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Autore: CowgirlSara    29/03/2004    2 recensioni
Celebrion, misterioso nipote di Galadriel... Che cosa lo lega ad Haldir? Quali segreti nasconde? Riuscirà l'amore che lo unisce a Legolas a resistere alle ripetute separazioni? La battaglia per Amore e Verità sarà la più dura da combattere.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

Epilogo

 

Ma il tempo che passa

Non sta a casa mia

Is there a reason to run away from here?

Ed ora che, tu sei qui con me

Sento il mio cuore lassù...

(Il nome che non hai - Nomadi)

 

Re Thranduil tornò dalla sua passeggiata pomeridiana a cavallo conducendo la sua cavalcatura direttamente nelle stalle; smontò, poi affidò il cavallo ad un valletto. Vide però, mentre ritornava verso la reggia, che uno stalliere stava strigliando Arod; si avvicinò incuriosito.

"E' rientrato il principe?" Domandò all'altro elfo.

"Sì, Sire." Rispose quello inchinandosi. "Vostro figlio è tornato pochi minuti fa..."

"Non ci credo..." Commentò deluso il sovrano, allontanandosi.

"Il principe non era da solo..." Tentò di aggiungere lo stalliere, ma Thranduil era già ad una discreta distanza da lui.

Il sovrano percorse i corridoi della reggia velocemente; non riusciva a credere che Legolas fosse veramente tornato indietro, sembrava così deciso quando era partito... Si fermò davanti alla porta della camera del figlio, e bussò.

 

Legolas e Celediel erano impegnati in una sensuale danza, condita di baci ardenti e poco caste carezze; lui le aveva tolto quel che rimaneva del suo vestito da sposa, mentre lei gli stava sfilando dalle braccia alzate la camicia, percorrendo con le mani tutto il suo corpo magro e muscoloso.

Avevano cavalcato senza soste per mezza giornata, e ora volevano solo fare l'amore, finché non fossero stati troppo stanchi e troppo felici per desiderare altro che dormire.

Si scambiarono un altro bacio appassionato e profondo, mentre le mani di Celediel affondavano oltre il bordo dei pantaloni di Legolas, carezzandogli le natiche e spingendolo contro di se; lui indugiava sulla sua coscia vellutata, sollevandola contro la sua gamba. Il fuoco dentro di loro cresceva, quando... bussarono alla porta...

 

I due elfi si voltarono contemporaneamente verso la porta con lo sguardo sorpreso e deluso, ed il respiro ancora affannato.

"Legolas, sono io." Disse Thranduil bussando di nuovo. "Legolas."

Gli innamorati si scambiarono un'occhiata molto delusa, poi il principe sfiorò con le dita un seno della fanciulla, come fosse un tesoro a lungo desiderato e di cui è ritardato il possesso, e le sorrise; dopo di che le indicò la sua camicia e le fece cenno di rimanere indietro. Infine andò ad aprire.

"Padre..." Lo salutò titubante, ma senza poter nascondere la gioia sul suo volto.

"Non posso credere che ti sia bastato un giorno per arrivare a Lòrien, e tornare." Affermò il sovrano con aria inquisitoria.

"No, in verità... ma non sono arrivato a Lòrien." Rispose il figlio, con lieve imbarazzo; con la mano, nel frattempo, fece cenno a Celediel di avvicinarsi.

"Credevo di averti spiegato..." Il tono era di rimprovero, e Thranduil teneva gli occhi bassi; quando risollevò lo sguardo vide, seminascosta dietro a suo figlio, una fanciulla dai biondi capelli scompigliati, con indosso una delle camicie del principe. I suoi occhi si spalancarono sorpresi; lei gli fece un timido sorriso.

"Padre..." Il sovrano distolse gli occhi dalla ragazza e guardò Legolas. "Ti presento Celediel Canto dell'Alba... la donna che amo." Gli disse il figlio; la principessa sorrise più cordialmente.

"Perdonatemi, Sire, se sono entrata nel vostro palazzo furtivamente, ma le mie condizioni non erano presentabili..." Spiegò Celediel imbarazzata.

"Ah, capisco..." Mormorò il re con un certo disagio. "Infatti vi vedo un po' sbattuti, cosa è capitato?" Domandò allora.

"Ecco..." Riprese Legolas, stringendo la mano di Celediel. "...abbiamo avuto un imprevisto, e siamo caduti nel fiume..."

"Beh, se è così..." Intervenne Thranduil, afferrando la maniglia e tirando la porta verso di se. "...io vi lascio finire di..." Pausa imbarazzata. "...di sistemarvi, o quello che è, e magari ne parliamo più tardi, a cena..." 

"Sì, più tardi, a cena." Confermò il figlio, mentre Celediel si tratteneva dal ridere.

"Se la nostra gentile ospite avesse bisogno di qualche indumento, poi, non esitare a fornirle tutto il necessario." Affermò infine, poco prima di sgattaiolare lungo il corridoio; Legolas annuì.

"Vi ringrazio, Sire." Disse la fanciulla con un lieve inchino.

"Oh, di nulla, mia cara..." Rispose Thranduil, mentre svoltava l'angolo.

Legolas e Celediel chiusero la porta, poi si scambiarono un'occhiata divertita e, infine, scoppiarono a ridere.

Lungo il corridoio Thranduil si fermò, deglutendo, poi cercò di smaltire l'imbarazzo; capiva perfettamente di aver interrotto molto più di semplici operazioni di sistemazione... Era comunque felice, aveva visto il volto di suo figlio finalmente rilassato e gioioso; qualunque decisione avesse tormentato l'animo di quella fanciulla, alla fine aveva scelto Legolas. Sorrise, riprendendo la sua strada.

I due elfi ridevano ancora, ma, ad un certo punto, Celediel prese la mano di Legolas; il principe sollevò gli occhi lucidi su di lei, che aveva smesso già di ridere.

"Non avevamo interrotto qualcosa?" Gli domandò con aria maliziosa.

"Sì." Rispose lui.

"Amarti in un letto, sarà diverso che farlo in mezzo al bosco?" Chiese allora lei, costringendolo ad avvicinarsi.

"Quando farò con te ciò che la primavera fa con i ciliegi, non ti accorgerai di dove sei." Le sussurrò sulle labbra, occhi negl'occhi.

"Allora fammi fiorire." Replicò dolcemente lei, un attimo prima di baciarlo.

 

Qualche settimana dopo.

Legolas aprì gli occhi sulla penombra azzurra della stanza, poi si girò su un fianco e vide che il letto era vuoto accanto a se; spostò gli occhi sulla camera, fino a raggiungere una figura immobile vicino alla finestra.

Aveva addosso solo un fine lenzuolo, posato sulle spalle; i raggi di luna ne attraversavano la sottile superficie, rivelando il profilo del suo corpo flessuoso. L'elfo non aveva mai visto nulla di più bello; i lunghi capelli biondi, splendenti nella bianca luce, non facevano che aumentare l'irrealtà dell'immagine. Celediel era bella come un sogno, un sogno che ora gli apparteneva ed era realtà.

Si alzò silenziosamente dal letto, raggiungendola; lei voltò appena il capo, quando lo sentì. I riflessi argentei illuminavano il suo viso, rendendolo bianco come quello di una statua.

"La luna è enorme, stanotte." Mormorò la fanciulla con la sua voce remota; Legolas spostò gli occhi da lei al cielo: in effetti la luna sembrava particolarmente grande e luminosa.

"E' bellissima." Commentò l'elfo, ma avvertiva un turbamento nella sua compagna; si spostò un poco, per riuscire a guardarla in viso. Lei si accorse del movimento e sollevò gli occhi; una lacrima d'argento le solcò, improvvisa, la guancia.

"Stanno lasciando il Bosco d'Oro, Legolas." Confessò con un filo di voce.

"Oh, Celediel..." La fanciulla lo abbracciò, avvolgendo anche il suo corpo nudo nel lenzuolo che aveva sulle spalle. "Devi rivederli, partiamo." Dichiarò poi Legolas; Celediel sollevò il capo dal suo petto, sorpresa.

"Io... non posso..." Balbettò lei, scuotendo il capo.

"Non posso permettere che tu viva con questo senso di colpa, devi parlarci un'ultima volta." Affermò deciso l'elfo, stringendola per le spalle.

"Forse hai ragione." Ammise Celediel chinando il capo.

"In meno di due giorni potremmo essere a Lothlòrien..."

"Sono già in viaggio per Gran Burrone." Lo interruppe lei; Legolas sgranò gli occhi sorpreso, ma dopo un attimo si riprese.

"Prenderemo la Via, potremmo addirittura superarli ed essere lì prima di loro." Proclamò.

"Sei proprio deciso a portarmi, eh?" Gli chiese lei con uno stentato sorriso.

"Farò di tutto, so che ci tieni, anche se non lo dici." Rispose Legolas stringendola a se. "Conosco il tuo cuore, anima mia." Bisbigliò dolcemente al suo orecchio; lei sorrise.

"Grazie..." Sussurrò Celediel, sfiorando con le labbra la pelle del suo collo.

"Ora va a vestirti, così partiamo." Le consigliò l'elfo; la principessa si scostò da lui con un sorriso riconoscente, poi s'incamminò.

Prima di uscire dalla camera si voltò per un ultimo sguardo; lui era fermo vicino alla finestra, nella penombra tinta d'azzurro dai raggi argentei della luna, il corpo splendido che emanava tenue luce, i capelli sciolti sulle spalle, un'espressione dolcissima.

"Sei bellissimo." Legolas le fece un tenero sorriso, e lei si sentì mancare il cuore, come la prima volta.

 

Cavalcarono tutto il resto della notte e l'intera giornata successiva, attraversando prima il fiume, poi la pianura, le colline e, infine, il passo tra le montagne; al tramonto guardavano dall'alto i boschi di Rivendell.

"Riposiamo." Disse Celediel, fermando il cavallo e smontando.

"Sei sicura di non voler andare avanti? Ormai non manca molto..." Le domandò Legolas.

"Sono vicini, ma non ancora qui." Rispose lei. "Domani forse..." Continuò laconica, perdendo lo sguardo sugli scuri boschi. "Ho bisogno di pensare." Aggiunse, fermandosi vicino ad un albero contorto e posando una mano sul suo tronco.

Legolas la osservò per qualche istante, prima di scendere dalla groppa di Arod; dopo aver lasciato liberi i cavalli, prese del lembas dalla sua sacca.

"Vuoi mangiare qualcosa?" Le chiese, guardandola con la coda dell'occhio.

"Non ho fame." Celediel continuava a fissare il cielo a sud, a volte a ovest; la strada che stavano percorrendo le portava il richiamo del mare, Legolas lo sapeva, anche per lui era così.

"Hai detto che dovevamo riposare, perché non lo fai?" La fanciulla si voltò di scatto, pronta a reagire, ma si trovò di fronte il sorriso dolce dell'elfo. "Vieni." La invitò, mentre si sedeva tra le radici di una vecchia quercia.

Celediel lo seguì con lo sguardo, poi si avvicinò; lui allargò le braccia e lei si sedette tra le sue gambe. Legolas la strinse a se, circondandola con le braccia, poi prese a baciarle l'orecchio ed il collo; lei incrociò le dita con le sue, stringendosi di più nel suo abbraccio, sospirando.

"Tu sei la mia terra, le mie radici crescono in te..." Le sussurrò dolcemente. "...dove tu andrai, io andrò..."

"Vale lo stesso per me..." Rispose Celediel, tenendo gli occhi socchiusi ed il capo posato sulla spalla dell'elfo. "...dove tu resterai, io resterò..."

Le loro labbra si cercarono, fino a sfiorarsi; le bocche si socchiusero, prendendo quel che desideravano. Un bacio che dava a entrambi più forze di qualsiasi pan di via.

 

Un'alba brumosa vide la ripresa del loro cammino; discesero la costa della montagna in mezzo al bosco, fino ad incrociare il corso di un burrascoso torrente, che qualche miglio più avanti si sarebbe trasformato nel Bruinen, il fiume di Gran Burrone.

Continuarono a viaggiare a velocità sostenuta, finché, circa a metà strada dalla città di Elrond, Celediel svoltò improvvisamente a sinistra, imboccando un sentiero tra la vegetazione che puntava decisamente a sud.

"Seguimi." Gli disse soltanto, e, siccome non c'erano motivi per non fidarsi dell'istinto dell'elfo che amava, Legolas la seguì.

Il resto della giornata lo spesero percorrendo il sentiero all'ombra delle montagne, che Legolas non ebbe difficoltà a riconoscere come quello che intraprese la Compagnia in viaggio verso Mordor. Le ombre della sera scendevano già sulla loro strada, quando avvistarono, giù in fondo ad un'avallatura, luci soffuse avvicinarsi; canti elfici, che parlavano di stelle, di separazioni e di ritorni, echeggiavano tra le fronde dei sempreverdi e le foglie gialle e rosse degl'alberi caducei. Celediel e Legolas si scambiarono uno sguardo, poi, senza esitazione, scesero nell'avallatura.

Gli elfi, vicini al punto in cui arrivarono, si fermarono, voltandosi al sopraggiungere dei due cavalli; alcuni riconobbero la principessa, e osservarono incuriositi l'elfo silvano che la seguiva. Si levarono mormorii, molti dei presenti avevano assistito alla precipitosa conclusione delle sue nozze...

"La Dama! Dov'è la Dama?!" Domandò con urgenza Celediel, spostandosi lentamente a fianco della fila.

"In testa al corteo..." Rispose infine un soldato elfico; la fanciulla spronò Nhivòl, seguita da Legolas in sella ad Arod.

La cima del corteo, nel frattempo, si era fermata a sua volta, distratta dai rumori provenienti dalle sue spalle; al centro della fila, affiancata dal suo sposo e da Haldir, camminava la Dama, remota e impassibile come sempre. La luce eterna dei suoi occhi si fermò sulla splendente figura a cavallo ferma a pochi passi da lei; la fanciulla discese dal destriero e si avvicinò.

"Ti sei forse pentita delle tue azioni, e torni dunque a noi?" La voce di Celeborn le fece spostare gli occhi, che erano fissi in quelli di Galadriel; Celediel si fermò.

"No, padre mio, non sono pentita di nulla." Rispose senza indecisioni. "Volevo solo dirvi addio." Gli altri elfi avevano formato un semicerchio intorno a loro; Legolas stava un po' in disparte, osservando la scena, non voleva intervenire.

"Mi hai molto deluso, Celediel." Continuò il signore di Lòrien.

"Perché? Sapevi meglio di me che la decisione era nel mio cuore già presa, e che aspettava solo che la mente la accettasse." Ribatté decisa la fanciulla, continuando a guardarlo negl'occhi.

"Sì, lo sapevo, ma ciò non toglie che avresti potuto risparmiarci una tale umiliazione davanti ai nostri sudditi..." Replicò con espressione severa il sovrano.

"Vi prego, Sire, non continuate." Lo interruppe una voce maschile; Celediel si voltò, sussultando alla vista di Haldir. "Rovinerete l'ultimo saluto di colei che amate come una figlia, e non credo che desideriate partire col cuore gravato da una discussione al posto di un addio." Aggiunse saggiamente; la fanciulla tornò a guardare Celeborn.

"Perdonami Sire, per ogni preoccupazione e cruccio che ti ho dato, ma non potevo condannarmi da sola, provocando sofferenze doppie di quelle che ho comunque causato." Si scusò Celediel, trattenendo le lacrime.

"Non mi aspettavo un tale consiglio proprio da te, Haldir, ma se così è devo adeguarmi. Se hai perdonato tu, perché non dovrei farlo io, dando il mio perdono al sangue del mio sangue." Affermò Celeborn, tornando a sua volta a guardare la nipote.

"Oh, padre, l'averti offeso era ciò che più mi preoccupava, poiché non voglio nubi sul nostro addio." Affermò accorata Celediel. "Io ti amo e ti rispetto immensamente, e non avrò mai parole per ringraziarti di tutto quello che mi hai dato!" Esclamò poi, abbracciandolo; lui fu sorpreso da quel gesto, ma, dopo un attimo d'indecisione, le carezzò dolcemente il capo.

"Figlia mia, anch'io ti voglio bene, e ti benedico, nell'ora della nostra separazione." Le disse continuando a carezzarle i capelli, come faceva quando era bambina. "Va e vivi la tua vita, e un giorno, per volere dei Valar, ci ritroveremo insieme." Dette queste parole la scostò da se, poi le baciò la fronte. "Namàrië."

Celeborn si allontanò di qualche passo, e Celediel si ritrovò sola, di fronte ad Haldir; le parole, stavolta, le mancavano sul serio: che dire a colui che aveva osato abbandonare sull'altare? Ma lui, inaspettatamente, le fece un triste sorriso.

"Grazie, Haldir..." Mormorò incerta la fanciulla, riferendosi al suo intervento di poco prima.

"Di nulla, ma sono io a dover ringraziare te." Quelle parole la sorpresero. "Ho capito molte cose, a causa tua."

"Io, invece, non comprendo cosa tu voglia dire..." Intervenne sbalordita Celediel; Legolas si era avvicinato di qualche passo, ora stava alle spalle della sua compagna.

"Io ti amo ancora." Confessò fissandola negl'occhi. "Ma ho capito che non ti potevo chiedere di sacrificarti, io voglio vederti felice, e poi... Ho sempre saputo che non mi saresti mai appartenuta, solo non volevo ammetterlo, il tuo gesto mi ha aperto la mente..." Aggiunse sicuro; Legolas lo osservava incredulo.

"Haldir..." Mormorò Celediel, con gli occhi pieni di lacrime di gratitudine.

"Non piangere, non è necessario." Le disse, asciugandole l'unica lacrima che le scendeva sulla guancia. "Spero di dimenticarti e di trovare anch'io la gioia di un amore corrisposto, per ora ti saluto." Le prese le mani e gliele baciò, poi si scostò da lei e fece qualche passo verso Legolas. "Abbi cura di lei." Gli raccomandò.

"Lo farò, poiché ella mi è molto cara." Rispose annuendo il principe; si strinsero la mano.

Celediel, nel frattempo, si era avvicinata alla Dama, la quale non aveva mai smesso di fissarla per tutto il tempo; i due elfi si scambiarono una lunga occhiata.

"Tu lo sapevi." Affermò infine la principessa; Galadriel annuì.

"Il tuo cuore gli apparteneva già da lungo tempo, quando ritornasti a Lòrien." Affermò la Dama. "Dovevi solo trovare il coraggio di spezzare le catene che ti legavano al passato e donarti al futuro."

"Ora l'ho fatto, ma ti perdo Naneth." Mormorò dispiaciuta Celediel.

"Inevitabile è l'addio, ma non sarà lungo il distacco, misurato in vita di elfo." La rincuorò Galadriel, prendendole le mani. "E le stelle brilleranno sull'ora in cui ci ritroveremo." La fanciulla si accorse di un oggetto che la Dama le aveva posato nel palmo della mano; guardò e poi sollevò uno sguardo stupito sul viso dell'altro elfo.

"Ma questo è..."

"Nenya." Fu la regina a finire la frase. "Il suo potere non è più quello di una volta, ma rimane comunque uno dei Tre, conservalo fino al giorno in cui potrai restituirmelo." Le disse dolcemente, sorridendo.

"E' il dono più bello che ho mai ricevuto, e lo conserverò gelosamente." Dichiarò Celediel, stringendosi al petto l'anello.

"Namàrië, Celediel." Salutò allora la Dama, mentre la fanciulla si chinava per ricevere il suo bacio sulla fronte; quando ebbe detto addio alla nipote, Galadriel si girò verso Legolas, alzando la sua bianca mano. "Namàrië Legolas." Gli disse; lui le fece un inchino ed un sorriso. Galadriel, infine, tornò a guardare Celediel; la fanciulla aveva gli occhi pieni di lacrime.

"Na... namàrië Naneth..." Balbettò al principessa piangendo; la Dama le carezzò teneramente la guancia, con un dolce sorriso, poi levò alta la sua mano ed incitò il corteo a riprendere la marcia.

Celediel chiuse gli occhi e chinò il capo, continuando a piangere, mentre la silente fila degli elfi di Lòrien le passava a fianco; qualcuno le circondò le spalle scosse dai singhiozzi, senza guardare lei lo abbracciò. Quell'abbraccio le diede immediata consolazione e calore.

"Saes, meleth... (ti prego, amore)" Le sussurrò dolcemente Legolas. "Ti prego, non piangere più... io sono qui con te..." Lei lo strinse più forte, nascondendo il viso tra i suoi capelli.

 

L'alba luminosa li raggiunse quando furono di nuovo sul passo; il sole sorgeva rosso alle loro spalle, tra nuvole rosa, e una brezza leggera e fresca scompigliava i capelli.

Erano fermi a far abbeverare i cavalli, e Legolas osservava il panorama in un punto dal quale si poteva godere di un'ampia vista della valle di Rivendell; ma il suo sguardo si perdeva in alto, a occidente, come se potesse intravedere le torri. Celediel si avvicinò silenziosa.

"Senti il suo richiamo, vero?" Gli domandò, lui girò appena il capo e annuì.

"E' forte, la voce del mare... lo desidero, ma ne ho paura..." Rispose poi.

"Ti capisco, capita anche a me." Affermò la fanciulla; lui tornò a guardare l'orizzonte. "Non è ancora il nostro tempo, Legolas." Continuò Celediel, l'elfo si voltò sorpreso.

"Tu, come fai a..." Balbettò; lei sorrise.

"L'ho visto nello specchio." Rispose restando appoggiata da un tronco; Legolas la osservava incuriosito.

"Quando..."

"Un regalo di Galadriel." Lo interruppe la fanciulla. "Per spronarmi a decidere, solo che in quel momento mi ha confuso ancora di più." Confessò candidamente. "In questo momento capisco molte più cose..."

"Dicono che le rivelazioni dello specchio possano essere interpretate solo con il passare del tempo." Affermò Legolas.

"Penso che sia vero." Concordò Celediel allegramente; lui, però, distrasse nuovamente lo sguardo. L'altro elfo lo osservò per qualche istante, era splendido ma velato di tristezza. "Ora che faremo?" Gli chiese.

"Non lo so..." Rispose a bassa voce.

"Hai intenzione di tornare a Gondor?" Continuò la fanciulla, tenendo gli occhi fissi su di lui; finalmente si voltò completamente verso di lei, e sorrise.

"Sì, penso proprio di sì." Le disse senza incertezze. 

"Mi porterai con te?" Domandò allora Celediel, con un sorriso supplichevole; lui fece un'espressione divertita.

"Credi davvero che potrei andare da qualche parte senza di te?" Ribatté poi, avvicinandosi e posandole le mani sui fianchi; lei negò col capo, circondandogli il collo con le braccia.

"Insieme." Sussurrò Legolas guardandola negl'occhi.

"Fino alla fine delle stagioni del mondo." Mormorò Celediel, ricambiando lo sguardo.

Il sole aveva ormai superato le lontane alture dell'est, ed ora spandeva i suoi primi raggi d'oro su un nuovo giorno della nuova era della Terra di Mezzo; due elfi che avevano combattuto per questa nuova era, si giuravano amore eterno in quella luce splendente. E l'alba brillava, come la luce dei loro cuori persi nel bacio che suggellava la promessa.

 

Fine

 

Grazie a tutti quelli che hanno commentato questa ff, sappiate che la amo molto, soprattutto il personaggio di Celediel, e perciò ho apprezzato, e apprezzerò ogni commento al mio lavoro. Grazie ancora e un bacione a tutti. Sara

   
 
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