Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: F l a n    16/12/2011    6 recensioni
È una normalissima notte quella in cui Blaine trova una sorta di strano umanoide accasciato per terra, nel parco. Blaine ha sempre creduto nelle forme di vita extraterrestri, ma presto dovrà rendersi conto che Kurt Hummel non è semplicemente quello che lui crede "un Alieno" dalle sembianze umane.
Come farà Kurt Hummel a tornare da dov'è venuto?
E, precisamente, da dove proviene?
Un alternate Universe tendente allo sci-fi.
***
Estratto dal capitolo 2:
"Il ragazzo, o quello che era, si scostò velocemente da lui, per poi cadere nuovamente sulle ginocchia, evidentemente troppo debole per qualunque movimento.
“Chi sei?” chiese Blaine, avvicinandosi ancora a lui, ricevendo solo uno sguardo diffidente, contrariato. I suoi occhi blu brillarono.
Blaine tese una mano in avanti, ma l’altro si scostò ancora, camminando sulle ginocchia. Stranamente la sua tuta, pur essendo bianchissima, non era né sporca di terra né di erba. Blaine ne concluse che quello che stava indossando doveva essere un tessuto particolarmente speciale.
“Sei umano?” chiese ancora, accucciandosi su di lui, fino ad essere al pari del suo viso, “non voglio farti del male."
[Klaine scritta per il BigBangItalia]
Genere: Romantico, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note d'inizio capitolo: come sempre, grazie a chi mi segue e recensisce, mi fa piacere vedere il vostro entusiasmo :) questo è uno degli ultimi capitoli "d'introduzione" se così possiamo dire, e dal prossimo la cosa comincierà a spostarsi sempre più sul rapporto tra Kurt e Blaine. Comunque, cominciano le domande, i dubbi e le difficoltà per tenere il nostro Kurt nascosto dagli occhi dei genitori di Blaine.


4. "This isn't my place"

Blaine non fece troppa fatica a nascondere Kurt inizialmente, più che altro perché rimase a dormire per ben due giorni consecutivi. Ovviamente proteggeva con ogni scusa possibile la sua stanza e doveva star ben attento a tenere la porta chiusa a chiave. Aveva persino dovuto fingere di esser malato per rimanere a casa qualche giorno in più. Fortuna che sua madre lavorava ed in ogni caso non aveva il tempo per portargli qualunque rimedio in camera.
Blaine si prese uno spavento quando vide che Kurt sorpassò le dodici ore di sonno, ma visto che il suo petto si alzava ed abbassava ad intervalli regolari, constatò che probabilmente doveva essere ancora vivo. Non fu del tutto facile nascondere la propria emozione e Blaine non era bravo a mentire, sua madre intuì che era strano negli ultimi giorni – già dal momento in cui si era fidanzato con Sean, - ma si era limitata a chiedergli se ci fosse qualcosa che non andava alla Dalton. Ovviamente Blaine mentì spudoratamente dicendo che era solo preoccupato per dei compiti.
La madre del ragazzo chiese anche come mai da due giorni il suo abituale amico, Sean – che molto amico non era, - non si era fatto più vedere. Blaine giustificò il tutto con una lite, cosa non del tutto falsa.

 *
Quando Kurt, finalmente, aprì di nuovo gli occhi era pomeriggio inoltrato e Blaine stava finendo di leggere un banalissimo romanzo per spezzare il tempo. Non poteva negare di essere in ansia per il suo ospite e di avere mille domande da fargli.
Quando i loro sguardi s’incrociarono per la prima volta dopo quella pausa, a Blaine sembrò di rivederlo per la prima volta. I suoi occhi erano più luminosi e la sua pelle aveva ancora un colore delicato, ma non era un pallore preoccupante.
“Beh, buongiorno dormiglione,” disse Blaine, con un leggero imbarazzo nella voce ma felice di vederlo vivo e decisamente più sano. L’altro annuì con un sorriso. Un vero sorriso.
“Ti senti più in forma?”
“Un po’, sì… decisamente,” la voce apparve di nuovo come un sussurro nella mente di Blaine, facendogli sorgere una domanda piuttosto ovvia.
“Ma tu non puoi parlare con… le labbra?”
L’altro lo gelò con uno sguardo.
“Se parlassi con la voce, come fai tu, non capiresti nessuna delle mie parole. Il motivo per cui tu riesci a capirmi è perché sono nella tua testa ed un meccanismo che interagisce tra la mia mente e la tua riesce a tradurre perfettamente le mie parole nella tua lingua,”disse.
“Oh, capisco… però sarei curioso di sentire la tua voce.”
“Non c’è tanta differenza dal sentirla così, a sentirla con le orecchie, non trovi?”
“Scommetto che c’è.”
Kurt lo guardò e scosse il capo, senza rispondere nient’altro. Si era trovato l’umano più cocciuto e curioso del pianeta.
"Se lo dici tu…”
Blaine intrecciò le mani e lo guardò con un lievissimo senso d’imbarazzo. Ora che Kurt si era ripreso cosa dovevano fare? Cosa potevano fare?
“Beh, adesso… adesso che stai bene vuoi che ti riaccompagni da qualche parte? Dobbiamo fare qualcosa di preciso?”
L’altro scosse di nuovo la testa, sconsolato.
“No, in realtà. Non ho la più pallida idea di che cosa fare. Sono bloccato qua, le uniche attrezzature che mi rimangono del mio pianeta sono… le cose che indosso. Ovvero un trasmettitore che non funziona, la mia tuta e… questo orologio,”indicò il gioiello che portava al polso, era a tutti gli effetti un bracciale d’argento, ma doveva avere una qualche funzione particolare, non sembrava propriamente un orologio poiché non presentava un quadrante. Kurt lo toccò e ne uscì uno schermo virtuale, direttamene sospeso nell’aria.
“Oh! Ma è fantastico!” esclamò entusiasta, Blaine, sfoderando il suo miglior sorriso e ricevendo un’occhiata accigliata come risposta.
“Sì, lo è. Diamine, ma quanto siete retrocessi qua? Non è nemmeno l’arnese più tecnologico che abbiamo.”
“Beh… io…” Blaine gli mostrò il suo i-Phone di ultima generazione, sfiorandolo con l’indice, “questa è una delle cose più tecnologiche che possiedo.”
Kurt lo guardò da vicino, prendendolo tra le mani.
“Oh… cos’è?”
“Un… telefono,” rispose Blaine, perplesso dal fatto che il suo nuovo amico non conoscesse quell’oggetto.
“Telefono?”
“Sì, sai, quello per chiamare gli amici o… i parenti.”
“Lo so cos’è un telefono. È solo molto diverso dal mio.”
“Mh, com’è fatto il tuo?”
"Usiamo dei piccoli applicatori da poter mettere alle orecchie, come delle cuffie. Ci basta pensare il numero e chiama automaticamente. Si mette in contatto con il nostro cervello stesso, emanando delle specie di onde fino al ‘cellulare’.”
“Sembra… fico.”
“Forse. Per me è normale.”
Blaine non riusciva a capire perché Kurt fosse così freddo e distaccato quando tentava di entrare in argomenti che riguardavano il suo mondo, sembrava che nascondesse qualcosa che non poteva rivelare per nessun motivo e ciò faceva penare il ragazzo. Cosa doveva fare per conquistarsi la sua fiducia? Lo stava salvando, cosa doveva fare più di quello?

Blaine si morse il labbro inferiore, pensando che l’indomani sarebbe anche tornato a scuola. Sperava soltanto che Kurt non scappasse da lui mentre era alla Dalton; temeva, sinceramente, che lui non fosse felice di rimanere lì e che non stesse tentando di scappare solo perché era certo che avrebbe potuto ritrovarlo.

Blaine trasse un lungo respiro, alzando le spalle e preparandosi brevemente un discorso da fare al suo nuovo ospite.
“Senti, so che non ti fidi di me e penso di poterlo comprendere, però se continuiamo così non posso aiutarti. Se non mi dici niente di te, del tuo mondo, di ciò che ti circonda o di cosa potresti aver bisogno, io non so cosa fare. Lasciami entrare nel tuo mondo, prometto che non divulgherò qualunque informazione tu decida di darmi. Sono sincero, Kurt,” la mano di Blaine era sul proprio petto, vicina al cuore, quasi come se stesse facendo una sorta di giuramento, seppur il gesto non fu ragionato o premeditato. Sentì gli occhi freddi dell’altro scorrere su di lui, indagatori.

“So che sei una brava persona. So che mi vuoi aiutare, ma al momento non posso dirti nulla. Non mi è permesso rivelare la mia provenienza, non mi è permesso dire molte cose…”confessò, scuotendo il capo e chiudendo gli occhi, “purtroppo è… complicato. Io devo tornare indietro, la mia missione era quella di guardarvi da lontano, non posso rimanere qui.”
“Non puoi rimanere qui per le condizioni di vita?”
Kurt gli sorrise e si strinse nelle spalle.
“Non è solo quello, al clima mi abituerei... e poi la mia tuta è ‘termica’.”
“Allora qual è il problema?”
“Che questo non è il mio posto, semplicemente. Voglio tornare dalla mia famiglia, da mio fratello, e… non posso, Blaine, non posso,”strinse i pugni, fissando il pavimento e poi alzando lo sguardo verso di lui, di nuovo.
“Se non ti fai aiutare, non c’è modo di risolverlo.”
Kurt gli rivolse un’occhiata gelida, fredda, distante, alla quale Blaine non seppe come reagire. Era chiaro che non c’era modo per spillargli qualche informazione al suo riguardo, ma prima o poi avrebbe dovuto, non poteva fuggire per sempre considerando che beh, lui attualmente era la sua unica speranza.
“Senti, se ti fiderai di me io prometto di far di tutto per aiutarti. Posso informarmi su cose tecnologiche se è questo ciò di cui hai bisogno. Voglio aiutarti, lo dico davvero.”
“So cosa ne fate di quelli come me, li studiate. Li rendete cavie da laboratorio,”sbottò Kurt, anche se nella sua espressione c’era una vena d’incertezza che Blaine colse quasi immediatamente.

Dei passi interruppero la loro discussione, sua madre era vicina alla sua camera e Blaine fu attento a non fiatare, se non per far cenno a Kurt di nascondersi sotto il letto. Come previsto, la signora Anderson bussò.

“Blaine, tesoro, posso parlarti?”

Kurt con una mossa agile si rifilò sotto il letto.

“C-certo, entra mamma,” Blaine rimase seduto sul letto, prendendo un libro e facendo finta di leggerlo; aveva letteralmente il cuore in gola. Sua madre aprì la porta ed entrò in camera.
“Blaine tesoro, sei diverso ultimamente… non esci mai e non viene più a trovarti neanche il tuo amico Sean…” disse apprensiva, sedendosi sul bracciolo della poltroncina vicina a lei, “è successo qualcosa che vorresti o dovresti dirmi?”
Il volto del figlio si irrigidì immediatamente e si morse il labbro inferiore; odiava mentire a sua madre, era una brava donna ma non avrebbe potuto capire tutte quelle circostanze e non voleva assolutamente che suo padre scoprisse qualcosa. 
“No, sono solo un po’ giù di morale, ho litigato con Sean perché si è trovato dei nuovi amici,” mentì, sicuro di non averla raccontata giusta a sua madre, la quale le rivolse uno sguardo incerto. La donna chiuse gli occhi ed annuì.
“Capisco…” portò una mano sul braccio del figlio, comprensiva, “beh, sappi che per qualunque cosa puoi parlarne con me… d’accordo?”
“Grazie mamma.”

La donna se ne andò solo dopo aver dato un abbraccio a Blaine e si chiuse la porta alle spalle. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo; non aveva notato Kurt sotto il letto, per sua fortuna.

“Adesso puoi uscire,” gli disse, chinandosi ed alzando le coperte e vedendolo rannicchiato sul pavimento, con un’espressione spaventata e parecchio spaurita.
“Tutto bene, Kurt?” chiese il ragazzo, allungando un braccio per aiutarlo ad uscire; l’altro non lo accettò.
“Era tua madre?”  chiese.
“Sì, perché?”
L’ospite abbassò lo sguardo e guardò i propri piedi.
“È molto bella.”
“Sì…”

Blaine era perplesso; perché Kurt aveva fatto quell’affermazione? E perché aveva quello sguardo? Che in realtà fosse un essere pericoloso? L’idea che quell’essere così umano potesse essere anche solo vagamente pericoloso non aveva mai sfiorato la sua mente prima d’ora, ma in quel momento l’idea non gli sembrò troppo strana. Kurt aveva uno sguardo strano, vuoto, freddo ed a lui faceva onestamente paura.
Tentò di scacciare dalla mente quel pensiero scuotendo la testa ed aprendo l’armadio. Doveva deviare quei pensieri e provare a prendere una boccata d’aria prima di impazzire totalmente, ma non poteva neanche lasciare Kurt in casa da solo.

“Senti, vorrei uscire un po’… per cui sarà bene che tu ti metta dei vestiti normali. Non puoi uscire con quella tuta, sembreresti appena uscito dal set di un telefilm di fantascienza.”
“Spero che tu stia scherzando!”l’espressione dell’altro si fece assai contrariata ed abbracciò se stesso “senza questa tuta non resisterò alle vostre temperature!”

Blaine inarcò un sopracciglio, perplesso.

“È così freddo per te?”
“Estremamente.”
“In ogni caso mettiti sopra la tuta questo maglione e questi pantaloni, sarà sempre meglio di niente… e non dovrai abbagliare le persone con il candore della tua tuta…” Blaine avrebbe voluto aggiungere altro, per esempio un commento sulle forme quasi perfette del corpo, ma se lo risparmiò credendolo inopportuno.
“Vi vestite in modo decisamente orrendo,”commentò Kurt, tenendo il maglione con due dita ed osservandolo con distacco.
“Oh, andiamo…”
“È vero!”
Blaine si portò una mano sulla fronte e sospirò profondamente. Sarebbe stato difficile cercare di gestire quella situazione e lui sapeva benissimo che era solo l’inizio. L’unico motivo per cui Kurt rimaneva con lui era che, evidentemente, a suo parere c’era una possibilità che lo potesse davvero aiutare per tornare nel proprio mondo. Blaine si sentiva sfruttato, ma in realtà non poteva farci molto, ed era anche nel suo interesse aiutare il nuovo arrivato a tornare da dove proveniva, oppure ad integrarsi nella propria realtà, ma Kurt, apparentemente, pareva non volerne sapere degli umani e della terra.
Blaine non aveva ancora osato chiedergli se poteva definirlo ‘Alieno’, aveva paura di una reazione sbagliata in quanto ‘Alieno’ per lui potevano anche essere gli umani o qualunque altra specie non appartenente al suo pianeta.
Quando finalmente convinse Kurt a mettersi il maglione addosso ed altri pantaloni, gli venne un po’ da ridere. L’ospite se ne stava là, in piedi, impalato a guardarsi davanti allo specchio ed a sbuffare.

“Ti disgusta così tanto, questo stile?”
“Molto.”

Blaine ridacchiò ed aprì la porta di camera.
“Ora, io scenderò le scale, cercherò di tenere occupata mia madre e tu uscirai dalla porta. Dovresti sapere qual è visto che l’hai già utilizzata. Cerca di fare pianissimo, io ti raggiungerò subito dopo. Aspettami qui, quando tossirò avrai via libera.”
“Perché devo farlo per forza?”
Blaine si portò una mano al viso, esasperato.
“Se usciamo ti porto in un negozio di elettronica e magari troviamo il sistema per mandarti di nuovo da dove provieni, okay? E poi non ce la faccio più a stare a casa.”
Kurt gli rispose con uno sguardo scettico ed un’alzata di spalle. Non aveva molta scelta, per cui acconsentì senza lamentarsi troppo.

 

Riuscirono ad uscire di casa grazie alle abili mosse di Blaine nell’intrattenere la propria madre. Kurt era scattato fuori dalla porta il più velocemente possibile e con un vero passo felpato.
“Sei stato silenziossimo,” gli disse Blaine, una volta lontani da casa propria.
“Lo so. Posso regolare il rumore dei miei passi grazie a questi stivaletti che indosso, hanno delle specie di tacchetti che possono rendere il mio passo simile a quello di un gatto,”spiegò fiero, Kurt, alzando la scarpa e mostrandogli la suola.
“Fantastico…”
“Allora, poiché siamo fuori… dov’è che volevi portarmi?”
“Tu mi hai detto che non puoi contattare la tua gente perché non hai alcun mezzo per farlo, beh, se ti portassi in un negozio di elettronica e tu scoprissi un qualche apparecchio che può aiutarti a farlo… io ne sarei ben felice.”
“Siete troppo indietro, la vostra tecnologia non può aiutarmi.”
“Ma se non sai neanche di cosa possiamo disporre come puoi dirlo? Vendiamo pezzi di computer separati, magari puoi assemblare qualcosa tu con qualche ritocco che gli permetterà di metterti in contatto con loro… no?”
“Blaine, no. Non è possibile. Questo attrezzo dovrebbe oltrepassare barriere spazio-temporali, roba non indifferente. Non si tratta di contattare qualcuno che sta dall’altra parte del pianeta, si tratta di contattare qualcuno che… oh, lascia stare. Non posso e basta. L’unica mia possibilità è attendere che vengano a cercarmi, e lo faranno, e che mi riportino indietro. Sempre se non morirò prima.”
Blaine lo fermò e gli strinse il braccio, parandoglisi davanti visibilmente innervosito.
“Scusami, ma sei veramente cocciuto! Tu non ci stai neanche provando a salvarti!”
L’altro gli rivolse un’occhiata gelida, innervosita.
“Sono atterrato qui una sera, in mezzo ad uno dei tanti parchi che avete. Sono sopravvissuto una settimana senza cibo, senza niente di niente, poi mi hai trovato tu ed okay, mi hai aiutato e per quanto io abbia capito che forse c’è una remota lontananza di sopravvivere io non posso comunque vivere qui. Non posso abituarmi totalmente al vostro clima, alle vostre piante, al vostro modo di mangiare. I miei nutrimenti sono differenti, il mio clima, persino l’aria che respiro lo è.”

“Ma da dove vieni?” la domanda uscì dalle labbra di Blaine per l’ennesima volta con la più totale naturalezza, ma Kurt non rispose neanche quella volta. Si limitò ad abbassare lo sguardo ed a serrare le labbra.


Note finali:  come vi ho detto, questo capitolo fa sempre parte di una certa introduzione. Solo dal prossimo comincieremo ad esplorare ancora di più Kurt ed anche il suo rapporto con Blaine si svilupperà piano piano.
Ovviamente sono sempre ben accette le vostre impressioni e teorie sulla storia :) mi piace sentire i vostri pareri!
Al prossimo venerdì!
Flan
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: F l a n