Non aveva
problemi ad accettare i
suoi inviti e di fatto non gli aveva mai negato un incontro.
Bastava una
semplice telefonata e lei
correva da lui, nonostante avesse capito il desiderio che animava le
richieste
del cantante.
La dita di Jared
tra i suoi lunghi
capelli mentre le portava una ciocca dietro
l’orecchio…i suoi occhi che la
studiavano in ogni minimo gesto, nel tentativo di comprendere la chiave
di
lettura della sua anima…le braccia di lui sempre pronte ad
accogliere il suo
corpo infreddolito quando i brividi ne rivelavano il bisogno di calore
umano…le
sue grandi mani che scorrevano lente sulla sua schiena, o le sue labbra
che ad
ogni bacio sulla guancia si facevano sempre più vicine alla
sua bocca…
Gliela sussurava
la passione che aveva
dentro, perché era sempre stato un gentiluomo nonostante le
apparenze e la
cattiva fama, e aveva capito che con Kate la fretta non serviva a nulla
se non
ad allontanarla.
E lei gli
lasciava condurre il gioco,
si lasciava sfiorare godendo dei limiti che aveva imposto con la sua
peculiare
serietà, dandogli ogni volta l’illusione di essere
ad un passo dalla vittoria
per poi fuggire via da lui con una banale scusa.
Sfuggiva,
sfuggiva, sfuggiva.
Come se qualcosa
o qualcuno la
trattenesse o le impedisse di concedergli qualcosa di più
che qualche carezza.
Avrebbe potuto
fare chiarezza
chiedendole semplicemente il perché del suo strano
comportamento, ma gli
mancava il coraggio di farlo.
Aveva paura
della sua risposta.
Aveva paura
della verità, mentre il
dubbio gli avrebbe permesso di vederla fino a quando lei avesse
voluto…fino a
quando non l’avesse conquistata.
…God put me in the plans or not
I’m tripping, this drink got me
saying a lot
But I know
that
God put you in front of me
So how the hell could you front me?
There’s a thousand you’s,
there’s only one of me
I’m tripping, I’m caught up
in the moment, right?
Ma la
curiosità risulta abbastanza
difficile da assopire, specialmente di notte, quando la solitudine e il
silenzio ti spingono a fare i conti con te stesso.
Così
aveva trascorso ore insonni cercando la
soluzione al suo enigma tra i possibili indizi e tutte le volte
giungeva alla
conclusione che il destino, Dio, Buddha, o qualunque fosse
l’essere superiore
che aveva stabilito le leggi che governano le nostre misere esistenze,
non
poteva essere così crudele da mettergli davanti al suo
cammino quella creatura
solo per il piacere di farlo soffrire.
E una notte di
giugno del 2006, in un
locale di Los Angeles, accadde ciò che fino ad allora aveva
evitato…
“In
vino veritas.”
“Jared,
non credi di
stare esagerando un tantino?”
“Ho
superato i
ventun’anni già da un pezzo, non ho bisogno di
prediche.” rispose lui,
continuando a sorseggiare il suo drink con lo sguardo dritto davanti a
sé.
“ Mi
stai dimostrando
il contrario…”
Si
voltò verso di lei
con un’espressione che la diceva lunga sul suo
umore…era incredibilmente
irritato.
“Senti,
sono stanco e
ho bisogno di rilassarmi, ok? Posso anche permettermi un
drink…o due...”
“È
il quarto.”
puntualizzò Kate con calma.
“Fa lo
stesso.”
“Questa
sarà la settima
o ottava volta che ci vediamo e non l’avevi mai fatto
prima…c’è qualcosa che
non va?”
“No.”
“Sicuro?”
“ Hai
un ragazzo.”
Non era una
domanda.
“Cosa?
No!”
“Stai
con un altro, non
è così? No, perché se non è
così, io davvero non capisco…”
Nonostante il
buio e la
musica, Kate non riuscì a non notare
l’esasperazione e la confusione che
dominavano lo sguardo e la voce del frontman. Sospirò.
“Jared
non mi sembra né
il momento né il luogo adatto per parlarne.”
“Invece
lo è!
Dannazione Kate! Spiegami perché tu…”
Kate lo
interruppe.
“Vieni,
usciamo in
giardino.”
L’aria
fresca della
notte colpì i loro visi, liberandoli dal malsano torpore del
locale.
Distavano
qualche passo
l’uno dall’altra.
La musica
giungeva
attutita, ma non turbava lo strano silenzio che era sceso tra loro.
Fu Jared il
primo a
parlare.
“Allora?
Sto
aspettando…”
Aveva incrociato
le
braccia al petto e la guardava con uno sguardo duro.
Kate si
voltò verso di
lui.
“Io
non sono impegnata
con nessuno.”
Jared
annuì mordendosi
la guancia.
“
Bene. Devo quindi
dedurre che ti faccio schifo.”
“Non
essere stupido,
Jay.”
“E
allora perché fai
così, Kate? Perché ci sei sempre quando te lo
chiedo, ma poi mi lasci solo
quando provo a farmi avanti? Cos’è che ti
blocca?”
“Hai
mai pensato a
quanto assurdo possa sembrarmi tutto questo? Hai per caso dimenticato
chi sono
io e chi sei tu, Jared?”
“La
vita me lo ricorda
ogni santo giorno Kate…ma non posso accettare che sia questo
il problema.”
“Jared,
mettiti solo
per un istante nei miei panni…prova ad immaginare cosa
significhi avere di
fronte a sé il proprio idolo e avere pure la
possibilità di…conoscerlo. Fino a
poche settimane fà non eri altro che un sogno
irrangiungibile, ma una sera,
dopo un TUO concerto, mi noti e mi chiedi un numero di telefono che Dio
solo sa
come ho avuto la forza di darti…un numero che tu usi davvero
per chiedermi di vederci
e io mi ritrovo a pensare: “Cavolo! Jared Leto vuole portarmi
a letto, e adesso
che faccio?”… perché di questo si
tratta Jared, non ho la presunzione di
credere che cerchi qualcosa di più da
me…” lo vide scuotere il capo in segno di
diniego.
“In
realtà io…”
“Shhh
ti prego non
interrompermi, è già abbastanza difficile per me
dirti queste cose…”
“Scusa.”
Kate prese un
profondo
respiro.
“Tu mi
chiedi di
vederci e io decido di darmi una possibilità e di mettere da
parte le mie paure
nella speranza di sbagliarmi sulle tue intenzioni…Accetto
benchè io sappia
esattamente quale sia il limite consentito per rimanere sani di mente e
quanto
possa essere semplice con te superarlo e perdersi per
sempre…Capisco cosa
desideri dai tuoi gesti, dal modo che hai di sfiorarmi e di modulare la
voce,
ma è qualcosa che non posso darti perché
significherebbe andare contro i miei
principi…ho deciso di trattarti come un qualsiasi altro
uomo, sebbene il tuo
volto mi ricordi ogni santa volta chi sei…dovrei dirti addio
e tornare alla
vita di sempre, quella in cui esiste solo la tua voce, ma non avevo
messo in
conto la possibiltà che tu mi concedessi un pizzico della
tua anima invece di
lasciarmi perdere…e sei anche meglio di qualunque mia
fantasia, Jared, ed è per
questo che sono ancora qui nonostante tutto mi dica che sto
sbagliando…-
sospirò, dando le spalle a Jared per evitare che notasse i
suoi occhi lucidi -...e
mi chiedo perché continui a volermi…Cosa posso
offrirti che tu già non abbia?”
Kate
udì dei passi e
poi delle braccia l’avvolsero da dietro.
Il calore del
corpo di
Jared contro il suo la fece rabbrividire.
“Tutto.”
sussurrò lui melodioso.
Kate sentiva il
cuore
scoppiarle dentro al petto, ma riuscì comunque a vincere la
battaglia contro il
turbinio di emozioni che stava provando.
“Niente…”
Jared la fece
voltare
delicatamente verso di lui e le accarezzò il viso.
“Kate,
tu…- le sollevò
il mento - …hai quell’onestà che ho
sempre cercato nelle persone. Quell’onestà
che mi permetterebbe di avere di nuovo fiducia in questo mondo assurdo
e falso…Io
ho bisogno di credere.”
Kate
sospirò.
“Temo
che sia l’alcol a
parlare…non tu…”
Jared
sbuffò scuotendo
il capo.
Quella ragazza
era così
testarda.
“Senti,
può anche darsi
che quei drink mi stiano facendo dire più del dovuto, ma
sono certo che il
nostro incontro sia stato voluto. C’è sicuramente
un motivo se tu, in questo
preciso istante, sei qui, di fronte a me, e non da un’ altra
parte.
Quanto ancora a
lungo
pensi di poter combattere contro di me? Contro quello che
proviamo?”
La risposta gli
arrivò
forte e chiara quando sentì le labbra di Kate sulle sue.
Era durato un
attimo,
un attimo in cui si era perso e poi ritrovato.
I loro nasi si
sfioravano ancora e per lui fu facile riappropriarsi delle sue labbra,
e darle
finalmente il bacio che aspettava.
…This is Louis Vuitton Don night
So we gon’ do everything
Jay’ll like
Heard they’d do anything for a
klondike
Well I’d do anything for a blonde-dike
And we’ll do anything for the
limelight
We’ll do anything when the
time’s right
Baby, you’re making it harder,
better, faster, stronger…
Un altro
flashback…un altro errore…
“Noi
faremmo qualsiasi
cosa per la fama e si sa che andare a letto con la gente famosa
dà una bella
spinta…”
Le due biondine
svizzere
erano ancora in piedi davanti alla porta della sua camera.
Due
bamboline dal profumo costosto, vestiti
costosi, accessori costosi.
Stupide?
Frivole?
No.
Erano solo
molto…intraprendenti.
“Apprezzo
molto la
vostra onestà, ma se siete venute per quello potete anche
andarvene.”
“Come
scusa?”
“Avete
capito bene. Non
ho alcuna intenzione di prestare il mio nome per farvi
pubblicità. Nessuno
scambio di favori. O lo fate senza chiedermi nulla in cambio o procedo
subito a
chiamare l’escort service e voi vi levate dai
piedi.”
“Credi
che
acconsentiremmo solo perché sei innegabilmente bello e
sexy?”
Jared
incrociò le
braccia davanti al petto, poggiando una spalla allo stipite della
porta.
Le
guardò con
attenzione.
Quella che aveva
parlato aveva un caschetto di capelli biondo platino e due occhi
azzurri come
il mare, l’altra aveva dei boccoli color del miele che
scendevano sulle sue
spalle e due occhi che gli ricordavano gli smeraldi.
Erano
decisamente
belle.
Indossavano
entrambe un
impermeabile nero che lasciava le gambe sode scoperte.
Probabilmente
sotto
portavano solo l’intimo.
Assunse
un’espressione maliziosa e si passò la
lingua sulle labbra.
Qualche secondo
dopo la
platinata si avvicinò a lui.
Passò
una mano sui suoi
addominali, salendo poi sui pettorali scultorei.
“Hai
proprio ragione…Leto.” gli sussurrò
sensualmente all’orecchio, ed entrò senza chiedere
il permesso.
Sorrise sghembo,
e fece
cenno all’altra di entrare. Chiuse la porta dietro di
sé e le osservò mentre si
accomodavano sullo stesso divano.
Lui si sedette a
gambe
larghe di fronte a loro, su una poltronicina di velluto rosso.
“Sia
chiaro, stasera si
fa tutto quello che piace a Jay.”
Le ragazze
annuirono
obbedienti.
“Sapete,
sono proprio
curioso di vedere cosa sono in grado di fare due belle bamboline come
voi…”
“Non
ci chiedi nemmeno
come ci chiamiamo?”, chiese la platinata.
“Non
mi interessano i
vostri nomi.”
“Oh,
sei proprio un
bastardo senza cuore…” disse con tono fintamente
drammatico quella che non
aveva ancora parlato.
“Allora
ce l’hai la
lingua.”
“Sì…e
la so usare molto
bene…”
“Dimostramelo.”
La bionda fece
per
alzarsi ma lui la fermò con un gesto della mano.
“Non
su di me,
bambolina…” e con lo sguardo indicò la
sua amica.
La ragazza dagli
occhi
verdi gli rivolse un’occhiata perplessa, poi tornò
a sedersi accanto all’amica e
cominciò ad accarezzarle una coscia con la solita malizia.
“Leto
veut se donner au
voyeurisme, Béatrice [trad. Leto vuole darsi al voyeurismo]
…” , disse la
bionda all’amica.
“ Il
paraître que oui…
[trad. Pare di sì]”
Jared le
osservava
mentre si facevano sempre più vicine, fino a sfiorarsi le
labbra.
Si comportavano
come se
lui non ci fosse, come se si stessero studiando, o meglio, corteggiando.
Le vide
togliersi gli
impermeabili a vicenda, rimanendo in intimo, mentre si toccavano e si
scambiavano qualche bacio delicato, quasi casto.
Il cantante
sentì
l’eccitazione invadergli la mente e il corpo e
liberò l’erezione dall’ingombro
dei pantaloni, cercando in qualche modo di soddisfare il suo crescente
desiderio.
“Donnons-lui
ce qu’il
désire, Monique… [trad. Diamogli quello che
desidera]” e fu proprio la
platinata ad approfondire il bacio, dando inizio ad una danza spietata
di
lingue e di corpi che fece perdere totalmente il controllo a Jared, il
quale,
liberatosi degli ultimi indumenti, raggiunse le ragazze e prese in mano
le
redini del gioco.
In fondo, non
gli era
mai piaciuto rimanere passivo…
…N-n-now th- that don’t
kill me
Can only make me stronger…
No, il dolore
per i suoi sbagli, per
la sofferenza inflitta a Kate e per la sua perdita, non lo aveva
ucciso, ma
l’aveva reso più forte.
E adesso sarebbe
riuscito a
rimediare.
Avrebbe lottato
contro se stesso per riaverla
al suo fianco.
…I need you to hurry up now
Cause I can’t wait much
longer…
Sì,
non era più in grado di aspettare.
Era un appello
alla sua infima
natura…un invito ad accettare il cambiamento fin da subito.
Sarebbe stato un
uomo nuovo.
I know I got to be right now
Cause I can get much wronger
Man I’ve been waiting all night now
That how long I’ve been on
ya…
Lo credeva. Lo
sentiva. Ne era certo.
Era lui
l’uomo che il destino aveva
scelto per Kate.
…I need you right now
I need you right now…
Era un messaggio
per lei…
…I need you right now!
I need you right now!
…urlato
nel tentativo di farle
comprendere fino in fondo quanto agognasse la sua presenza nella sua
vita.
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you!
E lei non poteva
ignorarlo.
“Questa
è per Kate…”*
No, non poteva
ignorarlo.
*Nei
primi
video di Stronger che passavano su Youtube, si sentiva chiaramente un
“This one’s
for Kate.” pronunciato da Jared (ora circola solo la versione
tagliata).
Diciamo
che
proprio da questo ricordo è nata l’ambientazione e
il nome della protagonista
femminile.