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Autore: tinatinae    17/12/2011    7 recensioni
"A quell’ unica, piccola parola, Blair lasciò cadere il capo sulla sua spalla, gli occhi chiusi, la mano stretta in quella di lui, calda e sicura. Sì, sarebbe andato tutto bene."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Quinta stagione
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Sorridevano,  sorridevano come due bambini la mattina di Natale.
Chuck e Blair, mano per mano in un’auto in corsa con i visi illuminati non solo per via dei flash dei paparazzi che li circondavano.
Le bugie di una vita sembravano dissolversi in quelle poche parole dette col cuore, che Blair era finalmente riuscita a dire dopo mesi travagliati da inutili dubbi.
Era lui l’uomo che amava e che sempre avrebbe amato, era lui quella persona di cui non poteva fare a meno: musica per le orecchie di Chuck che era riuscito a sopravvivere senza di lei dopo essersi ridotto a farsi picchiare in un vicolo.
Con lei al suo fianco era come tornare a vivere per qualcosa, per qualcuno;  trovare il perché dei suoi respiri. 
Si fissavano ininterrottamente, quasi fossero gli innamorati di un dipinto antico che l’azione del tempo non poteva rovinare.  Solo uno scossone improvviso della vettura interruppe quella magia:
 “Ehi tu, rallenta! Non vorrai mica farci ammazzare!” gridò Blair, portando istintivamente la mano sul ventre.
La macchina frenò di colpo, pochi passi sull’asfalto umido e la portiera si aprì: “Andatevene ora, nascondetevi!” Con espressione preoccupata l’autista aiutò i due a scendere e tornò di fretta sulla macchina.
Chuck prese Blair per mano e si nascosero dietro un gruppo di alberi sul lato della strada, aspettando il passaggio delle moto che poco prima erano riusciti a seminare.
 “Tutto ok? Ora chiamo Arthur, sarà qui in 10 minuti” disse Chuck, mettendo il suo cappotto sulle spalle di Blair, tremante.
“Tutto questo è pazzesco … Se mai dovessero venire a sapere … “
“Non lo faranno, stai tranquilla. Ho tutto sotto controllo, parlerò con lo staff delle Bass Industries che metteranno tutto a tacere.
Lo sai che di me ti puoi fidare” sorrise e  le stampò un bacio sulla fronte, sapeva che ciò la faceva stare tranquilla.
I minuti passavano e, per quanto caldo e avvolgente, l’abbraccio di Chuck non bastava a riscaldarla. “Chuck, questo rifugio in mezzo alla natura è molto romantico, mi manca solo una lunga vestaglia da ninfa dei boschi e una ghirlanda di fiori tra i capelli. Per favore però, possiamo andarcene ora? Ho freddo e le mie dita oltre che gonfie stanno diventando pure rosse come delle salsicce. Che traffico può aver trovato Arthur su queste strade deserte? Una mandria di bufali provenienti dalle riserve indiane?” disse Blair, chiaramente innervosita.
“Noto con gioia che neanche il freddo riesce a frenare la tua vena umoristica” disse Chuck, lanciandole quel suo solito sguardo che la irritava tantissimo.  
Blair sbuffò e sorrise subito dopo, ma soprattutto ne disse di tutti colori al povero Arthur non appena mise piede sulla limousine.
“Dove siamo diretti Signor Bass?” disse guardando Chuck dallo specchietto. “Portaci al JFK, Arthur.”
“Allora, dove andiamo di bello? Asia? O sud America?” disse Blair con un tono decisamente più sereno mentre si arricciava sotto il braccio di Chuck.
“La Svizzera deve essere una meraviglia verso Natale” disse lui sorridendo dolcemente, mentre con la mano giocava con i suoi capelli.  
Blair ci mise ben poco ad addormentarsi, infatti arrivati all’aeroporto Chuck dovette svegliarla ed era un peccato: era così carina mentre dormiva, aveva passato buona parte del tempo ad osservarla mentre ronfava con un bel sorriso stampato sulla faccia. Iniziò a baciarle delicatamente la fronte e sbadigliando, Blair si svegliò.
“Signor Bass, ci sono i fotografi all’entrata.”
“Lasciaci qui nel parcheggio e prova a distrarli, Arthur”
“Da quando in qua sei esperto in queste cose? Da Chuck Bass a James Bond? Ogni giorno è una sorpresa!” Blair scoppiò in una sonora risata che Chuck fece smettere con un bacio: non la baciava da così tanto tempo, doveva recuperare.  
Scesero dalla limousine e rimasero accovacciati tra due macchine guardando Arthur passare davanti ai paparazzi i quali iniziarono subito a seguire la vettura, manco ci fosse Justin Bieber senza mutandine.
Quando tutti se ne furono andati, senza dare nell’occhio entrarono nell’aeroporto, mano per mano. “Sono ... eccitata!” Quasi urlò Blair, stringendo la mano intorno al braccio di Chuck.
 “Blair per favore, non qui in mezzo alla sala d’attesa, suvvia.” Blair gli tirò uno schiaffo sulla spalla: “Sei il solito maiale. Volevo solo dire che è tutto così emozionante … Questa fuga al chiaro di luna, la nuova vita che ci attende, io te e il bambino. Soltanto noi in un paese dove nessuno sa chi siamo.” Chuck avvertì una certa malinconia in queste ultime parole di Blair. Sapeva che la novità la spaventava, odiava che le cose non andassero secondo i suoi piani.
“Andrà tutto bene, vedrai”. Anche Chuck era spaventato, ma non lo dava a vedere, doveva essere coraggioso per lei e per loro.
“Devo assolutamente andare in bagno, vieni” Blair strattonò Chuck per il braccio e lo condusse a forza verso le toilettes.
 “Entra con me!”
“Blair, è il bagno delle signore.”
 “Beh, che perspicacia, muoviti!” Lo tirò a sé e chiuse la porta.
“Blair, hai davvero intenzione di urinare … Davanti ai miei occhi?”
“No idiota!” Non ebbe neanche il tempo di finire questa frase che si lanciò al collo di lui, iniziando a baciarlo.
“Blair, davvero, non mi sembra il caso. Dobbiamo andare, non dovr-” un bacio dopo l’altro, Blair non gli lasciò possibilità di replicare.
“Tu … Tu non hai idea di cosa voglia dire essere incinta e non avere … Qualcuno come te che soddisfi i bisogni di una donna … Come me!” Blair riprese a baciarlo ininterrottamente, quasi ricevesse più ossigeno ad ogni schiocco delle sua labbra sulla bocca di lui.
“Per quanto la cosa ora mi ecciti, ci troviamo nel luogo sbagliato al momento sbagliato, come sempre.” Disse Chuck, che con fare impacciato cercava una via di fuga tra la pressione di Blair e il muro della toilette che sembrava sempre più stretta.
“Chi sei tu? Dov’è Chuck Bass? Fino all’anno scorso lo avresti fatto anche sul lavandino. Oh, beh …” Blair scoppiò a ridere, di nuovo. Questa fuga la elettrizzava e non poco. Chuck non riuscì a trattenere un a piccola risata.
“Andiamo dai, ti prometto che appena arriveremo a destinazione  non ti pentirai di esserti trattenuta ora.” Concluse, facendole l’occhiolino senza immaginare di aver così peggiorato le cose.
“… Motherchucker! Lasciami almeno fare pipì.” Si lamentò Blair, che continuava a guardarlo arrabbiata, quasi fosse una bambina privata della sua bambola preferita.
“Ti aspetto alla porta.” Chuck non poteva fare altro che guardarla con tenerezza. Uscì dal bagno e chiamò Nate, il quale nel frattempo era tornato al party.
“Ehi, amico, tutto bene? Qui si sono calmate le acque per ora, la stampa se ne sta andando. Per qualche settimana non dovreste tornare qui, i paparazzi resteranno nei paraggi.”
“Sì, immagino. Io e Blair stiamo per partire per la Svizzera, pensaci tu ad avvertire Serena e gli altri, potresti? Vi daremo notizie il prima possibile”
“Certo, non c’è problema. Ci sentiamo, man e fai attenzione.”
Ah Nate, era sempre lì per loro. Chuck sorrideva al pensiero dell’amico preoccupato per lui. Nella sua mente presero forma scene di un’infanzia vissuta insieme, le prime feste con Blair e Serena, le litigate con Carter e i primi spinelli. Ora quasi aveva paura al pensiero di Nate senza di lui, se la sarebbe cavata? Nel bene o nel male erano sempre rimasti vicini, questa era la loro prima e vera separazione. Il ticchettio delle scarpe di Blair sul pavimento lucido lo distolse da i suoi pensieri.
“Bene, ora possiamo andare. Spero tu abbia prenotato i biglietti in prima classe.”
“Biglietti? Ho prenotato un jet, Blair.” Blair gli sorrise e si avviarono al gate.
Senza dare nell’occhio si fecero velocemente strada tra interminabili filee di passeggeri e bagagli. Arrivarono all’uscita dove il jet delle B.I. aveva appena acceso il motore. Chuck prese in braccio Blair e la fece salire, poi salì anche lui e si accomodò di fianco a lei sul sedile di pelle color panna.
“In massimo 5 ore saremo a destinazione, giusto in tempo per la colazione.” Disse Chuck con il tono più dolce possibile per tranquillizzare Blair, la quale continuava a guardare le luci dell’aeroporto dal finestrino e arricciarsi i capelli con le dita, freneticamente. Era nervosa e spaventata.
“Bene, dicono che anche la Svizzera sia famosa per i suoi macaroons …”
Si girò verso di lui e finse un sorriso. Chuck notò il suo sguardo, perso.
“Cosa devo fare per farti sentire al sicuro?” disse lui, appoggiando la mano destra sulla sua mentre la portava a sé con il braccio.
“Mi ami?” Disse lei, cercando negli occhi di Chuck la risposta che in cuor suo conosceva già. “Sempre.”
 A quell’ unica, piccola parola, Blair lasciò cadere il capo sulla sua spalla, gli occhi chiusi, la mano stretta in quella di lui, calda e sicura. Sì, sarebbe andato tutto bene.
  
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