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Autore: Lisa_Pan    14/12/2011    4 recensioni
Dal primo capitolo:
"La borsa piccola a tracolla a sinistra, la macchinetta a destra, il computer che penzola instabile dalla spalla sinistra, lo zaino che pesa sulla mia schiena. Viaggiare leggeri è un consiglio che non ho mai seguito. Non è difficile immaginare perciò, quanto sia scarsa la mia possibilità di movimento in posti come una stazione, frequentati da un numero di persone tale da ritrovarsi naso contro naso con un perfetto sconosciuto."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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viaggio cap.1


Arrivederci

Milano – Roma.

Sette ore di treno più sette fermate di metropolitana e altre sette di trenino per tornare a casa.

Ore 09:05

Il ritorno è sempre la conclusione di un’avventura, spesso npn programmata, nata dalla voglia di evasione che ogni tanto affiora nella mia testa. Sette giorni fa avevo appunto  sentito riaffiorare la voglia di tornare a visitare un posto in cui ero stata solamente una volta e di cui ero rimasta profondamente colpita. Sette giorni fa mi ero messa in viaggio per Milano, convinta di ritrovare lo stesso paesaggio e la stessa atmosfera che mi ero lasciata alle spalle più di un anno fa: la città avvolta in una coperta di nebbia fredda e densa nella quale i fari delle macchine,i lampioni e qualsiasi altro raggio di luce, diventano  piccoli globi che si addensano in un’unica fondamentale di luce che è quella che in quei giorni rendeva speciale, ai miei occhi, quella città dai motivi gotici e moderni allo stesso tempo. 
Avrei dovuto sapere, però, che non avrei ritrovato la stessa atmosfera, eppure sapevo perfettamente cosa volevo aspettarmi e ne ero convinta così a fondo che, quando scesi e mi ritrovai quello spettacolo davanti, rimasi a bocca aperta con gli occhi colmi di una felicità innocente.

Nei sette giorni successivi la mia meraviglia non svanì, ogni volta che guardavo fuori da una finestra o da una vetrina, ogni volta che mettevo il naso fuori dalla mia camera, quel manto lucente di neve bianca mi  colpiva con quel suo comune ascendente di tranquilla serenità.

Ora che sono davanti alle porte della stazione ripenso a tutto quello che ho passato e a quanto realmente sto riportando a casa con me. Sette giorni non sono molti, anzi direi che sono decisamente un tempo troppo ristretto per trarre da un posto tutto ciò che ha da raccontare,  come cercare di leggere un libro saltando i capitoli più lenti. Dire di averlo letto è mentire sfacciatamente.Piuttosto preferivo leggerne metà per bene con la promessa di tornare a finirlo un giorno, esattamente come stavo facendo con Milano, le stavo dicendo solamente arrivederci. 

Un pò malinconicamente...

...ovviamente mi dispiaceva lasciare quel posto così presto...

Ma casa mi chiamava e in tutta onestà non vedevo l'ora di tornare, mi mancava quella dose giornaliera di colori pastello, sempre un pò tendenti all'ocra, mi mancava il solito chitarrista all'uscita della metropolitana e quell'odore di castagne presente in ogni strada, angolo e svicolo. Si, volevo decisamente tornare a casa.

L’orologio segna le 09:08, è ora di partire, anzi probabilmente sono anche in ritardo.

In quei giorni mi ero mossa solamente con piccole borse per lo stretto necessario e riprendere in mano una valigia, portandosela dietro per scale e strade sconnesse, è davvero un’ impresa. Mi pesto i piedi più di una volta e la valigia si rigira su se stessa come se avesse fretta di tornare a casa e, nella frenesia dei suoi passi, inciampasse su se stessa rischiando di slogarmi un polso. Per l’ennesima volta la riporto dritta e torno a guardare davanti a me evitando accuratamente di non essere investita dalle onde di persone che mi vengono incontro.

Ho sempre amato il tabellone delle partenze e degli arrivi, da piccola passavo ore ad osservare le tabelline che componevano ogni singola destinazione scorrere frenetiche alla ricerca della combinazione giusta di lettere e numeri. Inventavo un numero incredibile di storie. Questa volta l'unica storia che purtroppo non avrei inventato ma avrei vissuto in prima persona era quella di me che rischio di perdere l'unico treno della mattinata che mi può portare a casa.
Perciò getto solo una semplice occhiata a quei piccoli caratteri in bianco cercando il mio treno.
Corro al binario calpestando più volte i piedi veloci di chi, per sbaglio, si scontra con la mia ingombrante presenza. La borsa piccola a tracolla a sinistra, la macchinetta a destra, il computer che penzola instabile dalla spalla sinistra, lo zaino che pesa sulla mia schiena. Viaggiare leggeri è un consiglio che non ho mai seguito. Non è difficile immaginare perciò, quanto sia scarsa la mia possibilità di movimento in posti come una stazione, frequentati da un numero di persone tale da ritrovarsi naso contro naso con un perfetto sconosciuto.
Credo che sia stato per colpa mia in ogni caso, la ruota della valigia si è incastrata in una fessura presente sulla banchina  frenando il mio slancio verso le porte del treno e riportandomi indietro facendomi cozzare con qualcuno dietro di me.
Prima di scusarmi impreco due o tre volte, mordendomi le labbra e mangiandomi qualche parola.
“Non è possibile..porca miseria..”
“Ti serve una mano?”
“No, anzi scusami spero di non averti fatto male, non sei la prima persona che investo oggi”
“E’ colpa delle ruote..sono troppo consumate, il bordo della valigia tocca terra”
“Oh…hai ragione, troppo pigra per cambiarle. Grazie mille!”
“Di nulla pericolo pubblico”
Sorrido guardando le sue spalle allontanarsi, inclinando di poco il capo e sorprendendomi della tranquillità con la quale sposta 30kili di valigie per spalla mentre uno zaino di dimensioni esagerate gli pesa sulla schiena.
Qualcuno si scontrò con il mio zaino riportandomi alla realtà. Prendo in spalla la valigia, ritenendolo l'unico modo possibile per muoversi in mezzo a quel mare di persone e mi avvio di nuovo verso le porte del treno.

Ed è finalmente l’ora. Mi giro un ultima volta soffermandomi sulla copertura della stazione, guardandola con occhi colmi di ammirazione. Osservo due treni partire uno dopo l’altro e mi scontro con una lacrima che scende silenziosa sulla guancia di un bellissimo bambino che si nasconde dietro la giacca della mamma, stringendone un lembo talmente forte che le nocche divennero da rosa pesca a bianco neve.
Il capotreno era pronto col fischietto in bocca e mi guarda come se stesse aspettando solo me, così mi affretto a salutare la città e a infilarmi dentro i corridoi stretti del treno.

Nel momento stesso in cui getto lo sguardo fuori dal finestrino, la consapevolezza che un’altra avventura sta finendo mi sommerge . Sento improvvisamente il bisogno di casa, d’intimo e di caldo.




Wishing well

Buongiornooooooo, rieccomi di nuovo. La mia nuova avventura qui a Roma mi sta dando tanti spunti e questo è il primo. Una storia nata sul treno di ritorno da Milano, non è una mia esperienza diretta ma è quella che ho immaginato per una ragazza presente sul treno che, si vedeva lontano un miglio, provava un'attrazione fuori dal comune per il suo compagno di viaggio che ovvimente non conosceva. Perciò grazie a questa fantastica sconosciuta perchè mi ha dato modo di dare voce a questa storia.
Oggi fa proprio freddo dentro questa camera e ci sono un casino di odori diversi, ieri cenone anticipato di Natale con i vicini di casa, credo di non aver mai cucinato così tanto e mangiato in quantità così esagerate...mentre cucini mangi, dopo aver cucinato mangi e poi continui a mangiare per evitare che il cibo si rovini, il risultato è che per tornare a casa rotoli invece di camminare.
Dopo avervi annoiati con queste pessime note vi lascio.
Curiosa di sapere cosa ne pensate e grazie anticipato per chi leggerà e arriverà fin qui:)
A presto e buondì a tutti!
Lisa

   
 
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