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Autore: DreamSeeker    17/12/2011    4 recensioni
«Perciò era una donna. E dimmi, chi tormenta i tuoi pensieri?»
«Non sono affari tuoi!» «Non sarà mica...“proibita”?» «Che diavolo intendi per proibita, si può sapere?» «Beh, che so...non pensavi, ad esempio, a una sottospecie di ragazza che è entrata in questo scompartimento questa mattina, vero?» «E anche se fosse?» «Blaise...dimmi che stai scherzando. Ho assoluta urgenza di sentire queste parole! Dimmi, per favore, che non stavi pensando alla Granger!» «Perché dovrei mentirti Draco? Sì, stavo pensando alla Granger! E a come può stare insieme a uno sfigato come Weasley» «Oh, andiamo Blaise! Perché dovresti sprecare il tuo tempo con quella Mezzosangue? E poi non ti starebbe neanche a guardare! Voglio dire, è così...disgustosamente pura e innocente...l’unica vergine di Hogwarts, che diamine! E non distoglierà mai le sue attenzioni dalla Donnola, non per un Serpente!» scoppiò il biondino alzando gli occhi al cielo.
«È una scommessa Malfoy?»
«Facciamo così. Dato che secondo te non potrei neanche riuscire a toccarla dato che è...zona proibita diciamo...scommettiamo qualcosa, qualsiasi cosa che riuscirò a farla capitolare entro fine anno! Che dite?»
questa storia è dedicata al pairing BLAISE/HERMIONE...avevo già in mente di scrivere qualcosa, poi su FB il roleplayer che intepreta Blaise (XD lo so sono pazza, ma adoro queste cose!!) mi ha proposto di scrivere una storia perchè effettivamente su Draco e Hermione ce ne sono tantissime (io le amo alla follia!) ma di Blaise...beh la maggior parte delle volte è solo un personaggio secondario! quindi è una specie di sfida! un bacio a tutti...e se vi piace non chiedo altro che recensioni! ciaoooo!! ^__^
[CAPITOLO 9 REVISIONATO, INSERITE IMMAGINI]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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 Ben trovati! (Finalmente, direte voi!)
So di essere in un ritardo tremendo e per questo vi chiedo perdono, ma nel frattempo ho anche scritto una one-shot su Fred e George “La felicità è reale solo se condivisa” (pubblicata ora anche su efp, nel caso qualcuno abbia voglia di leggerla) per partecipare a un contest (ma ovviamente non l’ho finita in tempo: avrete notato che sono perennemente in ritardo, così come nella vita L) e perciò non mi sono concentrata su “Amori e inganni” (e l’ispirazione vagava altrove perché non sapevo come descrivere questo benedetto Ballo di Halloween!).
Volevo finire il capitolo entro Halloween, per farvi rimanere in tema, ma ora ve lo posto come regalo anticipato di Natale! E dato che io vi ho fatto questo immenso regalo (^.^) e che a Natale bisogna essere tutti più buoni, voi abbiate la bontà di non linciarmi per il ritardo!
Ma ora vi lascio alla lettura! L’inizio di questo capitolo è ambientato il 30 ottobre, quindi c’è un lasso temporale di diversi giorni dal precedente capitolo (diciassette giorni per essere precisi, perché l’altro era ambientato, vi ricordo, la sera/notte del 13 ottobre). La tradizionale festa di Halloween della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts sta per compiersi.
 
 
 
 
 
IX CAPITOLO
 
«Hilary!»
La soave voce della Caposcuola più irreprensibile che Hogwarts avesse visto dopo Percy Weasley risuonò nelle orecchie di tutti i Grifondoro presenti in Sala Comune.
Hilary Lair era comodamente seduta sul divano davanti al camino acceso e stava accarezzando distrattamente i capelli rossi di Fred che, sdraiato, aveva abbandonato la testa sulle sue gambe.
Il ragazzo socchiuse le palpebre corrugando le sopracciglia.
«Ti prego, dimmi che non sta chiamando te» supplicò.
«Non ci sono altre Hilary a Grifondoro, Fred» sorrise lei intrecciando le dita tra i suoi capelli e posandogli la destra sul petto.
«Ma tu ora sei impegnata!» protestò aprendo gli occhi e fissandola mentre le sue dita correvano leggere e seducenti lungo il braccio della ragazza.
Hilary rise stringendogli la maglietta nel pugno e tirandogli delicatamente i capelli.
«Sarà in ansia per il vestito, l’hai vista ieri sera, no?»
«Ho capito, ma è uno stupido ballo e lei è Hermione Granger!» esclamò lui come se questo risolvesse la questione.
«E con questo?! Hermione è una ragazza e ti sarei grata se non facessi lo stesso errore di Ron nel giudicarla, Fred» rispose riducendo ad un bisbiglio l’ultima frase.
Fred girò lo sguardo verso l’angolo più lontano della Sala Comune e scosse la testa.
«Non paragonarmi a quell’essere, per favore. Ne va del mio amor proprio, della mia sanità mentale e anche della mia autostima» borbottò vedendo Ronald incollato alla faccia di Lavanda.
«Non le ha nemmeno dato delle motivazioni... Ed Hermione non l’ha ancora degnato di una sillaba. Solo la vendetta, almeno così mi ha detto» disse in tono deluso l’italiana scuotendo il capo, poi riprese «In ogni caso siete fratelli, dovete avere per forza qualcosa in comune. E spero non sia la stronzaggine!»
Il gemello la guardò come se avesse detto un’orribile bestemmia.
«La teoria mia e di George è che sia stato adottato. Nel pacchetto con Percy, per essere precisi. E ne siamo sempre più convinti ogni giorno che passa!» precisò compito, facendola ridere di gusto.
«HILARY!» tuonò la voce di Hermione dalla cima delle scale che portavano al dormitorio femminile.
Fred incrociò le braccia al petto e si imbronciò, non dando alcun segno di volersi muovere dalla sua posizione.
«Fred...non costringermi a ricattarti o torturarti» ridacchiò la giovane «Alzati, cerco di tornare subito» gli propose.
«Subito sarebbe subito, cioè il tempo di alzarti e poi sederti di nuovo. Perché perdere del tempo prezioso?» disse lui furbescamente, voltandosi con tutto il corpo verso di lei e nascondendo il volto contro il suo ventre, circondandole i fianchi con il braccio sinistro.
Intrappolata in quell’abbraccio, Hilary non poté fare a meno di pensare che il suo ragazzo fosse dolcissimo quando si comportava in quel modo. Bello e dolcissimo. Aveva difetti? Oh be’, l’origliare prima di tutto, ma gli aveva dato una bella strigliata quando il giorno prima l’aveva trovato fuori dalla finestra della sua camera mentre svolazzava allegramente sulla scopa spiando il lavoro che stava facendo con il vestito della Caposcuola.
E l’italiana si era già chiesta a più riprese come poteva la signora Weasley sopportare da anni le bravate che i gemelli mettevano in atto: lei li conosceva da nemmeno due mesi e già era esasperata. Non conosceva ancora la mamma di Fred ma sapeva per certo che fosse una santa!
Bello, dolcissimo e matto da legare. Aveva trovato la definizione per Fred.
Anche se persino in quel momento non capiva come stavano ancora insieme: quando quella sera terribile, dopo che si era sfogata con Hermione, l’aveva visto sulla soglia della stanza le era venuto un colpo. Aveva pensato che fosse lì per troncare la loro brevissima storia ma lui l’aveva stupita alquanto, perché quel “ti amo” l’aveva presa in contropiede, e la frase che voleva dire per poter avere l’ultima parola le era morta in gola. Aveva del sano orgoglio anche lei e avrebbe fatto di tutto per uscirne a testa alta, ma non era riuscita a rispondere. Era troppo presto! Due settimane erano poche, anche se dentro di sé si era già chiesta se quello che provava fosse amore. Lei credeva ai colpi di fulmine ma anche in quel momento, dopo più di un mese che stavano insieme, ancora non riusciva, non se la sentiva di dirgli quelle due paroline magiche.
Gli accarezzò i capelli e l’abbraccio si strinse maggiormente.
«Non scappo» gli sussurrò dolce.
«Se non torni entro dieci minuti vengo a prenderti e ti riporto qui di peso» il tono era vagamente minaccioso ma lo sentì sorridere attraverso la maglia.
«Va bene, padrone» rispose divertita.
Il braccio che la tratteneva scivolò lento sui suoi fianchi e un brivido caldo le percorse la schiena. Il ragazzo si sollevò facendo forza sulla mano che non era su di lei e poi si chinò verso il suo viso, appoggiando le labbra morbide sulle sue e spingendo la lingua per separargliele. Hilary socchiuse la bocca e lasciò la propria lingua libera di incontrare e giocare con la sua. La mano di Fred percorse, da sopra la maglia, il suo fianco destro arrivando sotto il seno per poi spostarsi lentamente sulla schiena, e Hilary sentì nuovamente l’ormai famigliare brivido che seguiva i movimenti del giovane.
«Fred» sospirò mentre i denti del gemello si chiudevano delicatamente sul suo labbro inferiore per mordicchiarglielo.
«Shh... non parlare, Hilary» mormorò lui roco, scostandosi dalla sua bocca per poter scivolare con le labbra lungo la linea della mandibola e finire sul suo collo, mentre la mano sinistra si infilava abilmente sotto la maglia e l’accarezzava leggera come il tocco di un respiro.
«Fred» riprovò la ragazza, ma le dita, disobbedienti, erano già intrecciate ai capelli del mago e lo incitavano a continuare quella tortura che le stringeva piacevolmente lo stomaco.
Il rosso le fece scivolare la bocca sulla pelle fino a raggiungere la vena che pulsava veloce e prese a succhiare e mordere piano. Hilary gemette debolmente e abbandonò la testa all’indietro per offrirgli maggiore spazio, appoggiandosi alla spalliera del divano.
All’improvviso Fred sentì una presenza estranea alla propria destra e aprì gli occhi lucidi di eccitazione, voltandoli verso lo scocciatore senza staccare le labbra dalla gola della fidanzata. Quando però incontrò lo sguardo malizioso e un poco indispettito di Hermione, la sua espressione mutò in malandrina e, dato un ultimo bacio sul collo e sulle labbra della ragazza, fece leva sul braccio per potersi mettere composto; ma la mano sinistra rimase al suo posto, intrufolata sotto la maglia di lei, accarezzandole languidamente la schiena.
Hilary, sentendo che la testa del giovane si allontanava da lei, socchiuse le palpebre e fissò il suo viso per poi vedere con la coda dell’occhio una figura nota. Sgranò gli occhi e divenne rosso fuoco riconoscendo la Caposcuola.
«Sono dieci minuti che ti chiamo e tu sei qui a divertirti, eh?» cominciò la riccia cercando di fingere di rimproverarla mentre le labbra erano distese in un sorriso divertito.
L’italiana cominciò a balbettare confusa e si voltò verso Fred, sentendo le sue dita sulla pelle nuda e implorandolo con lo sguardo di smetterla.
«Io... io lo dicevo che... che dovevo andare! Ma lui...» balbettò tentando di imbastire qualche spiegazione, ma la mano sinistra del gemello percorse metà della sua spina dorsale, provocandole la pelle d’oca e distraendola dal discorso.
«Non ti ho costretto a restare, mi sembra» sorrise lui, furbo, con gli occhi luccicanti di malizia.
Hilary aprì la bocca per protestare ma la richiuse subito, ammettendo solo a se stessa che lui aveva in parte ragione: non aveva detto niente, certo, ma solo perché lui aveva agito subito! E si sa che le azioni...
«Va bene, va bene! Herm, arrivo subito» risolse imbronciata.
Per un secondo lo sguardo le si illuminò di divertimento e prese una decisione. Oh, lui gliel’avrebbe fatta pagare, ma dopotutto il gioco valeva la candela.
Si voltò sorridente verso il suo ragazzo e avvicinò lentamente il viso al suo, come a voler pregustare un bacio appassionato. Vide Fred chiudere gli occhi quando ormai le loro bocche erano vicinissime e all’ultimo momento deviò il percorso, posando le labbra al centro della sua guancia per un bacio fugace; si alzò subito dopo e indietreggiò velocemente per andare fuori dalla portata delle sue mani che si erano già allungate per riacciuffarla.
«Non vale!» si lamentò lui, assottigliando gli occhi.
«Certo che vale!» rispose lei divertita.
Hermione scoppiò a ridere e prese l’amica sotto braccio.
«Te la riporto tra qualche minuto»
«Vuoi dire tra qualche ora!» ridacchiò Hilary prendendolo in giro.
Il rosso sbuffò e poi sorrise.
«Fate in fretta» concesse.
Hermione prese la mano di Hilary e, lanciando un’occhiata di disgusto e rimpianto all’angolo dove stavano Ron e Lavanda, corse su per le scale del dormitorio femminile, superando i gradini a due a due, con l’amica alle spalle che la malediceva ogni volta che rischiava di cadere – e ciò equivaleva ad ogni passo.
Arrivate in camera, la Caposcuola le lasciò la mano e chiuse a chiave la porta dietro di sé per catapultarsi verso l’armadio il secondo dopo.
«Mi puoi spiegare che succede?!» esclamò l’italiana, ancora affannata per quella corsa folle e letale, mentre la riccia lanciava in aria i vestiti, sommergendo il pavimento di pietra intorno a sé.
«Non c’è più, capisci? Non c’è più! Prima volevo provarlo e l’ho cercato ovunque ma è scomparso!»
«Parli del tuo cervello? Spiacente è da un po’ che non lo vedo» ribatté seria Hilary, pronta a chiamare il San Mungo.
Hermione si voltò e le dedicò uno sguardo truce.
«Molto spiritosa! Parlo del vestito! Il mio vestito per il ballo di domani sera! Non c’è più!» e, disperata, si rituffò nell’armadio.
«Secondo me dovresti prima recuperare il tuo cervello e la tua memoria» rispose Hilary dopo qualche secondo, incredula «Poi potresti ricordare che ti avevo detto che l’avrei preso io per metterlo in un posto sicuro. Avevo ragione visto come hai disfatto l’armadio: se l’abito fosse stato nascosto lì dentro l’avresti già strappato!» la rimproverò.
«Ma non è vero!» protestò la Caposcuola per poi bloccarsi colpevole vedendo finalmente il disastro che aveva combinato.
Lo spazio intorno ai suoi piedi era letteralmente coperto di vestiti e, notando di avere ancor in mano un paio di jeans tutti stropicciati, si affrettò a ripiegarli per metterli al loro posto. Un breve movimento della bacchetta portò la camera all’ordine originario e la ragazza assunse l’espressione più innocente del suo repertorio.
Con un sospiro mezzo divertito e mezzo esasperato Hilary andò verso il proprio guardaroba e aprì la seconda anta contro il muro che dava accesso al doppio fondo che aveva creato magicamente all’inizio della scuola(1): appeso, ordinatamente e senza una piega, Hermione vide l’abito che l’amica, improvvisatasi stilista, le aveva creato pochi giorni prima.
La Caposcuola lo prese con delicatezza e lo dispose sul letto.
«Dici che mi va ancora bene?» chiese con ansia.
«Se non sei incinta sì. E anche in quel caso il bambino dovrebbe avere una crescita parecchio rapida dato che l’hai provato soltanto ieri sera!»
«Hai ragione... ma oggi ho mangiato tanto!» si giustificò.
«Hermione, le ultime modifiche le faremo domani, prima della festa. È inutile che le facciamo ora, perché poi vorrai cambiare di nuovo tutto!» le rispose ragionevole.
«Hai ragione» ripeté la riccia facendole tirare un sospiro di sollievo «È che sono un po’ nervosa»
L’espressione di Hilary era più eloquente di qualsiasi parola.
«Va bene, magari un po’ tanto nervosa. Ma tu come staresti al mio posto?!»
«Starei tranquilla. Dopotutto tu hai ragione e lui torto, e la vendetta è un piatto che va gustato freddo» dichiarò l’italiana con un mezzo ghigno.
«A volte mi dimentico che puoi essere particolarmente sadica» sorrise la Caposcuola e Hilary scoppiò a ridere.
«No, sono solo incline a creare le conseguenze per le azioni che non mi sono piaciute, diciamo»
«Be’, spero che il tuo metodo funzioni»
«Oh, funzionerà, non ti preoccupare. E se non cadrà ai tuoi piedi domani sera, non ci vorrà poi molto» le assicurò la Grifondoro con un sorriso molto Serpeverde.
 
*********
 
La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts accoglieva tradizionalmente il Ballo di Halloween, riservato agli studenti dal quinto anno in avanti(2), la sera del trentun ottobre. Ma quell’anno l’organizzazione presentava una variante.
I Caposcuola avevano deciso quasi di comune accordo il tema di quella Festa ma l’autorità di Hermione Granger era grande. La sua proposta – suggerita dalla sua innocentissima nuova amica e accompagnata dallo sguardo di fuoco di Draco Malfoy – era che gli studenti creassero da sé, o aiutandosi tra loro, i costumi e le maschere per il Ballo e che, se qualcuno non fosse sottostato a quella semplice regola, sarebbe rimasto fuori dalla Sala Grande addobbata per l’occasione.
Facile e conciso. Ovviamente nessuno si sarebbe sognato di contraddirla o ingannarla, non dopo lo spiacevole episodio di Marietta Edgecombe al quinto anno della Caposcuola, perciò si erano dati tutti da fare.
Quando, quel venerdì pomeriggio, i Caposcuola e i Prefetti della quattro Case, con gli aiutanti che ognuno aveva scelto, si riunirono per mettere a punto gli ultimi dettagli delle decorazioni, la tensione serpeggiava nell’aria. Ognuno era uscito da una Sala Comune piena di nastri, pizzi e merletti, ragazze che urlavano per ultimare le modifiche agli abiti e ragazzi accomodati sui divanetti e poltrone che cercavano di finire in santa pace una partita a Scacchi Magici o Gobbiglie prima di vestirsi tranquillamente con i completi creati dalle compagne di Casa.
Ronald Weasley non si era presentato all’incontro e non sarebbe mancato a nessuno. Nelle ultime due settimane e mezzo i suoi doveri di Caposcuola erano stati consegnati a Hilary Lair in veste non ufficiale, in quanto una convivenza durante le ronde tra i due vecchi Caposcuola Grifondoro sarebbe stata alquanto problematica oltre che silenziosa.
Draco Malfoy lanciò un’occhiata in tralice alla ormai non più nuova presenza rosso oro nella Scuola, che se ne stava seduta accanto a Hermione parlandole fitto fitto. Poi spostò lo sguardo sugli altri giovani che chiacchieravano tra loro e sulla Sala ancora quasi del tutto spoglia, finché non incontrò gli occhi blu del suo migliore amico.
«Che vuoi?» sbottò.
«Non sei ancora riuscito nemmeno a parlarle, vero?» ghignò Blaise Zabini dall’alto del suo metro e ottanta, non ritenendo necessario inserire l’oggetto di conversazione.
«Oh, zitto tu!» rispose infastidito il biondo voltandogli le spalle e tenendo risolutamente lo sguardo lontano dalla figura di Hilary.
«Almeno io rivolgo la parola a Hermione, tu non riesci ad avvicinarti alla Lair senza rischiare di finire Schiantato o di farla piangere» disse il moro continuando a sghignazzare compiaciuto.
«Se parli ancora di quella storia sarò io a Schiantare te fino a farti implorare pietà, posso assicurartelo. E comunque non sei arrivato al dunque neanche tu, perciò taci Zabini, non mi scocciare»
«Ti sei svegliato con la luna storta? È tutto il giorno che sei intrattabile!» replicò Blaise, cambiando il tono di voce per tornare ad essere l’amico e non l’avversario nelle sfide.
«Non ho preparato il vestito che la tua cara Mezzosangue ha detto di farci da noi! Maledizione a lei, non sono un dannato stilista! Sono gli altri che fanno le cose per me!» esplose Draco.
«Non hai ancora l’abito?! Ma se avevi bisogno di aiuto potevi chiedere a Daphne, o Pansy! A chi credi che l’abbia fatto fare io?»
«Credevo che la Granger si fosse resa disponibile a prenderti le misure» ghignò il biondo.
«Credimi, non sarebbe qui e non ci sarei nemmeno io. Sarebbe troppo impegnata a prendermi le misure ancora una volta» obiettò Blaise con una certa ovvietà, ricevendo uno sguardo derisorio dall’amico.
«Certo, come no»
«Ne dubiti, forse? Ogni ragazza che è stata con me è uscita dal mio letto parecchio soddisfatta, più di quanto non fossero quelle che uscivano dal tuo!» frecciò malizioso.
«Non credo che tu abbia guardato bene le loro espressioni» si difese l’altro a spada tratta.
Continuarono a battibeccare sull’argomento finché Hermione attirò l’attenzione di tutti alzandosi in piedi e facendo un passo al centro del gruppo.
«Bene, eccoci qua. Dobbiamo decorare la Sala Grande e mi aspetto un aiuto da tutti voi. Avevamo deciso che il tema principale sarebbero state le serate dei personaggi più illustri. Hilary mi ha dato alcune idee e, se vi fa piacere, ve le mostrerà subito» annunciò facendo un cenno verso l’amica.
Tutti annuirono e Hilary si alzò.
«Quello che ho in mente è molto semplice. In quell’epoca le feste erano sfarzose ed eleganti e le stanze delle case dove si riuniva l’alta o la media borghesia erano preparate in modo perfetto, luminose e addobbate a seconda del gusto più o meno raffinato dei padroni»
«Lair, è ovvio che non hai mai assistito alle feste e ai ricevimenti di noi Purosangue. Le nostre case sono tuttora sfarzose ed eleganti così come i balli» puntualizzò sprezzante Malfoy.
«...Quindi...» proseguì Hilary calcando il tono e lanciando un’occhiata al vetriolo al biondo per quel superfluo sfoggio di supponenza «... pensavo a una cosa del genere»
Mentre parlava, le sue dita avevano corso veloci intorno a lei, come se stessero suonando un pianoforte che la circondava interamente. E, seguendo i suoi movimenti e le sue parole, la Sala Grande fu come trasformata sotto gli occhi esterrefatti dei presenti in una sala da ricevimenti degna di un palazzo reale.
Sembrava quasi che ne avesse modificato persino la forma ma in realtà, se si guardava bene, aveva semplicemente sfumato la vista degli angoli della stanza che perciò pareva essere rotonda. Quattro colonne delimitavano uno spazio circolare al centro del salone.
«Ci vorrebbe qualche dettaglio qua e là» continuò e aggiunse al centro della volta tra le colonne un enorme lampadario di cristallo con infinite candele e tanti altri candelabri identici, sebbene più piccoli, posizionati strategicamente tutto intorno e anche al di fuori del cerchio per illuminare maggiormente l’intera Sala Grande «Ma forse è troppo...» mormorò facendo scomparire il candelabro più grande lasciando solo quelli più discreti.
«A me piaceva» esclamò Anthony Goldstein, appoggiato dai ragazzi di Corvonero e Tassorosso.
La Guardiana gli regalò un luminoso sorriso riconoscente e fece ricomparire il candelabro al suo posto.
«Ci vorrebbe la pista da ballo, Lair» obiettò Draco lanciando un’occhiata truce al Caposcuola Corvonero.
La ragazza lo soppesò con lo sguardo poi annuì.
«Ci stavo arrivando, Malfoy. La pista...» si accucciò a terra e tracciò un cerchio con il palmo della mano sfiorando il pavimento e guardando lo spazio tra le colonne, e in quel punto comparì una pista da ballo in legno lucido, sopraelevata di un centimetro rispetto alle lastre di pietra «...sarà lì. Ovviamente non c’erano gruppi come le Sorelle Stravagarie all’epoca, venivano chiamati i musicisti che suonavano per tutta la serata. Se qualcuno sa suonare è il benvenuto, altrimenti...» fece apparire un grammofono in un angolo della Sala «...dovremo limitarci a ballare sulle note dei dischi» sorrise piano in segno di scuse.
«Servirebbe un angolo della Sala dove mettere un bancone per distribuire da bere» disse pratico un Prefetto di Tassorosso.
«A quello ci pensiamo noi» intervenne un Prefetto Serpeverde scambiandosi un sorriso complice con i compagni di Casa.
Hermione li guardò dubbiosa.
«Siamo sicuri che...»
«Granger, se fosse per te ci sarebbe solo succo di zucca e Burrobirra a questa festa. Lascia fare a noi, che sappiamo come divertirci» la zittì Pansy Parkinson, prendendo la parola per la prima volta.
«Bene. Mancano solo dei posti per sedersi, dubito che staremo in piedi tutta la serata!» riprese la parola la Caposcuola Grifondoro, seccata per quell’interruzione gratuita.
I presenti furono d’accordo.
«Che ne dite di qualche separé per le coppie che vogliono appartarsi?» propose Blaise, puntando i suoi occhi cobalto sul viso di Hermione che divenne di un’adorabile sfumatura bordeaux e distolse velocemente lo sguardo, trovando infinitamente interessanti i lacci delle sue scarpe.
«Sono d’accordo! Un po’ di privacy in questa scuola non guasterebbe» rincarò Draco fissando Hilary che alzò gli occhi al cielo.
«Hai proprio ragione, Malfoy. Ognuno dovrebbe pensare agli affari propri senza ficcare il naso in quelli altrui» ribatté riferendosi a quella sera in cui era entrato nella loro camera.
Le labbra del Serpeverde si serrarono in una linea sottilissima e poi si distesero in un ghigno.
«Lair, tu invece dovresti proprio imparare a non guardare solo in una direzione»
«Non è questo il luogo e il momento, furetto» rispose pronta la ragazza, un lampo di soddisfazione negli occhi notando il velo di rossore che gli aveva imporporato le guance al ricordo di quella Trasfigurazione.
Per poco Blaise non scoppiò a ridere! Se Draco non fosse stato il suo migliore amico, non avrebbe avuto il minimo tatto e gliel’avrebbe ricordato per i secoli a venire. Ma non poteva fargli una cosa del genere, anche perché rischiava che mandasse a monte il suo piano di conquista della Granger. Così optò per una breve ma significativa occhiata di ammirazione verso la ragazza italiana per poi battere una mano sulla spalla del biondo.
«Lair: tre, Draco: zero. Pluffa al centro» sussurrò al suo orecchio con l’ombra di un ghigno.
Se gli sguardi potessero uccidere, Blaise sarebbe stato già kilometri sotto di terra. Con una grossa lapide da cinque tonnellate sopra, per essere sicuri che non uscisse tanto presto, avrebbe aggiunto Malfoy.
«Allora magari stasera, Lair» replicò il Serpeverde «Quando ballerai con me ti renderai conto della differenza tra il sottoscritto e quello con cui ti fai vedere in questi tempi» la sfidò.
«Oh, l’ho già notata la differenza, stai tranquillo» disse lei, sprezzante «E scordati di ballare con me»
«Non sai ballare, Lair?»
«Non è questo il momento di parlare delle sue capacità, Malfoy, stiamo organizzando una festa!» li interruppe Hermione, notando come l’amica iniziava a scaldarsi.
«Bene, parliamo della festa allora! Li mettiamo quei separé?» chiese spostando gli occhi di ghiaccio sulla riccia.
«Fate come volete»
«Sì, metteteli. Magari si evitano scene sconvenienti. Non so cosa ne penseranno i professori però, non sono così tonti» disse Hilary rivolgendosi a Blaise, che le stava decisamente più simpatico.
«I professori non ci saranno, Lair» la pungolò Draco.
Lei lo ignorò a bella posta e continuò a guardare un punto della parete di fronte a sé.
«I professori non ci saranno, Hilary. Non te l’avevo detto mi sembra» si scusò Hermione e l’italiana annuì degnandola della sua attenzione.
«Perfetto. Goldstein...» prese la parola Zabini.
«Pensiamo noi ai separé» concluse Anthony, annuendo.
«Noi prepariamo le poltrone e i divanetti» esclamò un Tassorosso.
«Magnifico! Hilary, mi dai una mano con le illuminazioni e gli ultimi dettagli?» domandò la Granger, prima di fare un cenno al quale tutti si sparpagliarono nei vari punti della Sala Grande per adempiere i compiti assunti.
«Quel... quell’imbecille, idiota! Se si azzarda ancora a dire che è migliore di Fred, giuro che...» sbottò l’italiana quando gli altri si furono allontanati.
«Calmati Hilary. Ormai sai com’è fatto Malfoy» la redarguì la Caposcuola, lanciando un’occhiata verso i Serpeverde per poi tornare velocemente a lavorare di bacchetta.
«Invece tu hai intenzione di accettare l’invito di Zabini?» chiese Hilary dopo qualche minuto, maliziosa.
Hermione arrossì furiosamente.
«Non capisco di cosa tu stia parlando!» esclamò all’istante.
«Certo, come no! Be’, almeno siamo sicuri che qualcuno te lo vorrà togliere quel vestito!» sogghignò l’amica.
«Mi sta così male?»
«Non ci provare nemmeno a cambiare discorso, sai?!» la zittì scherzosamente ed Hermione sbuffò.
«Non era mia intenzione!»
«Naturalmente» concesse Hilary dando un’ultima ritoccata alle colonne che delimitavano la pista da ballo; esse brillarono per tre secondi e poi tornarono del loro colore grigio pietra.
«Cos’hai fatto?» domandò curiosa la Caposcuola.
«Lo scoprirai stasera! Ora muoviti, ti devi preparare!»
«Ora?!» esclamò Hermione, guardando inorridita l’orologio «Ma mancano ancora...»
«Quattro ore, certo! E dobbiamo ancora fare le ultime modifiche al vestito, farci la doccia – e siamo in due, vorrei ricordartelo – vestirci e agghindarci. La serata comincia alle sette, hai intenzione di fare tutto di corsa alle sei e mezza?!» la riccia aprì la bocca per rispondere ma l’italiana continuò imperterrita, prendendole la mano e trascinandola fuori dalla Sala Grande salutando velocemente gli altri «Ovviamente no! Perché dovrai essere puntuale se vuoi riconquistare Ron!»
«Cosa c’entra la puntualità?!»
«È essenziale! Io entrerò per prima e avrò cura di fargli puntare gli occhi sul portone e in quel momento, casualmente, apparirai tu!» replicò con ovvietà.
Hermione scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, rassegnata.
«...Sai che è stato un filtro d’amore, vero?» la interrogò dopo un po’.
«Non vedrei altro motivo per un cambiamento così repentino, altrimenti»
«E credi che il solo vedermi...»
«Io credo che un filtro non possa modificare ciò che una persona pensa davvero. È solo una maschera diciamo, una maschera d’amore. Ma non è reale. Quindi è probabile che rivedendoti in vesti più belle e sensuali della Brown, si ricordi che non è lei che vuole. Ma ora rispondimi tu: se sapevi che era un filtro d’amore perché non hai cercato subito di creare un antidoto?» le chiese fermandosi in mezzo al corridoio del quinto piano.
«L’ho intuito solo ieri»
«Quando Lavanda...?»
«Sì...» mormorò Hermione.
Ripresero a camminare e quando arrivarono alla Signora Grassa erano ancora in silenzio.
«Parola d’ordine?»
«Statim arma summittet (3)» disse Hilary vedendo che l’amica non accennava a parlare.
Il ritratto saltò di lato e le due ragazze entrarono in una Sala Comune stranamente silenziosa.
«Saranno tutti nei dormitori...» cominciò l’italiana quando una furia rossa le piombò addosso.
«Forse è meglio se Hermione non sale proprio adesso nella vostra stanza» le disse Ginny Weasley, un’espressione furiosa e incredula dipinta sul viso.
«Perché?» replicò la diretta interessata.
«Hilary, spicciati. Herm, se non stai ferma di tua volontà mi costringi a usare la magia. Quindi non ti muovere di qui!» le ordinò prima di correre di nuovo su per le scale del dormitorio femminile.
La Lair lanciò un’occhiata alla riccia per poi seguire velocemente la ragazza.
«Dimmi che Lavanda non è entrata in camera nostra e te ne sarò eternamente grata» le urlò in preda a un’illuminazione, saltando i gradini a due a due.
«Allora credo che mi odierai a vita» gridò lei in risposta.
Tutte le ragazze di Grifondoro erano fuori dalla porta aperta della camera della Caposcuola e guardavano come inorridite ciò che stava accadendo dentro.
Hilary si fermò appena in tempo per non andare a finire contro l’uscio e guardò dentro.
E la collera la riempì.
«Brown» sibilò.
La bionda si girò con un sorriso maligno, dando le spalle ad un armadio completamente rovinato e circondata da vestiti strappati.
«Sì?» le chiese innocente.
«Cosa è successo?» il tono era glaciale e dentro Lavanda tremò.
«Non sono stata io. Quando sono entrata la camera era già in questo stato» mentì.
«Allora chi hai pagato per farlo? E perché diavolo sei entrata senza permesso?»
«Ora ci vuole il permesso per entrare...»
«In una stanza non tua? Certo che ci vuole il permesso delle proprietarie! Specialmente se non scorre buon sangue e se non c’è nemmeno il minimo rapporto di amicizia!» l’intensità della voce era aumentata e i cristalli del candelabro tintinnarono pericolosamente seguiti dai vetri della finestra.
Lavanda perse il poco sorriso rimastole.
«I-io v-volevo... volevo s-solo...» balbettò.
«Volevi cosa, Brown? Tu vuoi solo cose che non ti appartengono! E non ti importa dei sentimenti degli altri!» la accusò Hilary, avvicinandosi lentamente, il fuoco che le bruciava lo sguardo e i palmi delle mani.
«Hilary...» provò a calmarla Ginny.
«Sto parlando con la Brown. Tutti fuori!» ordinò facendo un cenno della testa alla rossa perché allontanasse le altre dalla porta.
Un breve scatto della mano e l’uscio fu chiuso improvvisamente da un colpo di vento.
«Allora, Brown. Cosa vorresti dire? Ti ascolterò, ma ti conviene darmi delle argomentazioni valide. Non sono molto paziente quando la mia privacy viene violata» la avvertì, fermandosi in mezzo alla stanza, i capelli ondeggianti dalla brezza che la circondava come una protezione.
«Non volevo violare la tua...»
«Volevi ledere quella di Hermione, ma la camera è anche mia e quell’armadio è mio» sottolineò l’italiana indicando con il capo il guardaroba dietro Lavanda che arrossì.
«N-non... i-io non...»
«Certo che non lo sapevi» le concesse brevemente «Ma in ogni caso è invasione di spazio o, se preferisci i termini giuridici, “violazione della proprietà privata” o “effrazione”! Oltre al danneggiamento della stessa, ovviamente. Ma questo ci porta alla domanda principale: perché?» domandò fredda, gli occhi ridotti a due fessure.
In quel momento Lavanda si rese conto di quanto potesse far paura la Lair. Sapeva che era una Guardiana degli Elementi da quando Vitious l’aveva detto in classe, e aveva chiesto alla poco più intelligente Calì cosa potesse significare. Ma avere una spiegazione parziale era molto diverso dal trovarsi davanti i quattro elementi tutti raggruppati in una persona abbastanza furibonda da lasciarli vagare indisturbati. Poteva sentire il vento che aleggiava nella stanza, le mani della ragazza erano arrossate come se riverberassero delle fiamme di un camino... mancava solo che la terra iniziasse a tremare e che si scatenasse il diluvio universale in quella stanza. E non voleva immaginare le conseguenze su se stessa.
Aveva voluto prendere Ronald e ci era riuscita con l’aiuto di Zabini e della sua abilità in Pozioni; aveva voluto umiliare Hermione davanti a tutta la scuola e ce l’aveva fatta. Ma quando aveva voluto entrare nella camera della Caposcuola per rovinarle gli abiti e soprattutto trovare il suo vestito di Halloween per impedirle di partecipare, aveva trovato una furia.
Se solo avesse avuto un briciolo di istinto di auto-conservazione in più forse non si sarebbe spinta così oltre. Se solo la sua voglia di avere ancora Ronald Weasley l’avesse fatta ragionare non si sarebbe cacciata nei guai. Ma l’effetto del filtro stava per svanire, e una ragazza disperata non pensa alle conseguenze, specialmente se è innamorata. Anche se solo di una fantasia.
«Cosa vuoi fare?» chiese terrorizzata.
«Rispondi alla mia domanda: perché?»
«Perché non voglio che Hermione si riprenda il mio Ron-Ron!»
«E tu credi davvero che strappare i suoi vestiti possa impedire a Hermione Granger di riprendersi il suo ragazzo?!» scoppiò in una risata cattiva «Comunque questo non è abbastanza. Perché proprio oggi? Perché non ieri o domani? L’effetto della pozione sta forse per svanire?» domandò con un sogghigno.
Il lampo di paura, colpevolezza e tristezza che passò negli occhi della bionda fu abbastanza per la figlia di una psicologa.
«Oh, allora è questo» esclamò soddisfatta Hilary «Avevo ragione quindi»
«Su cosa?»
«Ecco perché ieri l’hai trascinato via dal tavolo! Continuava a guardare verso di noi, o meglio verso Hermione, e hai capito che non potevi tenerlo ancora a lungo al guinzaglio! Ma cosa immaginavi di ottenere con quel filtro? Che Hermione si sarebbe scordata di lui e te l’avrebbe lasciato?» la derise cattiva.
«I-io...tu non... basta, me ne vado» tartagliò Lavanda cercando di superarla per guadagnare la porta, incespicando sui vestiti ai suoi piedi.
«Oh, no, tu non vai proprio da nessuna parte» sibilò Hilary e allungò il braccio per rivolgere verso di lei il palmo della destra.
Lavanda fu sospinta all’indietro da un forte vento e sbatté la schiena contro il muro, facendosi sfuggire un gemito soffocato di dolore.
«Stiamo parlando, e forse tu non hai ancora capito con chi hai a che fare. Io non sono Hermione Granger, non sono Harry Potter e non sono Ron Weasley. Non sono nemmeno Ginevra, che è la più istintiva. Non sono nessuno di quelli che hai conosciuto finora. Non so se mi sono spiegata, ma capiscimi: non sono una brava persona a cui si può fare di tutto senza poi subire le conseguenze. Non so come riesca Hermione a non averti ancora Schiantata o almeno sfidata a Duello, ma se avessi tentato di prendermi Fred, Brown, non saresti in grado di raccontarlo, almeno non con l’uso della parola» la minacciò, calcando sul suo cognome come a divorarlo, come se volesse distruggere lei stessa e non semplicemente disprezzarla.
La bionda deglutì, il viso aveva perduto ogni colore e le mani le tremavano per l’ansia. Poteva il Cappello Parlante aver sbagliato Casa di appartenenza per Hilary Lair? O forse era lei ad essere andata oltre il limite consentito?
«Non avrei mai tentato di avere Fred! Non... non è il mio tipo!» provò a difendersi.
«Non mi importa un accidente di ciò che pensi di Fred!» esplose Hilary, urlando, e la Grifondoro si schiacciò contro la parete, temendo un attacco più forte del precedente.
«Se tu ci provassi con lui posso giurarti che non seguirò alcuna regola di questa Scuola in fatto di Duelli legali! Ma di cosa mi preoccupo?! Non potrebbe mai interessarsi ad una cagna come te!» Lavanda accusò il colpo incassando la testa nelle spalle «Ma porca Morgana, non hai dei sentimenti?! Come puoi pensare che basti un filtro d’amore per avere il ragazzo che ti piace? Se non ha scelto te ci sarà un motivo, e quel motivo è che preferisce di gran lunga Hermione! E chi non la preferirebbe a te?! Non credo ci sia qualcuno di così imbecille da...»
«Malfoy mi ha preferito a lei! Ha portato me a letto, non la Granger!» cercò di difendersi, inutilmente, da quell’attacco gratuito.
«Oh, be’! Malfoy, sai che conquista! Quel ragazzo si è scopato mezza Hogwarts!» sputò sprezzante.
«Scommetto che anche tu ci sei andata a letto!» replicò la Brown, passando all’attacco su un piano a lei congeniale.
Ma il sorriso di scherno di Hilary la fece pentire di quella frase: se non poteva avere qualche cosa per ricattarla sarebbe stata distrutta. O forse l’avrebbe fatto comunque e avrebbe nascosto il cadavere, magari inventando una scusa plausibile e facendola franca.
«Non essere sciocca, Brown, non voglio uccidere nessuno!» le rispose dopo averle facilmente letto nella mente «In ogni caso io e Malfoy non siamo stati insieme, né a letto né in alcun altro modo! Non potrei mai, innanzitutto perché sono innamorata di Fred e secondo perché non andrei mai con uno che vuole solo il mio corpo. Non sono superficiale come te» diede la stoccata finale e la bionda trasalì mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
«Io voglio solo che Ron mi ami» mormorò mentre il sale le rigava le guance.
Hilary si fece silenziosa; forse aveva esagerato ma non riusciva a stare zitta quando qualcuno faceva un torto alle persone a cui voleva bene. E Lavanda aveva esagerato con Hermione e con quel filtro. Averla vista davanti al suo armadio sfasciato, e circondata dai suoi vestiti strappati, poi, non l’aveva certo fatta calmare! Fece un respiro profondo e tentò di dominare se stessa e gli Elementi che si agitavano in lei.
«Esci da questa stanza. Fai decidere a Ron quello che vuole dalla sua vita. E se non sei tu quella che lui desidera accanto allora non ti devi preoccupare. Ci sono tanti altri ragazzi nel mondo magico e non, Ronald non è l’unico e ultimo sulla Terra. Troverai quello giusto, che ti saprà amare perché lo vuole lui e non grazie a un filtro d’amore. E che tu amerai in modo altrettanto sincero» cercò di rincuorarla.
Poi fece un passo di lato, lasciandole libera la strada per la porta della camera e Lavanda sbarrò gli occhi.
«N-non... non mi sfidi a Duello o altro?!» gracchiò, già terrorizzata di darle le spalle.
Hilary la guardò allucinata e poi scoppiò a ridere.
«No, Brown, no. Non ho intenzione di sfidare a Duello nessuno, men che meno te. Anche perché, perdonami, ma non riusciresti nemmeno a estrarre la bacchetta e ti avrei già Schiantata! Senza offesa, ma non sei veloce quanto me. Ora vai»
La bionda non se lo fece ripetere e si affrettò a uscire; ma dopo pochi secondi si riaffacciò all’uscio.
«Mi dispiace per i vestiti e l’armadio. E grazie per non avermi trasformato in qualcosa di orribile» tentò di rimediare.
«Se succede un’altra volta non sarò così clemente» scherzò Hilary e sorrise per smorzare la tensione «Adesso vai, cercherò di rimediare al tuo disastro. Ma non dare di nuovo quel filtro a Ronald o mi arrabbierò seriamente» la avvisò per poi voltarsi e dirigersi verso il guardaroba distrutto.
Con un frullio di dita, fece levitare intorno a sé tutti gli abiti stracciati e li depositò sul letto; tornò a guardare l’armadio con una smorfia e batté lievemente un piede sul pavimento, per due volte. Lavanda, ancora sulla soglia della camera, fissò il guardaroba che si ricreava sotto i suoi occhi esterrefatti.
Quando si fu riparato da solo, Hilary si girò e si sentì osservata come se fosse una specie rara di animale e si sentì braccata.
«Che c’è?» chiese un po’ nervosa.
«Come hai fatto?!» trillò la bionda, incantata.
L’italiana si rannuvolò.
«Sparisci, Brown. Solo perché non ti ho affatturato, non significa che siamo amiche»
Impallidendo nuovamente, la ragazza corse via borbottando delle scuse affrettate. Hilary sospirò e chiuse la porta mormorando l’incantesimo.
«E ora vediamo se il vestito di Hermione è ancora intero» si disse sottovoce, aprendo il doppiofondo dell’armadio ed estraendone l’abito indaco e posandolo con attenzione sul letto dell’amica.
Ammirò il proprio lavoro con un luccichio divertito negli occhi castani e controllò ogni singolo centimetro di raso, taffettà e tulle che lo componeva. Tirò un respiro di sollievo quando vide che era tutto a posto e che le manacce di Lavanda non erano arrivate a rovinarlo. Poi sentì bussare alla porta.
«Tutto bene lì dentro? Troverò un cadavere oppure sei stata gentile ed amichevole?»
La voce di Ginny seguita dalla risatina di Hermione le fecero scuotere la testa in segno di sconforto e aprì la serratura per poi presentarsi a loro con le mani sui fianchi.
«Molto simpatiche, davvero!» esclamò quando furono entrate e si furono richiuse l’uscio alle spalle.
«Be’, da come le parlavi prima sembrava che stessi per compiere un omicidio a sangue freddo!» replicò la rossa dandosi un’occhiata intorno «Hai riparato l’armadio, brava»
«L’armadio? Che è successo all’armadio?» chiese allarmata Hermione.
«La Brown è entrata per distruggerti i vestiti e l’abito del Ballo ma ha stracciato i miei vestiti e rotto il mio guardaroba. Per fortuna non ha scoperto il doppiofondo, è troppo stupida»
«Nemmeno io avrei pensato al doppiofondo, Hilary» precisò la Caposcuola.
«Ma tu non sei stupida» rispose l’italiana con una scrollata di spalle per poi dirigersi verso il proprio letto e osservare accigliata la massa di stoffa che lo ricopriva.
«Credo di avere bisogno di una giornata di shopping» sospirò afflitta tenendo tra le dita una maglietta che ora poteva essere facilmente scambiata per uno straccio della polvere.
«Non li puoi riparare con la magia?»
«No, sono vestiti Babbani. Tutti gli oggetti Babbani non possono essere toccati dalla magia (4), non capisco il perché»
«Be’, domani c’è l’uscita a Hogsmeade!» risolse Ginny, battendo felice le mani «Possiamo girare per i negozi!»
Hilary ed Hermione si guardarono di sbieco.
«Si potrebbe fare, perché no?»
«Ma sì. Va bene, dai»
«So che volevi stare con mio fratello» disse la rossa, facendo l’occhiolino all’italiana «Ma non puoi presentarti a lui senza niente addosso!»
«Ginny...» l’avvertì lei imbarazzata.
«Ha ragione! Dovrebbe essere lui a toglierti...»
«Hermione!» esclamò arrossendo furiosamente.
«Che c’è?» chiesero in coro, facendo fronte compatto davanti a lei, con un identico sorrisetto malizioso dipinto sulle labbra.
«Sai che posso indossare io il tuo vestito e tu rimarresti senza niente, domani sera?» minacciò agitando il dito contro la Caposcuola.
«Giusto, parlando di abiti e di Festa di Halloween: non è che mi aiuteresti con il mio?!» implorò Ginevra, congiungendo i palmi delle mani.
«Ma non l’hai ancora fatto?!» la rimproverò Hermione.
«Il tuo l’ho fatto io, se ben ricordi» sorrise Hilary e la riccia tacque.
«Appunto. Comunque l’avevo iniziato ma è venuta una schifezza. Ma poi è trapelata la voce che sei una stilista e...»
«E chi l’avrebbe messa in giro?»
«Il tuo ragazzo»
Hilary si girò velocemente verso di lei.
«Cosa?!» strillò.
«Non ha proprio detto così. Quando siete scese dai dormitori l’altro giorno, lui mi ha detto che stavi mettendo a posto il vestito di Hermione e...»
«Ah, l’ha detto solo a te!» disse sollevata.
«Tranquilla, c’erano solo altre due persone e ti assicuro che non gli importa nulla di abiti da cerimonia, almeno non quelli femminili» rispose.
Rincuorata, Hilary fece levitare il vestito della Caposcuola fino alla proprietaria e glielo indicò.
«Devo provarlo?»
«Se vuoi prima farti una doccia va bene, ma ti ricordo che la devo fare anche io, quindi avrei meno tempo per fare gli ultimi ritocchi»
«Va bene, ora le modifiche e poi ci prepariamo» concesse Hermione.
Ginny guardò l’abito con tanto d’occhi.
«E cosa dovresti modificare? È perfetto così com’è!»
«Voglio vedere se risaltano le increspature con la luce. E devo aggiungere un tocco finale, ci stavo pensando oggi durante Storia della Magia. Chi l’avrebbe detto che Rüf fosse in realtà una musa ispiratrice?» rispose Hilary trovandosi poi trafitta da un’occhiataccia della Caposcuola.
«Tu dovresti stare attenta alle lezioni» soffiò.
«E tu dovresti proprio indossare quel vestito se vuoi riconquistare Ronald! Ah, ho scoperto una cosa interessante dalla Brown: avevo ragione»
«Su cosa?» chiese curiosa Hermione, indossando l’abito aiutata dalle altre due e salendo sullo sgabello che l’italiana aveva appena Materializzato.
«Il filtro sta perdendo il suo effetto e Lavanda non sa come fare per tenersi stretto Ron. L’ho scoraggiata dal rifilarglielo di nuovo però, quindi tranquilla. Era così terrorizzata che dubito anche che vorrà rimanere nella stessa aula con me per il prossimo mese» spiegò compiaciuta.
«Tu fai paura. Sei brava, davvero, ma sei anche terribile (5)» concluse debolmente Ginny ed Hermione annuì dandole ragione.
Hilary scoppiò a ridere scuotendo il capo e si accucciò davanti alla Caposcuola che indossava l’elegante abito lungo color indaco. Poi si concentrò sul lavoro da fare e le sue mani si mossero sul raso per creare ciò che la sua mente stava immaginando.
 
*********
 
Quella sera, ogni ragazzo che entrò nella Sala Grande rimase abbagliato dallo splendore di una sala che aveva comunemente visto imbandita per i pranzi e le cene di giovani studenti.
Il grammofono riempiva di musica il salone e tutto era illuminato dalla luce delle centinaia di candele che sormontavano i candelabri di cristallo.
Due ragazze erano ferme in cima all’ultima rampa di scale che le avrebbe condotte nell’Ingresso e poi in Sala Grande.
«Credi davvero che andrà tutto bene?»
«Per l’amor del cielo Hermione, sei bellissima, perché dovrebbe andare storto qualcosa?!»
«Non intendevo per Ronald, mi fido delle tue doti persuasive con Lavanda! Mi preoccupavo per la serata» sbottò la ragazza.
«I Serpeverde hanno fatto un ottimo lavoro, non è niente di illegale, almeno per me...»
«Per te niente sarebbe illegale: sei cresciuta a Maledizioni Senza Perdono!» la bloccò l’altra, parecchio scettica.
«Dettagli» l’italiana sorvolò il discorso agitando la mano «I Tassorosso hanno davvero buon gusto e i Corvonero sono stati abbastanza intelligenti da mettere gli incantesimi giusti per te e Blaise, nel caso in cui...»
«Ehi, io non voglio fare nulla con...»
«Se mi interrompi un’altra volta ti rispedisco in camera e al diavolo il piano di riconquista!» sbuffò Hilary incrociando le braccia al seno e lanciandole un’occhiataccia, appoggiandosi al muro in una posa alquanto poco femminile.
«Va bene, va bene. Sei sicura che il vestito sia a posto?»
«Chiedilo di nuovo e ti strangolo con la mia stola, giuro» intervenne Ginny, apparendo alle loro spalle al braccio di Harry, che aveva occhi solo per lei e il suo corpo fasciato da un abito dorato lungo fino ai piedi.
Hilary ridacchiò voltandosi a guardarli e la rossa alzò gli occhi al cielo per sottolineare la propria esasperazione.
«Tesoro, guarda chi c’è!» gli disse, ma lui borbottò qualcosa di indistinto e non smise per un istante di guardare ogni centimetro della sua ragazza con avidità palpabile.
«Harry, non pensi che Hermione stia benissimo con questo vestito?» provò l’italiana che si tratteneva stento dallo scoppiare a ridere all’espressione ebete sulla faccia del Ragazzo Sopravvissuto.
«Mpfh...»
Ginny corrugò le sopracciglia e gonfiò il petto, pronta a fargli una paternale.
«Harry Potter, se non la smetti di guardarmi a quel modo, il vestito me lo tolgo!» esclamò.
Quando vide che lo sguardo del fidanzato si era fatto ancora più famelico e che le espressioni delle due amiche erano passate dal divertito al malizioso, si rese conto di ciò che aveva detto ed ebbe il buon gusto di arrossire fino alla punta delle orecchie.
«Non intendevo quello! Volevo dire che mi sarei cambiata e che...»
«Andiamo in camera? Non ho voglia di partecipare alla festa» furono le prime parole che pronunciò Harry, cieco alla gaffe della ragazza ma vedendo perfettamente nella propria testa l’immagine del suo corpo privo di quel bellissimo – sebbene inutile nella sua fantasia – vestito.
«Harry!» strillò l’ultimogenita dei Weasley, imbarazzata a morte.
«Oh, se lo sapesse Ronald» ridacchiò Hermione.
«Chi se ne frega di Ron, Ginny è la mia ragazza!» ribatté Potter guardando fugacemente la Caposcuola.
Stava per riprendere a parlare con gli occhi fissi su Ginny quando si bloccò come fulminato e si girò lentamente per fissare l’amica.
«Her-Hermione?» biascicò rimanendo infine a bocca aperta dopo averla messa a fuoco.
«Dimmi» sospirò la riccia, già pronta a una delle sue solite filippiche su quanto fosse difficile essere il fidanzato della sorella del proprio migliore amico anche senza che lei glielo ricordasse.
Il discorso era vecchio di almeno tre anni ma a quanto pare lui ogni tanto si sentiva in dovere di rispolverarlo.
«Sei... sei...» il Prescelto tossì per schiarirsi la voce «Insomma, tu sei... bellissima...» sussurrò con gli occhi sgranati.
Fu il turno della Caposcuola a diventare dello stesso colore dei rubini che riempivano la clessidra di Grifondoro.
«Suvvia, Harry, mi hai già visto con un abito da sera, no?» disse per sdrammatizzare.
«Sì, ma mai come... be’, come questo!»
Hilary sorrise compiaciuta e diede una lieve gomitata all’amica.
«Che ti dicevo? Se Harry ha reagito così, immagina la faccia di Ron!» sogghignò «Ora andiamo, dobbiamo fare il nostro ingresso trionfale in Sala Grande. Harry, perché non ci fai strada?» propose distogliendo l’attenzione del ragazzo da Hermione.
«Stavo cominciando a diventare gelosa, Herm» rise Ginny prendendo sottobraccio il fidanzato e veleggiando sulle scale.
A metà della rampa, però, si fermò e si girò verso Hilary.
«Grazie, il vestito è perfetto!» esclamò entusiasta ed Harry annuì riprendendo a mangiarla con gli occhi.
«Figurati, mi sono divertita! Ma la prossima volta chiedimelo almeno due giorni prima!» rispose l’italiana con un ampio sorriso e una strizzatina d’occhio.
«Certamente!»
E con un’espressione soddisfatta dipinta sul viso, la rossa indossò la piccola mascherina dorata abbinata all’abito e si voltò nuovamente per dirigersi alla Sala Grande.
«Coraggio» disse l’italiana stringendo il braccio di Hermione all’altezza del gomito e tirandola verso i gradini.
«Non so se ce la faccio, Hilary! E se inciampo?»
«Ci sarà Ron o qualcun altro a soccorrerti, stai tranquilla: saranno tutti ai tuoi ordini, questa sera»
«Ma tu...» esclamò la Caposcuola come se avesse avuto un’illuminazione «Non hai un cavaliere per stasera!»
La Grifondoro scrollò le spalle con un sorriso.
«Quindi? Non era obbligatorio essere accompagnati. Nemmeno tu sei ufficialmente accompagnata da qualcuno» spiegò.
«Ma...»
«Niente ‘ma’! Dobbiamo andare e tu devi stendere Ronald, perciò muoviti, non possiamo arrivare a festa finita!» replicò Hilary prendendo con una mano un lembo del lungo vestito di diverse tonalità di viola e trainando con l’altra Hermione, per poi scendere le scale.
Arrivate nella Sala d’Ingresso le due giovani si fermarono davanti al portone di legno che si apriva sulla Sala Grande.
«Bene, ora io entro, cerco Ron e quando ti faccio un cenno significa che puoi entrare. Non entrare prima che abbia attirato l’attenzione di quell’imbecille, okay? E soprattutto, quando ti faccio segno, devi entrare, non rimanere fuori a farti i tuoi soliti problemi! Sono stata abbastanza chiara?»
«Cristallina» balbettò Hermione deglutendo per la fermezza dell’amica.
«Molto bene. Ora entro. Tu tieniti pronta a fare il tuo ingresso trionfale» ordinò soddisfatta.
«Ma dopo aver visto te, come farò a fare una bella figura? Io non sono...»
«Se pronunci anche soltanto un’altra parola, ti strozzo» rispose con calma glaciale Hilary e la Caposcuola serrò all’istante le labbra.
«Così va meglio, non trovi? Il tuo vestito è molto più bello, in ogni caso, e vedrai quando entrerai nella pista da ballo» annunciò facendole l’occhiolino per poi girarsi e dirigersi verso l’entrata.
«Un momento, cosa succede se salgo sulla pista? C’entra l’incantesimo che hai fatto alle colonne? Hilary, rispondimi!» la riprese la ragazza, ma la diretta interessata, sorda ai suoi richiami e con un evidente ghigno sulle labbra non coperte dalla mezza maschera appena indossata, scivolò nella Sala Grande riuscendo incredibilmente a non dare troppo nell’occhio.
«Maledizione» sbottò Hermione cominciando a torturarsi le dita.
Oltretutto la cosiddetta amica era appena scomparsa tra la folla e non riusciva più a individuarla. Come avrebbe fatto a vedere il famoso ‘cenno’?!
«Maledizione!» ripeté alzandosi sulle punte e ricadendo subito dopo sui tacchi, facendo un rumore quasi assordante.
«Male...»
«...dizione» la anticipò una voce divertita al suo orecchio.
Hermione sentì distintamente il proprio cuore che smetteva di battere per un attimo e che poi riprendeva più velocemente, e si voltò di scatto trovandosi davanti lo sparato di una camicia bianca che profumava di sapone e... tabacco.
Tabacco? Ah, già il tizio deve aver fumato. Ma sono l’unica in questa scuola a seguire le...
«Oh, maledizione!» le sfuggì ad alta voce dopo aver alzato lo sguardo per ricordare al ‘tizio’ il beneamato regolamento scolastico.
Blaise Zabini la guardava sorridente dall’alto in basso, gli occhi cobalto accesi dal divertimento e dalla malizia oltre che da un’insana ammirazione per come quel vestito si adattava ad ogni curva della Caposcuola Grifondoro, lasciandole le braccia e le spalle nude, una di esse sfiorata solo da alcuni boccoli lasciati liberi dall’acconciatura.
«Granger» disse, cercando di dominare l’istinto di abbassare il viso e premere le proprie labbra sulle sue.
«Zabini» ringhiò Hermione, indietreggiando di un passo per non correre rischi.
Quali rischi? L’unico in cui potresti incorrere è che ti strappi il vestito di dosso e che succeda quello che succeda! E tu lo chiami rischio?!, la fastidiosa voce degli ormoni che stava nella sua testolina razionale ebbe, come sempre, da ridire facendola arrossire lievemente, ma lei la mise a tacere scuotendo impercettibilmente il capo.
«Non entri, Hermione?» chiese lui con un ghigno saputo.
«Sì, certo. Stavo... be’, ecco, stavo aspettando che...»
«Aspettavi un accompagnatore, dato che il tuo ex è già dentro insieme alla Brown?» la stoccata arrivò dall’insopportabile biondino che rispondeva al nome di Draco Malfoy.
Il suddetto comparve alle spalle di Blaise che non girò nemmeno la testa, tenendo gli occhi fissi sulla ragazza davanti a lui.
«Sei in ritardo, Malfoy. Di solito sono le donne che si fanno attendere» rispose a tono Hermione atteggiando le labbra a una smorfia.
«Io sono un Malfoy, non sono mai in ritardo» ribatté Draco spazzolandosi le spalle della giacca da inesistenti granelli di polvere.
«Sarebbe lui il tuo accompagnatore?!» proruppe Zabini in tono evidentemente scocciato, scoccando uno sguardo furente al presunto migliore amico.
«Che cosa?!» urlarono i due indagati in sincrono, pieni di indignazione.
«Aehm...» tossicchiò il moro «Niente, niente, mi sono sbagliato»
Che figura! Devo imparare a starmene zitto!, pensò arrossendo un poco sugli zigomi.
«Ma come ti salta in mente che questa sottospecie di furetto possa essere il mio accompagnatore?!»
«Come puoi pensare che questa castora abbia la benché minima possibilità di stare al mio fianco?!»
«Sembrate un coretto, smettetela. Ho sbagliato, ma voi eravate ambigui!»
«Come sarebbe a dire ‘ambigui’?!» sibilò Hermione, gli occhi assottigliati.
«Tu le hai chiesto se aspettava qualcuno e tu gli hai detto che era in ritardo, che sono le donne a farsi aspettare e sembrava che fosse in ritardo per un appuntamento e che...» due sguardi di fuoco lo colpirono e lui pensò bene di indietreggiare «Ma ovviamente ho capito male io, insomma, voi due che vi vedete, sarebbe assurdo!» si difese cercando al contempo di ricambiare l’occhiataccia di Draco per assicurarsi che non gli venisse davvero in mente di provarci con la Grifondoro.
«Io volevo insinuare che magari non si è poi tanto sicuri che lui sia un vero maschio, dato che è peggio di una donna. Magari dovevi tingerti di nuovo i capelli, Malfoy, avevano perso colore?» domandò maligna Hermione, voltandosi verso la sua nuova vittima che arrossì più di quanto potesse permettersi.
«Granger, ritira subito quello che hai detto! I miei capelli sono di un biondo naturale!»
«Certo, e mia madre è una strega!»
«Hermione, è da mezz’ora che ti faccio quel benedetto cenno! Cosa sta succedendo qui?!» esclamò Hilary, uscita in quel momento dalla Sala Grande, togliendosi la maschera color lavanda.
I tre studenti si voltarono contemporaneamente verso di lei e i Serpeverde rimasero imbambolati a fissarla.
«Che avete da guardare, voi due? Non avete mai visto un abito da sera?» frecciò lei per poi rivolgersi all’amica «Se non entri in Sala entro cinque minuti ti faccio sparire il vestito!» la minacciò.
Lo sguardo di Blaise si spostò subito sull’imbarazzata Caposcuola.
«Non ti disturbare, Lair: se vuoi ci penso io!» propose facendola diventare ancora più rossa.
«Grazie per il pensiero, Zabini, ma non voglio che una mia amica venga violentata grazie a me» gli rispose l’italiana alzando gli occhi al cielo.
«Ma non...»
«Shht!» disse, facendo un ampio giro del polso con la mano aperta per poi richiuderla di scatto davanti alla bocca, come se stesse chiudendogli il becco «Risparmia i commenti. Andiamo, Hermione. Ron ha già atteso abbastanza»
E così dicendo si trascinò dietro la povera Grifondoro fino all’entrata, poi si bloccò, le fece indossare la mascherina d’argento e infine la spinse dentro la Sala premendole le mani sulla schiena.
«Vai alla tua destra, non puoi sbagliare: è quello con i capelli rossi» scherzò.
«Lair, posso sapere perché diavolo una volta me la butti tra le braccia e l’attimo dopo la porti tra quelle di Weasley?!» chiese scocciato Blaise.
Hilary si voltò verso di lui e il giovane si stupì di riuscire a connettere ancora le sinapsi del cervello mentre la guardava. Certo, la Granger era incantevole, ma anche la Lair non scherzava di certo con quel vestito. I lembi superiori della gonna, dalla linea più stretta di quella dell’abito di Hermione, erano fermati all’altezza del fianco da un grosso fiore di piccoli brillanti, che decoravano anche la scollatura ad abito greco; il corpino stretto avvolgeva il busto della ragazza in tanti impalpabili strati di stoffa che tuttavia non davano volume al suo fisico. Era davvero bella.
A quel proposito forse avrebbe dovuto dare una gomitata a Draco, o almeno capire se fosse ancora vivo, dato che non si era mosso dalla posizione in cui era quando la ragazza era uscita dalla Sala Grande e la sua mandibola era ancora pericolosamente in discesa. Ma decise che se ne sarebbe potuto occupare in seguito.
«Lo saprai, Zabini. Ma non mi preoccuperei così tanto, se fossi in te. Per ora mi limiterei a chiederle di ballare, e poi vedrai se ci sarà un dopo. Ma mi aspetto che tu le porti rispetto» ordinò per poi girare sui tacchi in un turbinio di raso e rientrare nella Sala.
Blaise rimase ancora per un attimo scioccato e poi si riscosse. Sventolò una mano abbronzata davanti al viso dell’amico, ma le reazioni erano pari a zero; provò a schioccare le dita, a battere le mani, a pungolarlo con un dito, ma niente. Decise di ricorrere alle maniere forti e caricò una mano per abbatterla sulla sua schiena. Non appena il colpo andò a segno, il biondino si riprese dal precedente shock solo per rischiare di subire un attacco di cuore o, in alternativa, di ritrovarsi con il suo aristocratico nasino schiacciato sulla pietra che pavimentava la Sala d’Ingresso.
«Ma sei fuori di testa?!» urlò Draco.
«Sembrava che qualcuno ti avesse pietrificato, volevo accertarmene» rispose Zabini assumendo un’espressione assolutamente innocente.
«Potevi accertartene in un altro modo!»
«Non me ne venivano in mente altri. Entriamo?»
«Sì. Hai visto la Lair?»
«E tu hai visto la Granger?»
Si guardarono ghignanti.
«Stai pensando a quello che penso io, vero?»
«Credo proprio di sì»
E con un’ultima occhiata d’intesa, le due Serpi fecero il loro ingresso nella Sala Grande.
 
*********
«Che cosa posso fare?!» chiese allarmate Hermione, torturandosi le dita.
«Rispetto a cosa?» si informò Hilary, senza preoccuparsi di nascondere la noia mentre girava gli occhi sulla Sala Grande.
«Con Ronald! Hai visto come ha seguito la Brown dopo che sono andata a salutarli, sembrava ancora un cagnolino!»
«Non so quanto ci vuole ancora perché il filtro esaurisca il suo effetto. So che non è più come all’inizio perché ti guarda, ma non sono un’esperta in filtri d’amore»
«E quindi cosa dovrei fare, ora?»
«Vai e balla con il primo ragazzo che te lo chiede. Hermione, sei uno schianto stasera, ti stanno guardando tutti da quando sei entrata, e una mezza dozzina di ragazzi avrebbe voluto chiederti di ballare se la tua aura non fosse così negativa!»
«Mi stai dicendo che dovrei sorridere?»
«Ti sto dicendo che dovresti scioglierti» sospirò l’italiana alzandosi e mettendole una mano sul braccio per guidarla fino al tavolo del buffet.
«Bevi qualcosa e poi vai a ballare. Mettiti sul bordo della pista e sorridi, sono sicura che si presenterà subito qualcuno» le suggerì prima di girarsi e lasciarla davanti a una serie di brocche di succo di zucca che stupirono parecchio la ragazza.
Non avevano criticato me per il succo di zucca?!, pensò indignata per poi sorridere al gentile pensiero e versarsene un bicchiere.
Cominciò a sorseggiarlo mentre si guardava intorno per ritrovare il cosiddetto fidanzato, sparito con l’oca almeno dieci minuti prima, e dopo aver finito il primo calice se ne versò un altro; si sentiva la testa stranamente leggera ma non se ne preoccupò, impegnata com’era a tentare di individuare una testa rossa.
Al quarto bicchiere non aveva trovato Ron, nessuno le aveva chiesto di ballare e non riusciva nemmeno a reggersi sulle proprie gambe, tanto che dovette traballare, su quei malefici tacchi che l’amica le aveva fatto indossare, per raggiungere la prima poltrona libera aggrappandosi alla tavolata imbandita o al muro di pietra fredda.
Quando finalmente si fu seduta appoggiò la schiena e la nuca alla spalliera e chiuse gli occhi, inspirando lentamente.
Fu così che Blaise, mentre girovagava per la Sala in cerca di qualche degna dama con cui ballare, la trovò. Un ghigno gli si disegnò sulle labbra e, dopo aver riempito d’acqua un bicchiere basso, le si avvicinò accomodandosi sul bracciolo ; poi si bagnò la punta dell’indice e del medio della mano destra e gliele appoggiò su una tempia per darle ristoro, modificando il ghigno in un bel sorriso.
Hermione sollevò le palpebre sentendo il fresco di quelle dita quasi sconosciute nella loro dolcezza e socchiuse le labbra quando vide gli occhi brillanti del Serpeverde fissi nei suoi.
«Z-Zabini...» salutò, indecisa se fargli una scenata o ricambiare il tenero sorriso che le stava rivolgendo.
«Hermione» sussurrò lui con voce studiatamente roca, accostando il viso a quello di lei.
La ragazza tossicchiò, imbarazzata per il suo tono e per la sua vicinanza.
«Ehm... non hai nessuno con cui ballare, Zabini?»
«Stavo giusto cercando una dama. Vorresti concedermi l’onore di questo ballo?» domandò porgendole elegantemente la mano.
Hermione spostò lo sguardo dai suoi occhi alle sue dita, che ancora recavano tracce dell’acqua con cui le aveva bagnato le tempie, e si mordicchiò il labbro inferiore.
Accidenti a lei e ai suoi consigli, pensò maledicendo Hilary, “Vai a ballare con il primo che te lo chiede”! E ora io cosa dovrei fare? Accettare? Anche se farei comunque ingelosire Ronald e poi lui è stato tanto carino in queste ultime settimane... a parte oggi pomeriggio con tutte quelle allusioni e..., arrossì per i propri pensieri poi scosse la testa e lo guardò nelle iridi cobalto.
«Accetterei, Zabini, ma non credo di essere in grado di stare in piedi in questo momento, figurarsi di ballare e...»
Stava ancora parlando quando si ritrovò tra le braccia di Blaise, con le scarpe che sfioravano il pavimento, il corpo totalmente appoggiato a quello di lui e un suo braccio attorno alla vita.
«Cosa...?»
«Non è uno sforzo portarti, Granger. Anche se spererei di non doverti farti ballare sui miei piedi. E poi non vorrei sgualcire il tuo vestito, ti sta d’incanto. Ma questo te l’ho già detto, mi sembra» ghignò il Serpeverde lasciandole appoggiare i piedi a terra ma tenendola ferma davanti a lui. Poi la guardò negli occhi.
«Dato che riesci a reggerti sulle gambe, la tua scusa non vale più. Allora, vuoi concedermi questo ballo, Hermione?» domandò nuovamente stringendole le mani sui fianchi.
«Zabini, non sono portata per i balli da sala, mi sembra ovvio»
«Chiamami Blaise, te l’ho detto centinaia di volte in queste settimane!» disse lui, esasperato dall’uso del cognome «E poi non c’è problema: accanto a me sembrerai una ballerina provetta» ridacchiò.
«Non vorrei che ti facessi strane idee in testa, Zabini» esclamò lei, irremovibile e soprattutto memore delle ultime volte in cui l’aveva chiamato per nome, ognuna delle quali lui aveva cercato di sedurla in qualche modo.
«Ma mi piace come pronunci il mio nome» avvicinò le labbra al suo orecchio, passando l’avambraccio dietro la sua schiena e trattenendola contro il proprio corpo «Mi ricorda quando l’hai detto mentre mi baciavi sulla Torre di Astronomia (6)» sussurrò sensuale.
Le gote di Hermione si imporporarono e cercò di divincolarsi dalla sua stretta, inutilmente.
«Zabini, per favore non ricominciare» implorò la ragazza guardandosi intorno per accertarsi che nessuno li stesse guardando.
«Hermione, ti prego» la riccia si bloccò sgranando gli occhi: mai aveva sentito un Serpeverde implorare!
Blaise ridacchiò internamente, soddisfatto del successo della carta che aveva giocato: spingere i Grifondoro a pensare che gli altri potessero redimersi o cambiare spalancava portoni. Anche se, in quel caso, il bel moro non voleva certo aprire un portone!
«Balla con me! E se poi non ti piacerà la mia compagnia, allora ti lascerò andare dai tuoi amici. Ma concedimi almeno una possibilità» terminò la sua opera di convincimento con le paroline magiche che, se ne avvide chiaramente, fecero il loro bravo dovere.
Hermione sospirò e scosse la testa chiudendo gli occhi.
«Sono sicura che me ne pentirò, Zabini...»
«Blaise»
«Oh, d’accordo: Blaise!» sbottò irritata la Caposcuola, arrossendo ancora un poco «Sono sicura che dopo aver ballato con te tornerò subito dagli altri, ma voglio darti questa occasione. Farai il bravo?» chiese.
Con un sorriso smagliante il Serpeverde incrociò le dita dietro la schiena della giovane.
«Sarò un angioletto» le garantì solennemente.
«È proprio questo che mi preoccupa» mormorò la Grifondoro prima che lui le avvolgesse la mano con la propria e la conducesse verso la pista da ballo.
La ragazza si fermò appena fuori dal cerchio di colonne che delimitava il parquet e si guardò intorno per individuare Hilary, ma l’amica sembrava scomparsa. Si chiese se potesse davvero fidarsi di quella Serpe travestita da Grifone: la faccenda delle colonne non la convinceva ancora e aveva paura di fare anche solo mezzo passo in avanti.
Blaise si volse con aria interrogativa.
«Se esplode qualcosa quando salgo sulla pista, io scappo ma tu fai finta di niente, chiaro?» proruppe la riccia, lanciando un’occhiata truce al legno lucido.
Il giovane inarcò educatamente un sopracciglio, poi sollevò un angolo della bocca trattenendo una risata.
«Scapperò via con te, Hermione» promise facendole alzare gli occhi al cielo «Ora andiamo?» le strinse lievemente la mano.
La Grifondoro prese un respiro profondo e sollevò una falda della lunga gonna in taffettà e tulle per poter alzare il piede e posarlo sulla pista. Non appena ebbe compiuto quel passo ed ebbe così oltrepassato le colonne, esse brillarono e il suo vestito, nei punti in cui Hilary l’aveva toccato senza far comparire alcunché di nuovo, si illuminò di centinaia di minuscoli punti luce che decoravano l’abito formando un intricato motivo in fiori che ne seguiva il drappeggio cominciando dal corpino. E Hermione ebbe gli occhi di tutti puntati addosso.
Giusto quello che volevo, grazie Hilary, pensò corrucciata mentre arrossiva.
Dall’altro lato della Sala Grande, la diretta interessata sorrise soddisfatta alzando in suo onore il calice che aveva in mano.
«Merlino, è bellissima»
«Lei non può essere Hermione Granger»
«Voglio sapere chi le ha fatto quel vestito!»
«È quello che hai fatto oggi? Per quello era così tesa?» chiese Ginny tra la moltitudine di commenti che piovevano intorno a loro, sedute comodamente su due poltroncine aspettando gli altri che erano andati a prendere altre bottiglie di Whiskey Incendiario.
«Non le avevo detto cosa avevo combinato né alle colonne né al vestito, quindi non sapeva cosa sarebbe potuto accadere. Ma la sua espressione è impagabile!» ridacchiò l’italiana osservando l’amica che avanzava sul parquet in un fruscio di raso.
«Ma quello è Zabini?!» esclamò la rossa con gli occhi sgranati dallo stupore.
«Sì, be’... le ho detto di accettare il primo che l’avrebbe invitata a ballare, dato che deve far ingelosire tuo fratello, ma... non speravo in un così bel cavaliere» sulle sue labbra comparve un ghigno.
«Mi nascondete qualcosa?»
«Se Hermione vorrà te lo dirà. In ogni caso credo che abbia fatto bene ad accettare, almeno Ronald capirà cosa si sta perdendo»
«Per quello le hai fatto un vestito così bello»
«Esattamente. La gelosia è il metodo migliore per riacciuffare l’uomo traditore»
«Non se tradisce anche lei»
Hilary rimase in silenzio, poi aprì la bocca per ribattere.
«Tu sai cosa fa tuo fratello con Lavanda?»
«No, ma...»
«Allora non si può essere sicuri di quello che si merita. Se Lavanda è riuscita a sedurlo, allora oltre che traditore è un bugiardo»
«Ma...»
«Mi dispiace parlare così di tuo fratello, credimi. Ma aveva assicurato a Hermione che non l’avrebbe mai fatto con Lavanda e che se l’era dimenticata. E dopo nemmeno un’ora le stava appiccicato come una sanguisuga»
«Ma...»
«Hermione non sarà una santa, ma almeno l’ha tradito solo due volte»
«Quindi l’ha tradito?» chiese Ginny un po’ delusa.
«Non che potesse fare altrimenti. Se Zabini ti mettesse con le spalle al muro e ti baciasse cosa riusciresti a fare?»
«Effettivamente è grosso...»
«Appunto, e sono stati solo due baci isolati. In ogni caso avevo detto a Hermione di dirlo a Ron ma poi non l’ha fatto, non so se per paura o altro. Anche perché lei è sempre stata gelosa di Lavanda, quindi aveva paura che glielo portasse via non appena gli avesse detto che aveva baciato Zabini. Ovviamente è quello che è successo, ma quando ha avuto l’occasione di tradirlo del tutto per fargliela pagare, non l’ha fatto! Questo non ti dice niente?»
«Ma ora sta ballando con lui»
«E Ron dov’è finito?» ribatté Hilary.
La rossa distolse lo sguardo.
«So che il filtro d’amore sta perdendo il suo effetto, ma non è che Ron si stia dando da fare per staccarsi dalla piovra. Certo, guarda Hermione, ma intanto bacia Lavanda e chissà cos’altro fanno!» continuò indignata.
«Hai ragione, ma non ho capito la faccenda dei baci...»
«Zabini l’ha baciata una volta sulla Torre di Astronomia e poi non è successo più nulla per un mese. Quando sono... stata male...» la sua voce tremò a quelle parole «...lui l’aveva baciata di nuovo ma non so cosa sia successo esattamente, comunque lei l’ha respinto e subito dopo si è scontrata con Ron e ha deciso di dimenticare totalmente la faccenda perché si è resa conto di non provare niente per Zabini. E due ore dopo tuo fratello era incollato alla faccia della Brown. Hermione intanto aveva trovato Zabini in corridoio e dopo averli visti insieme lui le ha proposto di andare nella Stanza delle Necessità, ma lei gli ha chiuso la porta in faccia» spiegò concisa.
«Wow! Davvero l’ha chiuso fuori?!» esclamò Ginny, entusiasta.
«Eh, già» rise l’italiana «In queste settimane però, lui ha fatto il bravo e non ha tentato di sedurla. E ora le ha solo chiesto di ballare, come buoni amici»
«Non mi sembrano solo buoni amici, sai? Vedi come si guardano?» le fece notare la rossa indicando con un cenno del capo la pista dove i due ragazzi volteggiavano leggeri sulle note del valzer viennese.
In quel momento, Blaise invertì il giro in chiusura e ricominciò con un mezzo giro a sinistra, nella posizione contraria alla linea di ballo. La schiena dritta, il gomito sinistro piegato a un angolo ben marcato mentre stringeva le dita di Hermione e la sua mano destra appoggiata leggera sotto la scapola della ragazza, sulla pelle lasciata nuda dalla scollatura a cuore dell’abito privo di spalline. Poco sotto il suo mignolo cominciavano i nastri che tenevano stretto il corpino sagomato e il giovane doveva utilizzare tutto il suo autocontrollo per non far scivolare il palmo verso di essi e giocarci sensualmente, pensando al momento in cui glieli avrebbe slacciati.
«Alla prossima battuta facciamo un fleckerl naturale» mormorò a fior di labbra, con gli occhi incatenati a quelli nocciola di lei.
Poi cambiò nuovamente la linea di ballo e si scostò da lei, allargando il braccio destro interrompendo il contatto con la pelle della sua schiena ed alzando quello sinistro, girando il polso per farla girare su se stessa.
«Un cosa?!» domandò, non capendo, la riccia finendo la giravolta e ritornando tra le sue braccia.
«Dobbiamo fare dei giri sul posto, ma i passi rimangono gli stessi» spiegò semplicemente regalandole un meraviglioso sorriso.
«O-Okay» balbettò lei.
Quando finirono i sette mezzi giri a destra, la mano sinistra di Blaise strinse quella di Hermione ricordandole di eseguire i tre passi di chiusura; poi mosse il bacino contro il suo per indicarle l’inizio della nuova figura e riprese il volteggio a sinistra, rimanendo tuttavia al centro della pista. La ragazza vedeva chiaramente i volti degli altri studenti che le passavano davanti mentre ballava sul posto, ma decise di non dar loro peso e di pensare solo ai passi, più complicati del previsto, che doveva fare.
Ancora, la mano che Blaise teneva sotto la sua scapola si allontanò un poco e lui sollevò di qualche centimetro il gomito che sosteneva il suo, premendo contro di lei il busto e il bacino per poi riabbassare il braccio destro tornando con la mano sulla sua schiena per sorreggerla. Ma le abbandonò le dita della destra, perciò Hermione, non sapendo cosa fare con quella mano, gliela appoggiò sul petto mentre si inclinava all’indietro, fidandosi della presa del moro che la guidò più verso la sua sinistra mentre si bilanciava con le gambe per non cadere facendo il casché. (7)
La musica finì in quel momento, come se avessero calcolato ogni istante nel dettaglio; il Serpeverde fece forza con il palmo della destra per sollevarla e la ragazza tornò in posizione verticale, ben piantata sui tacchi. La mano indugiava dove l’aveva posata pochi secondi prima, era come se non rispondesse al comando del suo cervello di battere in ritirata: rimaneva abbandonata sul petto del moro, e Hermione stessa non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle iridi cobalto.
L’aria che usciva dalle labbra socchiuse di lui le solleticava la fronte, e i ciuffi ribelli fuggiti dall’elaborata acconciatura che aveva scelto ondeggiavano al ritmo del suo respiro. Inconsciamente gli stava fissando la bocca e, come per un riflesso spontaneo, i suoi denti andarono a torturare il labbro inferiore.
Blaise deglutì e avvicinò il proprio viso al suo, circondandole la vita con il braccio libero e stringendole l’altro intorno alle spalle. Erano al centro della pista ed era pienamente consapevole della gente che li stava osservando allucinata. Ma non gli poteva importare di meno, in quel momento. Al diavolo la reputazione, al diavolo l’essere un Purosangue, al diavolo i suoi amici che magari l’avrebbero deriso per le settimane seguenti: aveva una dannata voglia di baciare quella splendida donna che aveva davanti e l’avrebbe fatto.
La strinse a sé e la Grifondoro alzò gli occhi dorati su di lui. Per un attimo, il moro rimase abbagliato e si fermò; ma quando lei gli afferrò la cravatta e lo attirò verso il proprio volto, lui non si ribellò e decise di vedere cosa avrebbe fatto. Poi sentì la consistenza della mascherina grattargli lievemente lo zigomo e chiuse gli occhi per ascoltarla.
«Se vuoi baciarmi, Blaise, non farlo davanti a un pubblico» gli sussurrò all’orecchio per poi lasciargli una lievissima traccia di rossetto sulla guancia, liberarsi dalla sua presa e scendere dal parquet, facendolo rimanere di sasso.
Questo è sadismo, pensò abbacchiato mentre cancellava l’espressione stupita dal viso e ritornava verso i divanetti che i Serpeverde si erano accaparrati.
In un angolo della Sala Grande, due occhi azzurri come il cielo si assottigliarono seguendo la camminata del giovane e poi volarono verso il tavolo del buffet, dove Hermione si era servita di una buona dose di Burrobirra.
«Ron-Ron, che cos’hai? Chi stai guardando?!»
«Nulla, Lavanda... Mi sembrava solo... niente»
«Sai che puoi dirmi tutto, Ronnuccio! Sono la tua ragazza!» esclamò disperata la bionda, capendo subito su chi era fisso il suo sguardo.
«Tranquilla non è niente, davvero» la rassicurò lui, tornando a guardarla con i soliti occhi spenti che lo caratterizzavano da quasi tre settimane, ad eccezione delle rare volte in cui si spostavano sulla Caposcuola Grifondoro.
«Oh, Ron-Ron!» trillò la Brown, felice di poterlo avere ancora «Andiamo via? Questa festa è un mortorio e non mi hai nemmeno fatto ballare!» si sedette sulle sue gambe e il rosso le avvolse automaticamente i fianchi con le braccia «Andiamo nella Stanza delle Necessità a divertirci un pochino?» domandò in un sussurro malizioso.
Ronald annuì meccanico ed entrambi si alzarono per dirigersi fuori dal portone della Sala Grande. Per un secondo Weasley si voltò e lanciò un’occhiata al tavolo delle bevande: una parte del suo cervello e del suo cuore, che si era come assopito negli ultimi tempi, notò che accanto a Hermione era arrivata Hilary e fu sul punto di sorridere e di tornare da loro. Ma ebbe un sussulto e subito lo sguardo smise di essere vivo, la mente ritornò alla bionda che lo stava aspettando e il cuore si rimise nell’angolino dove il filtro lo aveva riposto. Dopodiché si voltò e seguì Lavanda.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTES:
 

  1. L’armadio saggiamente ampliato da Hilary è dotato del famoso Incantesimo Estensivo Irriconoscibile (quello della borsetta di perline di Hermione, tanto per intenderci).
  2. Puramente inventato grazie a un suggerimento della mia consulente-Beta Ilaria; non so se le Feste di Halloween fossero a ingresso limitato nei libri della Rowling ma diciamo che è una licenza poetica.
  3. “Abbasserà subito le armi” (Seneca, La Provvidenza): ringrazio mio fratello per aver studiato latino con i testi a fronte perché ero nel panico alla ricerca di una parola d’ordine decente e che potesse andare bene con la situazione di Hermione con Lavanda e Ron, e aprendo a caso tutti i suoi libri di latino (Seneca in primis) siamo andati a fortuna: la frase l’ha letta lui e io mi sono appropriata del libro ^^
  4. Non ricordo se la Rowling lo dice, però mi sembra troppo facile! Gli abiti dei maghi si possono riparare con la magia, come tenta di fare Ron al quarto anno prima del Ballo del Ceppo (con scarsi risultati, ma dopotutto è Ron, il tenero imbranato! :) ) ma se ci fosse questa opzione anche con i tessuti Babbani sarebbe troppo semplice per un mago che vive tra i Babbani. O almeno io la penso così.
  5. Riferimento al primo anno e a Ron quando Hermione pietrifica Neville (quando stanno andando a recuperare la Pietra Filosofale) e lui le dice che a volte è terrificante, anche se è bravissima.
  6. Ovviamente Blaise allude al capitolo quattro ^^
  7. Bene, descrivere il ballo è stato un parto! Devo ringraziare il fidanzato di un’amica per avermi dato le dritte, o meglio avermi descritto un video di valzer viennese, e avermi spiegato come cavolo si danza un valzer viennese e come si fanno le figure che ho descritto. Se avete dubbi o perplessità credo che Wikipedia sia molto più informata di me in materia, ma io ho preferito affidarmi a uno che ha fatto ballo da sala per anni! Spero solo di essere stata degna, ma se qualcuno ne sapesse di più e volesse correggermi in qualche descrizione è la beneaccetta!

 
I vestiti descritti sono questi:
Hermione:
http://www.facebook.com/media/set/?set=a.264060876987167.64126.100001497715168&type=1#!/photo.php?fbid=264060913653830&set=a.264060876987167.64126.100001497715168&type=3&theater
 
Hilary: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=263967786996476&set=a.263967720329816.64097.100001497715168&type=1&theater
(perdonatemi per l’utilizzo dell’account del GdR ma stavo diventando matta e non ho più trovato, in ogni caso, la foto originale e quindi il link L )
 
 
 Inoltre mi scuso se non si legge tutto ma non so cosa stia succedendo all'editor o al mio computer, ma dopo un centinaio di tentativi andati a vuoto mi sto stufando! Scusatemi :(
Sperando che vi sia piaciuto questo capitolo e che il ritardo sia valso a qualcosa, colgo l’occasione di augurare a tutti voi un Buon Natale!! E nel caso non mi venga qualche strana idea di lasciare perdere lo studio e dedicarmi a una one-shot breve su qualcun altro (nel qual caso potrei rischiare la morte se non supero quegli stramaledetti esami!) vi auguro anche un Felice Inizio Anno Nuovo! :)
Baci!
AnnaWriter
 

   
 
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