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Autore: AyakoChan    16/12/2011    9 recensioni
Kagome è tornata nuovamente alla sua epoca per sostenere un esame, che sfortunatamente per lei è stato rimandato. L'acquisto di un braccialetto sconvolgerà ancora di più la sua vita, già piena di avventure e di grandi pericoli. Dopo aver attraversato il pozzo MangiaOssa, infatti, non si ritrova nella sua adorata Epoca Sengoku ma bensì in Egitto... E se, dopo essersi rifugiata in un villaggio rincontrasse Sango, Koga, Kirara e Shippo? E se questo villaggio venisse distrutto dalle guardie del Faraone Inu No Taisho? E se Miroku fosse proprio il consigliere del Faraone, e la persona che ha assecondato la distruzione del piccolo villaggio? E se Kagome si ritrovasse ad essere la schiava del bel principe Inuyasha? Come si metterebbero le cose? E cosa ancora più importante: tornerà mai a casa e al sicuro dai suoi amici dell'Epoca Sengoku e dalla sua famiglia?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dal presente all’antico Egitto

Capitolo 14:

 

Era pomeriggio inoltrato.

Il bagliore suggestivo del tramonto donava un po’ di serenità nel luogo dove tutti quegli schiavi stavano ancora lavorando alla progettazione delle piramidi, ed esattamente ad una in particolare.

Il faraone Inu No Taisho infatti, qualche giorno prima, aveva sentito la necessità di farne costruire una nuova, più grande e possente delle altre, per augurare l’imminente arrivo dell’anno nuovo.

Che poi non era così imminente, eh! Secondo i calcoli di Koga – doveva tenere a mente i giorni che passavano, altrimenti avrebbe completamente perso il conto del tempo– mancavano ancora cinque mesi! Insomma, per lui erano tutte cavolate.

Il demone lupo, madido di sudore, si asciugò con il dorso della mano la fronte lucida e volse lo sguardo verso il tramonto.

Era veramente bellissimo. ‘Nessuno può rimanerne indifferente’ pensava.

Eppure tutti quegli uomini erano lì, inconsapevoli dello spettacolo che stava avvenendo dietro le loro schiene piene di ferite. Troppo intenti a lavorare per accorgersene.

Fango, sabbia, acqua…

E ancora fango, sabbia, acqua.

Pestare fango, mescolarlo con sabbia e acqua.

Tirare l’acqua. Tirarla, tirarla, ancora, ancora. Più forte!

Raccogliere la paglia.

Trasporta per chilometri.

Il suono della frusta che squarcia l’aria.

Il tonfo di un corpo caduto -troppo stanco,quante fatiche patite per lungo tempo!- e le urla di dolore che riecheggiano nell’aria.

Perché tutta quella sofferenza?

Tutta quella fatica per un sovrano che non vi considera nemmeno!

Quella civiltà, considerata così splendida da tutti, si basava solamente su schiavi.

E Koga digrignava i denti dal ribrezzo, ringhiava e il suo petto strepitava di frustrazione.

Quella non era vita. La vita non era solo sofferenza e fatica, quella che si vedeva negli occhi di quella gente.

Era anche amore, gioia, esperienza, lavoro, famiglia…

Perché non lottavano per la loro libertà? Si erano forse rassegnati al loro destino?

Si avvicinò alla guardia che aveva frustato quell’anziano signore, ormai il corpo inanimato giaceva a terra avvolto nel sangue.

Assassino.

Il demone lupo gli sputò in faccia, dando il via ad una nuova ribellione da parte sua.

Solo sua, perché la gente non reagiva.

Non si ostinava più a voler cambiare le cose…

Sapeva che combattendo da solo avrebbe perso, che lo avrebbero punito di nuovo.

Di lì a poco sarebbero arrivati i rinforzi per quel disgraziato, ne era sicuro.

Ma non avrebbe mai smesso di lottare, mai.

Per lui e per quella povera gente.

Non era il tipo da arrendersi tanto facilmente.

 

 

 

Kagome aveva passato tutto il pomeriggio con Sango.

I loro gusti si erano rivelati più simili di quanto non credesse, anche nel campo vestiario. Si erano entrambe cambiate d’abito, quello precedente lo avevano indossato troppe volte e le aveva stancate.

Era di finissima seta bianca, di consistenza leggera visto la temperatura fin troppo calda di quelle zone, lungo fino alle ginocchia. Velava le spalle in maniera particolare, dando alle spalline la forma di una piccola nuvola. L’abito aderiva al petto, ma non eccessivamente e aveva una modesta scollatura a V. Attorno alla vita, era legata una cintura d’oro piena di pietre di diversi colori che rendeva il vestito ancora più particolare.

Anche Sango indossava lo stesso vestito, solo il colore delle pietre incastonate nella cintura variava.

Kagome accompagnò l’amica nella sua stanza e inevitabilmente finì per incontrare Miroku.

“Oh Divina Kagome! Qual buon vento vi porta qui? Sentivate forse la mia mancanza? Ah, come siete dolce e pura! Venite qui tra le mie braccia!”

“Miroku, come al solito vaghi troppo con la fantasia. Ero venuta solo ad accompagnare Sango!”

Il rispettabilissimo guerriero sfoggiò una delle espressioni più addolorate che riuscisse a fare “Come siete crudele, DivinaKagome!”

Sango, che nel frattempo aveva assistito alla patetica scena, sembrava essere diventata un vulcano in eruzione. Esplose urlando contro il pervertito quale era il suo padrone “Ma tu non la finisci mai di fare il maniaco? Sei proprio uno stupido!”

“Perdonami dolce Sango, non volevo farti arrabbiare. Vieni qui, così cerco di riparare al mio errore…”

“Ok, hai finito di vivere, brutto deficiente!”

Dopo aver urlato anche questo, Sango afferrò la prima cosa che le era venuto a tiro (ovvero il lussuoso tavolo dalla stanza) e lo sollevò con fare minaccioso.

“La tua ora è giunta! Dì le tue ultime preghiere!”

“No Sango! Ti prego! Cerca di ragion-“

“Volete fare un po’ di silenzio?! Mi avete svegliato con le vostre urla indecenti, brutti cretini!”

Quella voce Kagome avrebbe potuto riconoscerla tra mille.

Non poteva che appartenere ad una persona: Inuyasha.

La ragazza non si sarebbe mai aspettata di trovarlo lì.

Lo aveva cercato tutta la mattina prima di uscire con Sango, ma con scarsi risultati.

“Inuyasha! Che cosa ci fai qui?”

“La mia stanza è occupata dalle ancelle. La stanno pulendo da cima a fondo. Hanno iniziato di pomeriggio mentre eri fuori con Sango, quindi dovrebbero finire a breve” gli spiegò il principe.

Scostò le tende del letto con un rapido gesto e si alzò, avvolgendosi il lenzuolo in vita.

…Ma cosa?!

“Inuyasha ma tu sei nudo!” urlò una Kagome alquanto imbarazzata. Sango, dopo aver riposato delicatamente il tavolo, si voltò dall’altra parte in segno di rispetto.

“Eh? Ah si. Ti crea forse qualche problema?” chiese con una nonchalance che non si addiceva propriamente alla situazione.

“CERTO, STUPIDO! Per quale assurdo motivo sei nudo nella stanza di MIROKU?!”

Kagome parve riflettere solo dopo alle parole appena dette.

No, Inuyasha e Miroku… non poteva essere…

Sango, che sembrava averle letto il pensiero, si voltò a fissarla. Poi si girò verso il principe d’Egitto: “Inuyasha, non dirmi che tu e Miroku… “

“NO! NO NO NO! ASSOLUTAMENTE NO! MA CHE VAI A PENSARE?! STAI FORSE SCHERZANDO?! IO CON LUI NON POTREI MAI STARCI!” urlò un imbarazzato Inuyasha.

Miroku invece, come sempre d’altronde, non aveva fatto una piega. Anzi, aveva un sorrisetto decisamente perverso e malizioso sul volto.

“Su Inuyasha, a loro puoi dirlo della nostra relazione… sono sicuro che manterranno il segreto!”

“Ma che ti stai inventando, brutto pervertito?! Io e te non abbiamo proprio niente di simile, smettila di dire fesserie o ti crederanno sul serio!”

“Oh come sei tenero Inuyasha quando sei imbarazzato! Devo forse ricordarti come godevi oggi pomeriggio fra le mie braccia? Quando eravamo da soli, sul mio comodissimo letto… Devo confessarti una cosa che non ho mai avuto il coraggio di dirti: il tuo sedere è una delle cose più eccitanti che abbia mai visto fino ad ora…”

“SANGO, RIPRENDI IL TAVOLO! IO PRENDO IL LETTO!”

“Ci sto! Insieme non può sfuggirci! Andiamo Inuyasha!”

“DivinaKagome, la prego, mi aiuti lei!” Miroku cercava disperatamente una via di fuga. La sua ultima possibilità di salvezza era riposta in Kagome.

“… non se ne parla proprio! Io non mi metto contro un tavolo e un letto per proteggerti!” gli rispose la ragazza.

“Siete veramente insensibile e perfida DivinaKagome!”

“Ah, la metti in questo modo? Ehi, aspettatemi, prendo una spada…!”

“No, abbiate pietà! Vi prego!”

“Troppo tardi Miroku!”

“Inizia a dire addio al mio bel sedere che ti piace tanto…!”

“NOOOOOOOOOOOOOOOO!”

Quello che successe dopo ci è ignoto.

 

 

 

 

Non era cambiato nulla.

Lavoravano ancora, senza sosta.

Quelle piccole ribellioni non avevano portato a nessun cambiamento.

Solo a imposizioni più drastiche, a punizioni più severe.

Come avrebbero potuto cambiare il loro destino?

E quando sarebbe arrivato il momento propizio per reagire?

E soprattutto: alla fine avrebbero trionfato loro, oppure avrebbe prevalso nuovamente il potere sul diritto?

C’erano così tante cose a cui Koga non sapeva dare una risposta.

E questo lo innervosiva terribilmente, rendendo il suo carattere ancora più irrequieto.

Continuò imperterrito a zappare, se non avesse finito il lavoro non avrebbe potuto dormire per quel giorno.

Poco tempo dopo una voce cruda e distaccata giunse alle sue orecchie e a quelle di tutti gli schiavi lì intorno.

“Vermi, ascoltatemi! Da questo momento siete esentati dal svolgere i vostri lavori fino a sette giorni! Rimarrete rinchiusi nelle vostre celle e uscirete solamente per i pasti e per qualche ora al pomeriggio. E’ tutto quello che dovete sapere”.

Immediatamente scoppiò una confusione terribile: uomini che cadevano al suolo stremati, trovando un po’ di riposo e tranquillità nella sabbia fresca del deserto dopo la bella notizia, altri che esultavano ed altri ancora che gioivano con conoscenti, amici, parenti.

Sembrava davvero un miracolo.

Eppure Koga non riuscì a gioire come tutti gli altri.

C’era qualcosa che non quadrava in quella situazione. Per quale motivo altrimenti il faraone avrebbe ordinato l’arresto dei lavori di costruzione?

La mente del giovane demone lupo era affollata da tanti pensieri e domande.

Quella più chiara e insistente era: “Che cosa diavolo sta succedendo?”.

  
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