Arrivederci
Milano – Roma.
Sette ore
di treno più sette fermate di metropolitana e altre sette di trenino per
tornare a casa.
Il ritorno è sempre la
conclusione di un’avventura, spesso npn programmata, nata dalla voglia di
evasione che ogni tanto affiora nella mia testa. Sette giorni fa avevo appunto sentito
riaffiorare la voglia di tornare a visitare un posto in cui ero stata solamente
una volta e di cui ero rimasta profondamente colpita. Sette giorni fa mi ero
messa in viaggio per Milano, convinta di ritrovare lo stesso paesaggio e la
stessa atmosfera che mi ero lasciata alle spalle più di un anno fa: la città
avvolta in una coperta di nebbia fredda e densa nella quale i fari delle
macchine,i lampioni e qualsiasi altro raggio di luce, diventano piccoli
globi che si addensano in un’unica
fondamentale di luce che è quella che in quei giorni rendeva
speciale, ai miei occhi, quella città dai motivi gotici e
moderni allo stesso tempo.
Avrei dovuto
sapere, però,
che non avrei ritrovato la stessa atmosfera, eppure sapevo
perfettamente cosa volevo aspettarmi e ne ero convinta
così a
fondo che, quando scesi e mi ritrovai quello spettacolo davanti,
rimasi a bocca aperta con gli occhi colmi di una felicità
innocente.
Un pò malinconicamente...
...ovviamente mi dispiaceva lasciare quel posto così presto...
Ma casa mi chiamava e in tutta onestà non vedevo l'ora di tornare, mi mancava quella dose giornaliera di colori pastello, sempre un pò tendenti all'ocra, mi mancava il solito chitarrista all'uscita della metropolitana e quell'odore di castagne presente in ogni strada, angolo e svicolo. Si, volevo decisamente tornare a casa.
L’orologio segna le
09:08, è ora di partire, anzi probabilmente sono anche in ritardo.
Ho sempre amato il tabellone delle partenze e degli arrivi, da piccola passavo ore ad osservare le tabelline che componevano ogni singola destinazione scorrere frenetiche alla ricerca della combinazione giusta di lettere e numeri. Inventavo un numero incredibile di storie. Questa volta l'unica storia che purtroppo non avrei inventato ma avrei vissuto in prima persona era quella di me che rischio di perdere l'unico treno della mattinata che mi può portare a casa.
Ed è finalmente l’ora. Mi
giro un ultima volta soffermandomi sulla copertura della stazione, guardandola
con occhi colmi di ammirazione. Osservo due treni partire uno dopo l’altro e
mi scontro con una lacrima che scende silenziosa sulla guancia di un
bellissimo bambino che si nasconde dietro la giacca della mamma, stringendone
un lembo talmente forte che le nocche divennero da rosa pesca a bianco neve.
Il capotreno era pronto
col fischietto in bocca e mi guarda come se stesse aspettando solo me, così
mi affretto a salutare la città e a infilarmi dentro i corridoi stretti del
treno.
Wishing well
Buongiornooooooo, rieccomi di nuovo. La mia nuova avventura qui a Roma mi sta dando tanti spunti e questo è il primo. Una storia nata sul treno di ritorno da Milano, non è una mia esperienza diretta ma è quella che ho immaginato per una ragazza presente sul treno che, si vedeva lontano un miglio, provava un'attrazione fuori dal comune per il suo compagno di viaggio che ovvimente non conosceva. Perciò grazie a questa fantastica sconosciuta perchè mi ha dato modo di dare voce a questa storia.
Oggi fa proprio freddo dentro questa camera e ci sono un casino di odori diversi, ieri cenone anticipato di Natale con i vicini di casa, credo di non aver mai cucinato così tanto e mangiato in quantità così esagerate...mentre cucini mangi, dopo aver cucinato mangi e poi continui a mangiare per evitare che il cibo si rovini, il risultato è che per tornare a casa rotoli invece di camminare.
Dopo avervi annoiati con queste pessime note vi lascio.
Curiosa di sapere cosa ne pensate e grazie anticipato per chi leggerà e arriverà fin qui:)
A presto e buondì a tutti!
Lisa