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Autore: Ornyl    15/12/2011    0 recensioni
Isabel si risveglia distesa a terra,su un tappeto di foglie. Ha mal di testa e,con una mano in fronte,comincia a guardarsi intorno:il cielo grigiastro e le montagne si riflettono sul lago e uno stormo di passeri attraversa l'aria. Cosa ci fa lì,distesa a terra,davanti al lago artificiale poco fuori la città?Non ricorda nulla,nemmeno che giorno fosse.
Poi però capisce di essere morta,senza sapere come e quando.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai con una forte fitta alla testa,strizzando gli occhi dal dolore. Per fortuna la fitta fu breve,così potei riaprirli. Guardai a destra,poi a sinistra. I miei capelli giacevano,insieme a me,su un tappeto di foglie giallastre e puzzolenti. Scossi la testa per togliermele,poi piano alzai il collo,fino a trovarmi seduta,poi mi guardai la maglietta e i jeans.  Tossii,mi alzai in piedi e avanzai di qualche passo,col naso all'insù: il cielo non prometteva nulla di buono e uno stormo di passeri neri lo attraversava;poi abbassai lo sguardo sulle montagne,di un verde scuro quasi nero,che si riflettevano sul lago artificiale,grigiastro come il cielo e calmo. Una brezza proveniente dalle montagne sollevò le foglie ai miei piedi,ma non riuscii quasi a sentirla. Piano avanzai,cercando con lo sguardo una qualsiasi stradina che portasse alla civiltà,ma intorno a me solo alberi alti e neri,che mi ricordavano il cimitero del paesino in cui era nata e vissuta nonna Charlie,e dove di conseguenza era stata sepolta. Mi aggiustai la sciarpa e avanzai ancora,finchè abbassai lo sguardo su uno strano ramo. Notai che era bianco e con degli strani fronzoli attaccati,il resto era coperto dalle foglie. Ma non ci feci caso e piano arrivai alla riva. Il lago sonecchiava riflettendo quel cielo cupo e probabilmente invernale,coronato dai lunghi e neri alberi. Mi sporsi sul pelo dell'acqua,ma non riuscii a vedere il mio viso. Mi sporsi ancora un po',ma nulla. Tossii di nuovo e vidi la condensa del mio fiato. Sentii del gracchiare alle mie spalle e mi voltai. Degli uccelli si avvicinavano al gruppo di foglie dove prima ero distesa e allo strano ramo bianco che avevo notato. Lo so,non era una cosa intelligente,ma mi misi a guardarli;in particolare,osservai un passerotto che tirava un gingillo dal ramo bianco. Con tenacia l'uccellino cercava di strapparlo via,finchè,aiutato da un compagno,sollevò poco il ramo,inorridendomi. Quello non era un ramo,ma un braccio. E quello era un bracciale che,adesso,mi sembrava familiare. Deglutii. 
Il vento soffiò sul mucchio di foglie,scoprendo un viso con una grossa macchia violacea sulla fronte. Il viso era bianchissimo,circondato da una corona di capelli neri e mossi,con due labbra abbastanza carnose violacee e serrate. 
Conoscevo benissimo la proprietaria di quel viso:ero io. 
Mi misi una mano sulla bocca,cercando di non piangere,poi mi guardai le mani.
Se io ero a terra,con gli occhi chiusi e serrati,con un braccio pallido usato come esca dei passeri,quella me che stava in piedi non era altro che uno spirito,come quelli che c'erano nei libri o nei film,che non si riflettono sull'acqua e non provano dolore,più leggeri dell'aria.E tutte e due le Isabel erano i riflessi della mia morte,avvenuta non sapevo quando o come o perchè.
   
 
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