Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    16/12/2011    6 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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España en el corazón

Aeroporto di Parigi, ore dodici.
Robert ed io stavamo aspettando che venisse aperto l'imbarco per raggiungere Barcellona e non ne potevo più. Eravamo all'aeroporto di Parigi, la città dell'amore, e non avevo visto niente. Niente, nemmeno la Torre Eiffel, se non da lontano. Avevamo alloggiato in un hotel vicino all'aeroporto, avevamo dormito per tutto il tempo per colpa del fuso orario e la sera seguente avevamo fatto le corse per non perdere il volo.
Ed ora eccoci qui, davanti al gate e personalmente non vedevo l'ora di partire, soprattutto perché non ne potevo più delle ragazzine che fissavano Robert, lo indicavano, ma non avevano il coraggio di andare da lui. Erano ridicole e irritanti.
Sbuffai sistemandomi al meglio sulla sedia e vidi Robert lanciarmi un'occhiata, poi abbassò nuovamente lo sguardo. Visti dall'esterno, non sembravano una coppia: Robert stava maneggiando con il suo telefonino, mentre io avevo deciso di ascoltare un po' di musica dal mio mp3. Ma ad un certo punto, stanca dal troppo caldo, appoggiai la testa sulla spalla di Robert e chiusi gli occhi, appisolandomi.
< Informiamo i gentili viaggiatori che l'imbarco del volo XZCD849 diretto a Parigi è aperto. Inizieremo ad imbarcare la prima classe > ci informò una hostess al microfono e mi svegliai di soprassalto.
Ci alzammo in piedi per salire finalmente su quel benedetto aereo e la hostess quando vide Robert rimase piacevolmente sorpresa e gli sorrise mentre controllava la sua carta di imbarco; controllò anche la mia e ci augurò di fare un buon viaggio dopo averci ringraziato di aver scelto la loro compagnia. Attraversammo il tunnel che ci avrebbe condotto all'aereo senza lasciare le nostre mani intrecciate e quando arrivammo a destinazione da bravo cavaliere mi fece entrare sull'aereo per prima.
< Buonasera e benvenuti > ci disse una hostess giovane, avrà avuto sì e no venticinque anni, e quando riconobbe che il ragazzo accanto a me era Robert sbiancò < oh…signor Pattinson, è un'onore averla a bordo. Salve >
< Salve > rispose Robert sorridendole di cortesia e mi schiarii la gola, giusto per far presente che anche io ero lì.
< Oh, cielo, che sbadata! > esclamò la biondina riprendendosi < Prego, mi faccia vedere il biglietto per la sua postazione >
< Non serve, ci pensiamo noi > intervenni sorridendole cortesemente, ma lei scosse la testa.
< Assolutamente no, questo è il mio lavoro > ribatté scoccandomi un'occhiataccia e dopo aver guardato il biglietto da Robert, sempre perché non mi considerava, ci accompagnò alle nostre postazioni < per qualunque cosa, mi chiami, non ci sono problemi > continuò sorridendo giulivamente al mio ragazzo, il quale accennò un sorriso.
< Perfetto, grazie, ciao > le dissi guardandola freddamente e lei, dopo aver ricambiato il mio sguardo, se ne andò lasciandoci finalmente soli.
< Mitchie, rilassati…mi stai distruggendo una mano >
Guardai Robert con uno sguardo omicida e gli indicai il posto al finestrino.
< Tu ti siedi lì > gli dissi scandendo le parole una ad una.
< Non eri tu quella che adorava guardare fuori il paesaggio? >
< Non mi interessa, tu alla mercé di quella non ci stai > replicai guardando la hostess, che nel frattempo stava controllando i biglietti di altri passeggeri, ma stranamente non era stata così cordiale come con Robert.
< Agli ordini > asserì Robert ghignando.
< Ti pare divertente? > chiesi stizzita.
< Sì, parecchio > replicò rilassandosi < ci guardiamo un film più tardi? >
Annuii mentre mi allacciavo la cintura come ci era appena stato ordinato di fare e qualche minuto dopo il portellone venne chiuso, le hostess iniziarono a fare il loro “spettacolino” e la biondina di prima non la piantava di fissare Robert: oh, di lì a poco qualcuno sarebbe stato gettato fuori dall'aereo dalla sottoscritta.
Dopo la partenza e la fine dell'obbligo di tenere allacciate le cinture di sicurezza la gente cominciò a fare avanti e indietro lungo il corridoio, per non parlare della biondina, che ogni cinque minuti si avvicinava a chiedere se avessimo bisogno di qualcosa e ogni volta si fermava a guardare Robert più del dovuto. Dopo la ventesima richiesta, e per venti volte le avevamo risposto educatamente di no, alla ventunesima non ce la feci più a stare zitta.
< Se ti abbiamo risposto no le prime venti volte, come pretendi che alla ventunesima noi ti diciamo di sì? Anche se ormai sono talmente disperata che potrei inventarmi qualunque cosa. Lo vedi questo bellissimo pulsante? Come ben sai serve per chiamarvi. Non appena il mio fidanzato > dissi scandendo bene l'ultima parola < spingerà il pulsante, tu potrai correre per venire a sapere cosa vuole. Nel frattempo, ti prego, lasciaci in pace. Mi dai sui nervi > continuai sbuffando: ero stata paziente anche troppo, ma ora basta, non ne potevo più.
Quella ragazza, che lessi dalla targhetta che si chiamava Harmony, mi guardò sbalordita e senza aggiungere altro si allontanò.
< Non credi di essere stata un po' cattiva? > azzardò Robert, ma lo fulminai con lo sguardo.
< Mi stai prendendo in giro, vero? >
< Cercava di essere gentile > replicò alzando le spalle.
< Robert, sii meno ingenuo. Era petulante, non gentile > lo corressi mentre mi sistemavo meglio nel sedile e per cinque minuti nessuno dei due disse niente, finché non vidi il braccio di Robert alzarsi e il dito indice premere sul tasto per chiamare la hostess < è uno scherzo, vero? > chiesi guardandolo, ma lui sorrise e scosse la testa.
< Posso fare qualcosa per lei, signor Pattinson? > domandò Harmony pochi secondi dopo.
< Potrebbe portarmi una bottiglia d'acqua? Michelle, tu vuoi qualcosa? > continuò guardandomi, ma il mio unico desiderio al momento era quello di amputargli un braccio.
< No, niente > risposi guardandolo malissimo, ma con la coda dell'occhio vidi Harmony sorridermi vittoriosa.
Quest'ultima tornò con l'oggetto da Robert richiesto e quando si allontanò lo pregò per l'ennesima volta di chiamarla per qualunque cosa. Ma lo sapeva che si stava rendendo ridicola davanti a tutti? Non appena lei si allontanò, Robert posò la sua bottiglia sul tavolinetto e guardò fuori dal finestrino.
< Non bevi? >
< Non ho sete > replicò con un finto sorriso innocente.
< E allora perché l'hai chiamata? > domandai scandendo le parole e mentre mi stavo trattenendo dall'ucciderlo.
< Volevo provocarti > rispose alzando le spalle e assottigliai lo sguardo: l'avrebbe pagata, poco ma sicuro.
Rise della mia espressione e dopo aver visto che stavano programmando Ace Ventura si mise le cuffie alle orecchie e si guardò il film, mentre io, stanca, appoggiai la testa sulla sua spalla.
< Signor Pattinson, ha chiamato? > sentii ancora dire da quell'odiosa hostess, ma ero troppo stanca per dire qualcosa.
< Potrebbe portare una coperta? > rispose Robert con un tono di voce basso e due minuti dopo sentii qualcosa di caldo posarsi su di me.
Sospirai compiaciuta e mi strinsi a Robert, che mi baciò la fronte.
< Hai idea di quanto manchi? > domandai con voce impastata dal sonno.
< Ancora un po', ti conviene riposarti >
< E tu? >
< Non sono stanco >
< Okay…notte >
< Buonanotte, Mitchie >
Oltre alla coperta mi sentii avvolgere da due braccia calde e forti e mi addormentai col sorriso sulle labbra.
Mi svegliai nel silenzio più assoluto e al buio, non sentivo nemmeno le hostess parlare. Sbadigliai e quando voltai la testa di lato vidi che anche Robert stava dormendo, ma era senza coperta, a differenza di me. Spostai l'oggetto e coprii bene Robert, poi mi alzai e andai in bagno.
< Signorina, possiamo fare qualcosa per lei? > domandò una hostess molto più simpatica di quella Harmony.
< Cercavo il bagno > risposi mentre mi grattavo la testa.
< Deve andare alla fine dell'altro corridoio >
< Oh, ma certo > replicai sorridendole < la ringrazio >
< Si figuri. Il volo sta andando bene? >
< Sì, benissimo > dissi annuendo.
Mi incamminai fino al bagno, constatando che i passeggeri ancora svegli li si potevano contare con le dita di un palmo della mano e quando tornai al mio posto mi strinsi a Robert.
< Mitchie, tutto bene? > domandò mentre mi accarezzava la mano.
< Sì, ero andata in bagno > risposi sorridendogli e mi misi anche io sotto la coperta, mentre Robert mi stringeva a sé, per quanto il bracciolo ce lo permettesse e senza aggiungere altro ci addormentammo.
< Mitchie? Coraggio, siamo quasi arrivati > mi chiamò Robert con dolcezza e quando mi svegliai vidi il suo viso vicino al mio non potei fare a meno di sorridere.
< Ciao >
< Come hai dormito? >
< Male, ovviamente > replicai mentre mi massaggiavo il collo < non è un letto >
Robert rise della mia risposta e la simpaticissima Harmony disse al microfono che stavamo iniziando a scendere, pertanto dovevamo indossare le nostre cinture di sicurezza.


Dal momento in cui i miei piedi avevano lasciato l'aereo non facevo altro che vedere i cartelli con su scritto “Biendevidos a Barcelona”, oppure “Bienvenidos a España”, o ancora “España, la tierra de las maravillas”. Ero troppo felice, talmente euforica da far impazzire Robert, che mi lanciava sguardi disperati e al tempo stesso divertenti.
< Ti vuoi calmare? > ripeté quella domanda per la centesima mentre mi afferrava per le spalle.
< Tu non capisci! > esclamai eccitata < Sono a Barcellona! Non posso crederci! > trillai e mentre aspettavo la valigia non facevo altro che saltare sul posto.
< Mitchie, ti stanno fissando tutti >
< Beh, lascia che mi fissino > ribattei alzando le spalle < tanto non conosco nessuno >
Robert mi fissò sorridendo e mi aiutò a recuperare la valigia, che arrivò praticamente per ultima sul nastro trasportatore, poi uscimmo dall'aeroporto.
< Forza, Miss Felicità, ho una gran voglia di andare in albergo a farmi una doccia > mi disse portandomi il braccio attorno alle spalle e mi indicò un taxi libero.
< Agli ordini, capo > replicai sorridendogli e dopo aver dato l'indirizzo dell'hotel al tassista raggiungemmo in venti minuti la nostra destinazione < Rob, ma tua sorella e gli altri? >
< Il loro aereo parte nel pomeriggio, ci troveremo questa sera insieme >
< Bene > dissi sorridendo contenta e dopo che Robert ebbe pagato il tassista entrammo dentro l'hotel.
< Ben arrivato al Four Seasons, signor Pattinson > ci salutò il receptionist parlando in inglese.
< Grazie > rispose Robert sorridendo, mentre qualche addetto alla sorveglianza tentava di tener fuori dall'albergo paparazzi e fan.
Mi prese per mano, seguimmo il facchino che ci avrebbe accompagnato alla nostra camera e quando entrai in ascensore sgranai gli occhi: era grande quanto la mia camera da letto di Los Angeles ed era illuminato più quello che il centro commerciale la vigilia di Natale, senza contare che era circondato da quattro pareti di specchi e tutti i ricami erano in oro.
< Signori, per di qua > ci disse il facchino invitandoci a seguirlo, finché non si fermò alla stanza 312.
Infilò la chiave nella toppa, la girò e ci fece entrare per primi nella stanza, che aveva le stesse dimensioni di un appartamento nella zona di Central Park. Mentre Robert era impegnato a dare la mancia al ragazzo, io mi giravo intorno, guardando entusiasta la stanza: predominavano i colori chiari, soprattutto quello crema, nella parete difronte alla porta era posizionato un letto bianco che poteva ospitare almeno cinque persone e due comodini in legno scuro. C'era addirittura una piccola camera che fungeva da cabina armadio, un tavolino, una poltrona e un divano, entrambi color crema.
Camminai fino al bagno e sgranai gli occhi: il lavandino era in marmo, c'era una doccia gigantesca con le ante trasparenti e c'era addirittura una vasca, molto grande anche quella.
< Rob, il bagno è grande quanto il tuo salotto >
Dalla stanza principale lo sentii ridere e poco dopo mi raggiunse.
< Notevole > replicò appoggiandosi allo stipite della porta < che ne dici di farci una bella e rilassante doccia insieme? > propose mentre mi afferrava per i fianchi e subito dopo scese a baciarmi il collo, facendomi avvicinare sempre di più alla doccia.
Sospirai compiaciuta e iniziai a strusciarmi su di lui, gesto che sembrava gradire parecchio. Ghignai e mi allontanai quel tanto che bastava per togliermi la maglietta e per mostrargli il mio nuovo reggiseno grigio in pizzo.
< Dico che la tua proposta è allettante, ma no. Ora fuori dal mio bagno > risposi e lo spinsi fuori dalla stanza per poi chiudermi a chiave.
< Michelle Christina Waldorf, sei una grandissima stronza! > esclamò dall'altra stanza e risi.
Mi feci una doccia calda e rilassante, mi avvolsi attorno al morbido asciugamano che ci era stato dato dall'hotel e quando uscii dalla stanza mi trovai Robert davanti a me e sobbalzai per lo spavento.
< Mi hai fatto quasi venire in infarto! > gli dissi stizzita e quando mi resi conto che era a torso nudo mi morsi il labbro: era dannatamente bello, talmente tanto da dover essere considerato illegale.
Non mi disse niente, si limitò a guardarmi maliziosamente e a baciarmi sensualmente il collo. Chiusi gli occhi, beandomi di quelle carezze e iniziai a pregustare un contatto maggiore, che non avvenne: Robert, infatti, mi sfilò l'asciugamano e si chiuse in bagno. Che stronzo.
Mi recai fino al letto, aprii la mia valigia e dopo aver indossato un intimo pulito iniziai a rovistare tra gli indumenti per cercare qualcosa da indossare, finché non notai una cosa che mi ero completamente dimenticata di avere: era una busta, una busta bianca e aveva il timbro di Yale. La presi in mano, rendendomi conto che era piccola, decisamente troppo piccola e leggera. Era quel genere di busta che non prometteva mai niente di buono. Mi sentivo incapace di fare altro, non ne avevo la forza. Com'era possibile che il mio destino potesse dipendere da una semplice lettera?
< Speravo che ribattessi qualcosa, potevi darmi un po' di soddisfazione > disse Robert uscendo dal bagno, ma lo ignorai < Mitchie, tutto bene? > chiese avvicinandosi a me e ad un certo punto lo sentii trattenere il fiato, poi si sedette al mio fianco < Yale? >
< Yale > replicai sussurrando.
< È un po'… >
< È decisamente piccola > dissi interrompendolo e mi sentii sconvolgere da varie emozioni contrastanti: ero triste, agitata, eccitata e rassegnata.
< Vuoi che la apra io? > chiese premuroso e lo guardai negli occhi, sorridendogli grata.
< Sì, ti prego >
Ricambiò il sorriso e mi sfilò la busta dalle mani, non senza avermi baciato la fronte prima. La aprì con lentezza e dopo aver tirato fuori la lettera dalla busta cominciò a leggerla con gli occhi, mentre io tentavo di capire qualcosa dal suo sguardo, ma era impassibile.
Dopo alcuni minuti che a me parvero ore interminabili, Robert abbassò la lettera e mi guardò.
< Posso proporti un giro nel quartiere prima di incontrarci con gli altri, matricola? Ho voglia di sgranchirmi un po' le gambe >
Lo guardai sconvolta e seccata: gli aveva dato di volta il cervello? Lui doveva darmi una notizia, perché l'aveva snobbata così? Era veramente un grandissimo…
< Aspetta > dissi bloccando il mio flusso di coscienza < cosa hai detto? >
< Ti ho proposto di andare a fare un giro >
< L'ultima parola che hai detto? >
< Giro > rispose sorridendo.
< Di due frasi prima >
< Gambe > continuò divertito.
< Robert! > esclamai.
< Mitchie, non me lo ricordo! Dico sempre tante parole >
< Tu hai detto matricola! > esclamai sconvolta.
< Matricola? Sì, potrei averlo detto > replicò sorridendo sornione.
< Quindi io potrei avercela fatta > risposi imitando il suo stesso sorriso.
< Giudica tu stessa > mi disse porgendomi la lettera.
L'afferrai e incollai gli occhi su di essa. C'erano tantissime lettere, che formavano tantissime parole che a loro volta formavano tantissime frasi, ma il succo del discorso era uno solo: ero stata ammessa a Yale.
< Quindi sono una matricola, è ufficiale? >
< Sei una matricola > asserì sorridendo.
< Sono una matricola! > esclamai entusiasta e saltellai per tutta la stanza.
< Hey, non distruggere la stanza, bambina! > mi rimproverò sorridendo col tentativo di farmi calmare.
< Rob, hai idea di quanto sia felice? Lascerò quella casa, lascerò Bianca! Te ne rendi conto? Oh mio Dio, non può essere vero! > continuai senza avere la minima intenzione di calmarmi.
Robert rise e mi afferrò per i fianchi, facendomi così scontrare contro il suo petto.
< Se ti calmi un attimo riesco a congratularmi con te come si deve > mi disse senza smettere di ridere e non appena mi calmai mi abbracciò < sono davvero, davvero tanto felice per te, Mitchie > sussurrò al mio orecchio e subito una scarica di brividi mi invase il corpo.
< Rob? > lo chiamai mentre chiudevo gli occhi e mi beai dell'effetto delle sue labbra sul mio collo.
< Uhm? >
< Dobbiamo proprio uscire? > chiesi con un sussurrò, ma lui mi sentii benissimo.
< A dire il vero, io ora volevo festeggiare > replicò e mi baciò, zittendomi definitivamente.

 

< Devo ammetterlo, mi dispiacerà non averti più tra i piedi durante l'anno scolastico > confessò mentre mi accarezzava la schiena e mi strinsi ancora di più al suo corpo, godendo di quel contatto così piacevole.
< Non dirlo a me > replicai mentre io compievo i suoi stessi gesti sul suo petto < mi mancherà non dormire più con te la sera. Dovrebbero decisamente clonarmi >
< Perché mai? > domandò divertito.
< Perché così potrei studiare e al tempo stesso stare con te >
< Sì, ma a stare con me sarebbe la te clonata, non quella vera >
< Hai ragione > obiettai baciandogli le labbra.
< Dovresti avere il dono dell'ubiquità > mi suggerì e subito dopo le sue labbra si posarono sulla mia fronte.
< Uhm > mugugnai compiaciuta < come sei intelligente >
Portai la testa sul suo petto e chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dal battito del suo cuore, finché non mi addormentai.
Mi risvegliai diverso tempo dopo, constatando di essere sola a letto dopo aver toccato il materasso accanto a me e averlo trovato vuoto. Mi alzai quando sentii un rumore di una cintura e vidi Robert che si stava vestendo, ma era ancora a petto nudo.
< Ci siamo addormentati ed è tardi, gli altri stanno già aspettando >
Mi stirai facendo scricchiolare le ossa e il lenzuolo mi cadde da dosso, mostrando così il mio petto nudo a Robert, il quale mi guardava famelico e al suo sguardo arrossii.
< Non ne hai ancora avuto abbastanza? > chiesi sorridendo, ma mi sentivo le guance andare a fuoco.
Robert, che stava ridendo, si avvicinò a me e mi fece stendere sotto di sé.
< L'aria della Spagna ti rende ancora più sexy. Se non fossimo in ritardo non ti farei uscire da questa stanza >
Sorrisi e portai le braccia dietro al suo collo, baciandolo con passione. Rispose al gesto e mi afferrò per i fianchi. Ero felice e non mi importava se rischiavamo di fare ancora più tardi: avevo il mio Robert, cosa potevo desiderare di più?
Ad un certo punto, però, qualcuno bussò talmente forte che entrambi ci spaventammo.
< Cazzo, ma volete muovervi? Stiamo morendo di fame! > esclamò una voce maschile, Tom, per essere precisi.
Mi allontanai da Robert e corsi ad aprire la porta, ma quando girai la maniglia e aprii la porta di qualche centimetro, ma lui con una manata la chiuse subito.
< Cosa diavolo fai? > gli chiesi senza capire.
< Sei nuda > replicò indicandomi mentre aveva un sopracciglio inarcato e avvampai: mi ero completamente dimenticata di quel minuscolo dettaglio.
Presi l'intimo che era finito precedentemente sulla poltrona e schizzai verso la cabina armadio, aprii la valigia e tirai fuori un vestito nero, che mi lasciava la schiena completamente scoperta, abbinandolo all'unico paio di sandali neri col tacco che mi ero portata dietro, e quando tornai da Robert lo vidi accanto a Tom. Quando vidi quest'ultimo dovetti trattenermi per non ridergli in faccia: lo stile di abbigliamento era simile a quello di Robert, ovvero jeans, maglietta a mezza manica con sopra camicia a quadri e ai piedi un paio di scarpe da ginnastica, ma il cappello beige anni cinquanta e la lunga barba che lo faceva apparire un barbone trasandato ci stavano malissimo. Dove era finito il mio amico snob?
< Tom! > esclamai correndogli incontro e mi catapultai tra le sue braccia.
< Come stai, bellezza? >
< Alla grande > risposi sorridendogli < okay, devo chiedertelo > dissi ridendo < perché la barba? >
< Mi piace! E piace anche a Victoria >
< Sembri un barbone > replicai ridendo.
< Ma certo! > sbottò roteando gli occhi < Robert si fa crescere la barba ed è un gran figo, ma se lo faccio io passo per un barbone >
Risi divertita a quella risposta e scossi la testa.
< Tom, ricordi quando tre mesi fa mi sono fatto crescere la barba per quello spot inglese? > ribatté Robert poggiando le sue mani su entrambe le mie spalle.
< Sì, certo. Mia cugina mi ha detto che su Teen Vogue c'era una tua foto e la giornalista nel suo articoletto ti ha definito ancora più sexy con quell'aria da uomo vissuto >
Trattenni una risata e abbassai lo sguardo.
< La signorina qui accanto finché non me la sono tagliata ha chiamato Albus Silente >
A quella risposta Tom scoppiò a ridere e scosse la testa.
< Era a dir poco osceno > replicai, guadagnandomi un'occhiataccia dal mio bellissimo e attualmente sbarbato ragazzo.
Non mi lamentavo quando aveva un po' di barba, ma giusto un po'. Il Robert con la barba alla Albus Silente non mi piaceva.
< Michelle, scarica il mio amico e sposami, ti prego > disse Tom senza smettere di ridere e si mise addirittura in ginocchio!
< E con mia sorella come fai? > ribatté Robert incrociando le braccia al petto e assottigliò lo sguardo.
< Ho qui davanti a me una ragazza che non ha problemi a prenderti in giro, scommetto che anche Victoria vorrebbe sposarla >
< È la cosa più carina che mi abbiano mai detto! > esclamai abbracciando il mio caro amico ancora una volta, sotto lo sguardo di un Robert offeso.
< Coraggio, ora scendiamo di sotto e andiamo da qualche parte a mangiare >
Presi Tom a braccetto e uscimmo dalla stanza, aspettammo che Robert chiudesse la porta e tutti e tre ci dirigemmo in ascensore. Abbandonai il braccio di Tom per il caldo abbraccio di Robert, il quale mi baciò una tempia non appena mi strinse a sé. Gli sorrisi dolcemente e in quell'esatto momento sentimmo Tom tossire e biascicare qualcosa.
< Cosa vuoi, Tom? > gli chiesi fintamente stizzita.
< Temevo solo che iniziaste a fare sesso qui > rispose alzando le spalle e sia Robert che io scuotemmo la testa ridendo.
Le porte dell'ascensore si aprirono e davanti a me scorsi Victoria, la quale, non appena mi vide, corse ad abbracciarmi.
< Che bello vederti! > esclamò mentre mi stringeva tra le braccia e ricambiai l'abbraccio stritolatore.
< Vic, posso abbracciarti anche io o devo richiedere un permesso scritto? > domandò Robert e sua sorella maggiore rise.
< Sono davvero felice di vederti > le sentii sussurrare.
< Anche io, sorellina > rispose Robert e per chissà quale arcano motivo dopo dieci secondi iniziarono a battibeccare.
< Per loro è impossibile andare d'accordo > mi disse Tom mentre mi portava un braccio attorno alle spalle ed io appoggiai la testa sulla sua spalla e guardai intenerita i due fratelli.
< Victoria è radiosa >
< È vero > replicò lui orgoglioso.
< La fai felice, vero? > domandai guardandolo.
< Assolutamente > replicò senza smettere di sorridere.
< Bene. Perché è mia amica e se scopro che l'hai fatta soffrire non mi importa dei pugni che Robert ti rifilerà, io verrò da te e ti staccherò le palle >
Tom deglutì rumorosamente e quando Robert e Victoria sciolsero il loro abbraccio ci guardarono, probabilmente consci del fatto che li stessimo fissando e ci sorrisero.
< Guardoni, vogliamo andare? Abbiamo fame >
Tom si allontanò da me e prese la sua dolce metà per mano, mentre io mi avvicinai alla mia.
< Te l'ho detto che questa sera sei bellissima? > sussurrò in un orecchio e scossi la testa, alzandomi in punta di piedi per baciarlo.
< Oh mio Dio, piantatela! Siete pallosi! > esclamò Tom sbuffando e per un secondo provai un istinto omicida nei confronti del caro migliore amico di Robert.
Raggiungemmo entrambi gli altri e mi vennero presentati Marcus e Andrew, poi uscimmo tutti dall'hotel e ci fermammo a mangiare in un ristorante la paella valenciana e, neanche a dirlo, fu la sottoscritta a dover ordinare per tutti, poiché ero l'unica a parlare lo spagnolo. Dopo cena Marcus prese la jeep che aveva noleggiato e guidò per quasi un'ora verso la spiaggia con non pochi problemi: da tipico inglese la sua guida era a sinistra e più di una volta imboccammo strade contromano, rischiando di fare qualche incidente. La sua guida era davvero sportiva, tant'è vero che fece un parcheggio da far invidia a un guidatore di rally e quando scendemmo dall'auto Tom lo guardò con le sopracciglia inarcate.
< Una spiaggia? >
< Un amico mi ha raccontato di queste feste sulla spiaggia il venerdì sera e mi ha detto che ci si diverte > ci spiegò Marcus in risposta.
Victoria, che aveva come me i tacchi, mi prese a braccetto e quando i nostri piedi toccarono la sabbia ebbi l'impressione di essere finita dentro le sabbie mobili. Scoppiammo a ridere mentre ci toglievamo le scarpe, consce del fatto che gli uomini ci stessero guardando come se fossimo delle aliene ubriache, e li seguimmo al bar per prendere qualcosa da bere. Nemmeno due nanosecondi dopo il nostro arrivo al bar Robert venne riconosciuto, lo stesso valeva per i suoi amici, così Victoria ed io, le anonime, approfittammo della momentanea disattenzione rivolta al barista e ordinammo due birre, poi li mollammo al loro destino da brave amiche/fidanzate quali eravamo e andammo a sederci su un tronco posizionato difronte a uno dei tre falò presenti in spiaggia.
< Tra quanto credi che arriveranno? > mi domandò Victoria mentre si voltava a guardarli e la imitai nel gesto, trovandoli accerchiati.
< Se siamo fortunate, abbiamo ancora un paio d'ore a disposizione per tutte noi > risposi sorridendo e facemmo scontrare le nostre bottiglie di birra come brindisi.
< Potrebbero anche restare intrappolati per tutta la notte > continuò Victoria ridendo.
< Oppure per tutta la durata della vacanza >
< Non è un problema, tanto ho io il portafoglio di Tom con dentro le carte di credito, possiamo sbizzarrirci nello shopping >
< Purtroppo non ho quello di Rob >
< Possiamo sempre infilarci in mezzo alla folla, fregargli il portafoglio e scappare > propose alzando le spalle e ricominciammo a ridere un'ennesima volta < sei soddisfatta della sorpresa? >
< E me lo chiedi?! > replicai sorridendo < Amo la Spagna e la sua lingua e ho sempre desiderato visitare Barcellona. Direi che è tutto perfetto >
< Io stavo per prenotare per le Maldive quando Tom me l'ha detto. Sono felice di essere qui e di passare un po' di tempo con te, è da tanto che non ci vediamo. Senza contare che ho la compagnia giusta per fare dello shopping > disse ridendo e mi unii alla sua risata, poi ad un certo punto il suo telefonino vibrò, segno che le era arrivato un messaggio, lo lesse e sorrise < Michelle, vado in bagno, torno tra poco >
< Okay, io ti aspetto qui davanti al fuoco > le risposi sorridendo e mi allungai un po' verso le fiamme per scaldarmi: era scesa la notte e c'era dell'umidità, senza contare che avevo quel vestitino leggero e nient'altro.
Sorseggiavo silenziosa la mia birra mentre aspettavo che Robert e gli altri si facessero vivi quando all'improvviso qualcuno, presumibilmente un ragazzo dal dopobarba stomachevole si sedette accanto a me.
< Hola > mi salutò e quando mi voltai per poco non mi partì la mascella: era davvero un bellissimo ragazzo, alto, moro con i capelli corti, gli occhi azzurri e muscoloso e la sua abbronzatura si sposava benissimo con la sua camicia bianca arrotolata fino agli avambracci e aperta, che lasciava intravedere i suoi addominali mozzafiato.
< Hola > risposi sorridendogli e poggiai la bottiglia vuota di birra sulla sabbia.
< Me llamo Angel > continuò porgendomi la mano e risposi al suo gesto trattenendo il fiato: il signorino era ubriaco e il suo alito puzzava in una maniera assurda. **mi chiamo Angel**
< Michelle >
< Michelle…que nombre guapo > **Michelle…che bel nome**
< Muchas gracias > lo ringraziai mentre lanciavo delle occhiate disperate intorno a me per cercare qualcuno che potesse salvarmi da quella situazione, ma invano: Robert e gli altri molto probabilmente erano ancora occupati al bar, mentre Victoria era in bagno ormai da dieci minuti. **Grazie mille**
< ¿Vives aquí? > **Vivi qui?**
< No, en Los Angeles > risposi sbrigativa, speravo davvero che se ne andasse a breve.
< ¿La ciudad de los Angeles? > chiese sorridendo maliziosamente e annuii irritata dal suo sguardo malizioso < ¿Te gusta España? > **La città degli angeli?** / **Ti piace la Spagna?**
< Me encanta. Mañana visitaré Barcelona con mi novio y nuestros amigos > **Mi incanta. Domani visiterò Barcellona con il mio fidanzato e i nostri amici**
< Barcelona es mágica > ribatté sorridendomi < a las once y media mis amigos y yo vamos a otra fiesta, ¿por qué no dejas aquí tu novio y vienes con nosotros? > **Barcellona è magica** / **Alle undici e mezza i miei amici ed io andremo ad una festa, perché non lasci qui il tuo fidanzato e vieni con noi?**
< Ella tiene ya un novio > disse una voce dura dietro di me e quando mi voltai vidi Robert che stava fulminando con lo sguardo Angel ed io ero sorpresa: da quando in qua Robert sapeva parlare in spagnolo? **Lei ha già un fidanzato**
< Oh > rispose Angel mentre alternava lo sguardo tra me e lui < ¿Es él tu novio? > chiese guardandomi e annuii sorridendo < bien, hasta luego > mi disse accennando un sorriso ed io alzai la mano in risposta. **è lui il tuo fidanzato?** / *Bene…arrivederci**
< Non posso lasciarti sola nemmeno un minuto, vedo >
< A dire il vero i minuti erano venti > ribattei inarcando le sopracciglia e quando si sedette accanto a me portai il suo braccio attorno alle mie spalle.
< Dov'è mia sorella? > chiese.
< In bagno da ormai venti minuti >
< Mi dispiace averti interrotto con quel bell'imbusto > disse seccato mentre indicava con il capo quel ragazzo, Angel, che nel frattempo stava tentando di rimorchiare un'altra ragazza.
< Sei geloso? > replicai sorridendo compiaciuta.
< Decisamente > asserì mentre si toglieva la giacca e me la fece indossare < così starai più coperta >
< E avrò meno freddo >
< Hai freddo? >
< Sì > ammisi sedendomi sulle sue ginocchia e posando la testa nell'incavo del suo collo e mi accarezzò le braccia da sopra la giacca per scaldarmi.
< Va meglio? >
< Un po'. Grazie, Rob. Toglimi una curiosità: da quando in qua parli spagnolo? >
< Non lo parlo, quella frase è l'unica che so. Ho chiesto ad Emma una frase che tenesse lontani i ragazzi da te e lei mi ha detto questa >
Gli sorrisi e avvicinai le mie labbra alle sue per baciarlo.
< Perché non tornate in albergo? > disse Victoria interrompendoci e si sedette sul tronco di legno accanto a noi.
< Vic, dove diavolo eri finita? >
< Ero in bagno >
< Per venti minuti? >
< Colpa mia > disse Tom sedendosi accanto a lei < l'ho intrattenuta io >
< Ah, che schifo! > esclamò Robert < Almeno fate finta di niente! >
< Che c'è, ti da fastidio che tua sorella faccia sesso? > lo punzecchiò Victoria.
< E che sesso! > intervenne Tom, ma la sua dolce metà gli tirò una sberla sul petto.
Robert scosse la testa e mi cinse le spalle con un braccio.
< Tom, ne avevamo già parlato…tu puoi stare con mia sorella quanto vuoi, puoi fare quello che vuoi, ma io non voglio sapere niente. Per me lei è la mia dolce e vergine e inesperta sorellina >
< Vergine e inesperto sarai tu! > esclamò Victoria offesa < per la cronaca, io ho perso la verginità diversi anni fa >
< Victoria, basta, non voglio sapere più niente! > disse Robert alzando le mani in segno di resa.
< Quindi tra i due il verginello sei tu > continuò lei sorridendo malignamente e sia i ragazzi che io scoppiammo a ridere, mentre Robert ci guardava sconvolto.
< Game, set, match vinti da Victoria! > esclamai ridendo.
< Ma tu da che parte stai? > chiese Robert sconvolto.
< Io sono solidale al sesso femminile > replicai sorridendogli innocentemente e Robert assottigliò lo sguardo.
< Diglielo, sorella! > esclamò Victoria ridendo e Robert, sconfitto, non disse niente e finì di bere la sua birra.
< Rob si è offeso > disse Marcus scuotendo la testa divertito e io guardai nella direzione del mio bellissimo ragazzo, facendogli l'occhiolino.
< Michelle, mi accompagneresti a rifarmi il trucco? > chiese Victoria alzandosi dal tronco e annuii sorridendo.
< Certo > risposi liberandomi dalla dolce presa di Robert e mi alzai a mia volta, finché una mano non mi afferrò il braccio, facendomi voltare di scatto.
< Allora più tardi te lo faccio vedere io chi è il verginello > sussurrò Robert roco al mio orecchio e una scarica di brividi pervase il mio corpo.
< Non vedo l'ora > replicai sorridendogli maliziosamente e senza aggiungere altro raggiunsi Victoria, che mi guardava ghignando, e quando tornammo dagli altri li vedemmo intenti a fare a gara a chi riusciva a bere più birre.
< Perfetto, una serata di sesso rovinata > sbottai mentre mi sedevo accanto a Robert.
< Perché, Michelle? > domandò Tom con gli occhi lucidi.
< È ubriaco > risposi semplicemente indicandolo.
< No, non lo sono > replicò difendendosi, ma quando lo spinsi all'indietro non riuscì a restare in equilibro e cadde sulla sabbia.
< Sì, lo sei >
Tutti i ragazzi, Robert compreso, scoppiarono a ridere, mentre io guardavo Victoria disperata. Anche Victoria rideva, ma molto probabilmente della mia espressione e non a causa della birra. Restammo a chiacchierare attorno al falò, per quanto fosse possibile chiacchierare con degli ubriachi, e quando la serata stava volgendo al termine, Robert si riprese quel tanto che bastava per riuscire a formulare una frase di senso compiuto. Erano ormai le tre del mattino quando le ennesime fan di Robert lo avevano salutato ed eravamo rimasti praticamente solo noi attorno al fuoco, anche il bar aveva chiuso. Ad un certo punto Victoria si alzò dal tronco e si tolse a giacca, facendo lo stesso con la gonna e la maglia, restando in intimo.
< Cosa diavolo stai facendo? > le domandai.
< Vado a fare un bagno > rispose sorridendo e dopo aver sciolto la coda di cavallo corse in acqua.
< Ma è pazza! > esclamò Andrew ridendo e Tom, dopo averci guardato, si tolse la camicia, la maglietta a mezza manica, i pantaloni e le scarpe e raggiunse Victoria in acqua, stessa cosa che fecero anche Marcus e Andrew.
Robert guardò prima me poi i suoi amici e, sorridendo, si alzò in piedi.
< Andiamo? > domandò porgendomi la mano.
< Non ho il reggiseno > replicai sorridendo imbarazzata.
Robert prese la maglietta a mezza manica di Tom e me la porse.
< Indossa questa. Sempre meglio di niente >
Gli sorrisi e mi tolsi il vestito, indossai la maglietta e lo seguii in acqua a ridere, scherzare e giocare con i nostri amici.

 

 

Heilà, salve a tutte!
Mi scuso per questo gigantesco ritardo, ma ero un po' impegnata con l'università (martedì ho dato il mio primo esame)
Non so quando riuscirò a postare di nuovo (ho altri 2 esami da preparare), ma spero di farcela il prima possibile!

In ogni caso vi auguro di passare un serenissimo Natale con le vostre famiglie e i vostri amici :)

Giulls

P.S. Ho una domanda da fare: qualcuna di voi per caso seguiva le storie di Annyina? (Mi pare fosse questo il suo nick, io la conosco per L'amore da speranza) Mi sono trovata improvvisamente la storia cancellata e vorrei sapere se qualcuna di voi sa qualcosa. Mi fareste un regalone, ecco :)

P.P.S. Spero che il capitolo vi piaccia, mi sono svenata per prepararlo xD

   
 
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