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Autore: Zomi    16/12/2011    6 recensioni
Entrò nella stanza con passo felpato, per non farsi sentire da nessuno dei suoi compagni riuniti nella cucina. La cabina aveva le finestre chiuse, ma un piccolo spiraglio di luce entrava da un balcone semi aperto. Fissò, ancora sulla soglia, il letto occupato alla sua destra. Il corpo che vi riposava era immobile...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:
“Tu sei malata…”, è stato questo lo stimolo per questa brave FF. Spero vi piaccia e che tiriate un respiro di sollievo alla fine… ciao (please, note. Thank you)!!!

  Zomi

   
L’ULTIMO BACIO

 

Entrò nella stanza con passo felpato, per non farsi sentire da nessuno dei suoi compagni riuniti nella cucina. La cabina aveva le finestre chiuse, ma un piccolo spiraglio di luce entrava da un balcone semi aperto. Fissò, ancora sulla soglia, il letto occupato alla sua destra. Il corpo che vi riposava era immobile. Era adagiato sopra le coperte della branda e sembrava che stesse riposando in un sonno profondo.
La verità era ben altra, invece. Nami lo sapeva.
Si avvicinò silenziosa al letto e osservò attenta il corpo del compagno. Numerose garze e bende coprivano lo squarcio che si allungava per tutto il suo torace, non riuscendo, però, a contenere totalmente il fluire del sangue che ne usciva.
Trattenne il respiro e s’inginocchiò a lato del giaciglio.
Il piccolo dottore di bordo aveva fatto tutto il possibile, ma…
Nami si asciugò una lacrima.
La voce di Chopper le rimbombava nel cranio, acuta e sgradevole come non mai lo era stata: “Mi dispiace Nami… Ho fatto di tutto… ma la ferita era troppo estesa… il sangue non si fermava… lui aveva già perso conoscenza… l’arresto cardiaco, poi il dissanguamento… io… io… perdonami, Nami, ma… Zoro è morto…”.
Un’altra lacrima. Un’altra ancora. Una terza, seguita da una quarta gemella. Altre le accompagnarono e contarle era inutile. La navigatrice tirò su con il naso, cercando di trattenersi, ma, invece che fermare il fiume di tristezza che sgorgava da lei, aspirò in gran quantità l’odore dell’alcol disinfettante che riempiva la stanza. Era quello l’unico profumo che era rimasto di lui: l’antisettico che aveva cercato di contenere l’infezione e l’emorragia.
Nient’altro.
Niente più sapore di mare e ferro, misto a liquore.
Niente più ghigni diabolici e perversi.
Niente più sorrisi caldi e baci appassionati.
Niente più pelle bronzea e rovente.
La rossa si asciugò le lacrime e ripensò all’attacco dei Marine che aveva causato tutto ciò. Nulla sembrava essere diverso dal solito, tranne quella lama, sbucata dal nulla che tagliava di netto il corpo del suo amato. No, non voleva pensarci. Non voleva rivedere la scena che le aveva rovinato la vita. Ancora una volta una persona amata le veniva sottratta. Ancora una volta era indifesa contro il destino crudele e senza pietà. Ancora una volta piangeva disperata e senza coraggio di andare avanti.
Ma questa volta sarebbe stata l’ultima…
Si rialzò da terra e, accarezzando la zazzera verde del compagno di vita, prese dal muro dove erano appoggiate in silenzioso lutto, una delle sue katane.
Sfoderò, con un gesto veloce ma elegante, la spada dall’elsa bianca, la sua preferita e adorata. La katana di Kuina.
Si guardò nel riflesso della lama: gli occhi gonfi di dolore e privi della luce che gli illuminava, i capelli non più di brace ma spenti, privati del fuoco che gli ravvivava.
Si mise a cavallini sul cadavere dello spadaccino. Lo baciò con garbo e gli accarezzò di nuovo il viso, come innumerevoli volte aveva fatto prima di quel giorno.
-Non vivo senza di te, lo sai… Non sono abbastanza forte… Voglio esserti sempre accanto, non essere più divisa da te… Mai…-.
Impugnò con mani ferme l’arma e poi si trafisse da parte a parte lo sterno, all’altezza del cuore. Sfilò, con un’ultima briciola di forza, la lama e un fitto fiotto di purpureo sangue iniziò a scivolarle sulla maglia. Tossicchiò e un rivolo sanguinolento e denso le uscì dalle rosee e carnose labbra. Adagiò la katana a terra e baciò ancora una volta l’amato. Quello sarebbe stato il loro ultimo bacio, per sempre.
-Amore mio, sto arrivando… Nessuno più ci dividerà… Mai più, mai più… Lo giuro…-.
Uno spasmo. Altro sangue le sfuggì dalla bocca, mentre si adagiava sul torace vermiglio del suo amato, e lo abbracciava in un ultimo segno d’amore. Il respiro le si strozzò in gola e…
 

 
Premette la mano con forza sulla bocca per non lasciare riecheggiare l’urlo di terrore per tutta la Sunny. Ansimò con gran fatica e cercò di calmarsi. Si girò terrorizzata sul fianco sinistro è controllo che Zoro fosse lì. Allungò la mano e potè sentirne lo sterno alzarsi e abbassarsi, accompagnato dal profondo russare.
Tirò un respiro di sollievo, e si riportò la chioma ramata dietro la nuca. Dio mio che incubo idiota. Si appoggiò una mano sul cuore e fu capace di sentirlo ancora battere impazzito.
-Accidenti…- sussurrò.
-Nami…? Che succede mocciosa, perché sei sveglia?-
La navigatrice guardò il compagno alzarsi a sedere sul letto come lei, e strofinarsi gli occhi ancora pieni di sonno.
-Niente Amore, niente… solo uno stupido incubo…-
Lo spadaccino la prese per le spalle e la fece distendere sul suo addome.
-Tranquilla… ci sono qui io piccola…- sussurrò richiudendo gli occhi stanchi.
-Lo so…- rispose l’altra accarezzandogli il mento -…lo so… e so anche che morirei senza di te. Ti amo, sei la persona più importante che per me al mondo ci sia… morirei pur di stare con te…-
Zoro le baciò la testa e la strinse forte a se, fiero di quelle parole.
-Ti amo anch’io mocciosa… e anch’io morirei senza di te…-
Un ultimo bacio, per quella notte almeno. Quello definitivo era ancora molto, molto lontano. 
 

   
 
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