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Autore: xGoWentGone    13/12/2011    1 recensioni
La fanciulla si mise carponi, strisciò in avanti e si adagiò al suo fianco. Il drago la cinse con una zampa e la trasse più vicino a sé. Appoggiò il muso accanto a lei e la guardò con un occhio solo; le narici fremevano emettendo aria calda.
- Dormi - disse perentorio; la voce le risuonò nel petto. - Chiudi gli occhi, mia cara -.
La fanciulla ubbidì. Tutto scomparve nelle tenebre.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fanciulla aveva capelli d’oro e occhi di zaffiro.
Abitava con sua nonna, in una casetta ai margini del villaggio, isolata rispetto alle altre.
Diede un bacio sulla fronte della nonna; i suoi occhi si illuminarono e le sorrise. Non parlava più da anni, si limitava a ridacchiare o a lamentarsi quando era triste. La fanciulla le scostò una ciocca bianca dal volto; la nonna si era presa cura di lei per tanto tempo e adesso toccava alla fanciulla occuparsene: gli anni l’avevano fatta tornare bambina, una bambina fragile, con il volto solcato da rughe.
Sarebbe andata alla fonte per prendere un po’ d’acqua. Salutò la nonna con la mano; lei non la vide, guardava il soffitto borbottando in modo incomprensibile. La fanciulla raccolse il secchio ed uscì.
Era mattino presto. Nel bosco gli uccelli cinguettavano ed il loro canto era l’unico rumore udibile insieme allo scrosciare dell’acqua della fonte in lontananza. La fanciulla si addentrò nel fitto degli alberi canticchiando a labbra strette una canzone che le aveva insegnato la nonna tanto tempo prima.
Al tramonto sparisce il sole
Non sentirai alcun dolore
Fin quando io starò accanto a te
E ti terrò vicino a me
Camminò fino a raggiungere una radura, al centro della quale c’era la polla. Si inginocchiò sulla riva sassosa spingendo i capelli oltre una spalla perché non si bagnassero. L’acqua le restituì la sua immagine. Sorrise al riflesso.
Il rumore di un ramo spezzato alle sue spalle la fece sussultare; il secchio le scivolò di mano, si voltò di scatto.
Era lui. La fissava nascosto all’ombra di un albero. La fanciulla trattenne il fiato.
<< Che cosa ci fai qui tutta sola? >> la bestia fece un passo avanti.
Con il cuore che le martellava nel petto, la fanciulla si alzò in piedi. Il secchio galleggiava sul pelo dell’acqua e si era allontanato; quanto avrebbe voluto fare lo stesso. Si guardò intorno alla disperata ricerca di una via di fuga.
<< Sta tranquilla, siamo soltanto io e te, ho controllato. Nessuno ti sentirà urlare >> la bestia sorrise. I suoi denti non erano aguzzi, ma la fanciulla lo trovò ugualmente spaventoso.
Indietreggiò, il respiro affannoso, e si ritrovò con i piedi nell’acqua.
<< Non aver paura >> la bestia allungò una mano, lei si ritrasse, inorridita. Doveva scappare: se fosse riuscito a prenderla sarebbe stata la fine; iniziò a correre. La bestia si lanciò al suo inseguimento e la raggiunse in poche falcate. Una mano callosa si serrò attorno al suo braccio; la fanciulla gridò, la bestia la spinse nel fango e le tappò la bocca con una mano. Era sopra di lei.
Lei scalciò, tentò di divincolarsi. La bestia le afferrò i capelli e le fece picchiare la testa contro il suolo. Un dolore acuto, pulsante, si propagò dalla testa in tutto il corpo. La vista le si annebbiò.
La bestia stava armeggiando con la cintura. << Finalmente. Lo sai da quant’è che aspetto il momento giusto, eh? >> la sua risata era simile al latrato di un cane. Il puzzo del suo alito la investì. Non poteva lasciare che succedesse, non poteva permettere che la bestia le facesse ciò che aveva in mente di fare.
Si sforzò di tenere le palpebre aperte ed avvistò una pietra accanto a lei. I pantaloni della bestia caddero a terra, lui si curvò su di lei, spinse la lingua nella sua bocca. La fanciulla chiuse gli occhi. Tese un braccio e strinse le dita attorno alla pietra, liscia e levigata. La abbatté con tutta la forza che aveva sulla nuca della bestia. Non un solo lamento; si accasciò sul suo petto e restò immobile. Lei lo spinse via, disgustata, si rimise in piedi e iniziò a correre.
Si rese conto che stava piangendo solo quando arrivò a casa.
Scese la notte.
La fanciulla stava dormendo, sognava, e nel sonno sorrideva. Erano sogni in cui esistevano solo abbracci e carezze gentili. Ma scomparvero quando venne svegliata dal vociare che proveniva dall’esterno.
La porta esplose sotto i colpi di vanghe ed asce, mani sudice e callose l’afferrarono, la trascinarono fuori per i capelli e serpenti di corda si avvolsero attorno a lei. Le bestie gettarono una fiaccola dentro la capanna e la sua casa prese fuoco; la nonna era sdraiata nel letto. Le bestie non si erano accorte di lei. La fanciulla pianse e urlò mentre il fuoco lambiva la casa. La nonna era lì dentro.
Ricordò i suoi capelli candidi ed il suo sorriso gentile. Non l’aveva neppure salutata.
Bruciò insieme alla capanna.
Le bestie legarono la fanciulla ad un palo conficcato al centro della piazza del villaggio; lui era ancora vivo. Brandiva una torcia e le dava le spalle, rivolgendosi alla folla che si era riunita tutt’intorno. I capelli della fanciulla erano sporchi di sangue ed il suo volto macchiato di fango; l’avevano colpita con un bastone perché smettesse di lottare e l’avevano imbavagliata perché smettesse di gridare. Ma nessuno le aveva strappato il cuore perché smettesse di avere paura.
<< Questo essere ci ha ingannati tutti con la sua bellezza. Ma il suo aspetto è frutto di un inganno del demonio: è una strega. E’ lei che la bestia vuole! Ecco perché tormenta il nostro villaggio, ecco perché incendia i nostri raccolti e uccide il nostro bestiame >>.
La fanciulla aveva gli occhi appannati dalle lacrime. Quando la bestia si voltò verso di lei, il grugno illuminato dal bagliore della torcia, riuscì a stento a riconoscerne il volto, ma vide i suoi occhi: ardevano d’odio. Erano nitidi, tizzoni di brace nella nebbia.
<< Strega >> le sputò addosso. Altre bestie lo imitarono lanciando grida festanti, alcune raccolsero pietre e ramoscelli e glieli scagliarono contro. Un sasso la colpì sul ginocchio, che cedette di schianto. Un altro sulla fronte. Sperava che l’avrebbero uccisa subito. Sperava di morire in fretta per poter chiedere scusa alla nonna. Non era stata abbastanza brava a prendersi cura di lei.
Ma la bestia che se ne stava sempre rintanata in chiesa li fermò. << Basta o la ucciderete! >> si frappose tra lei e la folla. << Ci serve viva. Festeggeremo quando la bestia ci lascerà in pace >>.
La notte passò. Se n’erano andati tutti. Faceva freddo. La fanciulla tremava. Non poteva scappare; i nodi erano troppo stretti, lei era troppo debole.
La bestia della chiesa emerse dall’oscurità. Le si avvicinò; l’odore dell’incenso e del sudore le punse le narici. La osservò a lungo, le scostò un ciuffo di capelli dal viso. << Come oro >> la voce della bestia era roca, poco più di un sussurro. << Così bella … >> la sua mano madida le accarezzò il collo, scese, e le dita s’insinuarono sotto la sua veste. La fanciulla gemette, la bocca sigillata dal bavaglio e tentò di ritrarsi, ma le corde glielo impedirono. La bestia la toccò. << Non sei una creatura del Signore >> ritrasse la mano come se avesse sfiorato ferro bollente, << tu fai cadere in tentazione. Consegnarti alla bestia è l’unico modo che abbiamo per salvarci. Capisci, vero? E’ l’unico modo. Grazie a te ci salveremo tutti e forse, allora, il Signore avrà pietà della tua anima >>. Le tracciò il segno della croce sulla fronte. La guardò un’ultima volta e corse via.
La fanciulla lo osservò allontanarsi. L’avrebbero consegnata alla creatura della montagna. Il suo cuore tremò al pensiero.
La mattina giunse pallida e grigia.
Le bestie estrassero il palo dal terreno alle prime luci dell’alba e lo caricarono su un carro trainato da buoi.
Alla testa del corteo c’era lui. Levò in alto un’ascia. << Alla montagna! >>
Le altre bestie risposero urlando la loro approvazione.
La fanciulla pianse in silenzio per tutto il tragitto. Attraversarono un tortuoso sentiero che si snodava lungo l’orlo di un crepaccio. Entrarono nella foresta. I corvi compievano brevi voli frullando le ali per spostarsi da un ramo all’altro. La osservavano; avevano occhi neri e lucidi. La fanciulla ricambiò il loro sguardo. Non era come essere guardata dalle bestie. I corvi non cercavano di toccarla o farle male.
Gracchiarono al loro passaggio.
<< E’ un segno >> disse la bestia della chiesa. Le altre bestie tentarono di scacciare i corvi agitando le armi nella loro direzione, ma quelli continuarono a seguire la loro avanzata.
La montagna si stagliò contro il cielo plumbeo, la vetta acuminata solleticava le nuvole.
Le bestie brancolavano nella nebbia. Le fiamme delle loro fiaccole galleggiavano nell’aria. Fuochi fatui in un cimitero.
Presto sarebbe morta.
Era già morta.
Le bestie si fermarono in uno spiazzo ai piedi della montagna. Iniziarono a cantare.
Morire non sarebbe stato doloroso come vivere. La carne strappata e le ossa spezzate non avrebbero fatto male come le mani che la ghermivano e le corde che le segavano i polsi. La fanciulla si augurava di non soffrire troppo. Sperava di essere divorata in un sol boccone.
Non riusciva a comprendere le parole della litania; esse  riecheggiavano nella nebbia, simili al lamento di un animale moribondo.
Un ruggito. Il guizzo di una fiammata baluginò sulla vetta della montagna. Le bestie sussultarono. Il canto si interruppe. I buoi iniziarono a muggire. La fanciulla osservò quello spettacolo con gli occhi strabuzzati, le membra che formicolavano. Un boato di tuono risuonò tutt’intorno.
<< Ha funzionato >>. Era lui; aveva la fronte corrugata, gli angoli della bocca rivolti all’ingiù. Rabbrividiva, e la fanciulla si nutrì del terrore che leggeva nel suo sguardo << Sta arrivando >>.
Una macchia nera si gettò in picchiata e scivolò lungo il crinale del monte. Spiegò le ali un istante prima di toccare il suolo.
Le bestie si affrettarono a spingere il carro con a bordo la fanciulla in avanti. Lei si dimenò, ma le funi rimasero al loro posto. Non poteva scappare. Le bestie si rifugiarono dietro al carro.
Il drago volò verso di loro agitando le ali da pipistrello; la fanciulla lo vide avvicinarsi ed il suo corpo divennero di marmo. Il cuore palpitava nel petto. Ogni battito era una stilettata.
Il cielo livido venne squarciato dall’ombra del drago. Giunse planando, trasportato dal vento; artigliò la roccia con le zampe e la terra fu scossa da un brivido. Le bestie indietreggiarono, scapparono, si calpestarono. Abbandonarono le patetiche armi che avevano inforcato squittendo come ratti.
Era grande quanto l’orizzonte. Nero, annerito dal suo stesso respiro.
La fanciulla urlò, ma nessun suono si levò dalla sua gola.
Tutte le bestie erano fuggite. Desiderava che il drago continuasse a perseguitarle anche dopo averla divorata.
La creatura raccolse il carro tra le zampe e si alzò in volo. La terra si allontanò, divenne una macchia sfocata nella bruma. Il vento gelido feriva ogni brano della sua pelle.
La fanciulla roteò gli occhi. Non precipitò solo grazie alle funi che le straziavano la carne.

 
  
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