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Autore: MrBadCath    15/12/2011    2 recensioni
Autori: MrBadGuy feat. La Cath
Personaggi: Roger Taylor, John Deacon, Tim Staffell, Brian May, Nuovo personaggio [Anthea], Nuovo personaggio [Dorothea]
Desclaimers: I Queen e Tim Staffell non ci appartengono (se ci fossero appartenuti, erano guai, guai grossi per tutti); le canzoni citate non ci appartengono; niente di tutto questo è probabilmente mai successo nella realtà; no infringment of copyright intended.
Note: MrB and C will rock you.
Sintesi della trama: i giovani amori dei Queen, vale a dire, un classico masticato e rimasticato e sputato lì per voi da MrB e C :D in pratica è come se l'avessimo già digerito per voi :D non ringraziateci per questo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciassettesimo: I'm too exhausted to start a fight



Dorothy cercò di farsi forza e ricominciò da capo.
In quel periodo, sembrava che niente volesse andare per il verso giusto.
Si era preparata all'abbandono di Tim, sapeva che scegliendo, avrebbe perso uno dei due, ma non avrebbe creduto che la rottura sarebbe stata così dolorosa. Tutto sommato, il bassista le mancava parecchio, e lei non riusciva a perdonarsi di aver fatto del male a lui, come non sarebbe riuscita a perdonarsi di averlo fatto a Roger.
Cercò di evitare di deprimersi più del dovuto e concentrarsi sulla maggiore delle sue preoccupazioni, al momento.
-Questo fottuto coso è rotto, deve esserlo!- pensò, passandosi fra le mani l'oggetto che le avrebbe detto la verità sulla sua condizione.
Lì per lì non aveva dato peso alla nausea mattutina.
Poi però le era saltato il ciclo.
Ne aveva parlato con Anthea, che dopo uno sguardo preoccupato le aveva consigliato di fare un test di gravidanza.
Il pomeriggio si erano precipitate in camera di Dorothy, per sapere cosa stesse succedendo al suo corpo.
Ticchettava con le dita sulla plastica trasparente, sotto cui era comparso, timido, un verdino, che, secondo la istruzioni contenute dentro la scatola voleva dire che la moretta era rimasta fregata.
Lo tirò per terra, odiando l'idea che ne avrebbe dovuto farne un altro, sicura che tutti quelli che aveva fatto fino a quel momento non fossero correttamente funzionanti.
«Anthea! Vai a prenderne un altro!» urlò, nella vana speranza che la sua amica, solita a risolvere qualunque cosa, potesse fare qualcosa anche in quella situazione.
Non reagì come si aspettava, di fatti entrò furiosa nella stanza e le prese il viso fra le mani, le sopracciglia bionde erano corrugate il un'espressione indecifrabile:
«Lo vuoi capire che io non ci torno lì a chiedere il quarto test della giornata? Sei incinta cazzo, fattene una ragione!»
La piccola Anthea si era trasformata in una lega formata da rabbia e tristezza.
Dorothy rifiutò anche la versione dell'amica che considerava onnisciente.
«Quella che è rimasta col fagotto sulle spalle, anzi, in grembo, sono io! Non c'è bisogno che ti arrabbi così!» ringhiò, liberandosi dalla sua presa forse con eccessiva forza.
Si stavano entrambe scaldando più del dovuto, se, in quel momento non fosse squillato il telefono si sarebbero prese a pugni su due piedi.
La padrona di casa si alzò, ma prima che potesse alzare la cornetta, fastidioso driiin si azzittì, lasciando che il silenzio calasse nella stanza.
Anthea teneva le mani sui fianchi, guardando perplessa Dorothy, che aveva sferrato un calcio contro l'impalcatura del letto, poi aveva cominciato a lamentarsi di essersi fatta male.
-Sempre la solita sconsiderata- fu l'ultimo pensiero della biondina, che passò all'azione.
«Bisogna dirlo a Roger, adesso» considerò, uscendo fuori dal bagno.
«Ma no? Dovremmo dirlo anche a tutto il resto della scuola, siccome alle mie gesta manca solo questo: rimanere incinta alla prima scopata, anche se nessuno penserà che sia stata la prima, e questo comporterà che inizieranno a girare gossip sulla paternità eccetera eccetera...»
«Smettila di dire così, okay?»
«È la verità.»
Dorothy e Anthea si lasciarono cadere, esauste da quel pomeriggio, sul letto, e guardarono il soffitto per innumerevoli ore.
La più disperata delle due stringeva nella mano la collana che considerava come un portafortuna, nonostante non se ne fosse separata per tutto il pomeriggio, non era servito a nulla
-Questa fottuta cosa non funziona più- imprecò nella sua mente, come se la colpa fosse di quell'oggetto estraneo a tutta la situazione. Pareva che niente degli oggetti che voleva funzionassero, funzionasse, quel giorno.
La testa di Anthea, che sfiorava la sua, la tranquillizzava, sicura che non se ne sarebbe mai, mai, andata via. Sopratutto in quel momento, sentiva che Dorothy aveva bisogno di lei: non sarebbe andata da nessuna parte, se ne sentiva quasi compiaciuta: il fatto che per una volta fosse lei a dirigere il gioco, che per una singola occasione avrebbe potuto considerarsi quella di carattere. Odiava essere più debole di lei in ogni situazione, ma amava la sicurezza con cui Dorothy la consolava innumerevoli volte: era la situazione giusta per ricambiare.
Si girò verso l'amica, mettendosi a pancia in sotto sul letto, che sotto il suo peso scricchiolò.
«Andrà tutto bene» le sorrise.


C: Ed eccoci qui. Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, volevamo solo avvisarvi. Lì per lì avevamo la tentazione di mettere il nome del bambino al televoto, ma sappiamo tutti che sarà una bambina e che si chiamerà Anthea, quindi...
Tutti: Vaffanculo, ci hai spoilerato il finale stronza!
C: Sì, lo so, che ci posso fare...
MrB: Comunque la bella (?) notizia è che dopo questa collaborazione, oltre a portare avanti Eyes, anch’essa vicina a una svolta, intraprenderemo un nuovo lavoro.
C: Che rimarrà probabilmente incompleto.
MrB: Rimanete sulle nostre frequenze!
Pace e amore,
MrB. & C.
   
 
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