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Autore: pikaendpichu98    16/12/2011    3 recensioni
allora... questa è la mia prima one-shot che non sia sui pokemon, quindi abbiate pietà di me se la ritenete un'emerita cavolata!
diciamo che mi è venuta in mente in un pomeriggio in cui non avevo da fare granche.
questa fic parla delle riflessioni di un essere vivente riguardo a un altra creatura.
se vi siete incuriositi leggete e se vi va lasciate un commentuccio, così capisco se devo ritornarmene con la coda fra le gambe e non farmi rivedere mai più su questo fandom, oppure pensare di scrivere qualcos'altro.
......... bene buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non dimenticherò mai.
Non dimenticherò mai, finche avrò vita, quell’incontro.
Era una notte tranquilla, di quelle con la luna piena, quelle notti in cui non riesci a fare altro se non volgere lo sguardo alla volta celeste e fissare il disco argenteo che si impone con delicata fierezza tra le altre stelle, velato leggermente da una nube che gli conferisce il suo tipico fascino misterioso.
Una di quelle notti in cui desideri rivolgerle tutte le tue attenzioni, non riusciresti mai a reprimere il lamento malinconico che ti preme nel petto, ansioso di innalzarsi verso di lei.
Una di quelle notti in cui emerge, tra i mesti e adoranti pensieri, una sensazione di inquietudine che ti avvolge e ti mette in guardia.
Quando quella sensazione iniziò a pervadermi udii un rumore, il “ruggito ingannevole” come lo chiamiamo noi, per la prima volta nella mia vita.
Era proprio spaventoso e macabro come lo descrivevano gli anziani, un ibrido tra il ruggito di una pantera e quello di una tigre.
 E dava inconsapevolmente un segnale a tutti noi:
lui era nei paraggi.
Non avevo mai visto quell’essere vivente con i miei occhi, si diceva che fosse spietato, alto come un orso e drasticamente diverso da noi altri.
Eppure io, come del resto i miei coetanei, non riuscivo a comprendere perché fosse così temuto, ritenuto la grande minaccia, il padrone del mondo.
Le voci vagavano, e gli abitanti del cielo ci avevano raccontato di averli visti nel loro habitat.
Non hanno artigli, zanne, ali ne dispongono di veleno.
Lui vive in branco, come me, ma contrariamente alla mia specie lui non caccia, lui uccide, e uccide anche i suoi simili, anche quelli con il suo stesso sangue.
Si diceva che avesse soppresso Madre Natura e che sfruttasse la Madre Terra.
Una delle cose più sconcertanti che avevo sentito sul suo conto era che un numero impressionante di abitanti del cielo fossero rimasti uccisi a causa sua: si diceva che disperdesse nelle acque millenarie un demone nero come la notte che possiede le masse azzurre e cattura gli esseri viventi, togliendogli il respiro e portandoli nel profondo della sua anima oscura.
Discesi dalla mia rupe con cautela, deciso a guardare negli occhi ciò che era ed è il più complesso mistero della natura selvaggia.
Sul mio cammino incontrai i miei fratelli che correvano nella direzione opposta alla mia, perfino i grandi predatori erano stati messi in fuga.
Una leggenda raccontava che non emettesse un verso proprio ma che fosse un oggetto privo di vita a ruggire per lui, sputando fuoco e tuoni.
Vidi due sagome venirmi incontro e fermarsi a poca distanza da me.
In una delle due ombre un ghigno bianco come la neve brillò nelle tenebre della notte.
BUM.
Trasalii.
L’oggetto aveva gridato con tutta la sua potenza.
E fu tutto tinto di rosso.
L’ultimo guaito di mio figlio sovrastò la voce dell’essere che rideva mentre nei suoi occhi si accendeva una luce rossa, rossa come il sangue, innalzandosi alla Luna, consegnandosi così all’infinito.
Quello più vicino a me si girò verso il suo compagno che si dileguò nell’oscurità.
E finalmente lo vidi, rischiarato dalla luce delle stelle.
Lo guardai dritto negli occhi, e lui fece lo stesso.
Nei suoi occhi la malvagità, la perfidia, l’indifferenza, il suo essere così distaccato dalla natura da cui egli stesso proviene, il gelo che emana quello sguardo, che penetrò nella mia anima, e allo stesso tempo l’ira, la follia che accompagna la sua specie, la follia che lo spinge allo sterminio, ma allo stesso tempo il rispetto e l’ammirazione nei confronti dell’universo, dell’infinito, dell’eternità.
Lì, in quel bosco sperduto, tra le tenebre della notte e la luce della luna,
ero faccia a faccia con l’essere umano.




  
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