Dal presente
all’antico Egitto
Capitolo 14:
Era
pomeriggio inoltrato.
Il bagliore
suggestivo del tramonto donava un po’ di serenità
nel luogo dove tutti quegli
schiavi stavano ancora lavorando alla progettazione delle piramidi, ed
esattamente ad una in particolare.
Il faraone
Inu No Taisho infatti, qualche giorno prima, aveva sentito la
necessità di
farne costruire una nuova, più grande e possente delle
altre, per augurare l’imminente
arrivo dell’anno nuovo.
Che poi non
era così imminente, eh! Secondo i calcoli di Koga
– doveva tenere a mente i
giorni che passavano, altrimenti avrebbe completamente perso il conto
del tempo–
mancavano ancora cinque mesi! Insomma, per lui erano tutte cavolate.
Il demone
lupo, madido di sudore, si asciugò con il dorso della mano
la fronte lucida e
volse lo sguardo verso il tramonto.
Era
veramente bellissimo. ‘Nessuno può rimanerne
indifferente’ pensava.
Eppure tutti
quegli uomini erano lì, inconsapevoli dello spettacolo che
stava avvenendo
dietro le loro schiene piene di ferite. Troppo intenti a lavorare per
accorgersene.
Fango,
sabbia, acqua…
E ancora fango,
sabbia, acqua.
Pestare
fango, mescolarlo con sabbia e acqua.
Tirare
l’acqua.
Tirarla, tirarla, ancora, ancora. Più forte!
Raccogliere
la paglia.
Trasporta
per chilometri.
Il suono
della frusta che squarcia l’aria.
Il tonfo di
un corpo caduto -troppo stanco,quante fatiche patite per lungo tempo!-
e le
urla di dolore che riecheggiano nell’aria.
Perché
tutta
quella sofferenza?
Tutta quella
fatica per un sovrano che non vi considera nemmeno!
Quella
civiltà, considerata così splendida da tutti, si
basava solamente su schiavi.
E Koga
digrignava i denti dal ribrezzo, ringhiava e il suo petto strepitava di
frustrazione.
Quella non
era vita. La vita non era solo sofferenza e fatica, quella che si
vedeva negli
occhi di quella gente.
Era anche
amore, gioia, esperienza, lavoro, famiglia…
Perché
non
lottavano per la loro libertà? Si erano forse rassegnati al
loro destino?
Si
avvicinò
alla guardia che aveva frustato quell’anziano signore, ormai
il corpo inanimato
giaceva a terra avvolto nel sangue.
Assassino.
Il demone
lupo gli sputò in faccia, dando il via ad una nuova
ribellione da parte sua.
Solo sua,
perché
la gente non reagiva.
Non si
ostinava più a voler cambiare le cose…
Sapeva che
combattendo
da solo avrebbe perso, che lo avrebbero punito di nuovo.
Di lì
a poco
sarebbero arrivati i rinforzi per quel disgraziato, ne era sicuro.
Ma non
avrebbe mai smesso di lottare, mai.
Per lui e
per quella povera gente.
Non era il
tipo da arrendersi tanto facilmente.
Kagome aveva
passato tutto il pomeriggio con Sango.
I loro gusti
si erano rivelati più simili di quanto non credesse, anche
nel campo vestiario.
Si erano entrambe cambiate d’abito, quello precedente lo
avevano indossato
troppe volte e le aveva stancate.
Era di
finissima seta bianca, di consistenza leggera visto la temperatura fin
troppo
calda di quelle zone, lungo fino alle ginocchia. Velava le spalle in
maniera
particolare, dando alle spalline la forma di una piccola nuvola.
L’abito aderiva
al petto, ma non eccessivamente e aveva una modesta scollatura a V.
Attorno
alla vita, era legata una cintura d’oro piena di pietre di
diversi colori che
rendeva il vestito ancora più particolare.
Anche Sango
indossava
lo stesso vestito, solo il colore delle pietre incastonate nella
cintura
variava.
Kagome
accompagnò l’amica nella sua stanza e
inevitabilmente finì per incontrare
Miroku.
“Oh
Divina
Kagome! Qual buon vento vi porta qui? Sentivate forse la mia mancanza?
Ah, come
siete dolce e pura! Venite qui tra le mie braccia!”
“Miroku,
come al solito vaghi troppo con la fantasia. Ero venuta solo ad
accompagnare
Sango!”
Il rispettabilissimo guerriero
sfoggiò una
delle espressioni più addolorate che riuscisse a fare
“Come siete crudele,
DivinaKagome!”
Sango, che
nel frattempo aveva assistito alla patetica scena, sembrava essere
diventata un
vulcano in eruzione. Esplose urlando contro il pervertito quale era il
suo
padrone “Ma tu non la finisci mai di fare il maniaco? Sei
proprio uno stupido!”
“Perdonami
dolce Sango, non volevo farti arrabbiare. Vieni qui, così
cerco di riparare al
mio errore…”
“Ok,
hai
finito di vivere, brutto deficiente!”
Dopo aver
urlato anche questo, Sango afferrò la prima cosa che le era
venuto a tiro
(ovvero il lussuoso tavolo dalla stanza) e lo sollevò con
fare minaccioso.
“La
tua ora
è giunta! Dì le tue ultime preghiere!”
“No
Sango!
Ti prego! Cerca di ragion-“
“Volete
fare
un po’ di silenzio?! Mi avete svegliato con le vostre urla
indecenti, brutti cretini!”
Quella voce
Kagome
avrebbe potuto riconoscerla tra mille.
Non poteva che
appartenere ad una persona: Inuyasha.
La ragazza
non si sarebbe mai aspettata di trovarlo lì.
Lo aveva
cercato tutta la mattina prima di uscire con Sango, ma con scarsi
risultati.
“Inuyasha!
Che cosa ci fai qui?”
“La
mia
stanza è occupata dalle ancelle. La stanno pulendo da cima a
fondo. Hanno iniziato
di pomeriggio mentre eri fuori con Sango, quindi dovrebbero finire a
breve” gli
spiegò il principe.
Scostò
le
tende del letto con un rapido gesto e si alzò, avvolgendosi
il lenzuolo in
vita.
…Ma
cosa?!
“Inuyasha
ma
tu sei nudo!” urlò una Kagome alquanto
imbarazzata. Sango, dopo aver riposato delicatamente
il tavolo, si voltò dall’altra
parte in segno di rispetto.
“Eh?
Ah si.
Ti crea forse qualche problema?” chiese con una nonchalance
che non si addiceva
propriamente alla situazione.
“CERTO,
STUPIDO! Per quale assurdo motivo sei nudo nella stanza di MIROKU?!”
Kagome parve
riflettere solo dopo alle parole appena dette.
No, Inuyasha
e Miroku… non poteva essere…
Sango, che
sembrava averle letto il pensiero, si voltò a fissarla. Poi
si girò verso il
principe d’Egitto: “Inuyasha, non dirmi che tu e
Miroku… “
“NO!
NO NO
NO! ASSOLUTAMENTE NO! MA CHE VAI A PENSARE?! STAI FORSE SCHERZANDO?! IO
CON LUI
NON POTREI MAI STARCI!” urlò un imbarazzato
Inuyasha.
Miroku
invece, come sempre d’altronde, non aveva fatto una piega.
Anzi, aveva un
sorrisetto decisamente perverso e malizioso sul volto.
“Su
Inuyasha, a loro puoi dirlo della nostra relazione… sono
sicuro che manterranno
il segreto!”
“Ma
che ti
stai inventando, brutto pervertito?! Io e te non abbiamo proprio niente
di
simile, smettila di dire fesserie o ti crederanno sul serio!”
“Oh
come sei
tenero Inuyasha quando sei imbarazzato! Devo forse ricordarti come
godevi oggi
pomeriggio fra le mie braccia? Quando eravamo da soli, sul mio
comodissimo
letto… Devo confessarti una cosa che non ho mai avuto il
coraggio di dirti: il
tuo sedere è una delle cose più eccitanti che
abbia mai visto fino ad ora…”
“SANGO,
RIPRENDI IL TAVOLO! IO PRENDO IL LETTO!”
“Ci
sto!
Insieme non può sfuggirci! Andiamo Inuyasha!”
“DivinaKagome,
la prego, mi aiuti lei!” Miroku cercava disperatamente una
via di fuga. La sua
ultima possibilità di salvezza era riposta in Kagome.
“…
non se ne
parla proprio! Io non mi metto contro un tavolo e un letto per
proteggerti!”
gli rispose la ragazza.
“Siete
veramente insensibile e perfida DivinaKagome!”
“Ah,
la
metti in questo modo? Ehi, aspettatemi, prendo una
spada…!”
“No,
abbiate
pietà! Vi prego!”
“Troppo
tardi Miroku!”
“Inizia
a
dire addio al mio bel sedere che ti piace tanto…!”
“NOOOOOOOOOOOOOOOO!”
Quello che
successe dopo ci è ignoto.
Non era
cambiato nulla.
Lavoravano
ancora, senza sosta.
Quelle
piccole ribellioni non avevano portato a nessun cambiamento.
Solo a
imposizioni più drastiche, a punizioni più severe.
Come
avrebbero potuto cambiare il loro destino?
E quando
sarebbe arrivato il momento propizio per reagire?
E soprattutto:
alla fine avrebbero trionfato loro, oppure avrebbe prevalso nuovamente
il
potere sul diritto?
C’erano
così
tante cose a cui Koga non sapeva dare una risposta.
E questo lo
innervosiva terribilmente, rendendo il suo carattere ancora
più irrequieto.
Continuò
imperterrito a zappare, se non avesse finito il lavoro non avrebbe
potuto
dormire per quel giorno.
Poco tempo
dopo una voce cruda e distaccata giunse alle sue orecchie e a quelle di
tutti
gli schiavi lì intorno.
“Vermi,
ascoltatemi!
Da questo momento siete esentati dal svolgere i vostri lavori fino a
sette
giorni! Rimarrete rinchiusi nelle vostre celle e uscirete solamente per
i pasti
e per qualche ora al pomeriggio. E’ tutto quello che dovete
sapere”.
Immediatamente
scoppiò una confusione terribile: uomini che cadevano al
suolo stremati,
trovando un po’ di riposo e tranquillità nella
sabbia fresca del deserto dopo
la bella notizia, altri che esultavano ed altri ancora che gioivano con
conoscenti, amici, parenti.
Sembrava
davvero un miracolo.
Eppure Koga
non riuscì a gioire come tutti gli altri.
C’era
qualcosa che non quadrava in quella situazione. Per quale motivo
altrimenti il
faraone avrebbe ordinato l’arresto dei lavori di costruzione?
La mente del
giovane demone lupo era affollata da tanti pensieri e domande.
Quella
più
chiara e insistente era: “Che cosa diavolo sta
succedendo?”.