Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: RikkuEchelon94    16/12/2011    4 recensioni
Cosa succede quando l'amore che ti eri sempre immaginata non è tutto rose e fiori come pensavi?
Quando la realtà sembra volerti abbattere, rovinando tutto?
L'amore incondizionato di una ragazza per l'uomo che una volta era il suo idolo, un uomo irraggiungibile.
L'eterna lotta tra sogno e realtà, amore e dolore.
"Il dolore che provavo era indescrivibile, smisi di baciarlo per stringere i denti. Appoggiai la testa sulla sua spalla, abbracciandolo, così che i suoi occhi così azzurri non potessero vedere le lacrime che scendevano dai miei o leggere il dolore nei miei.
Ci amammo. Che cosa stupida dire così, ma non esprimerlo diversamente sarebbe quasi equivalente ad una bugia. Ci amammo.
L’acqua calda portò via le lacrime dal mio volto.
Guardai Jared e gli sorrisi. Mi baciò dolcemente e mi sorrise.
“Ti Amo” sussurrò.
Lo guardai, non me l’aveva mai detto. Sentii le lacrime tornare a scorrere sulle mie guance, questa volta non era il dolore a farmi piangere, ma l’amore. Un’altra stupida frase fatta, ma era così.
“Anche io Ti Amo, Jared Joseph Leto”. ".
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Was it a dream?



15. No Happy Ending



Eccoci qua. Siamo giunti all’ultimo capitolo…
Devo scusarmi, come al solito, per il ritardo. Ho aspettato a pubblicarlo di mia volontà; in realtà il capitolo era già qui, già pronto per essere messo online. Mi mancava il coraggio.
Grazie a tutti. Grazie di tutto.
Sono estremamente grata delle persone che hanno letto la FF e quelle che l’hanno commentata, spingendomi a non fermarmi, ad andare avanti.
Vi devo confessare che sono molto insicura, e quando pubblicavo un capitolo andavo di corsa a controllare i commenti e il numero di letture ogni ora, per paura che non piacesse…
Adesso basta però.
A malincuore ecco qua l’ultimo capitolo della mia storia.
Spero vi piaccia, come sempre.
Vi amo <3

RikkuEchelon94



 

Sentivo il torace stringersi, soffocandomi i polmoni, come in una dolorosa trappola.
La sua voce svanì nell’aria.
Lo guardai negli occhi.
Avevo sentito, ma non riuscivo a reagire. Le mani non si muovevano, le gambe sembravano incollate a terra.
La bocca era chiusa, come suturata.
“Vattene” ripeté.
Quella parola ripetuta una seconda volta sempre con la stessa freddezza disumana, sibilò nell’aria come un dardo avvelenato scoccato nel silenzio della notte.
Mi raggiunse facendomi male, tanto male.
Come un calcio in bocca.
Lasciandomi muta, vuota, morta.
Aveva preso la sua decisione. Adesso dovevo andarmene.
Mi limitai ad annuire, contrastando le lacrime amare che cercavano di sfuggire al mio rigido controllo.
Lo superai, avviandomi verso l’armadio.
Iniziai a gettare velocemente i miei vestiti nella valigia, senza curarmene minimamente.
Dovevo andarmene, prima di scoppiare a piangere.
Mi fermai un attimo e lo guardai. Era immobile, davanti alla finestra, guardava nel vuoto. Era ferito.
Tutta colpa mia.
Ero riuscita a buttare giù, distruggere, mandare in frantumi il muro che si era creato intorno. Il muro che gli permetteva di nascondersi, di celare le sue emozioni. Senza che niente trapelasse.
“Penso che sia inutile dirti che mi dispiace e che ti amo da morire perché lo sai già… Sai già che ti amo tanto da essere completamente sincera, anche se questo provoca dolore ad entrambi.” trattenni a stento le lacrime “Ho fatto un’orribile cazzata e me ne rendo conto. Non ti meritavi questo, non in questo momento. Non te lo meritavi!”.
Si girò verso di me.
I suoi occhi mi penetrarono.
I miei denti si serrarono, iniziai a tremare.
“Non voglio la tua cazzo di compassione.” ringhiò, facendomi venire i brividi lungo la schiena.
Guardai giù, lasciando sgorgare le lacrime.
“Ok, scusa.” sussurrai.
Presi le ultime maglie e le gettai dentro, chiudendo velocemente la cerniera.
Mi guardai il braccio e iniziai a slacciare il braccialetto di diamanti che mi aveva regalato.
“Tienitelo” disse a denti stretti, aprendo la porta della camera.
Era arrivato il momento.
Il momento di lasciarmi alle spalle la storia più bella della mia vita.
La fine di tutto.
Uscii dalla porta. Dalla sua vita.
Senza guardarmi indietro.
Avrei lasciato a lui il mio cuore, sperando che se ne prendesse cura.


*****************************************************************

 

I pantaloni di pelle nera aderivano alle mie gambe, soffocandole.
La maglia si attaccava alla mia pelle, leggermente bagnata.
Gocce di sudore scendevano dalla fronte.
Sentivo caldo, tremendamente caldo.
“Jared” una voce mi chiamò fuori dalla stanza “Fra 20 minuti partiamo. Saremo lì in 10 minuti, riscaldamento vocale, ultime prove, si esibiranno i gruppi emergenti e poi andate in scena!”.
Sospirai. Ero nervoso.
Ancora tre date e il Tour sarebbe finito.
Era arrivato il momento di dire addio anche a Roma.
Ma quell’addio era più duro del solito.
Avrei salutato per sempre anche Virginia.
Guardai fuori dalla finestra.
Roma era bellissima, proprio come lei. Il sole illuminava le vie, giocando con i colori.
Appoggiai la mano al vetro, quasi come per toccare il suo viso, un’ultima volta.
Sospirai e mi avviai verso il bagno.
Mi guardai allo specchio. Rifletteva crudele la mia immagine. Ero a pezzi, uno straccio.
Le occhiaie erano visibilmente aumentate. Gli occhi erano rossi a causa delle scarse ore di sonno.
Mi toccai la testa, leggermente.
I capelli caddero a ciuffi sulle spalle. Rimanendo attaccati al sudore delle mie mani.
Presi il bicchiere sulla mensola e lo lanciai verso la porta chiusa.
Il rumore del vetro che si frantumava riempì il silenzio per pochi secondi. Le schegge brillavano sotto la luce, come piccoli fiocchi di neve.
Buttai tutto a terra con un movimento deciso del braccio.
Urlai con tutto il fiato che avevo.
Calciai tutto ciò che era a terra, singhiozzando.
Piansi, gridai, latrai.
Cercai di respirare.
Appoggiando le mani al lavandino freddo cercai di calmarmi.
Come se il marmo freddo potesse attenuare il calore che ribolliva dentro di me frenetico.
Chiusi gli occhi per qualche secondo.
Presi una decisione improvvisa, forse avventata. Ormai non avevo più niente da perdere.
Allungai la mano e presi il rasoio dalla borsa.
Lo accesi e iniziai a rasarmi lentamente.
I capelli cadevano a terra, morti. Come le foglie d’autunno.
Tutto stava volgendo alla fine.


*****************************************************************

 

Ero stanca, non avevo dormito per niente.
Guardai la fila davanti a me.
Venti, forse trenta persone.
Tutte sorelle e fratelli. La mia famiglia.
Alcuni piangevano, altri ridevano felici di quel momento.
Scrivevano a terra con pennarelli indelebili le parole di quelle canzoni che tanto amavano, glyphics e triad diventati ormai simboli delle loro vite.
Avevamo in comune l’amore per loro. Con la differenza, che il mio era molto diverso.
Sentivo le loro voci, rotte dall’emozione, che incitavano a unirsi al loro coro. Vox Populi.
Sembrava una preghiera, un barlume di speranza.
Avevo i brividi. I capelli sulla nuca si rizzarono.
Centinaia di voci, unita in un’unica, forte e determinata.
Erano consapevoli della fine, ma quel momento sarebbe rimasto nei loro cuori, per sempre.
Mi guardai le mani.
Erano fredde, sudate. Avvolte l’una nell’altra, come per cercare un conforto e una sicurezza che non avevo.
Forse stavo facendo l’ennesima cazzata.
Il biglietto nella tasca del giacchetto di pelle mi sembrava così pesante, un macigno.
Mancava poco, davvero poco. Ancora qualche ora e avrebbero aperto quei fottutissimi cancelli.
E a quel punto avrei corso. Veloce, più che potevo.
Dovevo essere sotto il palco. Quella era la mia ultima possibilità.
Avevo un piano, o forse no.
Non sapevo cosa fare.
Oramai ero lì, ero in ballo.
Ero pronta per ballare.


*****************************************************************

 

Shannon guardava nel vuoto, disteso sul lettino.
La massaggiatrice scioglieva la tensione sulle sue spalle possenti.
Tomo si sventolava il viso con un giornale.
I suoi capelli svolazzavano madidi intorno al viso grondante. Stringevo la bottiglia di acqua come unica fonte di un po’ di respiro nella stanza calda.
“Accendete un ventilatore, l’aria condizionata. Qualcosa cazzo! Si muore di caldo! Che razza di banda di incompet…”.
In un attimo mi resi conto di aver esagerato e mi fermai.
Due occhi gialli, cangianti, si fissarono su di me, preoccupati.
“Sto bene, sto bene…”.
Bevvi un po’ d’acqua e finii di vestirmi.
Il nuovo taglio li aveva sconvolti un po’, anzi molto.
Quel cambiamento che qualche anno prima sarebbe sembrato un semplice capriccio dei miei, questa volta era come una sentenza di morte.
Era il simbolo della fine che stava incombendo più velocemente di quanto pensassimo.
I loro occhi su di me iniziarono ad infastidirmi.
Non volevo neanche la loro compassione.
Mi chiesi se sapevano qualcosa di quello che era successo, tra me e Virginia. Se sapevano con chi Virginia mi aveva tradito. In realtà poco m’importava con chi avesse scopato, era che non l’avesse fatto con me che mi aveva ferito.
Indossai il cappuccio per nascondere il capo e abbassai lo sguardo.
Sentii le gocce di sudore ricominciare a cadere dalla mia fronte. Di nuovo.
Odiavo quella maledetta malattia.
Stava rovinando tutto.
L’aveva già fatto.
Sentii bussare alla porta della stanza.
Shannon mandò via la giovane massaggiatrice, con un enorme sorriso di ringraziamento, e indossò la maglia.
Mancava sempre meno. Una, forse due ore.
Sentivo la band emergente cantare.
Non erano niente male, ma ero troppo occupato con i miei pensieri per ascoltarli.
Il mio corpo fremeva.
Avevo bisogno di cantare, per non pensare.
Improvvisamente il silenzio.
Un altro colpo veloce sulla porta. Ecco il segnale.
Era giunto il momento.
Shannon e Tomo scivolarono velocemente fuori, come pioggia sulla pelle.
Mi schiarii la voce, ero pronto.
Mi avviai verso il palco lentamente.
Presi il tempo che ci voleva.
Il tempo di sentire Shannon mettere il cuore in ogni colpo sulla sua batteria.
Il tempo di sentire le dita di Tomo creare quella melodia meravigliosa, impressa per sempre nella mia mente.
Mi tolsi la felpa e la lanciai via.
L’aria fresca della sera mi punse la pelle.
Trattenni il fiato.
Ed entrai.
I miei piedi toccarono la superficie del palco. Sentivo l’adrenalina salire, alimentando il battito del mio cuore.
Ogni volta era come la prima.
Respirai.


Time to escape
The clutches of a name
No this is not a game
...It’s just a new beginning...



I don’t believe in fate
But the bottom line
It’s time to pay
You know you’ve got it coming
This is war!

 

Eccomi Jared.
Ho chiuso gli occhi ed ho ricordato: ogni singola parola, ogni singolo bacio, ogni singola carezza.
Ho ricordato il nostro inizio e la nostra inesorabile fine. Ho finito di ricordare la nostra lunga storia.
Ho chiuso gli occhi solo per qualche attimo. Un attimo che mi è sembrato infinito.
Ma non mi sono voluta arrendere. Non mi voglio arrendere.
Sono qui, per te.
Il mio ventre schiacciato contro le transenne.
Sono qui, sotto di te.
Sono qui, davanti a te.
Forse tu non mi vedi.
Come una volta, sono tornata ad essere una di tante.
Una piccola e insignificante ragazza nella moltitudine.
Guardami.
Guardami, ti prego.
Ho bisogno di te.
Ho bisogno che tu torni da me.
Ho bisogno dei tuoi occhi.
Mi isolo.
Non voglio sentire la tua voce. Quella voce così profonda, virile, sensuale, meravigliosa. Mi ricorda troppe cose, troppi momenti nostri.
Sento le lacrime lottare con le palpebre, cercando di sfuggire al mio controllo.
Non voglio piangere.
Voglio essere lucida.
Goderti, per l’ultima volta.
Vedo passare le immagini di A Beautiful Lie, ma non riesco a cantare.
Non riesco a sentire.
Sento solo il mio cuore battere, sempre più lentamente.
Sento la mia anima morire, piano piano.
Smetto di pensare.
Improvvisamente le note di This Is War mi colpiscono forti.
Le orecchie quasi mi sanguinano.
Stringo le dita intorno alla transenna per il dolore.
Un attimo di lucidità.
Mi sento morire. La tua voce.
Mi è sembrato che la tua voce ti morisse dentro.
Alzo gli occhi e incrocio i tuoi.
Mi stai guardando.
Stai piangendo.
Di nuovo, mi sento morire.
Ricominci a cantare.
E ancora, la tua voce non è la stessa.
Ti fermi.
Mi manca il fiato, il mio cuore si ferma.
Riesco solo ad urlare solo un forte “No!”.
No. No. No. No.
Non poteva succedere.
Non poteva essere vero.
Vedo le tue gambe cedere.
Il tuo petto smettere di alzarsi e abbassarsi.
Ti accasci.
Salto velocemente la transenna e corro verso il palco, più veloce che posso, evitando le braccia che cercano di fermarmi.
Non riesco a pensare.
Le lacrime scendono inesorabili.
Mi estraneo dal resto del mondo. Shannon e Tomo diventano solo delle forme sfocate vicino a te.
In ginocchio, piangono con me. Chiamano aiuto, urlando. Le mie braccia ti toccano, ti accarezzano.
I tuoi occhi incrociano di nuovo i miei.
Ti bacio.
“Ti prego rimani con me… Io ti amo.”.
Ti supplico.
Non può finire così.
Mi sorridi triste.
Le mie lacrime cadono sul tuo viso.
Le tue mani sfiorano il mio.
Le nostre labbra si toccano, forse per l’ultima volta.


Caro Jared, ciao.
Caro Jared, ti prego.
Ti prego, se te ne vai, portami con te…


  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: RikkuEchelon94