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Autore: Shatzy    16/12/2011    1 recensioni
Un dollaro e ottantasette centesimi, e in un paio di settimane sarebbe stato Natale, il loro primo Natale come una coppia. E Kurt non aveva la minima idea di cosa comprare al suo ragazzo.
[Klaine, Finchel molto vaga]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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parte2

“L’indizio è… uhm… Ecco. Lo dici sempre delle mie mani”.
“Che sono morbide” rispose subito Blaine, deciso. “E che mi piace toccarle e accarezzarle e se fosse per me le stringerei sempr-” ma si bloccò, notando l’espressione perplessa di Kurt. “Forse è un altro particolare… Sono fredde come il ghiaccio? Oh, e aggiungo sempre che le mie sono calde e per questo siamo perfetti insieme. Oh! Ci sono, Kurt! La canzone è Hot ‘n Cold di Katy Perry!” esultò, battendo le mani e illuminando la stanza con il suo sorriso.
“No…”
“E… il tempo è appena finito!” fece notare Finn, compiaciuto.
“Oh…” si rammaricò Blaine.
“Le mie mani sono fredde e tu le stringi sempre! I’ll hold your hands they’re just like ice! Siamo in mezzo alla neve bloccati in questo posto e a te non viene in mente Baby it’s cold outside?” sbottò Kurt.
“Ora in effetti ha senso” ammise l’altro.
“E poi perché deve sempre esserci una donna tra di noi? E perché sempre Katy Perry?”
“Kurt, non mi sembra il caso di prendersela così con lui, visto che tu non hai indovinato Last Friday Night. E io che pensavo perfino di non farvi valere il punto perché era come imbrogliare…” commentò Rachel.
“Tu e i tuoi giochi idioti... Non so nemmeno cosa ci fai qui!” le disse, agitato. No, doveva rimanere calmo.
Non sapeva neanche come erano arrivati a quella situazione. Dopo che Rachel e Finn erano entrati in casa due lunghissime ore prima, sgraditi come i tre spiriti del Natale di Dickens, non ricordava molto: aveva sentito dire dal suo fratellastro che Burt si era preoccupato per la telefonata che aveva ricevuto e lo aveva mandato fino a Cleveland per assicurarsi che il suo unico figlio naturale stesse bene – o almeno, questa era la scusa ufficiale – e Rachel… be’, appena aveva sentito della gita fuori programma si era semplicemente fatta trovare davanti l’auto di Finn con la sua scorta personale di CD e un sorriso smagliante. Amico, non potevo dirle di no, gli aveva detto, e Kurt era convinto che dovesse lavorare ancora molto per insegnargli che un – minuscolo – paio di tette non valevano un’emicrania. Soprattutto se era la sua.
Dopodiché non c’era voluto molto affinché Finn iniziasse ad aprire tutti gli sportelli della cucina per cercare del cibo mentre Rachel si sedeva sul tappeto di fronte al camino dando sfoggio della sua fervida immaginazione. Così fervida che le aveva permesso di indossare calze rosse insieme a un vestito verde acido, anche se lui pensava fosse solamente carenza di buongusto.
E visto che Blaine aveva accolto calorosamente l’idea, accomodandosi accanto a lei e passando a Finn il resto della torta di mele del pranzo, Kurt aveva solo potuto cedere.
E ora che ci pensava, la situazione non era così terrificante come pensava all’inizio: dopo aver giocato a “Mima il mio musical preferito”, “Disegna la miglior performance che ho cantato” e “Indovina la canzone in un indizio – e no, niente Broadway, ve lo concedo, tarpo la mia conoscenza per mettermi al vostro livello”, con la neve che continuava a cadere incessante e il vento che sbatteva inquietantemente contro le finestre, e senza poter toccare Blaine di fronte a lui – “Perché si gioca a coppie, per valutare l’affiatamento!” –, poteva ammettere che era ben peggio. Quel pomeriggio era un vero inferno. C’era anche un timido fuoco nel camino a creare la giusta atmosfera, dato che Finn era stato in grado di utilizzare qualche tronco più asciutto per l’occasione.
Rachel sorrise serafica, sistemandosi una ciocca dei lunghi capelli castani dietro l’orecchio e stirando la piega della sua gonna, bene attenta a non piegare i preziosi spartiti che si era portata fin lì, e da cui non accennava a separarsi. Rispose alla precedente domanda di Kurt senza scomporsi: “Avresti lasciato tuo fratello da solo per queste strade pericolose ricoperte di neve? I miei papà ci hanno dato un navigatore satellitare e hanno stampato le mappe da Google, ma è stata la mia voce a tenerlo sveglio e ad evitargli un colpo di sonno” precisò, pacata. “Comunque il nuovo punteggio è… trentadue a zero per noi!” esultò, controllando il foglio davanti a lei e scribacchiando qualcosa.
“Siete partiti alle due del pomeriggio!” la ignorò.
“Però è vero, ha cantato per tre ore di seguito” ammise Finn, contento di poter dare ragione alla sua ragazza.
“Inoltre, potevo rinunciare a un’atmosfera del genere, in una casa di montagna con la neve che cade all’esterno?”
“Veramente siamo sulla riva di un lago…” precisò Blaine, sottovoce.
“… Potevo rinunciare all’idea di passare un pomeriggio con i miei migliori amici accanto al fuoco bevendo cioccolata calda?”
“C’è della cioccolata calda?” s’informò Finn.
“Non c’è nulla del genere, Finn” sibilò Kurt, alzandosi in piedi. “Grazie a questa bufera di neve siamo rinchiusi in questa casa fino a non so quando, costretti a vivere un mash-up piuttosto agghiacciante tra Shining e La compagnia dell’anello visto come siamo malamente assortiti” alzò la voce, muovendo le braccia per dare più enfasi e indicando casualmente la sua sciarpa di Burberry e le calze a pois rossi di Rachel. “E non posso avere nemmeno il mio bicchiere di latte caldo prima di andare a dormire dato che il frigo è vuoto” finì con tono vagamente triste, incrociando le braccia sul petto e voltandosi verso il camino.
“Kurt, ma non riesci mai a dormire se sei nervoso e non bevi il latte” fece presente Finn.
“Lo so!”
Doveva calmarsi. Doveva. Calmarsi.
Blaine si alzò immediatamente e gli andò vicino. “Kurt, mi dispiace per come sono andate le cose, forse non era il week-end adatto per venire fino a Cleveland. Appena finisce questa tempesta ti riporto a casa, fosse anche in piena notte... Lo so quanto tieni ai tuoi rituali serali. Ma Finn e Rachel hanno portato con loro la cena, ed è avanzato qualcosa del tuo meraviglioso pranzo, vedrai che andrà bene” provò, regalandogli un sorriso sincero e allungando la mano verso di lui.
“No che non andrà bene!” Non finché non trovo uno stupido regalo perfetto per te, visto che sei uno stupido ragazzo perfetto. E ho soltanto uno stupido dollaro e ottantasette centesimi!
Blaine si ritrasse leggermente, sfiorandolo appena su una spalla per poi fare un passo indietro. “Vado a prenderti un’altra coperta. Nel caso avessi freddo più tardi” disse, fingendo un sorriso e correndo verso le scale che davano al piano superiore.
Kurt sembrò riscuotersi in quel momento, notando il tono basso e vagamente… triste con cui l’altro aveva parlato. Che gli era preso? Non doveva calmarsi proprio per evitare problemi?
Erano mesi che assillava Blaine per farsi portare nella casa dei suoi genitori sul lago Erie, e una volta realizzato il suo sogno di una vacanza giornaliera insieme, loro due da soli senza il solito stress della vita liceale del McKinley, dei drammi del Glee Club e dell’impossibilità di dimostrarsi apertamente il loro affetto come degli adolescenti normali, rovinava tutto?
Magari Blaine non era portato per indovinare le canzoni al primo indizio, ma era sempre stato accanto a lui e non gli aveva mai chiesto costosi regali in cambio. Lui voleva solo Kurt, con tutti i suoi atteggiamenti da diva, con la sua mania di rubargli i vestiti solo per poter respirare ancora un po’ il suo profumo, e con le sue mani fredde.
“Ho la canzone adatta per questa situazione” s’intromise Rachel, ma Finn la bloccò subito dandole un leggero colpo sul braccio con il gomito. “Era per risollevargli il morale!” ammise sottovoce rivolta al suo ragazzo, intento invece a chiedersi se si sentiva più un ramingo o un re umano.
Ma Kurt non era dell’umore adatto nemmeno per l’ennesimo duetto di Wicked o chissà quale canzone di Barbra, e nemmeno per dire a Finn che lo vedeva più come uomo albero che altro.
Le sue mani erano stranamente più fredde del solito ora che Blaine non le teneva più tra le sue.


*


La camera di Blaine era piuttosto semplice: pareti ricoperte da una carta color castagna, mobili in legno scuro e un letto singolo al centro, comodo e caldo. Kurt era seduto proprio su di esso con una coperta attorno alle spalle, per proteggersi dal freddo pungente che la mancanza del riscaldamento in quella casa rendeva insopportabile, e sfogliava un vecchio album di famiglia che aveva trovato sulla scrivania. Il suo ragazzo era particolarmente carino da bambino, con quei grandi occhi sinceri e un sorriso contagioso, anche se quei capelli ricci asciugati al sole gli si arruffavano e cadevano sopra agli occhi. Era adorabile. Non che adesso non lo fosse più, anzi, ma era anche molto altro ancora. Affidabile, amorevole, qualche volta un po’ impulsivo, ma sempre, irrimediabilmente sexy.
Sospirò, chiudendo con un colpo secco l’album di foto; aveva perso il conto del tempo che aveva passato chiuso in quella stanza, e dopo aver sbirciato ogni libro presente, aver letto ogni foglio scritto a mano e controllato ogni fotografia, era giunto alla conclusione che la sua auto-reclusione poteva definirsi finita, e che fosse meglio scendere di nuovo al piano di sotto e sperare che Blaine perdonasse ancora una volta il suo comportamento da primadonna. E magari anche spiegare a Blaine cosa gli era preso.
Kurt era convinto che “Ehi, non ho nemmeno due dollari per farti un regalo di Natale, e tutto grazie alla mia insaziabile voglia di shopping” non fosse la migliore delle scuse, ma doveva almeno provare. E chissà, forse poteva anche sperare di passare il resto della serata tra le sue braccia, se riusciva a ignorare la presenza rumorosa e ingombrante di Rachel e Finn.
Sospirò, di nuovo, alzandosi e stringendo meglio la coperta attorno alle spalle, aprendo poi la porta della camera. Lanciò un ultimo sguardo all’interno e decise che era il momento di comportarsi da uomo, si assicurò quindi che i capelli fossero in ordine e scese i gradini con rinnovata sicurezza.
Il salotto era innaturalmente vuoto, con il tenue fuoco acceso nel camino e i cuscini del divano finiti per terra, così si lasciò guidare dalla dolce melodia cantata da Rachel verso l’angolo dedicato alla cucina, dove Finn stava controllando il contenuto degli scaffali mentre teneva tra le labbra una fetta di pane imburrato, mentre la ragazza affettava un pomodoro su un tagliere, con un grembiule azzurro a coprirle quell’orrendo vestito che si era messa e i capelli raccolti in una coda bassa. Era stranamente familiare vederli così, ma prima che Kurt potesse registrare il suo pensiero notò che mancava all’appello proprio l’unica persona di cui aveva bisogno.
“Dov’è Blaine?” chiese, stringendosi con più forza nella coperta e non riuscendo a impedirsi di lanciare un’occhiata critica alla cena preparata dai due.
“Ehi Kurt! Pensavamo ti fossi addormentato!” lo salutò Finn, avendo la decenza di sfilarsi la fetta di pane dalla bocca.
“Ho preparato una cena vegetariana con quello che Finn ed io abbiamo portato, unito ai resti del tuo pranzo” gli fece sapere la ragazza, fiera del suo lavoro. “Lo sai che è un’abitudine di Broadway mangiare leggeri la sera per avere maggiori energie la mattina e migliorare l’estensione vocale?”
“Dov’è Blaine?” ripeté l’altro guardandosi attorno, ignorandola.
I due si fissarono per un attimo, e poi scrollarono le spalle.
“Ha detto che usciva…” ammise Finn, guardando fuori dalla finestra.
“Cosa?” riuscì a dire Kurt, prestando al fratellastro tutta la sua attenzione. “E dove andava? Sta nevicando da ore! No aspetta, quanto tempo fa è uscito?” provò, dirigendosi verso la porta e sperando di trovare là fuori il suo ragazzo, magari ancora vivo.
Rachel si portò il manico del coltello sul mento, con fare pensieroso. “Mh. Un’ora fa più o meno”.
Un’ora fa?!” chiese, raggiungendo un’altezza di voce mai sperimentata prima.
“Tranquillo, amico” lo rassicurò Finn. “Ha detto che se aveva problemi avrebbe chiamato. Ha il cellulare!”
Kurt si risparmiò di battersi una mano sul viso – o sul viso di Finn – solo perché la preoccupazione aveva preso il sopravvento. Blaine era uscito con quella tormenta di neve. Un’ora fa. E quell’idiota del suo fratellastro e la sua degna compagna se ne stavano tranquillamente a giocare all’allegra famiglia!
Ok, pensò, prima recupero il mio fidanzato, poi mi occupo del resto. In fondo, non aveva visto Shining con Blaine solo come scusa per attaccarsi al suo braccio e lasciarsi fare qualche coccola. Gli era effettivamente piaciuto. E anche se pensava che un’ascia era fuori moda e gli avrebbe fatto venire i calli alle mani, era sicuramente d’effetto per lo scopo prefissato.
Lasciò perdere questi pensieri solo per sporgersi dalla finestra e notare che effettivamente quella tempesta sembrava tremenda, era tutto così bianco che era come essere immersi nella nebbia, e il vento era un sibilo fastidioso che gli ricordava quanto fosse un fidanzato terribile.
“E a nessuno di voi due è venuto in mente di chiamarlo? O di non farlo uscire per niente?” strillò, muovendosi verso il salotto e abbandonando la coperta sul pavimento. “Ok, ok, calma, devo pensare” si disse, portandosi le mani tra i capelli. Se Blaine fosse morto cosa avrebbe detto ai suoi genitori? Che non era stato in grado nemmeno di proteggerlo dal freddo visto che non aveva avuto i soldi neanche per comprargli una sciarpa di lana decente? E se fosse stato divorato da qualche creatura dei boschi? Non che ci fosse molto da mangiare con lui, ma c’erano volte in cui Kurt lo aveva trovato molto più che commestibile. No, non era il momento per ricordi del genere! Blaine, il suo bellissimo Blaine, era là fuori nel bel mezzo di una tormenta. E se fosse tornato congelato? Era convinto che nella sua vita avrebbe fatto qualcosa di melodrammaticamente indimenticabile, ma non voleva finire come Jack e Kate! Soprattutto ripensando a quanto fosse grassa lei in Titanic…
“Il fuoco. Mi serve un fuoco più intenso” commentò tra sé e sé, cercando ciocchi di legno che non fossero troppo umidi da gettare nel camino, e, trovandone solo un paio, si guardò in giro in cerca di altro.
“Oh mio Dio, Kurt Hummel, in nome di quanto possa esserci di più gaio a Oz posa quegli spartiti immediatamente” strillò Rachel, trovando un ottimo incentivo per smettere di tagliuzzare verdure e concentrarsi sulla situazione.
“Mi serve un catalizzatore per il fuoco, Rachel!” tentò di spiegare lui, tenendo tra le braccia il pacco di preziosi fogli. “Se Blaine tornasse e avesse un inizio di congelamento avrebbe bisogno di caldo!”
“Non brucerai gli spartiti originali che ho comprato nel corso della mia vita, lo giuro sulla tua collezione di tiare” lo minacciò, arrivandogli di corsa accanto e strappandogli con forza dalle mani il suo tesoro.
“Kurt, Rachel tiene particolarmente a quegli spartiti, non mi ci lascia nemmeno avvicinare se sto mangiando le patatine” provò Finn, arrivato tra loro con un sorriso rassicurante che però mandò soltanto il fratello su tutte le furie.
“Allora pensa tu al fuoco prima che getti nel camino la tua ragazza e tutto il suo talento!” disse, ottenendo un mormorio oltraggiato da Rachel, che però si strinse contro la schiena di Finn, nascondendosi fin troppo bene. Un hobbit dietro un uomo albero, sì.
Ma Kurt non aveva tempo per cose del genere, la sua ansia ormai era più alta dell’acuto di Julie Andrews in I feel pretty. “Dov’è il telefono? Magari se lo chiamo saprò se è ancora vivo…” disse, controllando le innumerevoli tasche dei suoi pantaloni. Riuscì a trovarlo piuttosto facilmente, spingendo il tasto di chiamata rapida e trattenendo il respiro.
L’inconfondibile suoneria di I’m the greatest star risuonò inquietante e ovattata nel silenzio che si era formato. Rachel e Finn si erano stretti l’una all’altro, con la scusa dell’ansia, mentre Kurt era incerto se iniziare a canticchiare la sua canzone semi-autobiografica o iniziare a correre isterico per la casa. Il rumore della serratura del portone che si apriva lo salvò dall’indecisione, e quando Blaine apparve sulla soglia, bagnato e infreddolito come il più tenero e tonto dei cuccioli, sentì chiaramente il suo cuore finirgli in gola.
“Ehi… mi stavate aspettando?” chiese quello con un sorriso compiaciuto, finendo tuttavia con uno starnuto ben poco attraente.
La cosa successiva che notò fu il corpo caldo di Kurt stretto al suo, dopo che gli si era lanciato tra le braccia, e anche se i suoi capelli gli facevano il solletico sul naso non se ne lamentò affatto. Come non si lamentò nemmeno delle affettuose parole dolci che gli rivolgeva tra un “sei un idiota” e l’altro. C’era qualcosa che gli sfuggiva, se lo sentiva, ma finché le labbra del suo ragazzo erano così pericolosamente vicine al suo orecchio non c’era motivo di preoccuparsene.
“Ehm… ragazzi? Ci siamo anche noi” provò Finn, imbarazzato. Ma Rachel si limitò a dargli una leggera gomitata e a stringersi maternamente al petto gli spartiti.
“Dove sei stato? C’è una bufera di neve là fuori! Perché devi sempre farmi preoccupare così?” lo aggredì Kurt, asciugandosi velocemente le lacrime che si erano accumulate tra le ciglia.
“Kurt, non sta nevicando più! C’è solo vento. E fa freddo, sì, ma è inverno” spiegò, scrollando le spalle. “Ero in città, l’avevo detto a Finn”.
“Oh” si ritrovò a dire il diretto interessato, portandosi una mano al mento e alzando lo sguardo, seguendo un vago ricordo.
Kurt evitò di aggredire fisicamente il fratellastro solo perché si sentiva caritatevole, dato che aveva Blaine tra le sue braccia. Ora che ci pensava, forse era il caso di lasciarlo andare. “La città più vicina è a venti minuti da qui! Che ci sei andato a fare?” lo incalzò, con sguardo scettico.
“Mia madre conosce il proprietario della drogheria, così sono andato da lui e l’ho praticamente costretto ad aprire il negozio per me” spiegò, mentre l’altro gli prendeva la mano e lo portava davanti al fuoco, passandogli la coperta di lana che poco prima aveva buttato sul pavimento. “E guarda un po’ qui! Sono riuscito a comprare una bottiglia di latte per te!” esultò, mostrando il contenuto della busta che teneva nell’altra mano, fiero della sua conquista. Kurt sgranò gli occhi, seguito da Rachel e Finn. “Mi hai detto che non riesci a dormire se non bevi il tuo latte caldo, soprattutto quando sei stressato. E so che questa non è stata la giornata ideale che avevo progettato…” continuò, guardando per terra. “E così-”
“Sta’ zitto” lo fermò, abbracciandolo di nuovo stretto e cominciando a baciarlo su tutto il viso. Fu quando raggiunse le sue labbra che Blaine reagì, portando le braccia a cingergli la vita – anche se in una mano teneva ancora goffamente la busta con il latte.
“Okay! Credo sia ora di preparare la cena” disse Finn, quando notò come quel bacio stesse diventando sempre meno casto, e vedere il fratello tirare i capelli del suo ragazzo tra i suoi mugolii non era il modo ottimale per concludere la giornata. Tornò nella piccola cucina, tirandosi dietro una Rachel piuttosto interessata, invece, e pensando alla quantità di quelle tristi verdure che avrebbe dovuto ingurgitare per saziare la sua fame.
Nel salotto, intanto, Kurt poggiò la fronte contro quella di Blaine, strofinando dolcemente il naso contro il suo. “Davvero hai fatto tutto questo per me?” sussurrò, sentendo il calore tornare sulla pelle dell’altro.
“Certo. Solo per te” sorrise, sfiorandogli le labbra. “E’ stato eccessivo?” chiese subito dopo, con un velo di panico. “E’ stato eccessivo. Lo sapevo!”
“N-no, non è stato eccessivo” lo rassicurò. “Magari un po’ impulsivo. E leggermente stupido considerando il tempo atmosferico. Ma non eccessivo. Direi piuttosto romantico” confermò, dandogli un bacio.
“Oh, davvero?” ma la risposta di Kurt si perse tra le loro labbra, di nuovo unite con passione. E sarebbero andati avanti ancora a lungo, contribuendo al riscaldamento globale, se Blaine non si fosse ricordato di un particolare. “Kurt… Mh, Kurt? Oh. No, aspetta” lo fermò, portando le mani sui suoi fianchi e distanziandolo un po’. “C’è una cosa che devo dirti”.
“C’è un altro?” chiese all’improvviso sgranando gli occhi, preoccupato.
“Eh? Chi? Chi mai dovrebbe… N-no, no!”
“No, infatti. Stavo scherzando”.
“Niente del genere, Kurt” lo rassicurò. “E’ solo che… Tu eri chiuso nella mia camera, chiaramente offeso per come ho organizzato questa giornata, e io ero un po’… agitato, ecco” provò. “Sono uscito piuttosto di corsa, e solo una volta in città mi sono reso conto del problema…”
Kurt aggrottò la fronte, perplesso, e lasciò la presa attorno alle spalle dell’altro. “Blaine, che è successo?”
“Ho dimenticato il portafogli in macchina” ammise con un sospiro, sentendo già la mancanza del calore del corpo del suo ragazzo. “Che è a due chilometri da qui. E, be’, ricordi quando mi hai detto di prendere le tue cose dal cruscotto mentre tu prendevi lo zaino dal sedile posteriore? Ecco, il tuo portafogli era ancora nella tasca della mia giacca. Ed è stato un bene!” si affrettò a dire. “Mi ha permesso di comprare il latte. Solo che… be’, ho usato i tuoi soldi per comprare una cosa per te” concluse. E sì, suonava meglio nella sua testa. “Lo so, sono un disastro e non è affatto romantico, prometto che ti ripagherò domani mattina come prima cosa, solo che-”
Ma Kurt gli si lanciò di nuovo tra le braccia, inspirando forte il suo odore.
“Non sei arrabbiato con me?” chiese dopo qualche secondo Blaine, accarezzandogli la schiena con le dita.
“E tu sei arrabbiato con me?” chiese di rimando.
“Per che cosa?” domandò stupito l’altro, ricevendo in risposta solo un tenero bacio sulle labbra.
“Possiamo evitare di pensare a tutto questo e goderci la nostra serata insieme?” Kurt gli sussurrò contro l’orecchio, mentre arricciava uno dei suoi ricci bagnati su un dito.
E di fronte a quegli occhi così azzurri e profondi, sotto quelle carezze così dolci e delicate, e con quel calore proprio contro di lui, Blaine non seppe trovare alcun motivo per rifiutare.


To be Continued...







Note: è un po' che non passo più su EFP, quest'anno mi voglio mantenere spoiler free e quindi sto evitando come la peste i siti di fanfic (da quando l'anno scorso mi sono spoilerata grazie a un'introduzione una cosettina da nulla come il bacio Klaine). Non mi aspettavo di trovare tutte queste letture e tutta questa gente che ha inserito la fic nelle seguite/preferite/ricordate. Wow... grazie <3 spero vi piaccia anche questa seconda parte, anche se Kurt è isterico (ma come dargli torto, si è ritrovato a dividere la sua giornata romantica con il fratellastro e Rachel). Da qui in poi è tutto fluff diabetico XD 

L'ultima parte della storia arriverà a breve.

   
 
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