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Autore: MaTiSsE    16/12/2011    5 recensioni
"....Nessuno ha idea di quanto il tuo sorriso possa scaldarmi il cuore.
Sono degli stupidi, ovviamente.
E lo sono anch'io.
Perchè ti sento e ti amo come il primo giorno.
E perchè parlo di te - di noi - così scioccamente... come se fossimo ancora insieme..."
Louis e Constance...Due giovani uniti da un amore difficile. Un amore tormentato dallo spettro della Rivoluzione.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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saint just 6
We're tethered to the story we must tell
Siamo legati alla storia che dobbiamo raccontare

-Turning Page - Sleeping at Last










Al di là del nostro amore


















Quando Louis tornò a casa, quel pomeriggio, la scoprì vuota.
E fredda.

Nessuna risata gioiosa l'accolse, scaldandogli il cuore.
Nessuna morbida, delicatissima mano venne ad intrecciarsi alla sua.

Si guardò distrattamente intorno per qualche secondo e non comprese.
Tuttavia non si perse d'animo e chiamò a gran voce il nome dell'amata.

Forse Constance si era addormentata - dopo aver pranzato da sola per l'ennesima volta - e non l'aveva sentito rientrare?
O magari si era sentita male? Possibile che avesse subito una ricaduta? Eppure aveva le guance così tonde e rosee quando l'aveva salutata quel mattino...Scoppiava di salute!


Dunque Louis corse sino alla camera da letto senza dimenticare di lanciare un'occhiata alla cucina: ovviamente Constance non era lì. A quanto sembrava, pentole e tegami erano collocati nella loro abituale posizione, come se la giovane non ne avesse fatto alcun uso per quel giorno.
Con un peso sul cuore, l'uomo realizzò infine che Constance non giaceva tra le candide lenzuola, preda di un sonno profondo, come aveva viceversa sperato.
Non si trovava nel letto, non stava rovistando nell'armadio, non stava neppure contemplando il paesaggio di fuori dal balcone. Semplicemente non era lì.


A Louis, per qualche istante, mancò il respiro.

Dov'era finita la sua amata?


Si piegò sulle ginocchia, titubante.


"Calmati, Louis..." - Si disse - "Forse....forse desiderava soltanto fare una passeggiata, prendere una boccata d'aria. Ma certo! E' questo...solo per questo che ora non è qui..."

Sbuffò più e più volte tentando di calmarsi e dopo scattò in piedi, indeciso sul modo in cui spendere il proprio tempo nell'attesa del ritorno di Constance. Era ancora piuttosto agitato e si ripromise che le avrebbe fatto una bella strigliata non appena fosse rientrata: dopo tutti i problemi di salute di cui aveva sofferto negli ultimi tempi, sfidare il freddo inverno parigino senza un valido motivo era davvero una follia!


E dunque accadde allora: voltandosi per tornare in cucina un particolare piuttosto evidente risaltò ai suoi occhi.
Un particolare che gli gelò il sangue nelle vene.


Il suo scrittorio forzato.
E quelle carte, scritte di suo pugno, sparpagliate disordinatamente tra il ripiano della scrivania medesima ed il pavimento sottostante. Come se qualcuno avesse volontariamente gettato in terra i suddetti documenti con un gesto irritato della mano.
Un qualcuno il cui nome aveva un suono dolce e carissimo al suo cuore: Constance.
Ovviamente.


Tentò di fare mente locale, di visualizzare il contenuto di quelle carte che la giovane aveva disprezzato così esplicitamente.
E dunque ricordò della petizione per il mercato di bestiame di Blérancourt, dell'arringa riguardo la difesa della libertà di commercio o dell'incitamento alla salvaguardia dell'uguaglianza di ogni cittadino.
Infine....infine rimembrò quel discorso.
Il più importante, quello che l'aveva consacrato alla Convenzione.
Il discorso dove chiedeva la morte del Re.




Se ha letto....Se ha letto lei non mi perdonerà.




Louis tornò a piegarsi sulle ginocchia ma questa volta il capo sprofondò tra le sue mani in un gesto disperato.


Dunque, Constance aveva infine ceduto.
A cosa, esattamente? Alla curiosità?
La verità era che non si fosse fidata abbastanza di lui altrimenti non avrebbe mai rovistato tra i suoi appunti, tra i dettagli di quella vita che Louis tendeva sempre così sapientemente a nasconderle.


Ed aveva fatto bene dopotutto, ne aveva avuto ragione.



Adesso, Constance sapeva davvero tutto di lui.




La maschera è caduta, Louis. Rassegnati.




Il destino aveva scelto per entrambi, non c'era più alcun mistero.
Constance aveva scoperto che il suo uomo innamorato altri non era che un'infima creatura pronta ad uccidere chiunque si fosse opposto alla Rivoluzione.
La Rivoluzione. La sua ragione di vita.


E come avesse reagito di fronte a tale scoperta era piuttosto evidente.
Era fuggita via.



Louis si ritrovò ad immaginare suoi occhi azzurrissimi sgranati, la smorfia dolorosa che le aveva storpiato le labbra di fronte ad una simile, tragica scoperta.
E quell'espressione disgustata con la quale si era richiusa la porta alle proprie spalle, andando via.



Devo averti proprio fatto paura, Constance.

Eppure dicevi che, per te, io ero speciale. Ed importante.
Dicevi che il tuo cuore ti aveva chiesto di amarmi e che nulla al mondo ti avrebbe fatto cambiare idea.

E invece, hai impiegato così poco tempo per fuggire da me.
Così poco tempo...




"Sapevo che sarebbe andata così..." - Mormorò infine mentre il suo viso riemergeva, a fatica, alla luce dell'improvviso e pallido sole di quel pomeriggio d'inverno.


Certo, sapeva che sarebbe andata così, prima o poi.
Ma, fino all'ultimo istante, aveva anche sperato che quel suo presentimento non trovasse mai realizzazione.
Ovviamente, però, quel Dio in cui lui non credeva aveva voluto punirlo per il suo pubblico disprezzo della vita umana sottraendogli l'unico bene che il destino gli avesse riservato, al di là dei propri ideali.

Più ci pensava e più si convinceva che a quel Dio non avrebbe mai creduto.
Non dopo un simile sgarro.


Tuttavia, Louis era un uomo avezzo al dolore. Alla perdita.
E per quanto la delusione di quel momento gli procurasse un'insanabile ferita su quel cuore finalmente innamorato, non era certamente sua abitudine a darlo a vedere tanto facilmente.



Darlo a vedere a chi, poi? Tanto era solo.
In una casa irrazionalmente grande. E spaventosamente vuota.



In ogni caso, si alzò dal pavimento.
Si recò in cucina. Si disse che avrebbe dovuto prepararsi qualcosa, che non poteva starsene digiuno ancora per molto.
Non dopo una giornata del genere.

Però poi...la mente giocò contro di lui.
E davanti ai suoi occhi, nella solitudine di quella cucina, ritrovò la sua Constance intenta al focolare. Ne incontrò i ridenti occhi azzurri mentre si voltava per salutarlo, lanciandogli le braccia al collo.
Gli parve addirittura di sentirne il calore sulla pelle, la morbidezza di quel corpo che tanto amava adagiato contro il suo.

E quella sua risata adorabile che riempiva l'aria ed il suo cuore.



Il mio cuore. Di nuovo freddo.
Di nuovo di dura pietra.




Si trattò soltanto di un'illusione fugace, ovviamente.
Pochi secondi e Constance non era più lì.
Un'altra volta.


Sospirò, il povero Louis, accasciandosi su di una sedia vicina, il capo tra le mani, ancora e ancora.


Non pianse apertamente, no.
Ma il suo cuore, il suo cuore pianse per lui ed una voragine gli si scavò nel petto.



Constance sarebbe tornata?
Non lo sapeva. Tuttavia, decise di aspettarla. Proprio come la sua anima gli suggeriva di fare.


L'attese inutilmente, comunque, mentre il giorno lasciava posto all'oscurità.
E l'attese nel buio di quella cucina, senza neppure la luce di una candela a rischiarare la sua solitudine.


Constance non tornò. Ovviamente.


E non sarebbe tornata mai più, era quella la verità.
La stessa che la sua ragione gli urlava da ore.










*










Trascorsero diversi giorni ed, inizialmente, Louis lasciò che il destino facesse il suo corso.
Benché la tentazione di avventurarsi per le strade di Parigi alla ricerca di Constance lo divorasse, tentò di dissuadersi volontariamente da tale proposito. E per un'unica, fondamentale ragione che prescindeva dalla rabbia o dalla delusione.
Del resto non ce l'aveva con Constance. Non ce l'aveva mai avuta con lei.

Piuttosto era consapevole - ed assolutamente convinto - del fatto che la fanciulla avrebbe dovuto sentirsi libera di scegliere.
Se avesse desiderato davvero stare con lui sarebbe tornata di sua spontanea volontà. Ed il giorno in cui questo fosse accaduto ciò avrebbe significato che Constance aveva riflettuto sui pregi ed i difetti, soprattutto, di quell'uomo con cui aveva condiviso la propria vita per quasi due mesi, accettandolo infine per ciò che era davvero.

Un rivoluzionario folle. Folle d'ideali e battaglie.
Folle di lei.



Non voleva costringerla né poteva forzarla a cambiare l'idea che si era fatta di lui, per quanto cattiva quest'ultima avesse potuto rivelarsi.
Constance aveva diritto ad una vita speciale. E se la sua presenza avesse finito col rovinarla piuttosto, lui si sarebbe messo da parte senza alcun indugio.



Ovviamente, faticò non poco per mantenere fede a questo proposito.
Ben presto, l'ansia prevalse.

Ipotizzò quindi, anzitutto, che la giovane avesse potuto aver freddo.
Poi fame.

E pensò che avesse probabilmente rimesso mano al suo lavoro di povera fioraia mentre fuori si gelava ed una fitta neve era scesa su Parigi.


Il pensiero di lei, sola e sperduta in quella grande città, vittima di un dolore al cuore che era anche suo, non gli faceva chiudere occhio la notte. Ed alla Convenzione faticava a mantenere alto l'umore e l'attenzione.

Quindi, un giorno, si decise infine ad avviarsi alla sua ricerca.


Sapeva da dove cominciare, del resto: dalla vecchia casa di Constance, quella verso la Tuileries.


Le avrebbe dato appena un'occhiata o, fors,e l'avrebbe spiata di nascosto, anche da lontano, solo per sincerarsi del suo stato di salute ed, infine, sparire dalla sua esistenza.

E così fece.





Tuttavia - Louis non poteva ancora saperlo - quel pomeriggio Constance era già andata via dalla propria casa.








Era lì, effettivamente, che si era rifugiata nei lunghissimi giorni del proprio esilio forzato.
Troppo sconvolta per pensare, aveva cercato riparo nell'unico posto che le fosse risultato familiare, la sua vecchia e decrepita abitazione.

E qui aveva scoperto quanto, in realtà, quel luogo le fosse diventato improvvisamente estraneo e sconosciuto.

Le pareti le erano parse più sporche e più fredde di come le avesse lasciate.

In un angolo, il suo lettino spoglio le era risultato ancora più misero.
E vuoto, terribilmente vuoto.

Non riuscì a chiuderci occhio neppure una volta, in quelle quindici lunghe notti in cui sostò nella casa. Si girava e rigirava senza concludere nulla e soltanto quando la tenue luce solare veniva finalmente a scaldarla, riusciva ad assopirsi quel tanto che bastava per sopportare una nuova giornata.




Non ci sono più le tue braccia a proteggermi, Louis.
Amor mio.




Non tollerava la sua "nuova" solitudine.
Certo, anche a casa Saint Just non era mai in compagnia. Spesso Louis la lasciava da sola anche per molte ore consecutive.
Ma sapeva che sarebbe tornato.
Lui sarebbe sempre tornato se in quella casa ci fosse stata lei.

Mentre adesso era davvero sola. Nessuno avrebbe aperto quella porta.
Non avrebbe gioito per alcun ritorno.


Con tale consapevolezza nel cuore aveva pianto tutte le sue lacrime. E si era detta che poteva bastare, che doveva semplicemente tornare da Louis affinché tutto tornasse come prima.

Invece, non era vero.
Non era così semplice.

Avrebbe dovuto piuttosto concedersi il tempo necessario per comprendere e realizzare. Per accettare e metabolizzare il fatto che Louis le avesse mentito.
O meglio, avesse omesso particolari fondamentali di se stesso e della propria esistenza.

Perché?

Perché aveva paura della sua reazione, forse? In fin dei conti non era servito a nulla.
Era fuggita lo stesso.
Come poteva amarlo completamente se non fosse stata a conoscenza di qualsiasi cosa lo riguardasse?



Tanto non puoi ingannarti ancora per molto, Constance. Lo ami comunque.







Quella mattina - l'ultima - si decise ad uscire, infine, per fare una passeggiata senza pretese.
Tanto per svagarsi e riorganizzare le idee.
E così incontrò Marie, la sua vicina di casa.




"Constance! Costance, tu sia benedetta! Dov'eri finita?"
"Marie!" - Rispose lei ricambiando teneramente l'abbraccio caloroso riservatole dalla donna - "...Son stata...Molto malata."
"Malata come? Oh, Constance! Abbia temuto per la tua sorte...Quell'uomo..."
"Che uomo?" - Domandò scioccamente. Tanto sapeva già a chi alludesse.
"Non so...Quell'uomo giovane, con i lunghi capelli ramati...Ti ha portato via e noi tutti ci siamo spaventati così tanto! Cosa voleva da te? Ti ha fatto del male...ha approfittato di te?"


Constance si portò la mano alla bocca, sconcertata.


"Ma no, Marie! Certo che no! Louis è...un gentiluomo!"

"Un gentiluomo? Ma andiamo Constance, piccola mia! Aveva gli occhi di un diavolo e ti guardava con una tale intensità! Quando mi hanno riferito del fatto che t'avesse portata via da casa senza alcuna concessione son montata su tutte le furie! Non avrebbe mai dovuto toccarti!"



Un...diavolo?
Che va blaterando?



"Marie, adesso basta. Louis non è la cattiva persona che stai dipingendo..."


Marie la guardò teneramente, scostandole i capelli dalla fronte.


E il cuore sussultò al ricordo.
Un lampo nella memoria.


Appena quindici giorni prima. Lo stesso gesto. Una mano differente.
E Louis che la guardava rapito mentre le acconciava i capelli gentilmente.
Represse i singhiozzi a fatica.



"Sei così ingenua, mia piccola Constance. Era così chiaro che avesse cattive intenzioni su di te...Quello stolto..."


Allora pianse apertamente. E si dimostrò incapace di sopportare ancora quelle ingiurie infondate.
Non contro Louis, l'uomo che le aveva salvato la vita.
Non contro l'uomo che l'aveva amata senza chiederle nulla in cambio.


 Per cui scostò Marie in malo modo mentre urlava:


"Devi smetterla! Devi smetteral di parlare così del mio promesso sposo!"



Le parole di Marie, per quanto la donna le volesse bene e parlasse ingenuamente a suo favore, bruciarono troppo.
Constance non poteva tollerare davvero che qualcuno aprisse bocca in quel modo riguardo al suo Louis.
Nessuno lo conosceva quanto lei. Nessuno, quindi, poteva arrogarsi tale diritto.



Non sanno nulla di te.
Nulla.



E così, lasciando la sua vicina con un palmo di naso, Constance scappò via.
Di nuovo.


Ormai fuggiva da tutti.


Era scappata via da Louis per troppo amore e troppa delusione. Ed era scappata lontano da chi parlava male di lui perché nessuno doveva permettersi un lusso del genere.

Ora sapeva. Le era bastato quel piccolo ed appartentemente insignificante episodio per renderla finalmente consapevole ed aiutarla a disporre sul da farsi.

Così aveva deciso: nonostante tutto, nonostante gli errori, le omissione, la delusione lei...desiderava soltanto Louis e nessun altro.
Quelle parole che Marie aveva sputato con rabbia le avevano aperto gli occhi.

La verità era una, per quanto irrazionale potesse apparire.



Lei voleva Louis.

E da lui sarebbe tornata.







Tutto questo mentre il povero Louis, ignorando il destino che stava per compiersi a suo favore, aveva atteso per ore fuori la porta di casa Moreau.
Ma nessuno si era fatto vivo.
Nessuna bella testa nera aveva fatto capolino da quell'ingresso.
Non aveva colto il sorriso di Constance né ritrovato quegli occhi azzurri.




Per quattro ore, quel giorno, Louis pazientò al freddo e quasi pregando, paradossalmente, per rivederla.
Ma non accadde nulla.
Alla fine, demoralizzato, prese il coraggio a quattro mani e, respirando profondamente, si decise a bussare alla porta.

Prima piano, lentamente. Con delicatezza. O forse sarebbe stato più giusto dire imbarazzo.
E paura, tanta. Il timore che Constance, aprendo quella porta, lo cacciasse via, era troppo grande.

Eppure, gli erano bastati pochi minuti per comprendere quanto fosse inutile tutta quell'ansia.
Constance non avrebbe risposto. Nessuno era venuto ad aprire quella porta.


"Non vuol vedermi..." - Constatò alla fine in un soffio, consapevole di aver ormai perso definitivamente la propria amata. Non di certo rassegnato ma profondamente rattristato, si preparò quindi a far ritorno nell'ostile casa che aveva abbandonato quel mattino quando una voce di donna, piuttosto sgarbatamente, richiamò la sua attenzione.


Era Marie che lo sogguardava dall'alto del proprio balcone.



"Se cercate Constance, buon uomo..." - Precisò ostile - "...E' andata via stamattina. Ma non chiedetemi dove sia adesso, non lo so."









*









"...Sei tornata" - Sussurrò appena, rientrando infine dalla porta.

La casa era avvolta nel buio quella sera ma Louis scorse abbastanza facilmente la sagoma longilinea che gli era tanto cara mentre risaltava nitida in prossimità della finestra.
Gli dava le spalle.

I raggi lunari baciavano la sua chioma scura conferendole dei riflessi argentei assolutamente deliziosi.
Sembrava una fatina, una creatura eterea ed evanescente dalla bellezza struggente.

Louis percorse con lo sguardo il suo profilo perfetto, le ciglia ricurve, il naso piccolo e proporzionato, leggermente all'insù. E quelle labbra carnose, appena socchiuse. Ne percepì la morbidezza anche a quella distanza e lo stomaco gli si contorse di piacere dinanzi a quella vista meravigliosa.


"Sono tornata..." - Rispose con voce altrettanto flebile.
"Come...come hai fatto ad entrare?"



Constance si voltò, raggiungendolo a passi piccoli e lenti.
Così lenti da far male, come se non fosse mai stata in grado in raggiungerlo veramente.

Louis non si mosse, dal canto proprio, troppo convinto che persino un suo minimo gesto sarebbe stato in grado di causarne la scomparsa. Come se la presenza di Constance, nel medesimo luogo in cui si trovava lui, potesse rivelarsi null'altro che un sogno traditore.


Ed invece...Invece lei gli sorrise.
Dolce e bellissima, come se la ricordava lui.



"Con questa..." - Gli mostrò una forcina per capelli.
"Sei diventata una specie di scassinatrice o cosa?"


Ridacchiò ed il cuore di Louis si riempì di gioia. Talmente tanto che fu certo fosse sul punto di scoppiargli nel petto.


"E' la stessa che ho usato per...aprire il tuo scrittoio."
"Tienila da parte. Visto che è così efficiente potrebbe tornarci utile."
"Non sei arrabbiato con me?" - Domandò sorpresa.



Alzò lo sguardo verso di lui e Louis si perse in quell'azzurro spaventato. E così terribilmente innocente.


"Dovresti esserlo tu con me, piuttosto. Mi son preoccupato terribilmente per te, Constance. Terribilmente. Non sapevo dove fossi e temevo...Temevo che non t'avrei rivista più. Mai più."



Sull'ultima frase la voce gli s'incrinò pericolosamente. Ma, per una volta, non riuscì a pentirsi di quella sua debolezza.
Aveva quasi pianto davanti ad una donna. La sua donna.
Non c'era ragione di vergognarsene. Davanti a lei nessuna maschera d'eroe aveva ragione d'esistere.


Non adesso, soprattutto, che lei era di nuovo lì, fra le sue braccia.


Constance gli carezzò il viso, gentilmente, e Louis non riuscì a far altro che bearsi di quel tocco delicato.
Gli era mille volte più caro persino dei vecchi gesti affettuosi di sua madre, quand'era bambino.
Lo guardava con occhi carichi di commozione anche lei ed infine pianse.
Troppe emozioni, tutte insieme. Non fu in grado di reggerle: una lacrima le scivolò lungo la guancia seguita da mille altre.
Louis non sopportò oltre la vista della sua amata in quelle condizioni. Si sentiva responsabile.
Lo era.

Constance aveva sofferto troppo.
E lui avrebbe dovuto, viceversa, farle dono di una vita felice. Essere la sua ancora di salvezza, il porto sicuro dove rifugiarsi per riparare dagli orrori e dalle brutture del mondo.
Non avrebbe dovuto rappresentare, di certo, l'ennesimo dolore da cui fuggire.

Le baciò quindi le guance, frenetico. Si sarebbe detto disperato.




"Perdonami. Perdono, perdono, perdono...Amor mio..."
"Louis..."
"Perdonami...Io t'amo, t'amo così tanto! Questi giorni senza di te...Son stati un incubo...Io..."
"Louis..."
"...Io ho cercato di andare avanti...Ma la verità era che mi mancavi tu. Anche ad un disgraziato come me può piangere il cuore, sai? Anche una creatura indegna e bastarda come me può soffrire...per amore. Io t'amo, t'amo Constance e..."
"Louis...?"
"Che...che c'è?"
"Ti amo anche io. Ho capito, adesso so. Ti amo, chiunque tu sia. Ti amo. E ti perdono."



Si bloccò a guardarla per una frazione di secondo che parve durare un'eternità.
Occhi negli occhi.
Il proprio cuore nelle mani dell'altro.

Non gli sembrava vero.
Non poteva essere reale: Constance l'aveva davvero perdonato? Così facilmente, per giunta?


Forse dovrei credere in Dio, in fin dei conti.
E nei suoi miracoli.
Perché questo è un miracolo, ovviamente.



Si buttò alle spalle quei quindici giorni di agonia. Li dimenticò in una frazione di secondo, dopo quelle parole.
Agì come se non fossero mai esistiti e, piuttosto, di dedicò a ciò che era davvero giusto fare dopo tutto quel tempo.



Avvicinò di più il suo volto a quello di Constance e si chinò a baciarla mormorandole un grazie dolcissimo. Quando, infine, lei ricambiò senza esitazione, seppe istantaneamente che ogni barriera, tra loro, era caduta.



Nessuna menzogna.
Non c'era rabbia.
Solo tanto amore.









Sempre con amore le labbra di Louis toccarono ancora per diversi istanti la bocca morbida di Constance e lei non lo respinse certamente perché null'altro sapeva di desiderare al momento oltre lui.
Neppure si scostò quando percepì le sue mani circondarle l'ovale del viso e poi muoversi, improvvisamente frenetiche, prima sul suo collo, poi sulle spalle. Infine sempre più giù sino a cingerle i fianchi.

Constance non provò vergogna per quel tocco audace, nonostante fosse stata, da sempre, un'anima pudica e rigorosa.

Per lei risultava quasi naturale. Dopotutto, Louis le apparteneva e lei apparteneva a Louis.

Ci si può vergognare di se stessi, dunque?
No, certo che no.


Tutto quel che accade poi, ebbe la consistenza di un sogno improvviso, come di qualcosa a lungo desiderato che, finalmente, trovava il suo giusto compimento nella realtà.
Con una delicatezza quasi commovente, il giovane le slacciò i lacci della gonna e la liberò con mani esperte dall'ingombrante bustino che divideva i loro corpi.
Senza pensarci su due volte, senza rimurginare. Senza alcuna esitazione.


Constance fremette sotto quel tocco ardimentoso ma, ancora una volta, non si scostò e lo lasciò fare.
Perché non poteva avere paura di lui - non più, almeno - né di quel sentimento che li univa inspiegabilmente. E così irrazionalmente.
Quando Louis l'afferò in braccio, con impeto, portandola in camera da letto - la loro camera da letto - Constance seppe che quella fosse la cosa più giusta e pura da fare e si aggrappò al suo collo con forza, come a non volersene staccare mai più.


Nel buio di quella notte di Dicembre si amarono a lungo Constance e Louis, molto più di quanto fosse lecito amarsi per il loro tempo e la loro condizione, probabilmente.

Ma tutto ciò non aveva importanza, dopotutto.

Erano fuori dal mondo.

Persino la Rivoluzione si trasformò soltanto un ricordo vago e lontano per Louis mentre percorreva con mille baci il mento della sua signora.
Tutto ciò di cui aveva bisogno era lì, davanti a lui, negli occhi azzurrissimi della donna che gli stava donando la propria anima. Nelle sue carni bianchissime, in quel corpo che stava per appartenergli.
Che gli apparteneva da sempre, sin dal primo istante.

La sua mano s'intrecciò a quella di Constance mentre si faceva strada in lei ed i loro respiri riempirono l'aria insieme ai battiti del propri cuori.

Louis considerò che mai avesse udito melodia più bella di quella. Della risata appena accennata di Constance mentre si accasciava sulla sua spalla dopo averlo amato con tutta se stessa.


"Non dovremo separarci mai più..."
"Ma più."
"Ti amo."









La luce del giorno li scoprì così: abbracciati, in un letto dalle lenzuola spiegazzate.
La pelle nuda e bianchissima di Constance contro quella altrettanto nuda ed appena più scura di Louis. Il braccio di quest'ultimo intorno alla vita di lei ed il capo minuto della giovane contro la fronte dell'uomo.
Le gambe intrecciate.
La mano dell'uno nel palmo dell'altra.


Ogni parte del loro corpo cercavo l'altro, specchio visibile di ciò che il cuore urlava a gran voce.

E quando Constance aprì gli occhi, piano, ritrovandosi nuda tra le braccia di Louis, non si vergognò.
Non si pentì.

Lo guardò piuttosto sorridendo, con le membra e la mente ancora intorpidite dal sonno.
Assaporò la curva perfetta del suo profilo seminascosto da un ciuffo di capelli ribelli, le labbra carnose, l'espressione rilassata di chi abbia scoperto il gusto della felicità.


Non se ne vergognò, no.
Non avrebbe potuto, del resto. Era proprio dove avrebbe dovuto essere.
Nel posto giusto: tra le braccia del suo amato.























Buongiorno a tutte :)
Come promesso sul mio account di Fb, eccomi qui ad aggiornare. Stavolta non ho nessuna noiosissima nozione storica da aggiungere xD
Questo capitolo, comunque, potrebbe piacere alle più romantiche.

Soltanto qualche precisazione: ho accorpato più avvenimenti in questo capitolo, come avrete notato. La storia non sarà molto lunga e non voglio finire col raccontarvene un pezzetto alla volta, sinceramente. Forse il perdono di Constance mi sembrerà troppo rapido? Non so...Io ci terrei comunque a precisare che Constance è innamorata e molte volte (troppo spesso, direi) il cuore sfugge alla ragione. Quindi vuoi la rabbia, vuoi lo sconcerto, vuoi la delusione ma...quando Constance si è arrabbiata dinanzi a Diane ed alle sue parole spregevoli contro Louis beh...in quel momento le si è accesa la lucina. Se tanto si accanisce ciò vuol dire una sola cosa: che l'ama, ovviamente.
Ma amare non vuol dire necessariamente condividere le stesse idee e Constance affronterà il suo cammino di crescita e di battaglie con Louis prima di poter accettare anche la parte "cattiva" dell'uomo che ama. Per adesso però, godiamoci questo momento di dolcezza.
;)

Per tutto il resto vorrei dirvi GRAZIE, come sempre, per le belle parole che mi avete rivolto nello scorso capitolo, sia alle lettrici nuove che alle prime che mi seguono dal prologo. Sono una lumachina nel rispondere alle recensioni ma, pian piano, arriverò a tutte voi :)

Volevo ricordarvi, visto che ci sono, la pagina Fb dedicata alle storie mie e di Vivien L. ossia la mia mogliA (^^) ed amica carissima oltre che favolosa autrice sia del fandom Twilight che delle originali. Se vi va troverete spoiler, concorsi, immagini e quant'altro riguardante le nostre ff...Nonché una sorpresa, a breve!

Word of Diamond



Detto questo, come sempre, vi ringrazio per l'attenzione. Se non riuscissi a postare prima di Natale, vi auguro Buone Feste.
:)
Un bacio
Matisse.

PS: la foto sopra l'ho rubata a Breaking Dawn...Mi sembrava perfetta per Louis e Constance, a dirla tutta :)
   
 
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