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Autore: cloe_30stm    13/12/2011    5 recensioni
Nonostante abbia una FF in corso (Enemy Of Mine), ho deciso di pubblicare una nuova storia, sperando che torni l'ispirazione per l'altra.
E' nata da un racconto scritto da me all'età di 15 anni e che ho ritrovato casualmente tra i miei vecchi libri del liceo.
Sarebbe dovuta essere una OS ma è venuto fuori qualcosa di decisamente troppo lungo per esserlo.
Vi invito comunque a considerare il fatto che nasce come OS.
Mi piace pensare che qui non si parta nè dalla fine nè dall'inizio, ma da una fine che è un pò l'inizio.
La vicenda è ambientata nel 2007 e copre un periodo che va dall'aprile del 2006 al settembre dell'anno successivo
(in questa mia invenzione ho cercato di rispettare il più possibile le date del tour per cui, se avete dubbi su tempi o luoghi, o chiedete a me o controllate su qualsiasi sito dedicato alla band).
Parlerò di una storia d'amore che la cinica logica dei più non considerebbe possibile, ma che l'assurda logica del destino rende attuabile.
Nella flebile speranza che amori così esistano davvero in questo mondo...
Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Holaaaaaaaaaaa!  Sono tornata! Scusate l’enorme ritardo ma ho avuto una piccola crisi artistica…spero che con la lunghezza di questo capitolo mi perdoniate!^_^’’’’’’’’’

Qui scopriremo (fingiamo pure che non l’abbiate già capito XD) cosa Jared aveva in mente di fare per la nostra Kate…Buona lettura!

P.S: Le parti scritte in corsivo (ad esclusione naturalmente del testo della canzone) sono Flashback…specifico per evitare che vi confondiate.

 

 

Erano in onda.

The Kill scorreva fluida, trasportata dalla meravigliosa e a tratti graffiante voce di Jared, dalla batteria appositamente addomesticata di Shannon, dalla raffinata chitarra di Tomo, dal profondo basso di Tim e dalla meravigliosa sinfonia di un quartetto d’archi.

Giunse poi il momento della cover.

“ Ok ragazzi, saprete ormai che è nostra abitudine chiedere agli artisti che si esibiscono qui di eseguire una cover di un altro artista, ed ovviamente non potevamo fare un’eccezione con i Thirty Seconds To Mars.

Allora Jared, cosa canterete?”

“Beh Fearne, c’è venuto in mente di tutto: dai Depeche Mode agli U2, dai Police agli N’Sync…”

“Ma dai, gli N’Sync? Mi prendi in giro?”

“Ehi gli N’Sync hanno fatto la storia della musica pop!

 Insieme ai Backstreet Boys!

You are my fire…the one desire…

No ok, più seriamente! Non sapevamo davvero cosa scegliere e alla fine abbiamo optato per la cosa più improbabile…

Canteremo Stronger di Kanye West.”

“Rap, caspita! Una scelta molto interessante!”

“O molto stupida, a seconda dei punti di vista.”, concluse Jared, affabile come sempre.

“Ok, direi di non indugiare oltre!

Signore e signori, ecco a voi i Thirty Seconds To Mars e la loro cover di Stronger!”

Scese il silenzio mentre i ragazzi prendevano posto ai rispettivi strumenti e poi inziò…

Note cariche di aspettativa si diffusero per tutto lo studio.

Un basso, una chitarra e un sintetizzatore, in trepitante attesa di una voce…che non tardò ad arrivare.

                                                                                     

N-n- now th- that don’t kill me

Can only make me stronger

I need you to hurry up now

Cause I can’t wait much longer

Un cuore cominciò a battere.

Shannon e la sua batteria completarono quell’armonia in grado di incantare chiunque l’ascoltasse.

I know I got to be right now

Cause I can’t get much wronger

Man I’ve been waiting all night now

That’s how long I’ve been on ya

Jared si ritrovò a chiedersi quanto poteva esserci della sua vita in quella canzone.

 Una canzone che non aveva scritto lui e che era stata scelta da qualcun altro, quando i sospetti e i dolori erano lontani…

I need you right now

I need you right now

 

…e si rese conto che probabilmente c’era fin troppo di lui…di lei…e delle altre…

 

Let’s get lost tonight

You could be my black Kate Moss tonight…

 

Ah ricordava perfettamente quella notte…era stata la prima.

La prima caduta.

 Il primo tradimento.

E Parigi ne nascondeva ancora il segreto…

“Allora è proprio vero che sei una diva…”

Jared si era appena seduto al bar dell’hotel, nel tentativo di affogare il suo opprimente desiderio nell’alcol.

“Come scusa?”

La ragazza dal forte accento francese, che racchiudeva in sé la bellezza dei tramonti africani, si girò verso di lui incrociando sensualmente le lunghe gambe sullo sgabello.

“Ti aspettavo…”

Jared sorrise scuotendo la testa.

Le rivolse una veloce occhiata, ritornando poi a guardare dritto di fronte a sé.

“Ah davvero? Non ricordavo che noi due avessimo un appuntamento…”

“L’ho deciso all’ultimo momento…Mi facevi così tenerezza al locale…tutto triste e solo, mentre tuo fratello e gli altri se la spassavano con le mie amiche…ti ho osservato per tutto il tempo, sai? Ma eri troppo impegnato a mandare giù alcolici per notarmi…E quando finalmente mi ero decisa ad avvicinarmi, puff, tu eri sparito…”

“Non credi che sia stata una mossa un po’ stupida quella di venire nel mio hotel? Voglio dire, non avevi alcuna garanzia che io scendessi al bar…”

“Tesoro, conosco voi uomini…quando nemmeno la solitudine riesce a calmarvi, ricorrete sempre all’alcol e, prima o poi, quello offerto dall’hotel finisce…e comunque…- si avvicinò al suo orecchio -…conosco metodi più efficaci per risolvere certi problemi”, sussurrò provocante, sfiorandogli la coscia destra.

Jared deglutì a vuoto.

“Mi dispiace ma non posso…” disse automaticamente, come ormai era sua abitudine da quando era ripartito in tour lasciando la sua amata Kate a Los Angeles.

Ma quella volta era diverso.

Quella volta non aveva la forza di togliere la maliziosa mano che vagava sulla sua coscia alla ricerca di un contatto più intimo.

Il desiderio lo stava facendo impazzire.

“Ah sì che puoi, tesoro…stasera si gioca…sarà il nostro piccolo segreto…te lo prometto.”

 

…Play secretary, I’m the boss tonight

And you don’t give a damn what they all say, right?

Awesome, the Christian and Christian Dior

Damn, they don’t make ‘em like this anymore

I ask, cause I’m not sure

Anybody out there real anymore?

Bow in the presence of greatness

Cause right now thou has forsaken us…

 

Erano in camera da meno di dieci minuti…

Vuoi qualcosa da bere?”, chiese Jared.

“Preferirei passare al sodo se non ti dispiace.”

“Non dovresti usare quel tono con me…non sei nella posizione di farlo.”

“Ma certo! Sua maestà, Jared Leto, mi ha concesso la grazia di entrare nel suo talamo! La prego di perdonarmi se l’ho offesa con la mia insolenza.”

“Hai tutta la notte per farti perdonare…- si verso un po’ di gin- …ma c’è una cosa che non ho mai capito…Perché lo fate?

Non vi preoccupa ciò che la gente potrebbe pensare di voi se si venisse a sapere?”, si portò il bicchiere alla bocca.

“Beh, se c’è qualcuno che deve preoccuparsi qui dentro, di certo non sono io” rispose furba.

Jared mandò giù il gin, deglutendo rumorosamente.

“E comunque - continuò lei - non mi è mai importato molto dell’opinione degli altri…personalmente, lo faccio solo perché nove volte su dieci, voi artisti, siete più bravi degli altri uomini a letto.”

“Ah.”

“Hai finito con le domande? Sai, odio aspettare…”

 

…You should be honored by my lateness

That I would even show up to this fakeness

So go ahead, go nuts, go ape bitch

Especially in my best stand and my  bapeness

Act like you can’t tell who made this

New gospel homey, take six, and take this, haters…

 

Jared si avvicinò a lei, che in piedi lo osservava in attesa di una sua mossa,  e posò il bicchiere sul tavolinetto da caffè.

Erano distanti un soffio.

“Oh dolcezza, sbagli…-  le sfiorò l’incavo del collo con il dorso di due dita -…la parte migliore è proprio l’attesa…- scese sulla profonda scollatura-…l’attimo prima del soddisfacimento…”

La ragazza cercava di mantenere il controllo di sé, nonostante il lieve tocco di Jared avesse accelerato il suo respiro.

 “Un’ora e mezza di attesa in un bar sono più che sufficienti…”

Jared rise.

“Non sapevo di essere in ritardo, e in ogni caso dovresti sentirti onorata…è già tanto che abbia acconsentito a questa pagliacciata.”

“È questo ciò che pensi dei giochi di ruolo?”

“In realtà sto solo pensando che questo tailleur Dior è un incanto...”, rispose passando la mano sul colletto della sua giacca, proprio all’altezza del suo seno.

“Parli così solo perché non hai ancora visto quello che c’è sotto…” lo provocò lei, liberandosi della giacca con calma misurata.

“A questo si può sempre rimediare.”

Avvolse la vita della ragazza con un braccio, facendo aderire i loro corpi, e con la mano libera le afferrò un ginocchio prendendola poi di peso.

In un attimo furono a letto.

 Le strappò la camicia bianca di dosso, beandosi della visione dei suoi seni sodi coperti da un succinto reggiseno di pizzo nero.

Istintivamente portò le mani sull’incavo dei suoi seni, e li sfiorò facendo sospirare la donna che si contorceva per l’eccitazione e l’impazienza.

Jared sorrideva sghembo mentre con le mani scendeva più giù, sul ventre, i fianchi e le gambe.

Nella risalita le alzò la gonna fino a quando le sue dita non incontrarono il pizzo dei suoi slip.

 La sovrastava tenendo un braccio teso al lato del suo orecchio destro, e con la mano libera stuzzicava la sua intimità.

“Stanotte perdiamoci, dimentichiamo quello che siamo…io non sono una rockstar e tu non sei una fottuta groupie…

Io sarò il Capo e tu la segretaria che esegue tutti i miei ordini.”

Le infilò la lingua in bocca, in una maniera vorace, quasi violenta, senza lasciarle il tempo di comunicargli il suo sì.

 

…N- n- now th-that don’t kill me

Can only make me stronger

I need you to hurry up now

Cause I can’t wait much longer

I know I got to be right now

Cause I can’t get much wronger

Man I’ve been waiting all night now

That’s how long I’ve been on ya

I need you right now

I need you right now…

 

I ricordi dei suoi tradimenti gli facevano male.

Erano la prova della sua debolezza e del fatto che lui non la meritasse affatto…

Kate…non ne era all’altezza, ma la necessitava come l’aria.

 

…I don’t know if you got a man or not

If you made plans or not…

 

Perché continuava a sfuggirgli? Aveva forse un ragazzo? Aveva pianificato un futuro insieme a lui?

Quelle domande gli avevano dato il tormento nei giorni successivi al loro primo incontro, un anno e mezzo prima.

Kate aveva lo straordinario dono di confonderlo.

Non aveva problemi ad accettare i suoi inviti e di fatto non gli aveva mai negato un incontro.

Bastava una semplice telefonata e lei correva da lui, nonostante avesse capito il desiderio che animava le richieste del cantante.

La dita di Jared tra i suoi lunghi capelli mentre le portava una ciocca dietro l’orecchio…i suoi occhi che la studiavano in ogni minimo gesto, nel tentativo di comprendere la chiave di lettura della sua anima…le braccia di lui sempre pronte ad accogliere il suo corpo infreddolito quando i brividi ne rivelavano il bisogno di calore umano…le sue grandi mani che scorrevano lente sulla sua schiena, o le sue labbra che ad ogni bacio sulla guancia si facevano sempre più vicine alla sua bocca…

Gliela sussurava la passione che aveva dentro, perché era sempre stato un gentiluomo nonostante le apparenze e la cattiva fama, e aveva capito che con Kate la fretta non serviva a nulla se non ad allontanarla.

E lei gli lasciava condurre il gioco, si lasciava sfiorare godendo dei limiti che aveva imposto con la sua peculiare serietà, dandogli ogni volta l’illusione di essere ad un passo dalla vittoria per poi fuggire via da lui con una banale scusa.

Sfuggiva, sfuggiva, sfuggiva.

Come se qualcosa o qualcuno la trattenesse o le impedisse di concedergli qualcosa di più che qualche carezza.

Avrebbe potuto fare chiarezza chiedendole semplicemente il perché del suo strano comportamento, ma gli mancava il coraggio di farlo.  

Aveva paura della sua risposta.

Aveva paura della verità, mentre il dubbio gli avrebbe permesso di vederla fino a quando lei avesse voluto…fino a quando non l’avesse conquistata.

…God put me in the plans or not

I’m tripping, this drink got me saying a lot

But I know  that God put you in front of me

So how the hell could you front me?

There’s a thousand you’s, there’s only one of me

I’m tripping, I’m caught up in the moment, right?

 

Ma la curiosità risulta abbastanza difficile da assopire, specialmente di notte, quando la solitudine e il silenzio ti spingono a fare i conti con te stesso.

 Così aveva trascorso ore insonni cercando la soluzione al suo enigma tra i possibili indizi e tutte le volte giungeva alla conclusione che il destino, Dio, Buddha, o qualunque fosse l’essere superiore che aveva stabilito le leggi che governano le nostre misere esistenze, non poteva essere così crudele da mettergli davanti al suo cammino quella creatura solo per il piacere di farlo soffrire.

E una notte di giugno del 2006, in un locale di Los Angeles, accadde ciò che fino ad allora aveva evitato…

“In vino veritas.”

 

“Jared, non credi di stare esagerando un tantino?”

“Ho superato i ventun’anni già da un pezzo, non ho bisogno di prediche.” rispose lui, continuando a sorseggiare il suo drink con lo sguardo dritto davanti a sé.

“ Mi stai dimostrando il contrario…”

Si voltò verso di lei con un’espressione che la diceva lunga sul suo umore…era incredibilmente irritato.

“Senti, sono stanco e ho bisogno di rilassarmi, ok? Posso anche permettermi un drink…o due...”

“È il quarto.” puntualizzò Kate con calma.

“Fa lo stesso.”

“Questa sarà la settima o ottava volta che ci vediamo e non l’avevi mai fatto prima…c’è qualcosa che non va?”

“No.”

“Sicuro?”

“ Hai un ragazzo.”

Non era una domanda.

“Cosa? No!”

“Stai con un altro, non è così? No, perché se non è così, io davvero non capisco…”

Nonostante il buio e la musica, Kate non riuscì a non notare l’esasperazione e la confusione che dominavano lo sguardo e la voce del frontman. Sospirò.

“Jared non mi sembra né il momento né il luogo adatto per parlarne.”

“Invece lo è! Dannazione Kate! Spiegami perché tu…”

Kate lo interruppe.

“Vieni, usciamo in giardino.”

 

L’aria fresca della notte colpì i loro visi, liberandoli dal malsano torpore del locale.

Distavano qualche passo l’uno dall’altra.

La musica giungeva attutita, ma non turbava lo strano silenzio che era sceso tra loro.

Fu Jared il primo a parlare.

“Allora? Sto aspettando…”

Aveva incrociato le braccia al petto e la guardava con uno sguardo duro.

Kate si voltò verso di lui.

“Io non sono impegnata con nessuno.”

Jared annuì mordendosi la guancia.

“ Bene. Devo quindi dedurre che ti faccio schifo.”

“Non essere stupido, Jay.”

“E allora perché fai così, Kate? Perché ci sei sempre quando te lo chiedo, ma poi mi lasci solo quando provo a farmi avanti? Cos’è che ti blocca?”

“Hai mai pensato a quanto assurdo possa sembrarmi tutto questo? Hai per caso dimenticato chi sono io e chi sei tu, Jared?”

“La vita me lo ricorda ogni santo giorno Kate…ma non posso accettare che sia questo il problema.”

“Jared, mettiti solo per un istante nei miei panni…prova ad immaginare cosa significhi avere di fronte a sé il proprio idolo e avere pure la possibilità di…conoscerlo. Fino a poche settimane fà non eri altro che un sogno irrangiungibile, ma una sera, dopo un TUO concerto, mi noti e mi chiedi un numero di telefono che Dio solo sa come ho avuto la forza di darti…un numero che tu usi davvero per chiedermi di vederci e io mi ritrovo a pensare: “Cavolo! Jared Leto vuole portarmi a letto, e adesso che faccio?”… perché di questo si tratta Jared, non ho la presunzione di credere che cerchi qualcosa di più da me…” lo vide scuotere il capo in segno di diniego.

“In realtà io…”

“Shhh ti prego non interrompermi, è già abbastanza difficile per me dirti queste cose…”

“Scusa.”

Kate prese un profondo respiro.

“Tu mi chiedi di vederci e io decido di darmi una possibilità e di mettere da parte le mie paure nella speranza di sbagliarmi sulle tue intenzioni…Accetto benchè io sappia esattamente quale sia il limite consentito per rimanere sani di mente e quanto possa essere semplice con te superarlo e perdersi per sempre…Capisco cosa desideri dai tuoi gesti, dal modo che hai di sfiorarmi e di modulare la voce, ma è qualcosa che non posso darti perché significherebbe andare contro i miei principi…ho deciso di trattarti come un qualsiasi altro uomo, sebbene il tuo volto mi ricordi ogni santa volta chi sei…dovrei dirti addio e tornare alla vita di sempre, quella in cui esiste solo la tua voce, ma non avevo messo in conto la possibiltà che tu mi concedessi un pizzico della tua anima invece di lasciarmi perdere…e sei anche meglio di qualunque mia fantasia, Jared, ed è per questo che sono ancora qui nonostante tutto mi dica che sto sbagliando…- sospirò, dando le spalle a Jared per evitare che notasse i suoi occhi lucidi -...e mi chiedo perché continui a volermi…Cosa posso offrirti che tu già non abbia?”

Kate udì dei passi e poi delle braccia l’avvolsero da dietro.

Il calore del corpo di Jared contro il suo la fece rabbrividire.

“Tutto.” sussurrò lui melodioso.

Kate sentiva il cuore scoppiarle dentro al petto, ma riuscì comunque a vincere la battaglia contro il turbinio di emozioni che stava provando.

 “Niente…”

Jared la fece voltare delicatamente verso di lui e le accarezzò il viso.

“Kate, tu…- le sollevò il mento - …hai quell’onestà che ho sempre cercato nelle persone. Quell’onestà che mi permetterebbe di avere di nuovo fiducia in questo mondo assurdo e falso…Io ho bisogno di credere.”

Kate sospirò.

“Temo che sia l’alcol a parlare…non tu…”

Jared sbuffò scuotendo il capo.

Quella ragazza era così testarda.

“Senti, può anche darsi che quei drink mi stiano facendo dire più del dovuto, ma sono certo che il nostro incontro sia stato voluto. C’è sicuramente un motivo se tu, in questo preciso istante, sei qui, di fronte a me, e non da un’ altra parte.

Quanto ancora a lungo pensi di poter combattere contro di me? Contro quello che proviamo?”

La risposta gli arrivò forte e chiara quando sentì le labbra di Kate sulle sue.

Era durato un attimo, un attimo in cui si era perso e poi ritrovato.

I loro nasi si sfioravano ancora e per lui fu facile riappropriarsi delle sue labbra, e darle finalmente il bacio che aspettava.

 

…This is Louis Vuitton Don night

So we gon’ do everything Jay’ll like

Heard they’d do anything for a klondike

Well I’d do anything for a blonde-dike

And we’ll do anything for the limelight

We’ll do anything when the time’s right

Baby, you’re making it harder, better, faster, stronger…

 

Un altro flashback…un altro errore…

 

“Noi faremmo qualsiasi cosa per la fama e si sa che andare a letto con la gente famosa dà una bella spinta…”

Le due biondine svizzere erano ancora in piedi davanti alla porta della sua camera.

 Due bamboline dal profumo costosto, vestiti costosi, accessori costosi.

Stupide? Frivole?

No.

Erano solo molto…intraprendenti.

“Apprezzo molto la vostra onestà, ma se siete venute per quello potete anche andarvene.”

“Come scusa?”

“Avete capito bene. Non ho alcuna intenzione di prestare il mio nome per farvi pubblicità. Nessuno scambio di favori. O lo fate senza chiedermi nulla in cambio o procedo subito a chiamare l’escort service e voi vi levate dai piedi.”

“Credi che acconsentiremmo solo perché sei innegabilmente bello e sexy?”

Jared incrociò le braccia davanti al petto, poggiando una spalla allo stipite della porta.

Le guardò con attenzione.

Quella che aveva parlato aveva un caschetto di capelli biondo platino e due occhi azzurri come il mare, l’altra aveva dei boccoli color del miele che scendevano sulle sue spalle e due occhi che gli ricordavano gli smeraldi.

Erano decisamente belle.

Indossavano entrambe un impermeabile nero che lasciava le gambe sode scoperte.

Probabilmente sotto portavano solo l’intimo.

 Assunse un’espressione maliziosa e si passò la lingua sulle labbra.

Qualche secondo dopo la platinata si avvicinò a lui.

Passò una mano sui suoi addominali, salendo poi sui pettorali scultorei.

 “Hai proprio ragione…Leto.” gli sussurrò sensualmente all’orecchio, ed entrò senza chiedere il permesso.

Sorrise sghembo, e fece cenno all’altra di entrare. Chiuse la porta dietro di sé e le osservò mentre si accomodavano sullo stesso divano.

Lui si sedette a gambe larghe di fronte a loro, su una poltronicina di velluto rosso.

“Sia chiaro, stasera si fa tutto quello che piace a Jay.”

Le ragazze annuirono obbedienti.

“Sapete, sono proprio curioso di vedere cosa sono in grado di fare due belle bamboline come voi…”

“Non ci chiedi nemmeno come ci chiamiamo?”, chiese la platinata.

“Non mi interessano i vostri nomi.”

“Oh, sei proprio un bastardo senza cuore…” disse con tono fintamente drammatico quella che non aveva ancora parlato.

“Allora ce l’hai la lingua.”

“Sì…e la so usare molto bene…”

“Dimostramelo.”

La bionda fece per alzarsi ma lui la fermò con un gesto della mano.

“Non su di me, bambolina…” e con lo sguardo indicò la sua amica.

La ragazza dagli occhi verdi gli rivolse un’occhiata perplessa, poi tornò a sedersi accanto all’amica e cominciò ad accarezzarle una coscia con la solita malizia.

“Leto veut se donner au voyeurisme, Béatrice [trad. Leto vuole darsi al voyeurismo] …” , disse la bionda all’amica.

“ Il paraître que oui… [trad. Pare di sì]”

Jared le osservava mentre si facevano sempre più vicine, fino a sfiorarsi le labbra.

Si comportavano come se lui non ci fosse, come se si stessero studiando, o meglio, corteggiando.

Le vide togliersi gli impermeabili a vicenda, rimanendo in intimo, mentre si toccavano e si scambiavano qualche bacio delicato, quasi casto.

Il cantante sentì l’eccitazione invadergli la mente e il corpo e liberò l’erezione dall’ingombro dei pantaloni, cercando in qualche modo di soddisfare il suo crescente desiderio.

“Donnons-lui ce qu’il désire, Monique… [trad. Diamogli quello che desidera]” e fu proprio la platinata ad approfondire il bacio, dando inizio ad una danza spietata di lingue e di corpi che fece perdere totalmente il controllo a Jared, il quale, liberatosi degli ultimi indumenti, raggiunse le ragazze e prese in mano le redini del gioco.

In fondo, non gli era mai piaciuto rimanere passivo…

 

…N-n-now th- that don’t kill me

Can only make me stronger…

 

No, il dolore per i suoi sbagli, per la sofferenza inflitta a Kate e per la sua perdita, non lo aveva ucciso, ma l’aveva reso più forte.

E adesso sarebbe riuscito a rimediare.

Avrebbe lottato contro se stesso per riaverla al suo fianco.

 

…I need you to hurry up now

Cause I can’t wait much longer…

 

Sì, non era più in grado di aspettare.

Era un appello alla sua infima natura…un invito ad accettare il cambiamento fin da subito.

Sarebbe stato un uomo nuovo.

 

I know I got to be right now

Cause I can get much wronger

Man I’ve been waiting all night now

That how long I’ve been on ya…

 

Lo credeva. Lo sentiva. Ne era certo.

Era lui l’uomo che il destino aveva scelto per Kate.

 

…I need you right now

I need you right now…

 

Era un messaggio per lei…

 

…I need you right now!

I need you right now!

 

…urlato nel tentativo di farle comprendere fino in fondo quanto agognasse la sua presenza nella sua vita.

 

Don’t act like I never told you

Don’t act like I never told you

Don’t act like I never told you

Don’t act like I never told you

Don’t act like I never told you

Don’t act like I never told you

Don’t act like I never told you

Don’t act like I never told you!

 

E lei non poteva ignorarlo.

“Questa è per Kate…”*

No, non poteva ignorarlo.

 

*Nei primi video di Stronger che passavano su Youtube, si sentiva chiaramente un “This one’s for Kate.” pronunciato da Jared (ora circola solo la versione tagliata).

Diciamo che proprio da questo ricordo è nata l’ambientazione e il nome della protagonista femminile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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