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Autore: Aelin_    15/12/2011    2 recensioni
Mi chiamo Jennifer, ho 22 anni e sono una ragazza normale.
No, non lo sono, per niente. Non ho un padre e non ne sento la mancanza, il cognome l’ho preso da mia madre, e, se devo essere sincera, non mi piace per niente.
Sono piuttosto asociale, ho solo un’amica che mi sopporta, Iana, e la conosco da quando avevamo 3 anni. E’ l’unica che mi capisce.
E poi, ci sono le Voci. Sono cominciate quando avevo 7 anni, e non se ne sono mai andate. Ma ho imparato a gestirLe. Mi dicono cosa fare, mi consigliano, e… mi hanno addestrato.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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-       Ti avevo detto di fare la spesa, dannazione!!! –
-       Non è assolutamente vero! Io ti ho chiesto se dovevo andarci e tu mi hai detto che ci saresti andata dopo!-
-       Oh si certo come no! Cresci! Oramai non ti posso chiedere più niente, sei una costante delusione, sempre persa nei tuoi pensieri e nelle tue fantasie! –
 
Ed ecco il dolore, arriva di colpo, e mi pugnala al petto. Sentire queste cose da mia madre mi fa ogni volta male, ma dovrò abituarmi, non ha l’aria di una che ha appena deciso di smettere di insultare sua figlia.
Prendo il mio iPhone, abbandonato sul divano, afferro la mia giacca e mi butto per strada, sbattendo la porta. Sento che lei mi chiama, ma non mi importa.
 
Eccomi qui, non mi sono ancora presentata.
Mi chiamo Jennifer, ho 22 anni e sono una ragazza normale.
No, non lo sono, per niente. Non ho un padre e non ne sento la mancanza, il cognome l’ho preso da mia madre, e, se devo essere sincera, non mi piace per niente.
Sono piuttosto asociale, ho solo un’amica che mi sopporta, Iana, e la conosco da quando avevamo 3 anni. E’ l’unica che mi capisce.
E poi, ci sono le Voci. Sono cominciate quando avevo 7 anni, e non se ne sono mai andate. Ma ho imparato a gestirLe.  Mi dicono cosa fare, mi consigliano, e… mi hanno addestrato.
Ora so tutto. Sui vampiri, sui licantropi, sui demoni, e sui due tramiti. Dean e Sam Winchester.
Ne parlano sempre, Loro. Non li ho mai visti, ma Loro dicono che hanno bisogno di me per distruggere mio zio e sventare l’Apocalisse, e che mi troveranno, e quindi io sto qui, a Chicago, ad aspettarli.
 
Mentre penso a queste cose, arrivo davanti al portone della casa di Iana, e le dico di scendere.
Non risponde.
La chiamo al cellulare.
Non risponde ancora.
Non salire, Jennifer, non salirenonsalirenonsalire! , dicono le voci nella mia testa, e il terrore si impadronisce di me. Le ignoro, spalanco la porta (avevo una copia delle chiavi) e salgo a due a due gli scalini, fino alla camera della mia migliore amica.
 Socchiusa.
La porta è socchiusa. Lei non la lascia mai socchiusa.
Spingo lentamente la porta, cauta, mentre prendo dalla tasca il mio coltello d’argento.
La prima cosa che mi colpisce è l’odore. Forte, nauseante, sa di ruggine, e mi fa venire un conato.
Tranquilla, Jen, tranquilla, mi dico, entrando.
E mi blocco. Le pareti non sono più azzurre, ma rosse, rosso dappertutto, rosso sul soffitto, sul pavimento, sui quadri e l’impianto stereo che io e Iana abbiamo montato da sole a 8 anni, sentendoci delle esperte per esserci riuscite.
C’è un foglio, a terra. Stona con tutto il resto perché è bianco, con una scritta sopra, nera.
Jennifer.
   
 
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