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Autore: irene862    15/12/2011    1 recensioni
Seguito di:
- dolce e delicata come il miele
- red line
Raccolta: Momenti di vita tra Gerard e Sophie
Dal quinto capitolo:
Lei cominciò a ridacchiare. Eravamo sedute sul divano, una di fronte all’altra.
“Non so proprio dove, quando e perché tu abbia deciso di fargli proprio quel regalo. Che piano strampalato!“
“Hey, mi hai aiutato tu a metterlo in pratica, non dimenticarlo. Anzi sono sicura che senza il tuo preziosissimo aiuto non ci sarei mai riuscita.”
“Mhm … forse. Comunque è bellissima! Mi piace molto. “ rispose lei sorridendo contenta
“Si, è stupenda! E sono contenta di regalargliela”
“E dell’altro regalo? Gli hai detto qualcosa?”
“Ma no, sei matta? Lo conosci, se glielo avessi detto si sarebbe precipitato qui sul momento lasciando baracca e burattini. Tu, mia madre e mio fratello siete gli unici a saperlo”
“Si, hai ragione. Sarebbe impazzito e avrebbe abbandonato set e film mandando a rotoli il suo contratto.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce e delicata come il miele'
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Last Time - Sorpresa di compleanno

 

Sorpresa di compleanno!

 

 

 

 

 

“Dio, mi sembra di impazzire!” esclamai esasperata

“Hey, Soph … ed ora che ti prende? Con chi ce l’hai?”

“Sto parlando da sola … ma sono arrabbiatissima! Ce l’ho con lo star-system, ecco con chi ce l’ho! “

Tenevo ancora in mano la rivista che fino a qualche secondo prima stavo leggendo quando con un gesto secco la feci volare dall’altra parte della stanza.

“Secondo loro dovremmo occuparci solo di questo. Non della propria famiglia, della salute, del lavoro, degli amici no … Secondo loro è tutto nell’apparire! Bisogna essere magre, ma non troppo magre e Dio ci scampi dall’essere grasse. Bisogna avere un collo da cigno, un seno naturalmente abbondante ma non esagerato. Alto e sodo, meglio se dalle forme tondeggianti. Il sedere, il benedetto lato B, deve essere tondo e compatto, un po’ in fuori come piace tanto agli uomini, privo di imperfezioni o della odiosissima buccia d’arancia. Il ventre piatto e tonico, i fianchi non troppo pronunciati, le gambe lunghe e sode … i piedini da fata e le caviglie sottili. E poi vogliamo parlare del viso?” esclamai

“Dobbiamo? “ mi rispose Susy perplessa e intimorita

“Certo! Il viso non deve avere imperfezioni. Nessuna, nel modo più assoluto! Non sono accettate rughe, macchie solari, cicatrici, arrossamenti o segni d’acne. Deve essere perfetto, leggermente rosato e vellutato come una pesca! E i capelli? “

“I capelli? Anche i capelli?” mi domandò lei perplessa

“Certo, i capelli! Sono il fulcro … devono essere sempre puliti, brillanti, voluminosi e mai crespi. Lisci o ricci non importa basta che non abbiano doppie punte e il colore deve essere acceso con riflessi naturali e mai spento!”

“Sophie non capisco…” ma la interruppi subito.

Oramai ero diventato un vulcano. Non riuscivo a fermarmi.

“E la cellulite? Chi se la dimentica quella … cazzo, è un incubo! Fra poco me la sogno pure la notte. La cellulite che ogni donna, dall’adolescenza alla menopausa cerca di combattere a suon di creme, tisane, pillole, sedute estenuanti in palestra, trattamenti e massaggi dall’estetista, laser e interventi chirurgici di ogni tipo.”

“Continuo a non capire dove tu voglia arrivare con …” fece lei sempre più perplessa

“E le mani … beh, le mani devono essere morbide e lisce, idratate senza chiazze cutanee o voglie che ne alterino il colore. Sono il biglietto da visita di ogni persona. Le unghie sempre curatissime con la manicure più alla moda, altrimenti sei out! E la pelle, la pelle del corpo deve essere dorata, né troppo bianca o pallida per non assomigliare ai vampiri né tantomeno eccessivamente abbronzata per diventare la caricatura di pimpa. Per questo dannato sistema hollywoodiano devi essere perfetta ed io non lo sono!” conclusi accasciandomi a terra sconsolata

Susy subito mi si avvicinò e senza chiedere nulla mi abbracciò stretta.

“Non ce la farò mai, Susy. Mi faranno fuori, mi uccideranno a suon di giudizi e critiche. A quel maledetto evento gli farò fare la figura dell’idiota. Ed io non voglio! Non voglio farlo e non voglio andarci!”

Lei si allontanò da me e con grande delicatezza mi asciugò le lacrime che non mi ero accorta di versare.

“Allora è questo che ti preoccupa” disse lei finalmente consapevole

Annuì solamente e continuai a guardarla

“E’ per la Mostra del Cinema di Venezia? E’ così Sophie, vero?” domandò lei ancora

“Si. E’ fra meno di un mese ed io non voglio andarci! Non sono pronta e non sarò mai all’altezza di quelle là… Tutte le splendidi attrici che ci saranno. Non voglio metterlo in ridicolo Susy e siccome so già che andrà a finire così … beh, non voglio andarci!” protestai continuando a piangere

“Oh tesoro ma non è così che lo devi vedere. “

“Si invece. Cavoli hai sentito quello che ti ho detto prima? Devo essere perfetta … perfetta e nulla di meno! Bellissima, movimenti sinuosi, gesti e modi eleganti.  Io sono goffa e inciampo sempre, non sono capace di camminare come quelle lì che sembrano camminare sulle uova! Non sono elegante, né sinuosa né tantomeno sensuale. Non sono sexy né tantomeno bellissima. Non sono nemmeno un pozzo di scienza perciò …” continuai sempre tristissima

“Pozzo di scienza? Camminare sulle uova? Che significa?” mi domandò lei non capendo

“Oh scusa, sono espressioni e modi di dire italiani … intendevo camminare come se ti librassi in aria e molto intelligente. Non si usano da voi?” domandai a mia volta

Lei scosse la testa e sorrise

“Non la devi vedere in questo modo Sophie. La devi prendere con più filosofia. Devi restare calma e concentrata. Tu sei lì per Gerard non per gli altri. Di tutti loro a te non deve importare nulla né tantomeno dei loro giudizi. E poi non è vero ciò che hai detto. Tu sei bella, Sophie. Sei elegante. Sei sensuale e intelligente”

“Susy, non è vero e …”

“Hey, non interrompermi! Tu sei tutto questo ed è inutile che lo neghi perché lo vediamo tutti. Lo vede Gerard, lo vedo io, lo vedono gli altri. Solo tu non lo vedi! E’ vero, forse non hai i tratti da panterona sexy e magari sei un pelino goffa … ma non importa! Tu sei quello che sei e non devi cambiare per far felici loro. Ti piaci per come sei?” mi domandò lei di getto

“Si, credo di si ma …”

“Niente ma! Se ti piaci tutto è perfetto. Gerard ti ama, la tua famiglia ti ama, gli amici ti vogliono bene, io ti voglio bene e tu ti piaci. Ma non capisci? Nient’altro è importante! Fregatene dei giudizi degli altri. Non importa cosa diranno quegli uccellacci di giornalisti, opinionisti o paparazzi. Conta solo quello che sei!” Fece lei con tono e sguardo deciso

“Sono rimasta chiusa in casa proprio per non fargli fare brutte figure. Esco da sola, solo per andare a fare piccole commissioni e per andare a lavoro! Praticamente sono una reclusa!”

“Vero! Ed ora è arrivata l’ora di uscire, di far vedere a tutti quanto sei speciale!”

Rimasi per qualche minuto immobile.

Ero speciale? Davvero?

Sicuramente no, ma il fatto che lei la pensasse così mi riempì il cuore di gioia.

Di getto mi fiondai su di lei e l’abbracciai con forza. Il resto non contava.

 “Su vieni. Basta lacrime, basta piangersi addosso. Adesso ti porto da Clio!”

“Clio? Chi è ?” domandai asciugandomi le lacrime in fretta e furia

Mi alzai e la seguì verso la porta di casa dove lei si era diretta.

“Beh, Clio è una maga! E’ estetista e mille altre cose. Ha un centro bellezza qui in città e per me è la più brava del mondo. Fidati, ti piacerà!” annunciò lei allegra con un sorriso enigmatico sul volto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sapevo che ti sarebbe piaciuta! “ disse appena rientrammo a casa

“Cavoli, è stato spettacolare. Mi sono divertita moltissimo e lei sapeva esattamente cosa volevo! Non riesco ancora a credere ai miei occhi. Sembro diversa, un’altra persona!” dissi ancora stupita del risultato

“Non sei un’altra persona. Sei sempre tu ma con la consapevolezza di esserlo!”

Riguardandomi adesso e con occhio critico mi studiai attentamente. I capelli erano mossi e voluminosi, puliti, lucidi e profumati. Il viso era rilassato, truccato ad hoc. Niente di pesante o eccessivo, un trucco naturale e semplice che esaltava l’incarnato chiarissimo della mia pelle. Alle mani e ai piedi avevo fatto meraviglie. Entrambi morbidi e curati con manicure e pedicure complete.

“Si, forse hai ragione … ti devo ringraziare. Ti voglio bene”” gli dissi abbracciandola stretta

“Chissà quando ti vedrà il tuo caro Gerard … mi piacerebbe tanto vedere che faccia farà!”

Scoppiai a ridere di gusto. Si, sarebbe stata una bella sorpresa per lui.

Gli sarei piaciuta? Speravo proprio di si…

“Per la sorpresa è tutto pronto?” domandò lei curiosa

“Si, tornerà domani sera. E grazie a te l’aereo non atterrerà qui in Scozia ma a Zanzibar!” risposi con un sorriso biricchino

Lei cominciò a ridacchiare. Eravamo sedute sul divano, una di fronte all’altra.

“Non so proprio dove, quando e perché tu abbia deciso di fargli proprio quel regalo. Che piano strampalato!“

“Hey, mi hai aiutato tu a metterlo in pratica, non dimenticarlo. Anzi sono sicura che senza il tuo preziosissimo aiuto non ci sarei mai riuscita.”

“Mhm … forse. Comunque è bellissima! Mi piace molto. “ rispose lei sorridendo

“Si, è stupenda! E sono contenta di regalargliela”

“E dell’altro regalo? Gli hai detto qualcosa?”

“Ma no, sei matta? Lo conosci, se glielo avessi detto si sarebbe precipitato qui sul momento lasciando baracca e burattini. Tu, mia madre e mio fratello siete gli unici a saperlo”

“Si, hai ragione. Sarebbe impazzito e avrebbe abbandonato set e film mandando a rotoli il suo contratto.” Annunciò lei tetra

“Già. Ed io non voglio. Glielo dirò quando ci vedremo” risposi sicura

“A proposito a che ora parte il tuo volo?”

Guardai l’orologio a muro del salotto e lanciai un grido

“Accidenti, fra tre ore” dichiarai alzandomi in fretta

“Beh, fortuna che hai i bagagli pronti. Comunque, non temere ti accompagno io in aeroporto! Domani metto sull’aereo anche il tuo fidanzatone, anche se penso che non ce ne sarà bisogno data la voglia che ha di vederti”

Sorrisi raggiante e corsi a prendere i bagagli di sopra. Non volevo arrivare in ritardo per poi perdere il volo.

Fortunatamente arrivai in orario, salì sull’aereo con una calma del tutto innaturale per me e al decollo mi rilassai ulteriormente.

Ancora poco e lo avrei rivisto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andai a prenderlo in aeroporto senza dargli, però, nessuna spiegazione, niente baci né altro. Gli bendai veloce gli occhi e lo trascinai di peso in auto insieme ai bagagli.

“Si può sapere dove stiamo andando? Perché la benda? Cosa sono tutti questi segreti? E soprattutto come mai non mi hai ancora baciato?” domandò lui per l’ennesima volta

Scoppiai a ridere ma evitai di rispondergli. Finalmente eravamo arrivati. Parcheggiai e lo aiutai a scendere.

“Sophie? “ domandò lui con voce tesa ed un poco ansiosa

“Ancora poco te lo prometto … poi ti toglierò quella benda”

“Voglio il mio bacio! Sono settimane che non ti vedo … quasi due mesi, accidenti! Ho voglia di baciarti” disse cercando di togliersi il velo dagli occhi

“No, ti prego non toglierla. Pazienta ancora un po’, tesoro”

“Perfetto, va bene. Ma voglio che mi baci. Adesso, anzi subito! Anche se ho questa dannata sciarpa sugli occhi!” rispose lui a denti stretti

Sorrisi e mi avvicinai a lui.

Sentendomi vicina mi cinse i fianchi con le mani ed io posai le mie ai lati del suo viso.

Sentivo il suo respiro sul mio viso e lui sentiva il mio, gli accarezzai dolcemente il viso soffermandomi sulle tempie, sugli occhi, sul naso e poi sulla bocca.

Lui sospirò deliziato. Ripetei lo stesso percorso con le labbra indugiando su ogni piccolo particolare.

“Mi sei mancata così tanto” sospirò lui

“Anche tu. Moltissimo” soffiai a pochi millimetri dalle sue labbra

Mi strinsi maggiormente a lui e planai sulla sua bocca ricoprendola con la mia. Rispose subito e lo fece con passione.

“Mi sei mancata da morire! Ogni dannato giorno non vedevo l’ora che il registra dicesse la parola fine per poter correre a chiamarti e sentire la tua voce. Ed ora che sono qui e che la sento, non vedo l’ora di poter vedere il tuo viso e di potermi perdere nei tuoi occhi.”

“Mhm … come sei ingordo … vuoi avere sempre di più” gli sussurrai ancora riempiendolo di dolci baci

“Non sono ingordo è solo che di te non ne ho mai abbastanza. E’ diverso!” mi rispose lui prima di baciarmi con foga.

Lui era il mio universo e finalmente era tornato da me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eravamo in spiaggia. Lui ancora bendato e completamente inconsapevole di dove ci trovassimo. Io avevo tolto le scarpe ed ero a piedi nudi sulla sabbia.

Il cielo era un manto vellutato di stelle e come piccole lucciole sprigionavano la loro magia attorno a noi. La luna era alta e tonda e sembrava sorridere ai nostri pensieri, complice di una segreta felicità.

“Ho una sorpresa per te” gli dissi sciogliendo finalmente la benda e lasciandolo libero di vedere

Lui si stropicciò un poco gli occhi per poi posarli su di me. Sorrise e di scatto mi sollevò tra le braccia.

Mi fece girare così che cominciai a ridere felice.

Solo quando mi depose a terra si accorse che eravamo in spiaggia, all’aperto e non eravamo a casa né tantomeno in Scozia.

“Dove siamo?” domandò lui

Si voltò a guardare, prima in alto e in basso, poi a destra e a sinistra. “Non siamo a casa” dichiarò lui riportando lo sguardo su di me

“Dipende da quale casa intendi” risposi con un sorriso enigmatico

Lo presi per mano e cominciammo a camminare per risalire la spiaggia.

Davanti a noi vi era una casetta in riva all’oceano.

Le pareti erano bianche ed evocavano la spuma delle onde, mentre all’interno altro bianco si mescolava a pennellate di azzurro cielo e particolari di color rosa madreperla richiamavano i colori delle conchiglie più belle.

“Oh … ma è bellissima!” esclamò lui voltandosi a guardarmi

Ci eravamo avvicinati molto, fin quasi a salire sul portico che conduceva all’ingresso.

“A chi appartiene? Di chi è?” domandò lui curioso ma con una vena di invidia nella voce

Sorrisi e mettendo una mano in tasca ne tirai fuori la chiave. Aprì la porta di ingresso e indietreggiai fino ad averlo di fronte.

Mi guardava stupito. Si aspettava una spiegazione anche se sapevo che qualcosa nella sua testa si stava muovendo per riuscire a capire.

“A te, in effetti. E’ tua” spiegai ancora sorridendo

“Cosa? Ma … ma … come? Perché?”domandò lui ancora scosso e incredulo

“E’ il tuo regalo. Buon compleanno amore!” annunciai volando fra le sue braccia che si aprirono come di riflesso per poi richiudersi attorno a me

Mi strinse forte e lo fece per molto tempo. Mi baciò con un tale trasporto che chiusi gli occhi e mi lascia travolgere dal suo tocco finché le gambe mi cedettero e mi dovetti appoggiare a lui.

Lo sentì sorridere e inspirare profondamente. Sapeva perfettamente come farmi perdere il controllo del mio corpo e ne andava fiero.

Le sue mani mi sfioravano la schiena mentre le sue dita creavano disegni immaginari sulla mia pelle coperta solo da una leggera canotta bianca di cotone. Le sue labbra sapevano di miele e raccoglievano, delicate, in un abbraccio caldo le mie. Il suo respiro fresco mi sfiorava il viso mentre un leggero vento scompigliava i miei capelli sciolti.

Lo amavo. Lo amavo con tutta me stessa.

“Ancora non ci credo. “ disse

“Entriamo, allora.“  sorridendo gli presi la mano e lo portai dentro.

La casa era piuttosto piccola.

L’entrata si apriva sul salotto decorato con mobili artigianali in bambù dai colori chiari. Il pavimento era composto lunghe doghe di parquet perlaceo dai riflessi color crema, travi a vista sul soffitto e pareti dipinte di bianco e schizzi di blu caratterizzavano l’intero ambiente. L’unica fonte di luce della camera era rappresentata da una grande lanterna in ferro appesa al centro della stanza. Divano e sedie erano in vimini e un graziosissimo basso tavolino completava l’arredamento del soggiorno.

Riportai lo sguardo su Gerard e vidi che le sue labbra si distendevano in un sorriso raggiante.

“Questo è il salotto, l’altra stanza è la cucina. Dall’altra parte invece ci sono l’unica camera da letto e un piccolo bagno. Tutte le stanze sono arredate con lo stesso stile e gli stessi colori. Non ho cambiato nulla perché sapevo che ti sarebbe piaciuta così com’era. Piccola e semplice.” dissi

Mi avvicinai a lui e gli posai una mano sull’ampio petto

“Allora? Ti piace?” gli domandai

“Mi hai regalato una casa? Mi hai regalato questa casa per il mio compleanno?” domandò con voce rotta dall’emozione

Annuì solamente e con un sospiro mi strinsi a lui

“Mi piace. Si, mi piace molto. Anzi di più. Voglio andare a vedere il resto” fece lui e con un sorriso lo lasciai fare

Lui corse con entusiasmo verso le altre stanze mentre io mi accomodai sul divano. Stesi le gambe e chiudendo gli occhi mi lasciai sfuggire un sospiro sereno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tocco delicato delle sue dita fra i capelli mi costrinse ad aprire gli occhi. Il sorriso raggiante di prima non era sparito anzi era diventato se possibile ancora più splendente.

“E’ un regalo bellissimo e mi piace da matti!”  disse lui baciandomi “Ma ancora non so dove siamo” continuò lui

Era in ginocchio accanto al divano su cui io ero ancora distesa.

“Siamo a Zanzibar, amore mio”

“Ma come hai fatto? Come l’hai trovata?” domandò lui sedendosi per terra accanto a me

“Volevo farti un bel regalo e Susy mi ha dato una mano.”

“Susy? lei sapeva?” chiese lui interrompendomi

“Si e mi ha aiutato a trovare tutto questo” spiegai indicando tutt’attorno

“Inizialmente ero tentata da un bel viaggio e insieme siamo andate in agenzia di viaggio. Poi tra una chiacchiera e l’altra, siamo capitate davanti ad un’agenzia immobiliare dove, tra l’altro lavora suo cugino, e abbiamo trovato questa. Quando l’ho vista ho pensato subito a te. Ero interessantissima e lui lo ha capito subito. Il giorno dopo avevo la casella intasata da sue mail con foto, informazioni sul paese e sulla casa.” aggiunsi ridendo della sua espressione stupita

“Ho convinto Susy, pregandola in ginocchio quasi, ad abbandonarti per un paio di giorni e a seguirmi qui. Quando l’ho vista, ho visto il mare, i colori, i mobili e l’interno non ho fatto altro che firmare le carte.” conclusi con tono allegro

“Non ho mai ricevuto nulla di simile. Nessun altro mi ha mai fatto un regalo del genere. Ti amo amore mio. Mi fai stare così bene. Ti amo da impazzire.”  Mi disse lui guardandomi con occhi dolci per poi abbracciarmi forte. Restammo qualche minuto in silenzio, abbracciati e seduti vicini sul divano del salotto.

 “Ma come facevi a sapere che mi sarebbe piaciuta?“  domandò lui tempo dopo

“Beh, è semplice. Ti conosco, Gerard! So cosa ti piace e quello che potrebbe non piacerti. E sapevo con certezza matematica che, come me, l’avresti trovata stupenda.” risposi con tono dolce

“Adesso vieni” aggiunsi alzandomi “Ho un’altra sorpresa” e prendendolo per la camicia lo costrinsi a seguirmi

“Un altro regalo? Ma così mi vizi!” disse lui aprendo la porta

Lo guardai sorridendo ed uscimmo

Corsi fuori fino ad arrivare sulla spiaggia. Non mi resi conti di star ridendo finché non mi prese per le spalle facendomi voltare. Ora anche lui era scalzo e la sabbia sotto i nostri piedi era umida e fresca.

“Comunque non credo che mi piacerà più di questo” disse indicando la casetta alle nostre spalle

“Vedremo” risposi enigmatica sorridendo ancora

 

 

 

 

 

 

 

 

Camminavamo sulla spiaggia umida con la sola compagnia del soffice suono della marea. Presi un bel respiro con il quale mi riempì i polmoni d’aria e il cuore di coraggio

“Ho una confessione da farti” abbassai lo sguardo per qualche secondo per poi sollevarlo di nuovo verso di lui

Il suo viso da allegro divenne serio e i suoi occhi si fecero attenti e curiosi

“Vedi, ti ho mentito” continuai con tono  grave

Lui continuava a guardarmi ed io guardavo lui.

Alzando un sopracciglio “Quando mi hai mentito? E a che proposito?” mi chiese turbato

“Vedi tu eri lontano … e … ed io non sapevo cosa fare. Sai … avrei voluto dirtelo subito … cioè volevo dirtelo ma poi ho pensato alla tua reazione. Così ho taciuto.”

I suoi occhi si incupirono e lui quasi di riflesso mi strinse più forte

“Sophie, che cosa stai cercando di dirmi? Non capisco”

“E’ che mi mancavi così tanto, mi mancava la tua voce, mi mancavano i tuoi sospiri. Sentivo la tua assenza in maniera così forte! E alla fine ho capito” continuai dura

“Cosa hai capito? Sono confuso …  Soph? Mi devo preoccupare?”

“Ti ricordi tutte le volte che mi chiamavi? E mi chiedevi come stavo?” domandai senza dare risposta ai suoi dubbi

“Si certo, ma perché? Amore ti prego … cosa c’è? Cosa è successo?”

“Beh, ti ho mentito. Io non sto bene.” ammisi deglutendo rumorosamente

“In che senso non stai bene?” domandò subito lui sgranando gli occhi  “Sei malata? Hai l’influenza? Oh mio dio! Cos’hai?” era agitatissimo e preoccupato

Le sue mani mi stringevano le braccia fino a farmi male. Sapevo che l’indomani avrei visto segni rossi solcarmi la pelle ma non mi lamentai e lui non allentò la presa.

 “Io … Gerard … io”

Ma che fai? Ora che ce l’hai di fronte cominci a balbettare?

“Oh mio Dio Sophie … che cazzo succede?” domandò lui teso e ansiosissimo

“Ecco, sono incinta” dissi tutto d’un fiato

Silenzio.

Un lungo silenzio.

Le parole erano uscite frettolose dalla mia bocca e sembravano non essere arrivate sino a lui.

Forse il vento le ha portate via con se?

Trassi un profondo respiro e ritentai.

“Aspetto un bambino, Gerard. “ ripetei ancora

E di nuovo silenzio.

La sua espressione anche questa volta non mutò.

Nessuna parola, nessun gesto, nessun movimento.

Nemmeno un dannatissimo tic …

Sembrava una statua.

Accidenti!

Questa volta non poteva non aver sentito.

Iniziai a pensare che forse anche la prima volta aveva sentito e che se non rispondeva magari non voleva … non voleva averci niente a che fare.

La sofferenza e il dolore cominciarono ad affiorare. Li sentivo agitarsi frenetici dentro di me.

Calde lacrime cominciarono a scendere dai miei occhi. Lente e silenziose segnavano il mio viso fino ad arrivare alla mascella e poi giù sino al collo.

“Scusa … cosa hai detto?” domandò lui con un filo di voce

“Stai per diventare padre” replicai singhiozzando

E finalmente la reazione arrivò …

La sua stretta si ridusse fino a lasciarmi completamente. Le gambe gli cedettero e fu costretto ad aggrapparsi a me.

“Porti mio figlio dentro di te?” domandò posando lo sguardo sul mio ventre

La sua voce era di nuovo incrinata e il suo sguardo incredulo.

Ero ormai senza fiato così annuì solamente.

“Oh mio dio … non posso crederci! Perché non me lo hai detto subito? Ero così preoccupato …  pensavo volessi lasciarmi!” con gesti lenti si arrischiò a sfiorarmi il ventre

“Lasciarti? No. Mai! Ero solo preoccupata per la tua reazione. Non volevo che lasciassi il lavoro e ti precipitassi da me.”

“Da quanto tempo lo sai?” mi domandò lui per poi alzarsi finalmente da terra

“Sono incinta di quasi tre mesi. Dieci settimane per l’esattezza.” annunciai con un lieve sorriso

“Dieci settimane? Perché non me lo hai detto subito? Avresti dovuto dirmelo ... Hai già visto il dottore? Come ti senti? Sei stanca? Hai freddo? Vuoi rientrare?”

Sorrisi felice e finalmente respirai a pieni polmoni.

La sua reazione mi aveva fatto agitare e preoccupare parecchio, in realtà.

“No, sto bene. E no, non ho freddo. Si, sono andata dal dottore due settimane fa e ha confermato i miei sospetti. Fra meno di sette mesi darò alla luce il tuo erede” annunciai fiera

“Oh dio! Ancora non ci credo … un figlio. Nostro figlio.” mi strinse a se con entusiasmo e mi baciò subito dopo

Scoppiai a ridere non appena ci separammo. Ero così felice e innamorata.

“Cazzo! Scusami, amore. Ora non posso più stringerti come prima” e dicendo questo mi allontanò da se facendo anche un passo indietro

“Hey!” protestai io “Si da il caso che mi piaccia quando mi stringi e non voglio che tu smetta!” aggiunsi stringendomi a lui, rifugiandomi tra le sue braccia e appoggiando il capo al suo petto

“Ma, amore … e il bimbo?”

“Il bambino starà benissimo perché la sua mamma starà benissimo. E poi è ancora presto per iniziare a preoccuparsi.”

Raccolse quel suggerimento, a lui graditissimo e con un sorriso raggiante. Mi abbracciò sollevandomi da terra e, cominciando a baciarmi con passione, mi portò dentro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sbagliavo prima” disse lui mentre con dita leggere mi sfiorava il viso e i capelli

“Quando?” domandai perplessa

“Prima ho detto che il secondo regalo non mi sarebbe piaciuto più del primo. Sbagliavo.” disse prima di chinarsi sulle mie labbra per poi prenderne possesso con dolce frenesia

“E’ questo il regalo più bello. Non potevi farmi altro dono più bello di questo” sussurrò lui prima di sollevarmi tra le braccia per stendermi tra le fresche lenzuola di quel letto e di quella stanza tutta nuova ma tutta nostra.

I suoi baci erano caldi e appassionati e ci portarono ad amarci, facendo l’amore per molte tempo, tra quella frescura che preannunciava i primi tiepidi spiragli dell’arrivo del sole. Un giorno che ci avrebbe trovati sdraiati insieme abbracciati e colmi di quel magico sentimento che ci univa da sempre.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eravamo distesi sulla sabbia, sopra una coperta che Gerard aveva recuperato dentro casa e che aveva poi steso a terra. Abbracciati l’uno all’altro, immersi in un angolo di paradiso tutto nostro. L’alba stava arrivando e a noi non importava nulla.

Non riuscivamo a smettere di toccarci l’un l’altro. Non riuscivamo a smettere di guardarci e sorridere.

 

Era così gentile e premuroso. Mi baciava, mi toccava con gesti delicati ma colmi di passione. Ci eravamo amati in maniera lenta e dolce, apprezzando ogni singolo momento, ogni singolo movimento, ogni singolo sussurro, ogni singolo bacio.

Mi accarezzava piano per paura di farmi male. Era tenero e protettivo, già si preoccupava di rendermi tutto più semplice.

Mi sentivo leggera come fossi distesa su una nuvola invece che tra le sue braccia.

Felice e leggera.

Felice e protetta.

Ero felice, protetta e amata sopra ogni cosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino

Clio= riferimento a Cliomakeup. Il guru più glamor del web make-up. Il mio idolo e la mia insegnante di trucco.

  
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