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Autore: Oducchan    14/12/2011    2 recensioni
Ha la pelle bianca come neve e gli occhi neri come l’ebano; basterebbe solo quel contrasto per attizzargli il sangue nelle vene, perché sono colori così facili da sporcare. Basta qualche goccia di rosso, anche poco, e sarebbe il deliquio. Suigetsu adora il rosso. Ed è più che bravo a macchiare con esso le cose su cui posa gli occhi.
[(half) pwp Sui x Sai] [maneggiare con cura]
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sai, Suigetsu
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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messing you out

Noticine

-Trattasi di (semi) pwp SuiSai. Qualora l'idea non garbi, pregadi di cliccare tasto Indietro

-Trattasi di ispirazione improvvisa, quindi la trama non è che sia un granchè. Prendetela per quello che è

-Trattasi di coppia crack che semplicemente adoro.

-Per quel che riguarda "somiglianze" e "affinità" avete la liberta di leggervi il riferimento a chi più vi aggrada. Per quel che concerne il titolo, non sono propriamente certa abbia un significato coerente ma è uscito fori a furia di rielaborare mentalmente il verbo make a mess. Buona lettura, e ringrazio tutti coloro che vorranno lasciare la loro opinione <3

Messing You Out

 

 

 

Ha la pelle bianca come neve e gli occhi neri come l’ebano; basterebbe solo quel contrasto per attizzargli il sangue nelle vene, perché sono colori così facili da sporcare. Basta qualche goccia di rosso, anche poco, e sarebbe il deliquio. Suigetsu adora il rosso. Ed è più che bravo a macchiare con esso le cose su cui posa gli occhi.

La carne ha un dolce sapore ferroso, sulla lingua. Quando smette di lappare la ferita e deglutisce le ultime gocce di saliva, Sai lo sta ancora fissando con quello sguardo vuoto e vagamente curioso. Come se si stesse chiedendo cosa diavolo stia facendo. Suigetsu sorride, il ghigno che si allarga sulla chiostra di denti aguzzi, e forza lo spazio tra le sue gambe incuneandoci prepotentemente un ginocchio e spostandoci poi il peso del resto del corpo. Lo spazio tra loro si annulla. Sai ha un sobbalzo, uno soltanto, abbassa lo sguardo e poi lo pianta fisso nei suoi occhi d’ametista. La domanda, lì nelle iridi, c’è rimasta, ma forse sta cominciando ad elaborare la risposta.

Una mano dalle lunghe dita diafana sale ad accarezzare la chiazza scura che si sta allargando all’attaccatura del collo, indugiando sui piccoli fori ai suoi bordi. Suigetsu sente la gola deglutire a vuoto, improvvisamente più arida.

-Dovrei considerarla…- una piccola stilla di sangue rimane catturata dai polpastrelli. L’artista la fissa, battendo più volte le palpebre –una tua personale forma di corteggiamento?- conclude, provando, forse per la prima volta, ad aggiungere alle sue parole una qualche inclinazione del timbro vocale che, in una persona normale, potrebbe passare per sarcasmo.

Per un istante lo spadaccino vorrebbe mandarlo a fanculo e andarsene lasciandolo nel suo brodo –dev’essere disperato, per arrivare ad intrattenersi con un individuo simile – ma c’è quella goccia carminio che attira fatalmente il suo sguardo, così brillante e invitante sulla pelle lattea. Perfetta. Non può proprio fermarsi ora. Non può.

-No – risponde, e decide che è arrivato il momento di fare di quel pezzo di ghiaccio un disastro, così stringe il polso guantato di nero in una mano e se la porta alla bocca, leccandola affamato –è il mio modo estremamente personale per chiederti il permesso di fotterti-

E per sottolineare il concetto, la lingua che indugia ancora sull’unghia per qualche secondo, lo costringe maggiormente contro il muro premendo in avanti con tutto il corpo. L’altra mano, ancora libera, scivola sinuosa lungo le curve sbozzate degli addominali scoperti e poi viene infilata a forza, sotto quei pantaloni che già sono bassi, fino a stringere con forza carne calda

Sai ha un guizzo evidente, stavolta. Il suo corpo reagisce prima della sua volontà assumendo la prima vera forma di rifiuto, cercando di sgaiattolare via da quell’abbraccio insolito e strattonando il braccio prigioniero per liberarlo al più presto. Emette un verso, qualcosa a metà tra la parola compiuta e un lamento nervoso, ma Suigetsu non attende che il suo udito capti la differenza, occupa la bocca rossa con la propria lasciando che quel qualcosa gli muoia in gola, cercando di riempire ogni spazio vuoto in cui riesce a giungere.

Sai è freddo ed esangue come ghiaccio. Non saprebbe dire com’è che gli è nato il pensiero di provare a scombinarlo –sarà che avrà visto una somiglianza che non c’è, sarà che avrà visto un’affinità che non esiste – ma la sua mente già lo figura ansante, il fiato spezzato e gli occhi liquidi, il membro eretto tra le gambe aperte e rosso, ovunque, dagli zigomi appena marcati al ventre piatto, e non si ferma a pensare che, forse, è solo energia sprecata.

Quando il suo viso si allontana, un rivolo di saliva che gli cola indiscreto sul mento; Sai annaspa, le labbra gonfie e scarlatte, e deglutisce mentre un brivido gli scuote le spalle. Sbatte le palpebre, una, due, tre volte, ma non parla, non dice nulla, e Suigetsu ne approfitta per stringere appena di più il pugno chiuso e per farlo scorrere attorno al membro tiepido, su e giù, fissando ogni minimo mutamento del suo viso.

Una nuova scossa scuote le membra dell’artista. Tutti i suoi muscoli si contraggono, spasmodici, mentre sente nascere dentro di sé, ad ondate sempre più intense, una sensazione nuova, sconosciuta, che gli fa torcere i visceri in uno spasmo che sa non essere di terrore. Conosce il terrore, glielo hanno mostrato i petali neri di due occhi di lacca rossa; questo è totalmente diverso, è qualcosa che non riesce a contenere e a cui, nonostante l’allenamento, non è preparato; e prima che possa accorgersene la sua voce scivola dalla trachea arrotolandosi morbida sulla lingua in un embrione di emissione, un gemito in cui sono racchiuse ombre e fantasmi e germogli del suo cuore.

Un gemito acuto che rimbomba nel silenzio e che strappa l’ennesimo sorriso a colui che l’ha fatto nascere.

-Lo prenderò per un consenso- chioccia, sornione, strattonando ulteriormente verso il basso pantaloni e intimo, continuando a tormentare il membro teso e pulsante; e per quanto confuso, per quanto disorientato e per quanto incapace di discernere quanto gli stia accadendo, Sai non può far altro che lasciarsi scivolare in quella spirale torbida e passionale fatta di suoni umidi e mani calde e dita bagnate abbandonandosi la coscienza alle spalle.

   
 
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