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Autore: lazybones    19/12/2011    2 recensioni
Frank temeva i discorsi con Gerard. Erano sempre un po’ strani, e ora era troppo assonnato per difendersi brillantemente da ogni possibile attacco che Gerard avrebbe potuto sferrare alla sua autostima.
Quindi decise di chiudere gli occhi, rannicchiarsi di più in modo che il suo piede non sfiorasse minimamente Gerard e impedirgli di ricordargli di essere al suo fianco.
Ma si sentiva tremendamente osservato, quindi aprì di nuovo gli occhi e incrociò inevitabilmente quelli di Gerard.
Bene, si era dato una pedata sui coglioni da solo. Ora erano cazzi suoi.
- Che c’è? – sospirò, guardando Gerard con gli occhi gonfi di sonno e non del tutto aperti.
- Sono sotto stress. – confessò Gerard, esageratamente cupo. Problemi da diva. - Ho bisogno di un modo per scaricare la tensione. – mormorò. A Frank passarono davanti agli occhi l’ultima decina di concerti, spesi a flirtare con Gerard sul palco come se fossero decisamente poco etero. Non se l’era mai domandato, ma forse a Gerard non bastavano gli strusciamenti.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tooth Fairy




 


Salirono sul palco brilli e ne scesero ubriachi marci.
“Finisce sempre così.”, pensò Frank, demoralizzato, osservando Gerard aggirarsi in mezzo alle dolci ingenue fan, che speravano in un autografo ma che ricevettero solo un abbraccio da vecchio ubriacone.
Già avevano pochi fan, se in più Gerard li trattava così...
Una ragazzina coi capelli fucsia saltò davanti a Frank, seguita da altre tre ragazze, tutte che stringevano fra le mani smaltate un block notes o una foto del gruppo.
- Posso un autografo? – chiese con un sorriso emozionato la ragazza, quasi gli stesse chiedendo di sposarlo.
“Non fare l’ubriacone, Frank, non fare l’ubriacone.”
- Certo. – farfugliò, afferrando il pennarello che gli stava porgendo la ragazza urlacchiando emozionata. 
- Ecco qua. – disse cautamente, restituendole il block notes.
- Grazie! – esclamò lei, gli occhi castani che brillavano, - Posso abbracciarti? –
“Oh, no...”. Frank a volte si sentiva davvero importunato.
- Certo. – disse flebilmente, lasciandosi stringere come un peluche.
- Ah, possiamo fare una foto insieme? – aggiunse la ragazza, con un sorrisone felice. Sembrava una bambina con davanti Babbo Natale... o il principe azzurro.
- Ce-certo. – si arrese, lasciandosi abbracciare un’altra volta mentre un flash in mezzo al buio lo accecava.
- Grazie! – strillò la ragazza, quasi piangendo, - Non hai idea di... –
- E’ tutto okay. – la tranquillizzò Frank con un sorriso prima che un’altra ragazza gli saltasse addosso, chiedendogli autografo, abbraccio e foto (che implicava un secondo abbraccio). Frank si chiese se se le studiassero certe tattiche per stargli addosso.
Ripeté il procedimento per un periodo di tempo indeterminato, le ragazze sembravano essersi moltiplicate. O forse era l’alcol.
Si lasciò accecare dall’ultima foto, dopodiché salutò la ragazza e corse via prima che qualcun altro lo vedesse.
- Vieni! – gli urlò Ray, con un cenno della mano.
Frank gli andò incontro con la solita ingenuità e venne trascinato in un locale pieno di ragazze mezze svestite e musica live. La musica non era male, era il clima generale un po’ sudicio.
Si sedette su uno sgabello vicino al chiosco e ordinò una vodka, osservando quasi ipnotizzato la scollatura della barista.
Okay, no, così si faceva schifo da solo.
Distolse lo sguardo ricordando le buone maniere, anche se del resto la barista avrebbe potuto mettersi qualcosa di meno stretto.
Bevve la sua vodka come fosse acqua e con la testa che girava si trascinò giù dallo sgabello, lasciando sul bancone i suoi sette dollari e cinquanta.
Vagò fra la folla finché vide Gerard scaricare tensione con una ragazza che mostrava al massimo quindici anni.
Urlò il suo nome, ma non gli venne bene quindi si avvicinò di più e ci riprovò: - Gerard! –
Gerard, seduto a un tavolo con la ragazza a cavalcioni sulle gambe, afferrò la biondina per le spalle in malo modo e la obbligò a smettere di baciarlo. Guardò Frank con un sorriso confuso. Uh, fantastico, aveva già un succhiotto al collo.
- Si può sapere che cazzo stai facendo? – tuonò Frank, cercando di farsi sentire oltre le urla del cantante sul palco.
- Scarico la tensione, Frank. Ah, ragazze, vi presento Frank Iero. Il chitarrista della mia band. –
- Ciao, Frank. – lo salutarono con un sorriso languido una decina di ragazze lì intorno.
Frank per poco non svenne. No, non poteva farsi condizionare dal suo testosterone. Non era quel genere di ragazzo.
Afferrò la biondina per il polso e la trascinò giù da Gerard.
- Che cazzo fai? – urlò Gerard, furioso ma troppo ubriaco per far paura a Frank.
Per fortuna, Ray sbucò dal nulla e lo trascinò lontano dal gruppo di ragazz(in)e.
Frank attraversò l’intero grumo di folla ai piedi del palco, con la ragazza per mano, deciso a lasciare quel postaccio dove una quindicenne del genere non avrebbe dovuto stare.
Superò i buttafuori e uscì dal caos che c’era lì dentro e fece un lungo sospiro liberatorio appena l’aria aperta e fresca gli accarezzò le guancie accaldate. Si sentiva troppo ubriaco.
- Che vuoi farmi? – chiese timidamente la ragazza, rabbrividendo nelle sue calze a rete e il suo vestitino corto, stretto e che copriva ben poco.
- Io? Assolutamente niente. – sbottò Frank, offeso dall’idea che la ragazza doveva essersi fatta di lui.
La ragazza si asciugò un labbro, probabilmente ancora umido dalla lingua di Gerard, e Frank provò odio e gelosia allo stesso tempo. Odio perchè Gerard era un lurido ubriacone pervertito a farsela con una ragazzina della sua età, gelosia perchè Frank avrebbe voluto mettersi a cavalcioni sulle ginocchia di Gerard al posto della ragazzina e slinguazzarselo. Le sue emozioni lo stordivano più della vodka, cazzo.
- Che ci fai in posti come questi? – le chiese Frank, accendendosi una sigaretta.
La ragazza non rispose, si limitò a stringersi le braccia al petto tremando.
Frank si levò la giacca e gliela passò: - Tieni, fa freddo. –
La biondina la afferrò timidamente e se la infilò.
- Grazie. – sussurrò.
- Dove abiti? Ti accompagno a casa. –
- No... – mormorò lei, a disagio.
- Non voglio farti niente, voglio solo portarti via da qui. Non dovresti passare la notte in posti come questi con gente come Gerard. Lasciati accompagnare a casa. – disse lentamente Frank, cercando di non strascicare le parole e di risultare rassicurante.
 - No, preferisco prendere l’autobus. –
Mh, missione fallita.
Frank la guardò. Era incredibile. Era estremamente carina ma Dio, la sua voce era ancora così da bambina. Il suo aspetto e il suo modo di comportarsi erano così lontani, non sembrava nemmeno la stessa persona.
- Come vuoi, allora lo aspetterò con te. –
- La fermata è qui vicino, posso andarci anche da sola... – replicò la ragazza, passandosi nervosamente una mano fra i capelli biondo platino.
- Non vestita in quel modo. – sbottò Frank.
Raggiunsero fianco a fianco la fermata dell’autobus vicino al locale, camminando senza dire parola sul marciapiede umido che rifletteva la luce scarsa dei lampioni.
La ragazza infilò le mani nelle tasche della giacca di Frank e si sedette sulla panchina della fermata, accavallando le gambe più per il freddo che per risultare provocante.
Frank rimase in piedi, finendo di fumare nervosamente la sua sigaretta.
- Com’è che si chiama il tuo gruppo? – chiese timidamente la ragazza dopo qualche minuto che fissavano il buio.
- My Chemical Romance. –
- Mi piace la vostra musica. Siete bravi. –
- Grazie. Ci hai visti in concerto? -
- Sì, un paio di volte. - annuì lei, accennando un sorriso per la prima volta. Anche il suo sorriso sembrava quello di una bambina.
- Ti eri presa una cotta per Gerard? -
La ragazza arrossì appena sotto la cipria leggera che aveva sulle guance, ma Frank non si sentiva mortificato. Abbassò lo sguardo per un'istante: - Mh. -
Rimasero in silenzio per un altro po' finché scorsero l'autobus avvicinarsi.
La ragazza si alzò con un sospiro e fece per togliersi la giacca.
- No, tienila. - la bloccò Frank.
- Ne sei sicuro? - domandò lei, gli occhi verdi truccati di grigio che guardavano esitanti l'autobus avvicinarsi sempre di più.
- Certo, non c'è problema. -
L'autobus si fermò di fronte ai due e aprì le porte scorrevoli.
- Grazie. - disse la ragazza e, dopo un'esitazione, gli posò un bacio sulle labbra.
Frank non riusciva nemmeno a muoversi.
La ragazza lo salutò timidamente con una mano e salì sull'autobus con la sua giacca ancora addosso.
Frank rimase a fissare l'autobus allontanarsi, scosso.
Ma chi cazzo era quella? La fatina dei denti? E da dove cazzo era uscita?
 
Quando tornò a piedi all'albergo malconcio (non senza prima aver incontrato un altro paio di ammiratrici, naturalmente) tutto era silenzioso. Forse stavano già dormendo.
Aprì silenziosamente la porta con una chiave trovata per puro culo nei jeans e si intrufolò nel soggiorno.
Riusciva già a sentire Mikey russare. Andò nella piccola camera da letto, per la prima volta da quando era arrivato in quel posto, e guardò demoralizzato i tre letti praticamente attaccati l'uno all'altro da quanto la stanzetta era piccola.
Poi vide Gerard seduto e quasi prese un colpo. Sembrava guardare fuori dalla finestra fisso, e la cosa più inquietante era il suo respiro affaticato. Raffreddore, probabilmente.
- Gee? -
Gerard non si sprecò né a voltarsi a guardarlo né a dare semplici segni di vita. No, lui era troppo figo per rendere agli altri più semplice capirlo o semplicemente decifrare la sua espressione. Figlio di puttana che non era altro.
Frank sospirò e si sfilò pantaloni e felpa, stanco. Non aveva assolutamente voglia di stargli dietro, sapeva che quella sera era di cattivo umore - non lo aveva nemmeno guardato durante il concerto, di solito come minimo gli ficcava la lingua in bocca.
Si distese sul letto scomodo e si rannicchiò sotto le coperte, che se non altro sembravano pulite.
Rimase a fissare il soffitto, al buio, ascoltando Mikey russare piano e Gerard respirare a fatica. Forse avere polmoni del cazzo era di famiglia.
Mikey farfugliò qualcosa nel sonno, Gerard gli intimò di non rompere il cazzo e Mikey non parlò più, ma Frank vide Gerard prendergli una mano nella penombra della piccola stanza e accarezzargli i capelli, con una dolcezza che solo fra fratelli può essere manifestata con quella naturalezza.
Frank tornò a guardare il soffitto, percorrendo con gli occhi le piccole crepe che solo ora che i suoi occhi si erano adattati all'oscurità potevano notare.
Si chiese se Gerard stesse pensando a quella ragazza così come Frank stava facendo. Se ricordasse la morbidezza delle sue labbra, il suo profumo, il modo in cui gesticolava imbarazzata mentre parlava. Macchè, lui non ci aveva nemmeno parlato con lei. Se l'era solo fatta.
Che pezzo di merda. Sarebbe stata la prima cosa che Frank gli avrebbe detto il mattino appena si fossero svegliati, ora voleva solo dormire e ignorarlo, sperando che si autocommiserasse abbastanza da farsi venire un'emicrania.
Ma che cazzo, Frank aveva assaporato le sue labbra e non sapeva nemmeno il suo nome. C'era qualcosa di estremamente affascinante in tutto ciò, e qualcosa di estremamente sbagliato al tempo stesso.
Scivolò nel mondo dei sogni con un sospiro. Troppa vodka. 
  
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