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Autore: kateausten    13/12/2011    13 recensioni
"Oddio" disse Hermione aggrappandosi al tavolo.
"Miseriaccia" balbettò Ron guardando la figura davanti a loro.
Anche il piccolo Harry- poteva avere al massimo due anni- guardò i due ragazzi sconvolti. Fasciato dalla divisa afflosciata sulla sedia, fece un gran sorriso sdentato prima di tendere le manine verso i due.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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"He... He...".
"Su Harry, avanti!" il tono di Hermione era incoraggiante.
"He... He...".
"Ce la puoi fare, me lo sento...".
"He... He...".
"Hermione".
La ragazza si girò, sussultando. Ron era appena entrato nella sala comune dei Grifondoro e li stava guardando piuttosto divertito. Hermione alzò gli occhi al cielo, un pò imbarazzata, e si girò nuovamente verso Harry, che all'arrivo di Ron, aveva cominciato a tendere con impazienza le braccine verso di lui.
Lui si sedette sul tappeto rosso accanto alla ragazza, nel piccolo angolo della stanza affollata dagli studenti che lei si era ritagliata per stare un pò con Harry.
Sia lei che Ron erano rimasti sorpresi da come i Grifondoro, ma anche gli altri studenti, avessero rispettato la richiesta della McGranitt nel lasciare in pace loro due e Harry. Nessuno aveva mai dato loro fastidio.
"Non è un pò troppo piccolo per pronunciare il tuo nome?" chiese Ron, sorridendo, mentre prendeva Harry in braccio.
"Poteva riuscirci, sai" si difese lei "E' un bambino intelligente".
"Si, ma non è un cervellone" ribattè lui con noncuranza.
Hermione fece una piccola smorfia.
Scese il silenzio; si guardarono negli occhi velocemente e poi abbassarono lo sguardo, sorridendo appena. Gli avvvenimenti della sera prima erano stampati chiaramente nella loro memoria e stavano tornando prepotenetemente a galla.
Quando quella mattina Hermione si era svegliata, ricordando Ron e quello che era successo, si era sentita così fragile, come se la sua pelle fosse fatta di carta velina, come se i contorni del suo corpo non fossero ben definiti. Ma si era anche sentita orgogliosa del coraggio che entrambi erano riusciti a dimostrare.
Si toccò piano le labbra e ripensando ai baci del ragazzo, si sentì girare la testa, come se avesse bevuto un Wisky Incendiario tutto d'un fiato: era possibile sentire i postumi di un bacio?
Scacciò le immagini di Ron su di se e si concentrò sul Ron casto e puro seduto di fronte a lei che giocava con Harry.
"Allora?" chiese con voce ansiosa "Cosa voleva la McGranitt?".
La professoressa aveva convocato uno di loro due nel suo ufficio una ventina di minuti prima e Ron si era offerto di andarci.
Ron alzò lo sguardò e i suoi occhi si incupirono.
"Voleva informarci del fatto che... Lumacorno ha trovato l'antidoto" disse a mezza voce.
Hermione sgranò gli occhi e guardò Harry.
"Cosa?" chiese con voce acuta "Ma... ma... ne è sicuro? Voglio dire, è una pozione complicata, se la sbaglia e...".
"Hermione" la interruppe dolcemente Ron "Lo sapevamo. Sapevamo che il momento sarebbe arrivato, prima o poi".
Hermione tacque. Lo sapeva, certo che lo sapeva. Ma alcune volte puoi provare un dolore nuovo di zecca anche quando sei a conoscenza della causa che ti farà soffrire.
"Quando?" chiese in un bisbiglio.
"Probabilmente stasera o al massimo domani mattina" rispose Ron "Deve trovare ancora alcuni ingredienti".
Ron la guardò digerire quell'ultima informazione: si morse il labbro, cercando di non far vedere quanto fosse turbata. Miseriaccia, come poteva sollevarle il morale? Non sapeva cosa dirle, era Harry quello bravo con le parole. Non lui, lui faceva danni e basta e adesso avevano trovato un'equilibrio così precario che lui non se la sentiva proprio di incrinarlo.
Poi gli venne un'idea.
"Dai" disse balzando in piedi così velocemente che Harry cacciò un piccolo urlo di sorpresa "Andiamo da Hagrid".
Hermione sorrise, sorrise veramente.
Poteva non essere bravo con le parole, ma con i fatti era imbattibile.

                                                                  *

Dovevano parlare di ciò che era successo?
Ron si era lambiccato il cervello per tutta la mattina. Quello che era successo la sera prima, ad essere sinceri, non era esattamente quello che aveva programmato nella sua mente (o meglio, ci aveva fatto un pensierino che potesse succedere qualcosa- anzi, più di un pensierino; erano anni che faceva pensierini su Hermione- ma non era proprio necessario che lei lo sapesse).
Lui voleva semplicemente distrarla dalla situazione Harry- bambino e farla rilassare.
E magari, se la serata andava bene, chiederle scusa per il suo comportamento riguardo i tritoni e le sirene.
E se la serata andava proprio bene, Hermione avrebbe smesso di essere arrabbiata con lui, gli avrebbe sorriso e avrebbero piacevolmente condiviso una bella cena al chiaro di luna.
I suoi propositi, del tutto amichevoli e senza doppi fini, ovvio, erano durati, più o meno, fino a quando non le aveva preso la mano per portarla nelle cucine a prendere il cibo.
Quindi, secondo un suo rapido calcolo mentale, circa un minuto.
Ma ehi, aveva del buon cibo, aveva un albero a disposizione, aveva la luna, ma soprattutto, aveva Hermione. Non poteva certo essere una colpa quella di aver ceduto alla ragazza di cui era innamorato.
E lei era li, di fronte a lui, che gli sorrideva in quel modo che lui adorava. Gli parlava di strane teorie babbane e si scusava.
Hermione Granger si scusava con lui.
Dopo erano arrivati tutti quegli strani accordi e insieme, tutto il coraggio Grifondoro che lui
sapeva di possedere da qualche parte.

E i baci. Miseriaccia, i milioni di baci che si erano dati. E lei, che sussurrava il suo nome... Ron censurò i suoi pensieri, mentre le guancie gli si coloravano leggermente.
Così, mentre attraversavano il prato per andare da Hagrid, Ron la guardava di sottecchi- il viso nascosto nella sciarpa gialloro per proteggersi dal vento e Harry abbarbicato al suo collo- e si chiedeva se stavolta non sarebbe stato meglio parlarne, prima che uno di loro due scoppiasse per un motivo futile.
Prima le era sembrata tranquilla, ma non si poteva sapere.
"Hermione..." cominciò timidamente "Volevo dirti una cosa".
Lei si girò, senza smettere di camminare.
"Si, anch'io" concordò accigliata.
Il cuore di Ron perse un battito e fece un enorme sospiro.
"Ok" disse cercando di sembrare tranquillo "Inizia tu"
"Bene" disse Hermione in tono minaccioso "Non voglio assolutamente che Harry stia in braccio a Hagrid. Merlino solo sa dove potrebbe appoggiarlo."
"Ok" disse Ron, sorpreso.
"Non voglio neppure che stia in balia di qualche pianta carnivora" continuò sempre nel medesimo tono.
"Va bene" rispose lui, terrorizzato."O lo tengo io e o lo tieni te, ci siamo capiti?" concluse, lanciandogli un'occhiata torva.
"Oh" disse Ron, senza parole "Ci siamo capiti".
"Bene" annuì lei, soddisfatta, mentre arrivavano alla porta di Hagrid "Tu cosa volevi dirmi?".

                                                          *

Gli occhi di Hermione lampeggiavano pericolosamente. E ciò non era affatto un buon segno.
Dopo che erano entrati nella capanna di Hagrid, il mezzogigante aveva prelevato il piccolo Harry dalle braccia di Hermione pressochè immediatamente e lo aveva sistemato sulle sue ginocchia.
"Birbanti che siete. Ho dovuto aspettare quattro giorni prima che me lo portaste" disse gioviale, mentre Harry saltellava divertito sull'enorme gamba dell'uomo.
Hermione seguiva con occhi pieni di ansia quel gioco.
"Hagrid" disse nervosamente "Non credi che Harry si... ehm... potrebbe spaventare con tutto quel saltellare?".
"Schiocchezze, schiocchezze! Non vedi come si diverte?".
Ron guardò Harry, che effettivamente stava ridendo e cercando di acchiappare la barba di Hagrid contemporaneamente.
Hermione sospirò abbattuta e si lasciò cadere stancamente sulla sedia accanto a Ron.
"Sta tranquilla" mormorò lui "Non vedi come sono felici?".
Hermione notò l'uso del plurale nelle parole di Ron e guardandoli, non si concentrò più solo
su Harry, ma su Harry e Hagrid insieme. Il piccolo era completamente rilassato e allegro nelle braccia dell'uomo che lo aveva raccolto dalle macerie; Hagrid, era semplicemente raggiante. Pareva essersi dimenticato che nella stanza ci fossero anche Ron e Hermione, non aveva posato Harry in luoghi pericolosi e Thor era tranquillamente sdraiato in un angolo, con gli occhi dolci fissi sul suo padrone.

C'era una tale tranquillità, che Hermione si sentì una stupida per aver dubitato di Hagrid.
"Era così, Hagrid?".
La voce di Ron la fece sobbalzare.
"Così cosa?" chiese Hagrid, distogliendo lo sguardo da Harry.
"Harry" chiarì Ron "Aveva questa età quando lo hai portato a Silente per poi lasciarlo ai Dursley?"
Gli occhi scuri di Hagrid si incupirono un pò.
"Si" disse con voce roca "Era esattamente così. Un cosino con una grossa cicatrice... Mi sembra di essere tornato a diciotto anni fa". Stette un pò silenzio, ad osservarlo "Ma non è giusto che debba avere nuovamente un anno. Deve andare avanti".
Ron annuì e guardò soddisfatto Hermione. Lei arrossì, sentendosi punta nel vivo da quello sguardo. Cosa intendeva con quell'occhiata? Che lei non voleva che Harry tornasse adolescente? Certo che lo voleva! Era stato piacevole avere un bambino da coccolare, certo, ma...
Completamente irritata, con lui, con se stessa, con il mondo, Hermione si alzò di scatto.
"Sei uno stupido, Ron Weasley!" sbottò.
Aprì la porta con violenza e cominciò a marciare nel prato.
"Ma cosa...?" chiese Hagrid, sbalordito dall'azione della sua amica.
Ron scrollò le spalle sospirando e si alzò anche lui dalla sedia.
"Potresti badare a Harry, Hagrid? Il tempo di recuperare Hermione..." disse e lui annuì contento.
"Ma che cos'è, un cervo Harry?" lo sentì chiedere mentre usciva "Che bello... Vuoi vedere una cosa ancora più bella? Il mio piccolo snaso?".
Ron sperò con tutte le sue forze che al suo ritorno Harry non fosse stato ingoiato da una qualche strana creatura che Hagrid aveva ritenuto saggio nascondere alla vista delle persone.
"Hermione!".
Aveva le gambe più lunghe di lei e la raggiunse in poco tempo, al limite della Foresta Proibita. Stava lentamente scendendo la sera e l'aria si era fatta ancora più fresca.
"Fermati!" sbottò, mentre la prendeva per un polso.
Lei si divincolò furiosamente e si girò a guardarlo, mentre i suoi occhi lo scrutavano con rabbia.
"Cosa vuoi?" sibilò furiosa.
Ron indietreggiò di un passo.
"Si può sapere perchè ti sei arrabbiata così tanto?" chiese tranquillo.
"E me lo chiedi anche? Certo che sei un bel tipo, tu! Nel momento in cui penso che forse, forse non tutto è perduto, tu.."
"Io cosa? Cosa? Ti faccio semplicemente vedere la realtà dei fatti?" chiese Ron, offeso.
Hermione si zittì e lo guardò.
"Cosa vorresti dire?" chiese lentamente.
Ron sospirò.
"Hermione... ti sei troppo attaccata a Harry".
"Non è vero" lo riprese subito.
"Si invece" ribattè calmo.
"E' il mio migliore amico" disse Hermione, come per giustificarsi.
"Anche il mio. E proprio per questo voglio che ritorni a essere un diciottene normale. Non uno a cui devo cambiare il pannolino".
"Anch'io voglio questo, cosa credi?".
Ron la scrutò a fondo.
"Davvero?" chiese alla fine "E' questo che vuoi veramente? Che Harry non abbia più bisogno di te? Che... qualcuno non dipenda più dal tuo aiuto?".
Hermione stette zitta e lo guardò, improvvisamente pallida.
Ron scelse con cura le parole.
"Hermione, per troppo tempo ti sei occupata di qualcuno. Di me, di Harry. E' ora che... qualcuno si occupi di te" disse dolcemente.
Lei chinò il capo.
"Io..." disse con voce rotta "Io...".
"Lo so" mormorò Ron.
Alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi, stanca.
"Ron" disse "Tralasciando Harry... pensi che io e te insieme potremmo funzionare?" chiese.
Il modo in cui lo disse, fece scendere un brivido di paura lungo la spina dorsale del ragazzo.
"Certo che potremmo" disse automaticamente.
"Ma se non facciamo altro che litigare! Anche per sciocchezze".
"E allora?".
"Come possiamo mandare avanti un rapporto se passiamo il nostro tempo a discutere?".
"Ma chi se ne importa, Hermione!" esclamò esasperato "Chi se ne importa! Tu mi dai dell'immaturo, io della secchiona rompiballe. Tu ridi di gusto se un incantesimo mi va male, io faccio la tua imitazione durante le interrogazioni dei professori. Ma chi se ne importa! Siamo noi, Hermione, noi. E non voglio che questo cambi! Non sarà facile, non sarà semplice, lo sappiamo. Ma io lo voglio fare... perchè io voglio tutto di te. Voglio te... sempre. Sempre sempre e sempre".
Ron respirava affannosamente e Hermione aveva gli occhi pieni di lacrime.
"Ron..." mormorò.
"Tu cosa vuoi?" chiese il ragazzo a voce bassa.
Hermione aprì la bocca, ma non uscì alcun suono.
"Cosa vuoi, Hermione?" la incalzò.
"Te" rispose lei a mezza voce, come se fosse un segreto "Voglio te".
Rimasero a guardarsi, di fronte a quell'ammissione.
"Io sono qui" disse infine Ron, con il cuore che gli scoppiava "E non vado da nessuna parte".
Lei annuì e una piccola lacrima le scese sulla guancia, mentre sentiva il respiro rallentare e il grosso nodo allo stomaco sparire. Le parole di Ron avevano aperto qualcosa dentro di lei, come se avessero curato una ferita che non sapeva di avere. Non si doveva più occupare di nessuno, poteva vivere il suo amore, la sua vita in pace. Lui era li, sarebbe stato sempre li.
Non aveva più obblighi se non quello di essere felice.
"Ron, Hermione?".
La voce di Hagrid li raggiunse lentamente.
Entrambi si girarono e videro il guardiacaccia avanzare verso di loro, con Harry- ancora vivo e apparentemente illeso- fra le braccia.
"Scusate, non volevo..." disse imbarazzato.
"Tranquillo Hagrid" disse Ron, schiarendosi la voce "Cosa c'è?".
"E'... è arrivata la McGranitt" disse, mentre cominciava a tamponarsi gli occhi con il suo
enorme fazzoletto a fiorellini "Ha detto che ha fatto prima del previsto".

Hermione guardò speventata Ron, ma subito dopo si ricompose, facendo un grosso sospiro.
"Ok" disse "Ok. Dille che arriviamo subito".
Hagrid annuì e si incamminò, mentre Ron si avvicinò a Hermione. Infilò le sue dita fra quelle di lei.
"Sei pronta?" chiese piano.
Lei annuì e strinse la presa.
"Sono pronta".

 

                                                             *

Hermione depose delicatamente Harry sulla sedia dell'ufficio della McGranitt e guardò Ron negli occhi. Lui annuì e fece una carezza sulla testa del piccolo. Harry li guardava serio, stringendosi il cervo al petto.
"Bene" disse la McGranitt con una strana voce "Credo sia ora".
Tra le mani aveva una piccola boccetta di un liquido viola scuro. Hermione e Ron fissavano la boccetta, ma Harry cominciò a gemere e a lamentarsi.
Tendeva le braccia verso di loro, con gli angoli della bocca ricolti in basso.
Sembrava un piccolo pagliaccio triste.
"Oh Hermione..." mormorò Ron.
"Sente che la situazione non è tranquilla" disse Hermione angosciata, cercando di reprimere la voglia di prenderlo in braccio.
La professoressa McGranitt sembrava non sapere cosa fare.
"Penso... che sia meglio lasciarvi soli con il signor Potter per qualche minuto" disse seria.
Hermione e Ron annuirono grati e sospirarono quando sentirono chiudersi la porta. Hermione lo prese immediatamente in braccio e Harry si calmò.
La ragazza inspirò profondamente l'odore del bambino e si rivolse a Ron.
"Perchè non gli diciamo qualcosa?" propose.
Ron aggrottò la fronte.
"Ovvero?".
"Possiamo dargli una specie... di addio" spiegò Hermione.
"Ok" approvò Ron, ma non sembrò tanto entusiasta di quel piano.
Hermione rimise Harry sulla sedia e si chinò alla sua stessa altezza.
"Ti voglio bene Harry Potter" annunciò seria. Harry la guardava fissa negli occhi, sembrava capire quello che Hermione gli diceva "Non te l'ho mai detto, anche se spero di avertelo dimostrato. Noi due non siamo il tipo di amici che si abbracciano o che si dicono quanto affetto provano l'uno nei confronti dell'altro. In effetti, in queste cose, siamo un pò un disastro" Hermione fece un sorriso un pò triste e un pò divertito "Ma siamo fatti così, giusto? E... non sarebbe giusto cambiare" lanciò un'occhiata a Ron, che sorrideva "Quindi... niente" concluse un pò goffamente "Volevo dirtelo, anche se adesso hai un anno e probabilmente non ti ricorderai niente".
Si alzò e gli fece una carezza.
Ron le toccò leggermente una spalla e si mise al suo posto, sentendosi un pò imbarazzato.
"Allora" borbottò, mentre Harry lo guardava interessato "Si.. uhm... stammi bene a sentire. Da adesso fino alla fine di Hogwarts non voglio sentire nemmeno mezza critica sul mio modo di dormire, mangiare o cose del genere. Ti ho dovuto cambiare il pannolino almeno cento volte e mi hai vomitato addosso tutte le volte che ti pareva. Quindi, guai a te se fiati" Ron sentiva lo sguardo truce di Hermione che perforava la testa e decise di cambiare registro "Ma, apparte questo... volevo dirti che, ecco... sei il mio migliore amico. Si, lo sei anche se mi sbavi addosso. E lo sei da quando ci siamo incontrati a King Cross. Vedi Harry" disse un pò impacciato "Io non ti ho semplicemente conosciuto. Io ti ho... riconosciuto. Eri tu l'amico con cui dovevo condividere la mia vita, dovevi essere tu" Si interruppe, mentre Harry continuava a guardarlo con i suoi occhi limpidi "Perciò, non vedo l'ora di riaverti, amico".
Anche lui gli fece una carezza e si alzò, mentre Harry continuava a guardarli, improvvisamente tranquillo. In quel momento qualcuno bussò alla porta e la McGranitt entrò discretamente.
"Volete altro tempo?" chiese dolcemente.
"Ce ne ha dato più che a sufficenza" rispose risoluta Hermione.
La McGranitt annuì e li guardò.
"Per quanto vale" disse con quell'aria solenne così tipica di lei "Credo che abbiate dato ridato un pezzo d'infanzia al signor Potter".
Hermione sorrise e Ron chinò la testa un pò imbarazzato.
"Bene" disse poi "E' il momento".
Svitò la boccietta e si avvicinò a Harry.
"Aspetti" disse Hermione.
Si avvicinò anche lei a Harry e prese il cervo che era caduto al piccolo proprio in quel momento. Lui la ringraziò con un sorriso sdentato, stringendo a se il pupazzo.
Anche Hermione sorrise.
"Ciao Harry" bisbigliò "Ci vediamo fra poco".

  
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