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Autore: lazybones    17/12/2011    4 recensioni
Frank temeva i discorsi con Gerard. Erano sempre un po’ strani, e ora era troppo assonnato per difendersi brillantemente da ogni possibile attacco che Gerard avrebbe potuto sferrare alla sua autostima.
Quindi decise di chiudere gli occhi, rannicchiarsi di più in modo che il suo piede non sfiorasse minimamente Gerard e impedirgli di ricordargli di essere al suo fianco.
Ma si sentiva tremendamente osservato, quindi aprì di nuovo gli occhi e incrociò inevitabilmente quelli di Gerard.
Bene, si era dato una pedata sui coglioni da solo. Ora erano cazzi suoi.
- Che c’è? – sospirò, guardando Gerard con gli occhi gonfi di sonno e non del tutto aperti.
- Sono sotto stress. – confessò Gerard, esageratamente cupo. Problemi da diva. - Ho bisogno di un modo per scaricare la tensione. – mormorò. A Frank passarono davanti agli occhi l’ultima decina di concerti, spesi a flirtare con Gerard sul palco come se fossero decisamente poco etero. Non se l’era mai domandato, ma forse a Gerard non bastavano gli strusciamenti.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Favourite Friend


 


Salirono le scale a fatica, trascinandosi dietro le valigie pesanti.
Alla seconda rampa di scale, Frank sperò che un giorno lui e i membri della sua band sarebbero diventati abbastanza ricchi da andare in un hotel a cinque stelle dove le valigie te le portano direttamente in camera canticchiando allegri che non serviva si affaticassero. Non in un albergo squallido del New Jersey dove si trovavano in quel momento.
Con un’ultima imprecazione, abbandonò la valigia di fronte alla porta della stanza che avrebbe condiviso con Gerard e Mikey e la aprì con la chiave mezza arrugginita che gli aveva consegnato la vecchia strega all’entrata di tre piani più sotto.
- Cazzo, proprio l’ultimo piano, eh? – si lamentò Gerard, affaticato, la schiena contro il muro e il petto che si alzava e abbassava vistosamente mentre respirava.
Frank riprese la sua valigia e senza dire una parola la trascinò con poca dignità all’interno del piccolo soggiorno spoglio.
- Da urlo. – commentò Mikey.
- Urlo di orrore. – convenne Gerard, spostando la sua valigia a calci fino alla piccola camera da letto che doveva contenere tre letti chissà per mezzo di quale miracolo.
- Io dormo. – sbottò Frank, buttandosi sul vecchio divano che se non altro era di dimensioni decenti.
Serrò gli occhi e ascoltò per un po’ i fratelli Way commentare impressionati le condizioni del piccolo bagno, discutendo animatamente su una macchia sospetta sulla tazza del cesso. Mikey pensava fosse merda, ma Gerard sembrava convinto del fatto che fosse sangue secco e aveva cominciato a fantasticare a voce alta su un probabile omicidio, racconto stroncato da Mikey che gli rivelò il mondo femminile e le mestruazioni. Il silenzio che ne seguì fu qualcosa di tragico.
Povero Gerard.
Mikey si dileguò infine dall’infame stanza d’albergo blaterando qualcosa riguardo Ray e la sua Play Station e se ne andò, facendo calare finalmente il silenzio assoluto in quel posto.
Frank stava quasi dormendo quando percepì i cuscini del divano dove erano appoggiati i suoi piedi sprofondare appena. Per un attimo si vergognò dei suoi calzini facilmente riconducibili a Babbo Natale, ma alla fine decise di ignorare Gerard e farsi la sua cazzo di dormita, che aspettava da sei ore e mezza precise.
Silenzio.
Fra i pensieri di Frank si intrufolò una malsana curiosità, variopinta di fantasie che vedevano un senzatetto intrufolatosi nel soggiorno pronto ad accoltellare Frank e rubargli i sette dollari e cinquanta che aveva nelle tasche dei jeans.
Quindi aprì un occhio e vide che si trattava solo di Gerard, il rompicoglioni d’eccellenza, che per l’occasione si era seduto lì vicino con le ginocchia strette al petto in una posizione ambigua e a dirla tutta inquietante. La sua espressione non poteva essere fraintesa: voleva che Frank gli chiedesse premuroso che avesse, dopodiché avrebbe cominciato un discorsetto patetico sui suoi problemi da diva.
Frank temeva i discorsi con Gerard. Erano sempre un po’ strani, e ora era troppo assonnato per difendersi brillantemente da ogni possibile attacco che Gerard avrebbe potuto sferrare alla sua autostima.
Quindi decise di chiudere gli occhi, rannicchiarsi di più in modo che il suo piede non sfiorasse minimamente Gerard e impedirgli di ricordargli di essere al suo fianco.
Ma si sentiva tremendamente osservato, quindi aprì di nuovo gli occhi e incrociò inevitabilmente quelli di Gerard.
Bene, si era dato una pedata sui coglioni da solo. Ora erano cazzi suoi.
- Che c’è? – sospirò, guardando Gerard con gli occhi gonfi di sonno e non del tutto aperti.
- Sono sotto stress. – confessò Gerard, esageratamente cupo.
Problemi da diva.
- Siamo solo all’inizio. – borbottò Frank, rannicchiandosi dentro la sua felpa larga e comoda.
- Pensi che un giorno faremo tour anche al di fuori del New Jersey? – chiese cautamente Gerard, osservando il tappeto malconcio.
- Mh-mmm. Cioè, lo spero. –
- Sai che stress. –
- Sai quanti soldi per alleviare lo stress. – replicò il più piccolo.
Gerard sorrise, quasi affascinato, e i suoi occhi brillarono per un istante di qualcosa di malefico, ma poteva anche trattarsi di sola, semplice ambizione. Magari aveva appena messo a punto il suo piano per conquistare il mondo e Frank continuava semplicemente a sonnecchiare, ignaro della potenza del cantante del suo gruppo.
- Beh, al momento non ne abbiamo. E io ho bisogno di un modo per scaricare la tensione. – mormorò. A Frank passarono davanti agli occhi l’ultima decina di concerti, spesi a flirtare con Gerard sul palco come se fossero decisamente poco etero. Non se l’era mai domandato, ma forse a Gerard non bastavano gli strusciamenti.
- Trovati un hobby. – farfugliò Frank, a disagio.
- Un hobby. – ripeté Gerard, assorto, dopodiché metabolizzò il senso della frase e rise, - Un hobby? Ma per piacere. –
- Cosa c’è di così brutto? –
- Frank, detto sinceramente... io ho un cazzo. –
- Buon per te, figliolo. –
- E non ho paura di usarlo. –
- Okay. –
- Okay? – ripeté esasperato Gerard, - Quanti anni hai, Frank? –
- Diciannove? –
- Beh, ne dimostri dieci di meno! –
- Sono un tipo giovanile. – fece spallucce Frank, in una flebile giustificazione.
- Sai cosa intendo. – incalzò Gerard, guardandolo di sottecchi.
- Vuoi del sesso? Trovati una ragazza. –
- Una ragazza? – chiese deluso Gerard.
Oh mio Dio.
Parlare del sesso aveva accorciato i tempi, sarebbe arrivato al punto della situazione in velocità, troppa velocità, e Frank non sapeva ancora che dirgli.
- Sai Frank, credo che anche tu abbia bisogno di scaricare un po’ di tensione... –
No, non ci poteva credere. Che cosa... sconcia.
- E del resto, non ti sei mai lamentato quando sul palco ti agguantavo il pacco... –
Frank si trascinò indietro sul divano, stringendosi le ginocchia al petto come un bambino impaurito: - Mi stai davvero chiedendo di diventare scopamici? –
- Scopamici, compagni di sesso... qualsiasi cosa implichi il sesso. – fece spallucce, accendendosi una sigaretta mentre recuperava una lattina da usare come posacenere.
- Perché hai scelto me? – chiese Frank, esitante.
- Perché sei il mio amico preferito. – rispose.
- Si dice migliore amico. – lo corresse Frank.
- Tu non sei il mio migliore amico. Io non ho migliori amici. Tu sei il mio amico preferito. Che forse è ancora meglio, non trovi? –
- Gerard, tu sei un lurido pervertito. –
Gerard rise: - Ogni volta che ti addormenti in autobus nomini il mio nome mentre sogni. Chi è il pervertito, Frank? –
Frank arrossì violentemente e si alzò di scatto in piedi, lanciandogli contro un cuscino.
- Figlio di puttana. – sbottò e abbandonò la stanza.  
  
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