Ciao
a tutti! So benissimo che oggi è Giovedì e non
Venerdì, ma domani avrò una giornata talmente pesante che
non credo che mi connetterò, quindi ho pensato di anticipare di
qualche ora la pubblicazione di questo secondo capitolo.
Dunque, ci troviamo nuovamente nel "presente", inizia circa
un'ora dopo il prologo. Cosa farà Kate? Sta a voi
scoprirlo!
Come sempre grazie a 1rebeccam, madeitpossible , dilpa93, bice_94 e kate95. Spero che anche questo capitolo vi piaccia!
Buona lettura,
Silvia ^_^
Falling
Doveva pensare. I suoi sospetti e timori erano stati
confermati e ora doveva elaborare una strategia d'azione. Sapeva di
avere varie possibilità, ma voleva evitare quella più drastica, che
però avrebbe potuto risolvere molti dei suoi problemi, senza che
nessuno se ne accorgesse. Lei però non sarebbe stata bene, non era
quel tipo di persona, avrebbe vissuto il resto della sua vita con i
sensi di colpa, chiedendosi cosa sarebbe successo se avesse agito in
modo diverso. Il vento autunnale faceva frusciare le foglie degli
alberi del piccolo parco dove stava passeggiando; non c'era molta
gente lì insieme a lei, era il posto perfetto per stare in
tranquillità, vi erano solo alcuni anziani che davano da mangiare
a dei piccioni e uno spazzino che raggruppava le foglie che
cadono dagli alberi. Lo scricchiolio delle foglie secche sotto le sue
scarpe è era l'unico rumore che l'accompagnava
lungo il suo percorso. Il vento iniziava a diventare più forte,
quindi preferì sedersi su una panchina in un punto riparato,
piuttosto che continuare a camminare e rischiare di prendersi un
malanno. Tirò fuori dalla borsa la sciarpa che si portava sempre
appresso e la indossò; il contatto con il tessuto le riscaldò
immediatamente la gola. Il foglio che le aveva dato il medico
richiamò la sua attenzione. Era stata talmente sconvolta, senza
sapere bene perché, in fondo si aspettava quella notizia, che aveva
ignorato tutto quello che l'uomo le aveva detto e l'aveva infilato in
borsa senza neanche guardare cosa aveva scritto. Aveva un
appuntamento per tre giorni dopo, tre giorni per decidere cosa fare,
tre giorni per decidere sul proprio futuro, tre giorni e poi tutto
sarebbe cambiato, in un modo o nell'altro. Piegò accuratamente il
documento e lo ripose in una tasca esterna della borsa, fu allora che
notò il suo telefono. L'aveva messo in silenzioso prima di entrare
in ospedale e non aveva notato le chiamate perse, 7 da Laine, 5 da
Castle e 4 da Ryan e Esposito. Non aveva voglia di richiamare i
ragazzi, aveva bisogno di parlare con la sua amica, magari a cena. La
chiamata durò solo qualche minuto, il tempo sufficiente a
rassicurarla che stava bene, che non era in pericolo di vita e che
non c'era bisogno di inviare una squadra di soccorso, promettendole
di raccontarle tutto la sera stessa a casa sua. Aveva fatto bene a
farle quella promessa? Voleva il parere di una persona cara, che le
volesse bene, senza coinvolgere suo padre o, peggio, Castle. Chi
poteva essere meglio della sua migliore amica?
Era ormai ora
di pranzo e, pur non essendo per niente affamata, decise di prendere
un taxi e tornare a casa, magari un bagno caldo l'avrebbe
aiutata.
Era ormai sera e la patologa aspettava che la
sua amica aprisse la porta; era curiosa, molto curiosa , ma anche
preoccupata. Kate non si prendeva mai un giorno libero, neanche se
stava male, doveva essere successo qualcosa di veramente sconvolgente
per farla rimanere a casa.
Quando Kate aprì la porta, Laine le
sorrise e entrò nell'appartamento.
-Ciao Laine, grazie per essere
venuta.- sussurrò Kate.
-Non dirlo neanche per scherzo, tesoro.
Ho sentito il tono che avevi al telefono, non stai bene e si vede,
quindi ora ci sediamo, passiamo una serata insieme, beviamo un po' di
vino-disse mostrando la bottiglia di rosso che aveva portato- e se ne
hai voglia mi racconti tutto, non sentirti obbligata a fare niente,
ok?- concluse sorridendo.
Si misero a mangiare e a guardare un
film, anche se Kate aveva la testa da tutt'altra parte, infatti si
stava già preparando psicologicamente a confidare tutto alla sua
amica, in fondo era lì per quello e parlare con qualcuno non le
avrebbe fatto male.
Quando i titoli di coda scorsero sullo
schermo, la detective decise che era il momento giusto.
-Laine-
disse attirando l'attenzione della sua amica- sono incinta...-. Ecco,
l'aveva detto, ora non era più la sola a saperlo e questo la
spaventava ancora di più, rendeva il tutto più reale. Una
sensazione di panico la pervase, era tutto reale, non era un sogno,
non poteva tornare indietro, non si sarebbe svegliata, no. Questa
volta non era tutto frutto della sua immaginazione, era la vita vera,
la realtà. Venne distolta dai suoi pensieri dalla mano di Laine
posata sul suo ginocchio.
-Kate, guardami, respira e raccontami
tutto,- le disse dolcemente- ma fai con calma, prenditi il tuo tempo,
non sono qui per giudicarti, va bene?-
La detective sospirò e
iniziò il suo racconto, omettendo le informazioni che l'amica
bramava di più, il nome del padre e cosa avesse deciso di fare.
Infine con un ultimo respiro profondo, rivelò tutto.
-E' di
Castle...- sussurrò impercettibilmente, come se qualcun altro
potesse sentire- è proprio per questo motivo che non so cosa fare.
Cosa succede se non mi vuole, se crede che l'abbia ingannato, che
voglia approfittare di lui? E se mi succede qualcosa? Non voglio
lasciare un bambino da solo, il mio è un lavoro pericoloso e
impegnativo, non ho molto tempo libero e un bambino richiede un
grande dispendio di energie e non so se ce la farei, però senza
questo lavoro non riuscirei a mantenerlo.- disse, quasi cercando di
giustificarsi.
-Tesoro, io ti voglio bene, ma certe volte ti crei
troppi problemi! Credi davvero che Castle ti lascerebbe sola?
Quell'uomo ti ama! Se potesse, adorerebbe la terra dove cammini!
E ti prego non tirare fuori queste stronzate sul tuo lavoro, sai
quanti agenti hanno una famiglia? E poi pensi davvero che, se anche
lui non volesse avere nulla a che fare con te, rimarresti sola? Non
dimenticarti di me, tuo padre e Ryan ed Esposito! Non saresti mai
sola! Ora, so che questa è una tua scelta e nessuno deve
intromettersi, però rispondi ad una semplice domanda: vuoi questo
bambino? Ma non voglio la risposta della detective Beckett o di Kate
la ribelle, ma quella di Katie.- le fece notare, guardandola negli
occhi.
Kate si prese qualche secondo per riflettere, aveva ragione
Laine, quella era la domanda a cui doveva rispondere prima di
prendere qualsiasi decisione, ma si accorse di conoscere già la
risposta, non aveva bisogno di riflettere.