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Autore: ivi87    14/12/2011    9 recensioni
“Non andare..” sussurrò sua figlia.
Rick restò in silenzio, concentrato sulla ragazzina.
“Non tornare al distretto. Per favore..” riuscì a dire prima che gli occhi le diventassero lucidi.
nuova storia, nuova avventura.
Castle accetta la richiesta della figlia. Riuscirà a stare lontano da Kate? E se venisse a conoscenza di qualcosa di sconvolgente e pericoloso per Kate?
Buona lettura a tutte!! ;D
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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# In trappola  

 

 

Lo shock del teaser cominciò a scemare e la detective riprese lentamente i sensi.

Si accorse di essere legata ad una sedia. Sentiva caviglie e polsi immobilizzati; provò a dimenarsi ma anche vita e collo erano bloccati.

Quando riuscì a mettere a fuoco vide l’uomo davanti a lei passarsi il teaser da una mano all’altra, avvicinandosi.

“Ben svegliata detective, dormito bene?” le domandò fermandosi in piedi davanti a lei.

Beckett non rispose, continuava a guardarsi attorno incredula. C’era cascata di nuovo.

Il caso di sua madre continuava a risucchiarla in quel vortice di morte e lei si era lasciata inghiottire nuovamente.

Montgomery aveva fatto bene a non rivelarle quel nome, mesi fa. Sarebbe andata di corsa in contro alla morte proprio come aveva appena fatto. Si sarebbe precipitata in capo al mondo pur di avere giustizia per sua madre e per se stessa.

Ora lo capiva, negandogli quel nome, Montgomery, le aveva salvato la vita.

E Castle stava cercando di fare lo stesso. Ma come una stupida aveva voluto fare di testa sua.

L’individuo le sorrise malefico “Che c’è bambolina? Sei ancora un po’ stordita?” afferrandole il viso fra le sue grosse mani.

Kate scosse vigorosamente la testa, pur di non essere toccata da quelle mani.

La corda che serrava il collo sfregò violentemente la sua gola, togliendole per un secondo il  respiro.

Un lampo illuminò quel volto diabolico.

La risata dell’uomo irruppe nella stanza con la stessa intensità del tuono che pochi secondi dopo si infranse nel cielo.

Quante volte gli era stata seduta accanto al tavolo da poker? Quante volte le aveva versato da bere? Quante volto si era rivolto a lei con fare benevolo?

E lei non se n’era mai accorta. Non aveva mai capito di avere a che fare con un attore nato.

Un perfetto dottor Jackill e mr. Hyde, perché di certo quello che aveva di fronte ora non era l’uomo che ammirava in televisione o che scherzava con Castle e con il giudice Markway.

Castle… chissà come doveva sentirsi. Un altro amico perso per sempre, come Daniel.

Eppure ora tutto quadrava.

Le risuonarono in testa le parole di Montgomery “...quando lui ha scoperto che cosa avevamo fatto avrebbe potuto ricattarci e invece ha chiesto i soldi dei riscatti e li ha usati per diventare quello che è...”. Ora sì, capiva il senso di quelle parole.

“Liberami” farfugliò cercando di muovere la gola il meno possibile.

“Kate, Kate, Kate..che cosa devo fare con voi Beckett, eh? Mi mettete sempre i bastoni fra le ruote” rispose invece, il sindaco di New York ”Anche se stasera non sei stata per niente furba, mia cara. Troppa la voglia di prendermi a calci in culo, vero?”

Passeggiava avanti e indietro osservandola.

“Allora, dimmi, come l’hai capito?”

Il silenzio della donna lo spronò a darle un incentivo per parlare.

La schiaffeggiò con il dorso della mano. Il grosso anello che indossava le tagliò la guancia destra.

Il colpo assestatole fece traballare la sedia, ma non cadde.

Kate respirò profondamente e si ricompose, guardandolo con odio.

Sentì il sangue colarle dalla ferita ma non diede a vedere nessun segno di debolezza; non gli avrebbe dato anche questa soddisfazione.

“Riproviamo..” continuò lui “...come sei arrivata sino a me?” domandò appoggiando le mani sulle sue ginocchia bloccate e chinandosi su di lei.

Kate non resistette. Avere il volto dell’uomo che ha commissionato l’omicidio di sua madre a così poca distanza era una tentazione troppo forte.

Lo guardò dritto negli occhi e gli sputò in faccia, guadagnandosi un secondo schiaffo sull’altra guancia.

Stavolta il colpo fu più potente e la sedia si ribaltò, trascinandola a terra con essa.

La botta alla testa le fece perdere i sensi per qualche attimo.

Un secondo lampo illuminò il suo viso.

Bob risollevò la sedia con rabbia, stringendole il mento con la mano.

“Vediamo se ora sei più propensa a collaborare” ridendole in faccia.

Kate capì che era arrivato il momento di cominciare ad assecondarlo o l’avrebbe massacrata di botte.

“L’ho capito da sola” mentì Kate, cercando di rabbonirlo.

Il sindaco Weldon si allontanò e con calma si sedette al suo posto, dietro la scrivania e si pulì il volto. Kate notò immediatamente le sue due pistole sul tavolo.

Bob scosse negativamente la testa “Così non va bene Kate...” 

Se tre killer professionisti non erano riusciti a farla desistere, cosa poteva? pensò fissandola.

“Cambiamo tattica ti va?” le disse, sporgendosi in avanti, poggiando i gomiti sul tavolo, come ad una qualsiasi riunione amministrativa “Parliamo un po’ del tuo fedele cagnolino?”

Kate spalancò gli occhi terrorizzata.

“Quanto credi che ci metterà Castle a farsi vivo?” domandò con un ghigno.

Una fitta al cuore le spezzò il respiro.

“L-lui, lui non sa che sono qui!” cercò di dire ansimando.

“Mi stai mentendo Kate?” chiese calmo.

“Nessuno sa che sarei venuta”

“Sarà, ma quell’uomo ha la fastidiosa abitudine di starti sempre incollato alle costole, non trovi? Come lo sopporti, eh? Tutte quelle chiacchiere al vento...” l’uomo si alzò girando attorno alla scrivania e continuando il suo monologo “Voi due insieme fate proprio una bella squadra di guastafeste lo sai? E io che credevo che il problema fosse quella Johanna Beckett!”

La stava provocando apposta.

Kate digrignò i denti, ma non diede segno di reagire.

“Sai cos’è ironico? Sono stato proprio io a permettergli di seguirti nei casi! Ah! La credevo una trovata geniale! Insomma, con Castle tra i piedi come avresti potuto seguire il caso di tua madre? Fare la babysitter ti avrebbe tenuta occupata e io me ne sarei stato tranquillo per il resto del mio mandato. E invece cosa fa il nostro caro scrittore? Ti aiuta a riaprire il caso! Davvero non me l’aspettavo, comunque non siete mai riusciti ad arrivare a me, eppure questa sera chi mi vedo spuntare dai monitor di sorveglianza mentre scassina il retro del municipio?” domandò retorico avvicinandosi nuovamente a lei.

Si fermò ad un metro da lei, questa volta.

“Te lo chiedo di nuovo, detective, come sei arrivata a me?!”

Doveva prendere tempo. Doveva liberarsi. Sapeva che Castle non ci avrebbe messo molto a trovarla e non voleva metterlo in pericolo.

Cercò di muovere i polsi legati dietro la schiena. Le corde sfregavano sulla pelle facendole male ma continuò lentamente a cercare di allentare i nodi.

Per tenerlo occupato decise di raccontargli una piccola verità e guadagnare tempo.

“Per una frase che mi disse Montgomery prima di morire”

“Ah, Roy, Roy, che triste fine quella degli eroi...cerca di tenerlo a mente!”

Bloccò istintivamente le mani, credendo di essere stata scoperta.

Ma Weldon proseguì “E sentiamo un po’ quale perla di saggezza ti avrebbe lasciato il caro Roy prima di perire?”

Cauta ricominciò a muovere le mani e i polsi nel tentativo di liberarsi.

“Mi disse che lui aveva usato i soldi dei riscatti per diventare quello che è oggi..” Kate lo vide vacillare per qualche secondo perciò con più sicurezza proseguì con quella che credeva una teoria piuttosto verosimile“..ho solo collegato i pezzi e fatto due più due. Ho controllato le più alte cariche politiche di oggi e l’unico che vent’anni fa era solo un misero e patetico portaborse eri proprio tu.” concluse ridendogli in faccia.

Aveva fatto centro. Kate capì che quello era il suo punto debole.

E lo capì dal modo in cui lui si difese. Colpendola, allo stesso modo, nella sua debolezza.

“Sono passati quasi 20 anni ormai. Direi che è ora che questa bambina se ne faccia una ragione” disse avvicinandosi a lei. Poi chinandosi con fare amorevole proseguì “Tesoro, mammina è morta!”

Bob si allontanò appena in tempo.

Kate aveva provato a dargli una testata con uno strattone così violento che la corda tesa attorno alla sua gola le lacerò la pelle e una scia di sangue caldo si fece strada lenta sino al colletto della camicia.

Le mancò il respiro e credette di svenire, ma la risata schernitrice di quell’essere la riportò alla realtà.

Ritornò di fronte a lei con il teaser in mano “A chi l’hai detto Kate?”

Ancora debole sussurrò “Nes-suno”

Bob accese il teaser e lo premette con forza sulla gamba della detective.

Più che il dolore fu l’odore di carne bruciata a spaventarla tanto da gridare, irritando nuovamente la gola.

Un bip sullo schermo del pc costrinse il sindaco a spegnere l’aggeggio.

Si sedette alla scrivania e controllò il monitor.

Rise forte per quello che vide “Indovina che è venuto a farci visita?”

Le lacrime scesero senza che lei nemmeno se ne accorgesse “Perché gli fai questo?”

La sua voce era un sussurro. La gola bruciava.

Il sindaco seduto tranquillamente alla scrivania, teneva gli occhi puntati sullo schermo.

“Nel nostro ambiente non c’è spazio per l’amicizia Kate” rispose con un ghigno “Non è tenero? Crede di venire a salvarti. Vuole fare l’eroe! Te l’ho detto vero che fine fanno gli eroi, si?”

“Lui ti considera un suo amico, non puoi fargli del male!!” agitandosi sulla sedia.

“Vediamola in un altro modo. Io mi sto solo difendendo da due intrusi. E poi, siamo sinceri, Castle non è altro che un bambino viziato buono solo a giocare a poker! Ecco, a poker è davvero bravo!”

Castle nel frattempo stava lentamente arrivando al loro piano.

Il sindaco si alzò dalla sua postazione di lavoro e accese il teaser.

“Andiamo a dare il benvenuto al tuo boy scout!” disse qualche secondo prima di tramortirla nuovamente.

 

 

Castle ispezionò velocemente l’edificio fino a trovare la porta forzata da Kate.

Entrò cautamente cercando di fare il meno rumore possibile. Doveva sbrigarsi a raggiungere la tromba delle scale per salire sino al piano dell’ufficio del sindaco, dove era sicuro che l’avrebbe trovata.

Vide per terra le pozzanghere lasciate da Kate e come se fossero briciole di pane, le seguì lasciandosi guidare.

Era così teso che il minimo rumore avrebbe potuto causargli un infarto.

Cercava di tenere gli occhi bene aperti, nonostante l’oscurità, e di pensare velocemente ad un piano.

Era disarmato e non sapeva nulla di come si tendeva un’imboscata.

La miglior soluzione che gli si prospettava davanti era quella di fermare Kate un secondo prima di premere il grilletto. Ci sperava da morire. L’avrebbe salvata persino da se stessa se fosse stato necessario.

La peggiore invece era l’esatto opposto. Non riuscire a fermare Weldon e lasciare che uccidesse un’altra Beckett. La sua Beckett. Kate, la donna che amava più di se stesso.

Ma in quel caso, il caro Bob, doveva prepararsi ad uccidere anche lui, perché non avrebbe lasciato quell’edificio vivo senza di lei.

La scia d’acqua lasciata da Kate lo condusse alle scale del palazzo. Da lì in poi conosceva bene la strada, l’aveva fatta svariate volte.

Il pensiero lo fece vacillare. Aveva scoperto da non molti mesi che Daniel Westlake, l’uomo che lo convinse a tentare la carriera di scrittore, si era rivelato un assassino e ora l’ennesima batosta.

Ma questa volta era diverso.

Il sindaco Weldon aveva commesso l’errore di prendersela con Kate.

Di aver commissionato il suo omicidio.

Di aver ingaggiato Lockwood e gli altri due killer professionisti.

Di avere torturato Ryan e Esposito.

Di avere decretato la fine di Montgomery.

Quello che considerava un amico, aveva minacciato quasi tutti i suoi affetti più cari e questo Castle non l’avrebbe mai potuto perdonare.

Arrivato all’ultimo piano si fece largo tra le scrivanie degli impiegati per giungere alla porta dell’ufficio del sindaco.

Guardò in terra. Le goccioline d’acqua si fermavano lì. Kate era sicuramente dietro quella porta e sperò con tutto se stesso di vedere la scena che poco prima stava immaginando.

Lei in piedi che teneva sotto scacco Weldon in ginocchio, implorante pietà.

Ma quando scostò di uno spiraglio la porta e sbirciò all’interno, l’immagine di Kate legata ad una sedia con la testa piegata in avanti su sé stessa, lo colpì come un pugno.

Non ebbe il tempo di fare nulla. Sentì un dolore forte alla base della nuca e in un attimo fu tutto nero.

 

 

Angolo dell’autrice:

chiedo perdono per il ritardo nel pubblicare, ma sono rimasta a corto di capitoli!!!

Comunque manca poco ragazze e poi per un po’ mi darò alle oneshot!! xD

Allora, in molte avevate capito del coinvolgimento del sindaco. Brave! Clap clap!

Che dire, sarà veramente lui anche nel tf? Mah, vedremo...

Questa frase di Monty “...quando lui ha scoperto che cosa avevamo fatto avrebbe potuto ricattarci e invece ha chiesto i soldi dei riscatti e li ha usati per diventare quello che è...” sembrerebbe adatta al sindaco o ad un giudice o... boh, solo Marlowe ce lo dirà!!! xD

Buona serata e buona lettura a tutte!

 

Baci baci

 

Ivi87

   
 
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