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Autore: Lenni    14/12/2011    0 recensioni
Possibile che tu, proprio tu che vivi di ombre, riesca a vedere la vera me?
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- I tuoi occhi
che mi parlano.


 

20 Dicembre, Ospedale Sacro Cuore

-Dov'è?- gemette Angela, mentre le lacrime percorrevano inesorabile il viso segnato dagli anni.
-Si calmi, signora- ribatté con gentile fermezza un dottore molto più giovane di lei, aiutandola a sedersi.
-Lei non capisce ... - biascicò ancora lei, a fatica, sedendosi e prendendo il viso tra le mani -Devo vederla ... - aggiuse, spostando gli occhi umidi su quelli seri del ragazzo.
-E' in sala operatoria- le ricordò lui, alzandosi con un vago fare militaresco -Se non sperar bene, al momento, non c'è niente che può fare-

20 Dicembre, Binario n°2

-Vuoi mangiare qualcosa prima del viaggio, tesoro?-
Lena non alzò neppure lo sguardo dal cellulare.
-Piccola, mi hai sentito?-
Ignorò ancora la voce dell'uomo che si stava sfregando gli occhi stanchi.
-Io vado a prendere un caffè, sicura che non vuoi niente?-
Si infilò le cuffie nelle orecchie e "Because the night" di Patti Smith la ovattò dai suoni spiacevolmente conosciuti di quella stazione.
-Ci vediamo dopo, allora- Giulio scrollò le spalle e si diresse verso il bar, lasciando la figlia a seguire con lo sguardo le traiettorie contorte dei voli delle mosche sopra i resti di un piccione morto sopra ad un tombino.

20 Dicembre, Ospedale Sacro Cuore

-Signora Manfredi?- Angela scattò in piedi, asciugandosi il viso come meglio poteva.
-Sono io- la sua voce le sembrò così patetica, in quel groviglio di parole e rumori che la circondavano -Come sta?-
-Stia tranquilla- l'infermiera le sorrise comprensiva, carezzandole istintivamente il braccio -Sua figlia è fuori pericolo-
Le gambe le tremarono per l'emozione, ma la presa dell'infermiera risultò forte a sufficienza, oltre che rincuorante.
-Io ... - il suo cuore traboccava talmente tanto di gioia che non riusciva completare una frase, per quanto semplice o banale -Io ... grazie ... -
-Non è tutto- lo sguardo della donna si fece più triste, piegandosi mestamente verso le punte rosa delle ciabatte di plastica che le facevano sudare i piedi -Anzi, adesso viene la parte difficile. Mi creda signora, è meglio se si siede ... -
Cosa poteva esserci di difficile? Emma stava bene, cosa poteva esserci di brutto, ancora? Emma era viva!
-Signora ... - l'infermiera le strinse la mano, prima di continuare -Sua figlia è diventata ceca-

20 Dicembre, Binario n°2

Aprì sulle gambe un quaderno dalle pagine spiegazzate, con la copertina ricoperta di scritte indelebili. Fece scivolare un dito sui contorni di alcune lettere, poi aprì il quaderno e lasciò che la matita corresse liberamente sul foglio. A poco poco, i contorni della stazione presero vita sul candore della pagina quadrettata.
-Che fai di bello?- Giuliò tornò all'attacco, porgendole un panino al prosciutto. Lena richiuse tutto con un gesto secco.
-Elena, dobbiamo parlare, che dici?- palesemente non erano d'accordo su quel punto. E su molti altri ancora.
-So che ce l'hai con me per la partenza ... - Giulio strappò un pezzo di panino, prima di continuare -So che non avresti voluto lasciare i tuoi amici ... -
Amici? Quali amici?
-Ma forza ... consideralo un nuovo inizio!- la voce di suo padre era così infantile, nel pronunciare la cazzata dell'anno -Nuovo lavoro per me, nuova vita per noi!-
-Noi?- commentò lei gelida, esibendo un sorriso deliziosamente perfido -Da quando esiste un noi? Da quando la mamma ha perso la custodia della sottoscritta?-
Giulio deglutì, tossendo convulsamente.
-Elena, ma che dici ... - cercò di ribattere, prima che Lena lo freddasse nuovamente con il suo famigerato sguardo.
-So perfettamente cosa dico- disse dura, senza spostare gli occhi scuri da quelli tremolanti del padre -Io c'ero in questi 15 anni, con lei. Tu no. -
Una voce, all'altoparlante, annunciò l'arrivo del loro treno. Un'infinità di viaggiatori e pendolari si accalcarono alle porte, smaniosi di accaparrarsi il posto migliore, magari anche accanto al finestrino.
-Elena ... -
-Fammi un favore, - lo intterruppe lei, portandosi lo zaino su un'unica spalla -Non mi chiamare Elena. E neanche tesoro o piccola-
Salì qualche gradino della scaletta ai suoi piedi, poi, con le mani sulla maniglia del cambio classe, aggiuse con un sorriso stronzo: -Facciamo così. Non mi chiamare proprio-

  
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