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Autore: Reina    02/08/2006    1 recensioni
La vendetta è un piatto che va servito freddo, e presto qualcuno se ne sarebbe reso conto!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Nuovo personaggio, Professor Kappa, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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In un piccolo appartamento della periferia di Tokyo dilagava il caos accompagnato dal rumore di oggetti infranti contro superfici più dure di loro

In un piccolo appartamento della periferia di Tokyo dilagava il caos accompagnato dal rumore di oggetti infranti contro superfici più dure di loro.

Maledetto.

Ma come ha potuto.

Quel brutto mitomane, snob e giocatore d’azzardo.

Se solo ti avessi tra le mani…

Basta.

Si guardò in giro contemplando il casino che aveva provocato.

Cocci di ceramica e piume da cuscino sparsi ovunque.

Non posso cambiare la verità dei fatti.

Quel bastardo ha messo in palio la mia felicità per un po’ di spiccioli.

Si appoggiò alla parete e si lasciò scivolare fino a poggiare il sedere sul parquet.

Sbuffò portandosi la mano alla fronte e si ritirò indietro la frangia.

È inutile sfogarsi sui soprammobili…

Lo sguardo cadde su uno

Dei pochi oggetti ancora intatti.

Uno degli orribili souvenir di Ran.

Una stramba lampada a forma di gondola veneziana.

La morte del buon gusto.

anche se devo ammettere che sbarazzarsi di quell’orribile soprammobile…

Si alzò e avvicinandosi al mobile con passo felpato.

Controllò che non fosse ancora rientrata.

L’avevano convocata i superiori per non si sa quale ragione.

Se l’avesse becca avrebbe passato il peggiore quarto d’ora della sua vita.

Fissò con interesse l’obbrobrio che si ritrovava davanti, poi fece un sorrisetto serafico…

- Ops!

…mandò con una spintarella l’orrida lampada a fare compagnia ai cocci che l’avevano preceduta nel suo triste destino.

Missione compiuta.

Con uno schiocco di dita i cocci scompaiono senza lasciare la benché minima scheggia.

Adoro la magia.

E ora al lavoro.

Con un secondo schiocco i pantaloni larghi con tasconi che indossavano vennero sostituiti da un paio di pelle a vita bassa e la maglietta divenne un decoltè nero che lasciava la pancia scoperta.

Sciolse i capelli che teneva raccolti in una treccia, afferrò la borsa con i soldi e usci in ceca di qualche povera anima che avesse bisogno di sfogarsi ed essere consolata.

 

Aggiornamento

Non credevo che i topi potessero farmi più schifo del previsto.

Esaudire il desiderio di quella povera ragazza e trasformare il suo ex in un ratto era un mio dovere, come d’altronde lo era assicurarmi che non facesse un giro turistico nello stomaco del primo gatto randagiocce passava nei dintorni.

Schifoschifoschifo.

Al diavolo la morale.

La prossima volta eviterò di fare da body guard a una schifosa pantegana, fosse l’ultima cosa che faccio.

Se solo mi fossi fatta i miei affaracci non avrei mai incrociato quelle dannatissime streghe e quindi non avrei dovuto scappare da quel  fuoco incrociato di pozioni.

 

Si volta a fissare i vestiti leggermente abbrustoliti adagiati sul letto. 

 

Se non altro prima di incrociare quella povera ragazza ho incontrato un giovane baluardo.

Io logicamente non gli ho detto che ero un demone della vendetta.

Una di quelle che la comunità magica definisce a livello internazionale“Avenger Devil”, o più comunemente Avengers.

Ad ogni modo, da quando ha cominciato a parlarmi si è subito sciolto e ha cominciato a parlare come un fiume in piena.

Mi chiedo se sarà stato il mio glamuor (esattamente come le fate, noi possiamo affascinare il nostro bersaglio e farlo ricadere in un stato di ipnosi) o quelle sei bottiglie di birra a farlo cicalare così?

 

Si ferma a riflettere.

- … entrambe, sicuramente entrambe – annuisce convinta

Riprende a scrivere

 

Se non lo fermavo mi avrebbe descritto per filo e per segno TUTTO il suo albero genealogico.

Però poverino.

Aveva sostenuto un’accesissima discussione con delle presenze che avevano infestato una casa, per convincerle a lasciare in pace gli abitanti dell’abitazione.

Li aveva tormentati oltre al limite della sopportazione.

No diario mio.

Non mi sto perdendo per strada.

Un motivo per cui ti sto scrivendo queste scemenze è per spiegarti come ho avuto l’idea geniale con cui perseguire il mio obbiettivo e vendicarmi una volta per tutte.   

Si riassume in una sola parole: tormento.

Non mio, il suo.

Uff

Diciamolo chiaramente.

IO il mio desiderio non lo butto al vento per un idiota di prima categoria (anche perché non saprei cosa desiderare e non è il caso di avere ripensamenti sul desiderio espresso).

Quindi lo colpirò là dove non ha difese.

Colpirò chi tra le sue amicizie non può essere salvato così facilmente.

Perché non tutti siamo stinchi di santo (io no di certo) e abbiamo nemici (che per certi spuntano come funghi ), e spesso si sa, i propri nemici possono rivelasi mooolto vendicativi.

E qui entro in gioco io.

Due picc

 

- Lavoro, soldi e vendetta personale (contandoli sulle dita della mano)…- scuote la testa in segno di negazione – …non va bene 

Si riferma a riflettere giocherellando con la penna

- Trovato!                     

Tira una riga sull’ultima frase

 

Unirò l’utile al diletto.

 

“Così va decisamente meglio”.

 

E so anche chi sarà il primo della lista

 

Chiuse di scatto il diario

- mpf… che i giochi abbiano inizio

 

 

Mosca, alcuni giorni più tardi

 

Era sera inoltrata e il cielo era cupo a causa di greggi di nubi che occultavano le stelle.

Pur essendo estate faceva freddo e molta gente durante il giorno aveva dovuto ricorrere alle giacche per scaldarsi e la prospettiva di patirlo anche di sera aveva fatto rintanare nelle proprie case la maggior parte della popolazione locale.

Solo pochi intrepidi (o idioti che dir si voglia) sfidavano il gelo.

Nei pressi del Crimlino, completamente deserta, si aggirava un unico ragazzo dalla capigliatura fulva, tutto imbacuccato in un cappotto.

Sembrava tranquillo.

Camminava immerso nei suoi pensieri, cullato dal silenzio della piazza.

Tutta quella quiete in fondo non gli dispiaceva poi tanto.

Sentì in lontananza il suono di un paio di tacchi farsi sempre più forte.

Poi di nuovo silenzio.

Si fermò a vedere un vetrina di un negozio d’abbigliamento.

Per poco non gli venne un colpo, perché voltandosi si ritrovò una ragazza a pochi metri di distanza.

Doveva essersi avvicinata senza fare rumore.

Erano vicini e lui la osservò di sottecchi.

Capelli nerissimi e occhi nocciola.

Pur non avendola mai vista i suo lineamenti avevano un ché di famigliare.

- Lei è Yuri Ivanov?

Lui rimase stupito dalla domanda, come dimostrò la sua espressione.

Annuì.

Si fece buio.

La luce del lampione era saltata

Tutto ciò che sentì da lì a poco fu lei che gli cinse il collo col le mani.

Il silenzio venne rotto da un sono sordo, quasi impercettibile.

Un tonfo.

E di nuovo silenzio.

 

  
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