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Autore: Pleasance Carroll    17/12/2011    1 recensioni
ciao a tutti!
questa storia parla di tutti i personaggi del Ciclo ma principalmente di Murtagh che, inviato da Galbatorix a sterminare dei ribelli per ottenere degli Eldunarì, pensa di averli uccisi tutti ma...presto si ritroverà tra le mani l'unica superstite di quel popolo decisa a vendicarsi. Nessuno dei due sa però che la reciproca vicinanza è in grado di spingerli al limite...
spero vi piacerà metto il rating arancione per precauzione.
fatemi sapere che ne pensate
marty23
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 24

L’angelo salvatore

 

Isis si era concessa qualche ora, per contemplare e carezzare la perfetta, bianchissima armatura di suo padre, nella speranza di trovare un nuovo legame con lui, poi, aveva tenuto tra le mani Vrangr, sfiorandola quasi con timore, come fosse stata sacra. Aveva seguito, con i polpastrelli l’intera fisionomia della lama candida, dai riflessi iridescenti, ed in seguito aveva fatto lo stesso con l’elsa, -sormontata da un diamante tagliato come fosse stato una rosa- in argento cesellato, a ritrarre la forma di un drago, che sembrava avervi attorcigliato la coda attorno; trattenendo per tutto il tempo il respiro, emozionata.

Ora, dopo essere tornata a terra ed aver rubato una cavalcatura, aveva nascosto tutta l’armatura del padre, dividendola in pezzi, in uno zaino di fortuna, e in un paio di sacche che aveva legato lungo i fianchi del cavallo. La spada di Vrael, invece, le batteva contro una coscia, legata al fianco, ed Isis, ad ogni contatto, non riusciva a fare a meno di immaginare che forse, le pacche d’incoraggiamento da parte di suo padre, per l’impresa che stava per intraprendere, sarebbero state uguali.

 

La Dark Angel aveva la strana sensazione che per l’Eldunarì del drago di Vrael, la scoperta che la ragazza fosse figlia del suo Cavaliere, avesse significato molto, perché gli pareva sentisse che il loro legame si era fatto più saldo. Poteva, infatti, solo in quell’ottica spiegarsi l’intenso vigore con cui il suo maestro dava fondo alle proprie energie per trasmetterle a lei, ed al cavallo, che, portando entrambi, sembrava volare attraverso le immense pianure di Alagaesia.

Isis era anche meravigliata del fatto che, nonostante le dolci premure che il cuore dei cuori aveva nei suoi confronti, sembrava anche aver cambiato atteggiamento: durante quei duri giorni di viaggio, infatti, la spronava ad andare sempre avanti, persino di notte, fermandosi solo quando capiva che era strettamente necessario. In quel modo raggiunsero il Surda in poco meno di dieci giorni.

 

Mettere di nuovo piede nell’accampamento dei Varden fu, per Isis, un’immensa gioia, perché, nonostante avesse in nervi tesi per il timore di scoprire la brutta notizia che Nasuada le aveva annunciato- oltre al fatto che riuscisse addirittura a sentirne l’odore, nell’atmosfera triste che aleggiava tra tutte le tende- si fermò comunque a salutare quante più persone potesse, poiché finalmente era tornata a percepire quel posto come un luogo popolato da amici.

Non appena giunse al padiglione rosso del comando, si rese conto che sarebbe stato inutile entrare, dal momento che tutti coloro che avrebbe dovuto incontrare, si erano precipitati fuori, (ed agli occhi della ragazza somigliavano quindi, terribilmente ad uno strano corteo funebre)- quasi la negatività di quella ignota notizia fosse ancora più pesante, insostenibile, in un luogo chiuso.

Quando la riconobbero- aveva infatti, avuto immediatamente la premura di lasciar cadere il cappuccio del mantello sulle spalle- le parve che una ventata di luce e speranza si fosse diffusa tra quella piccola folla, vivificandola.

Isis cercò di apparire rassicurante mentre avanzava, sorridendo a tutti: ai dodici elfi guidati da Blodhgarm- che se ne stavano un po’in disparte; a Roran, cui la moglie stava carezzando piano i capelli, cercando un modo per scacciare quell’espressione mesta dal suo viso; a re Orrin, ed a Nasuada, che sembrava essersi spenta, gli occhi vitrei, pieni di decine di fantasmi e preoccupazioni.

In ultimo, percorrendo l’immensa sagoma cerulea di Saphira con lo sguardo, ne studiò velocemente il grosso muso e, trovandolo rigato di lacrimoni, comprese ogni cosa, con orrore.

Sforzandosi comunque di non cadere preda del panico, si fermò dinnanzi a loro salutandoli rispettosa.

-         Grazie per essere venuta, Isis.- esordì Nasuada, la tensione che le correva sotto la pelle era palpabile, ma la Dark Angel trovò ammirevole che quella donna, poco più grande di lei, continuasse a mostrare coraggio, dandosi un contegno quasi regale.

Mormorando che, in quanto Dark Angel, e loro amica, si sarebbe volentieri resa utile di nuovo, la ragazza le sorrise. Poi, salutandola come le avevano insegnato gli elfi, si volse verso la dragonessa, spalancandole la mente.

Le sembrò di essere sul punto di soffocare quando percepì l’immenso, straziante dolore che dilagava nel cuore di Saphira, che la travolse come una marea.

Salute, Saphira Squamadiluce. Cos’è questo spettro di tristezza che percepisco aleggiare qui? Le chiese formalmente.

Isis, ti ringrazio per esserti precipitata qui, al nostro fianco. Lascia che ti spieghi : a seguito della conquista di Belatona, io ed il mio piccolo abbiamo volato insieme… lontani dai dodici elfi il cui unico compito è … era vegliare su di me e su di lui. La tempesta imminente alleviandoci dal peso di tutta la morte che avevamo causato, ma forse mi ha addirittura resa cieca… perché non sono riuscita a rendermi conto che Murtagh era con noi nascosto… almeno no finchè il suo cuccioletto folle non è mi è planata addosso dalla coltre di fumo…abbiamo lottato, accanitamente, mentre i lampi rischiaravano tutto, ma Eragon ha perso le sue energie presto, visto che quel traditore aveva con sé molti Eldunarì ! E così, quando è scivolato dalla mia sella, svenuto, Murtagh lo ha catturato. Io sono riuscita a mettermi in salvo, come mi ha ordinato il mio Cavaliere, ma… è stata tutta colpa mia non avrei lasciato cadere nelle  mani di quel traditore! E ora, chissà cosa gli succederà ? Sara tutto per colpa mia ! Povero piccolo mio !  Saphira si era aperta completamente con lei, ed il fatto che fosse straziata, sconvolta, traspariva da ogni parola : sembrava quasi che stesse rivivendo l’accaduto attraverso le sue stesse parole. Grattò nervosamente il terreno con gli artigli, e frustando l’aria con la coda ruggì adirata con se stessa perciò che avrebbe potuto subire il suo Cavaliere. Isis vide che stava lasciando, pian piano che il terrore la divorasse.

La Dark Angel gettò un’occhiata a Nasuada, per lasciarle intendere che aveva capito come mai avesse fatto si che fosse Saphira a raccontarle tutto tramite un contatto mentale; e no le aveva parlato lei stessa : se infatti la voce di rapimento di Eragon si fosse diffusa nell’accampamento dei _Varden sarebbe sceso il panico, e forse l’esercito si sarebbe sgretolato, decretando così  la definitiva sconfitta dei ribelli, prima di arrivare a Dras-Leona.

Tornò a voltarsi risoluta, verso la dragonessa dalle squame lucenti, e le fece una fugace carezza sul muso cercando di trasmetterle la sua convinzione che dovesse incolparsi di quell’accaduto, mentre incatenava quegli occhioni blu ai propri, incendiati di una fiamma di determinazione che era dilagata fino al cuore.

C’è un solo posto dove Eragon può essere portato: Uru Baen. Se sei disposta ad accogliermi sul tuo dorso , partiremmo subito.

Ti prometto che salveremo il tuo Cavaliere, e lo riavrai indietro sano e salvo. Le giurò , col cuore che pulsava potente nel petto scandendo i battiti come un tamburo di guerra.

Saphira rimase per qualche attimo a studiare quell’umana esageratamente coraggiosa per essere un’umana- ai suoi occhi – o forse un po’folle.

Perché stai facendo questo, Isis ? Non fraintendermi, sono onorata di avere una compagna come te al mio fianco , per compiere questo salvataggio folle…. Non avevi detto di aver fatto tutto ciò che potevi, per i Varden? La interrogò la dragonessa perplessa.

E’ vero, l’ho detto – esordì, come se avesse ammesso una colpa – ma la missione primaria dei Dark Angel è sempre stata la salvaguardia dei Cavalieri e dei Draghi, anche a costo del sacrificio della propria vita quindi , intendo onorare le sagra tradizioni del mi popolo e rendermi utile per voi e per tutta Alagaesia. Anche perché sono in debito con voi due dal momento che avete rischiato la vita per salvarmi la vita giorni fa.  Le spiegò, ed in quel momento Saphira percependo la sincerità di quelle parole ruggì con possanza, rinvigorita, riuscendo quasi a far tremare la terra sotto le proprie zampe.

I dodici Elfi capitanati da Blodhgarm, che avevano capito le intenzioni della ragazza piegarono i muscoli dei corpi flessuosi, pronti a seguirla.

Ma Isis li fermò, sollevando una mano, col palmo aperto davanti a sé e disse:

-         No, voi resterete qui.- E, nel frattempo legò svelta le sacche contenenti parte dell’armatura di suo padre, alla sella di Saphira che, letteralmente fremeva per spiccare il volo.

-         Cosa?!- protestò Blodhgarm, e la folta pelliccia blu sulla sua schiena si rizzò come il pelo di un gatto.- Il nostro compito è proteggere Eragon e Saphira…-

-         E l’avete sempre svolto bene.- lo interruppe la ragazza, con tono pratico- Ma questa volta devo andare io assieme a Saphira. Non voglio mancarvi di rispetto, Alfya, ma lo faccio perché conosco Uru Baen come le mie tasche. E perché, credo, che la presenza di dodici elfi potrebbe…dare nell’occhio.- in seguito, dopo aver sostenuto lo sguardo adirato di Blodhgarm, rivolgendosi ancora a lady Nasuada, la informò:

-         Non temete: non lascerò che ad Eragon e Saphira accada…nulla. Partirò immediatamente. Col tuo permesso, lady Nasuada.- e, così dicendo, si issò, fino a sedersi sulla sella della dragonessa, con una serie di movimenti attenti, ma fluidi.

-         Aspetta.- la fermò il capo dei Varden.- Sei arrivata ora, dopo un viaggio che sicuramente sarà stato estenuante. Non vuoi rifocillarti?- le domandò, sinceramente preoccupata per lei.

Isis si sentì confortata, udendo quelle parole. Adesso era sicura che quel posto pullulasse di persone degne di essere chiamate “amici”: Nasuada, era veramente, sinceramente preoccupata per lei, tanto da non curarsi affatto degli sguardi biechi che gli elfi lanciavano al suo indirizzo; ed Elva, che sotto lo spesso strato di apparente ostilità, aveva dimostrato di essere in grado di mostrare affetto, e soprattutto un forte attaccamento nei suoi confronti; ed infine, c’erano Saphira ed Eragon, così teneramente legati l’uno all’altra, da riuscire a commuoverla ogni volta.

La Dark Angel sorrise a Nasuada, dall’alto della groppa di Saphira, ma il sorriso non contagiò gli occhi, la cui espressione rimase ferma, anche se non dura.

-         Un solo secondo può fare la differenza tra la…vita e la morte di Eragon.- sentenziò la ragazza, abbassando la voce perché non tutti sentissero l’ultima parte della frase.

Quindi, considerando quelle parole come una sorta di commiato, Saphira dispiegò le ali possenti con un rumore lieve, simile al morbido fruscio di pelle che sfiora altra pelle. Il movimento creò un vortice d’aria silenzioso che si propagò come una serie di onde in uno stagno. E, mentre tutti si bloccavano per guardare quello spettacolo, Isis percepì l’aria che le premeva sulla faccia, per via del vigore con cui la dragonessa si era staccata dal terreno.

 

La Dark Angel dalla pelle color nocciola aveva spiegato più volte a Saphira la planimetria del palazzo di Galbatorix durante i due giorni di viaggio che avevano condiviso insieme, per giungere ad Uru Baen.

Era notte fonda- una notte di luna nuova tremendamente buia- quando Isis, sorridendo per il favore delle tenebre, nascose il viso nel cappuccio del proprio mantello, un attimo prima di ripetere ancora una volta alla dragonessa che si sarebbero ritrovate dopo poche ore nel Giardino- per atterrare nel quale, però, avrebbe atterrare e zittire Castigo-; e poi scomparve, sotto il mantello delle tenebre, diretta alla Tana del Lupo.

 

Sembrava un’ombra, Isis, mentre avanzava lesta nei corridoi del palazzo di Galbatorix. Nessuno sembrava vederla- alcuni le passavano addirittura accanto, come se lei fosse stata invisibile- né udirla, mentre lei continuava a cantilenare incantesimi(che Murtagh stesso le aveva insegnato) per bloccare la rete di sortilegi di cui le prigioni erano intrise; e far sì che non venisse percepita.

Dopo decine di passi sicuri, la ragazza si bloccò, poiché i dubbi iniziavano a divorarle la mente: come avrebbe fatto a scoprire in quale cella era detenuto Eragon? Era vero che conosceva a fondo Uru Baen, ma il favore di quella temporanea invisibilità, non sarebbe durato a lungo. Avrebbe avuto poco tempo, per controllare troppe celle…

A combattere la paura che la stava paralizzando, come un fulmine a ciel sereno, nella testa della Dark Angel si fece prepotentemente largo un’idea. Quindi, lievemente noncurante- nonostante continuasse a tremare appena- aprì piano la mente, per sondare le presenze che erano eventualmente accanto a lei, o nelle vicinanze.

Muovendosi come fosse stata cieca, arrivò a posare il palmo della mano sulla parete di una cella leggermente diversa dalle altre…e dopo averla riconosciuta come la cella in cui era stata detenuta durante il secondo periodo della sua prigionia, dove aveva inoltre incontrato la figlia e l’amante di lord Hunyad; sorrise appena, ma il sorriso svanì subito, non appena percepì due menti sveglie all’interno di essa, una delle quali, sarebbe stato per lei impossibile non riconoscere, persino in una folla: poiché apparteneva a Murtagh.

D’istinto serrò le dita attorno all’elsa dello Specchio dell’Anima, accecata da un’improvvisa furia, infine, facendosi forza, dopo una serie di profondi respiri ad occhi chiusi, si convinse a spalancare quella porta ed a varcarne la soglia, con passo sicuro.

 

-         Povero ingenuo fratellino! Ti ostini a non credere a Galbatorix, convinto che la tua dragonessa ti salverà; ma non hai ancora capito che ti ha abbandonato? E credo abbia fatto la cosa migliore, dal momento che, se il re dicesse vederla, sarebbe condannata anche lei, al tuo stesso destino.- stava dicendo Murtagh, rude, amaro.

Isis, aprendo la porta quel tanto che bastava per passare, ma senza essere scoperta; lo trovò seduto a terra, con la schiena contro il muro, le gambe raccolte al petto; in modo da poter guardare bene in faccia Eragon, che era incatenato alla parete opposta, il petto completamente nudo e pieno di ferite, percorso da involontari spasmi di dolore, il viso spaventosamente tumefatto, e visibilmente sofferente.

-         Mi fai ribrezzo, Murtagh.- Esordì la Dark Angel, a quella vista. La sua voce, che parve tuonare nel silenzio di quella lugubre stanza, fece sobbalzare entrambi i fratelli, che si voltarono verso il buio attraverso il quale lei aveva parlato.

Isis emerse dall’ombra lentamente, contemplando dura, con una postura rigida, lo sguardo sbalordito di Murtagh fisso su di lei.

-         I-Isis…- sussurrò, agghiacciato, come se avesse visto un fantasma, eppure allo stesso tempo speranzoso. Si staccò dal muro e finì praticamente in ginocchio ai suoi piedi: ai suoi occhi, la donna che gli stava davanti, irradiando forza e determinazione da ogni fibra della sua pelle; sembrava una dea vendicatrice, venuta solo per giustizialo.

-         Mi fai ribrezzo.- ripetè- Questo tuo provare un piacere perverso nell’umiliare le persone, non ti rende degno del titolo di Shur’tugal.- lo rimproverò, aspra, mentre cercava di concentrarsi anche sul respiro affannoso di Eragon, anche se abbastanza distante da dove si trovava lei in quel momento.

Il figlio di Morzan chinò la testa, e i ricci gli  celarono gli occhi, a nascondere la lacrima che gli brillò sulla guancia. Cauto, eppure con necessità- come se fosse stata la sua unica ancora di salvezza- afferrò un lembo della semplice tunica che Isis indossava, e mormorò, con il tono di chi avesse avuto l’urgenza di togliersi un enorme peso dalle spalle:

-         Ti prego…Isis…ho bisogno del tuo aiuto.- implorò.

Per un secondo, nella cella, tutti, trattennero il respiro.

Eragon distolse educatamente lo sguardo, per concedere loro un po’ d’intimità; ma, né il Cavaliere né la Dark Angel se ne accorsero, dal momento che la reciproca vicinanza, il dover stare l’uno al cospetto dell’altra, di nuovo, li aveva assorbiti totalmente, incatenandoli insieme attraverso una strana elettricità, che aleggiava nell’aria. Sia per l’uno che per l’altra in quel momento non esisteva nessun altro, all’infuori di loro due, in tutta Alagaesia.

Isis non riusciva a credere alle proprie orecchie, le sembrava impossibile che Murtagh, il Cavaliere solitario al quale era stata vicina per qualche tempo, avesse chiesto aiuto. Non riusciva a credere, soprattutto, che avesse chiesto il suo aiuto.

Le ginocchia della ragazza tremarono mentre si chinava lentamente su se stessa, fino ad arrivare all’orecchio di Murtagh, sfiorandogli il collo con i capelli, per bisbigliare:

-         Anche io ho bisogno del tuo aiuto…-

Il ragazzi sollevò la testa piano, come se stesse assaporando ogni momento di quell’attimo senza tempo e, mettendosi in piedi, strinse le mani di Isis tra le proprie, mentre osservava ammirato i tratti del suo bel volto, che mutarono- ai suoi occhi- in quelli di un angelo salvatore.

-         Farò qualsiasi cosa…- le promise, con una nota di disperazione nella voce roca.

-         Aiutami a liberare Eragon…ed a portarlo in salvo.- fece, decisa, gli occhi verde acqua brillarono intensamente.

Isis e Murtagh erano l’uno davanti all’altra ora, le mani intrecciate- come se i loro corpi fossero stati l’uno la continuazione dell’altro- ad ormai meno di un metro dalle catene che costringevano il Cavaliere di Saphira a stare in piedi, con le braccia fastidiosamente, costantemente sollevate sopra la testa.

Murtagh rimase interdetto per un attimo, ed abbassò gli occhi, cincischiando.

La Dark Angel sapeva di aver toccato un tasto dolente, e le sembrò che, ora che avevano perso il contatto muto, che c’era stato tra loro fino ad un attimo prima; l’uomo, il suo uomo, volesse ritrarsi indietro, preferendo farsi sovrastare dal mare opprimente della schiavitù; un mare nel quale- sentiva la ragazza- sarebbe annegato, se lei non avesse al più presto teso una mano verso di lui per offrirgli aiuto.

Così, approfittando del fatto che il figlio di Morzan non aveva sottratto le mani dalle sue, le strinse, con vigore e, decisa a non abbandonarlo, con veemenza disse:

-         Ascoltami, Cavaliere: vuoi restare per sempre uno strumento nelle mani di un folle, oppure vuoi lottare per la tua libertà ?-

-         Non posso lottare, non contro di lui, perché, a causa di ciò che gli ho permesso di farmi, non sarò mai libero. Poi, l’hai detto tu stessa, poco fa, che non sono degno del titolo di Shur’tugal.- sibilò, risollevando la testa di scatto, adirato ed allo stesso tempo, triste.

-         Dimostrami che mi sono sbagliata, Murtagh! Ribellati!- gli urlò allora, contro, per spronarlo.

Murtagh quindi, sciolse l’intreccio delle loro mani e rimase, per alcuni, interminabili attimi, muto, ad occhi chiusi.

D’improvviso, il ragazzo estrasse Za’roc dal fodero, sorprendendo e terrorizzando sia Isis che Eragon- che si erano irrigiditi a quella vista; anche se la ragazza sentiva di essere pronta a scattare per opporgli resistenza- facendo sprigionare scintille dalla lama cremisi, quando la fece cozzare col metallo delle catene che legavano suo fratello, spezzandole.

 

Eragon sentiva di avere il corpo pervaso da ondate di dolore che si trasformavano in lancinanti fitte ogniqualvolta la stoffa del mantello che Isis si era tolta per gettarglielo addosso, veniva a contatto con le sue ferite, nonostante il fratello si fosse prodigato per curargli le più profonde. Eppure, ora, con un braccio attorno alle spalle di Murtagh, ed uno attorno a quelle della Dark Angel, gli sembrava di volare, mentre quei due procedevano a passo spedito per i corridoi del palazzo, facendosi carico del suo peso.

D’un tratto, Murtagh si bloccò, senza alcun preavviso dinnanzi alla grande finestra di uno dei corridoi che conducevano al Giardino.

-         Murtagh, avanti! Ci resta poco tempo: gli incantesimi che abbiamo lanciato lungo il nostro cammino, per non farci vedere né udire da alcuno, non dureranno ancora a lungo! Cosa c’è?- gli domandò infine, la ragazza, dopo aver abbandonato l’iniziale tensione, incuriosita da quel suo strano comportamento.

-         No…è l’alba! Questo significa che presto mi sveglierò, e tu…svanirai.- mormorò, con voce straziata, persa.

Isis si paralizzò. Dapprincipio le venne da pensare che il Cavaliere si stesse prendendo gioco di lei, e che forse l’aveva fatto sin dall’inizio, così da un momento all’altro sarebbero potuti sbucare dei soldati, inviati dal re, che li avrebbero catturati, grazie alla complicità di Murtagh.

Ma così non fu.

Per diversi minuti tra i tre scese il silenzio e Isis, che era rimasta per tutto il tempo con i nervi a fior di pelle, si decise a chiedere, con voce confusa:

-         Tu…sei convinto che tutto questo…sia un sogno?-

Il ragazzo si voltò verso di lei ed annuì piano, mentre incatenava incerto i suoi occhi chiari ai propri.

La Dark Angel era tanto coinvolta in quel momento, in quella confessione, negli occhi timorosi e supplichevoli di lui; che non udì il sonoro pugno che Eragon assestò alle spalle del Cavaliere di Castigo, né si rese conto che lui era caduto a terra, un secondo dopo, privo di sensi.

 

-         Grazie Isis, per essere venuta a salvarmi.- le disse, sinceramente grato.- Ma svelta ora: andiamocene, finchè siamo in tempo!- la esortò, e fece per strattonarla per un braccio, ma la ragazza piantò con forza i piedi a terra:

-         No, Eragon, ti prego: non voglio abbandonarlo. Merita anche lui una possibilità di salvezza. Non vuoi aiutarmi a portarlo in salvo, ripagando il debito che hai nei suoi confronti, ora che ti ha liberato e curato?- replicò Isis, gli occhi luminosi come mai il ragazzo dal viso d’elfo li aveva visti prima, ed un sorriso disarmante, dinnanzi al quale Eragon non potè far altro che arrendersi, ed esaudire la richiesta della ragazza, dal momento che sentiva le ginocchia tremargli:

-         Tu sei ancora innamorata di lui. Pazzamente.- constatò, il Cavaliere dalle orecchie a punta, pizzicandole affettuosamente una guancia, con un sorriso.

-         Se per “innamorata”intendi che sono tanto folle da essere accanitamente decisa a liberarlo, a restituirgli una vita, priva dell’oppressione di Galbatorix, allora sì, sono innamorata di lui!- confessò la ragazza, fissandolo con decisione e fermezza negli occhi a mandorla.

-         Le tue parole ti rendono onore, Dark Angel. Ora capisco perché il tuo popolo ti amasse tanto: rispetti e porti avanti le vostre tradizioni con fierezza e tanta forza che…credo salverai tutti noi e l’intera Alagaesia.- Eragon si era fatto improvvisamente serio, ed Isis comprese, dai suoi occhi, dall’intensità delle sue parole, che credeva veramente in ciò che le aveva detto.

Abbassando il viso per nascondere il rossore che le dilagava sulle guance, assieme alle lacrime di commozione che le stavano annebbiando la vista, mormorò, gettando a terra, con grande clamore, lo zaino di fortuna che aveva tenuto per tutto il tempo sulla schiena:

-         Per favore Eragon, potresti aiutarmi ad indossarla?-

 

Poi, un attimo prima di abbassare la visiera dell’elmo bianco, che era appartenuto a suo padre, sugli occhi, si rigirò tra le mani Vrangr, studiandone la lunga lama bianca, mentre l’ammonimento che il suo maestro le aveva rivolto quando aveva visto per la prima volta l’armatura di Vrael, sulla Vroengard; le risuonava nella mente:

la lama di Vrangr si macchierà eternamente, solo se essa verserà ingiustamente sangue…

avvertì improvvisamente la pressione per l’arduo compito che, inconsapevolmente, le gravava sulla testa, e si chiese se sarebbe stata all’altezza di quella responsabilità, ma soprattutto, con lieve timore, se sarebbe stata giusta, riuscendo a mantenere pura quella spada, che era in sé simbolo di giustizia e la sua eredità.

 

Castigo, che stava disperatamente cercando di ribellarsi alle zampe che Saphira- l’aggraziata dragonessa del fratello del suo Cavaliere- aveva pesantemente posato sul suo corpo e sul suo muso, per atterrarlo; non appena vide Eragon entrare nel Giardino, ruggì sconvolto, senza però riuscire a scrollarsi di dosso la dragonessa.

Un attimo dopo, quando al suo fianco comparve una figura, completamente fasciata da un’armatura bianchissima- che mostrava splendidi riflessi iridescenti, ogniqualvolta le dita rosate dell’alba la sfioravano- che trascinava un’esanime Murtagh dietro di sé; il suo ruggito si trasformò in uno straziante grido di terrore e rabbia.

Come era riuscito, Eragon, a liberarsi? Chi era il Cavaliere Bianco, senza volto, accanto a lui? E cosa avevano fatto, al suo Cavaliere?

Con un colpo di coda deciso, ed una contrazione disperata di tutti i muscoli, Castigo riuscì finalmente a liberarsi dalla presa di Saphira e, forte del fatto che ormai quel Cavaliere Bianco fosse rimasto solo, -dal momento che Eragon si era diretto dalla sua dragonessa per riabbracciarla- si parò davanti quello sconosciuto con un solo battito d’ali, deciso a fargliela pagare deciso a fargliela pagare per come aveva ridotto il suo amico!

Il Cavaliere Bianco non parve per nulla intimorito dalla sua stazza possente, anzi, sollevò il mento con aria di sfida nella sua direzione; poi, come se gli avesse letto nel pensiero, riuscendo a comprendere che avrebbe voluto incenerirlo, non appena il drago dischiuse le fauci, il Cavaliere lo anticipò, e, puntando la lama della sua candida spada alla gola di Murtagh, lo minacciò:

-         Fammi arrivare anche solo una zaffata di calore sul viso, e lui muore.- la sua espressione era celata dall’elmo, e criptica agli occhi di Castigo, perciò il drago dalle squame cremisi non potè far altro che ringhiargli più volte contro, per fargli capire che lo detestava, perché l’aveva ridotto a null’altro che un burattino, nelle sue mani, dal momento che aveva scovato il suo punto debole: il suo cavaliere.

Fu quindi costretto a lasciare che quello sconosciuto caricasse Murtagh, svenuto, sulla sua sella, e poi vi montasse anche lui. Un attimo dopo lo sentì dire:

-         Andiamo alla Du Waldenvarden.-

-         Cosa?!- fece Eragon, sbalordito, guardando il Cavaliere dall’armatura bianca, sconvolto, dall’alto della sua cavalcatura.

-         Sì. È l’unico luogo dove l’occhio di Galbatorix non arriva, e dove, perciò, sia Murtagh che Castigo saranno salvi.- spiegò lo sconosciuto. Un attimo dopo, battendo piano il tallone contro il fianco del drago cremisi(abitudine che aveva anche Murtagh e che, perciò colpì Castigo) lo spronò a spiccare il volo, seguendo Saphira.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

 Contro ogni previsione eccovi un nuovo post extra!

Spero vi sia piaciuto!

Fatemi sapere che ne pensate!

Un abbraccio

 

Marty23

 

 

Ps: vorrei ringraziare  Tesoruccio per aver inserito la ff tra le seguite, ed inoltre,immancabilmente,  Arcadia_Azrael per essere sempre paziente(con il mio ritmo lumachico di postare), sempre pronta a darmi consigli, e per non mancare mai con i suoi commenti a questa storia.

Grazie!

 

  
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