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Autore: Pleasance Carroll    17/12/2011    1 recensioni
ciao a tutti!
questa storia parla di tutti i personaggi del Ciclo ma principalmente di Murtagh che, inviato da Galbatorix a sterminare dei ribelli per ottenere degli Eldunarì, pensa di averli uccisi tutti ma...presto si ritroverà tra le mani l'unica superstite di quel popolo decisa a vendicarsi. Nessuno dei due sa però che la reciproca vicinanza è in grado di spingerli al limite...
spero vi piacerà metto il rating arancione per precauzione.
fatemi sapere che ne pensate
marty23
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 25

L’erede di Vrael contro Eldest

 

Murtagh rimase privo di sensi per tutta la mattinata, ed il piccolo corteo- composto da due draghi e tre Cavalieri- si era appena allontanato di poche miglia da Uru Baen, quando il ragazzo si riprese: riaprendo gli occhi, nel trovarsi davanti Eragon, il sella alla sua dragonessa, la sua prima reazione fu di smarrimento e, un secondo dopo- riuscendo finalmente a comprendere che era in volo anche lui, con Castigo; e che, alle sue spalle, in sella al suo drago, c’era un Cavaliere Bianco, che il figlio di Morzan non riuscì a riconoscere, dal momento che aveva le membra completamente fasciate dall’armatura, il viso nascosto sotto l’elmo, e non parlava- tentò subito di ribellarsi.

Quindi, il Cavaliere Bianco senza volto seduto dietro di lui, con un movimento fluido e fulmineo, strinse i suoi polsi in una morsa d’acciaio, annodandoglieli dietro la schiena, ed un attimo dopo, Murtagh sentì il suo respiro sul proprio orecchio, e qualcosa che somigliava molto alla lama di una spada puntata tra le scapole.

Tentò ostinatamente di muoversi, ma quello, brandendo con più forza la spada, emise un mormorio agghiacciante:

-         Fallo, e non esiterò ad ucciderti.- la voce era irriconoscibile camuffata dall’eco dell’elmo.

Straziato, il figlio di Morzan abbassò automaticamente gli occhi verso Castigo e, dopo alcuni, interminabili attimi, capendo quante vite stava mettendo a rischio con quel suo gesto, fu costretto a desistere, e ad arrendersi.

Eragon, insospettito dal lieve trambusto alle sue spalle, aveva quindi insistito per atterrare nei pressi del fiume Ramr, per assicurarsi che tutto procedesse come Isis aveva stabilito.

Una volta a terra, notando che suo fratello- combattuto tra la voglia cieca di ribellarsi, e la mesta  consapevolezza della necessità di preservare la propria vita per salvare il suo drago- fissasse incuriosito il Cavaliere Bianco, che aveva preso posto sul suo drago; tentò di imitarne l’espressione interrogativa. Tuttavia, inevitabilmente, quando Isis gli si avvicinò per chiedergli di gettare un incantesimo sull’infuso che teneva tra le mani(fatto di erbe appena colte nei dintorni) lui le sorrise, assecondandola. E scatenando quindi, i dubbi di Murtagh.

Perciò, fu anche costretto a starle accanto per assicurarsi che suo fratello non facesse nulla di sconsiderato, quando Isis si avvicinò al figlio di Morzan(che li fissava sospettoso), per porgergli l’infuso:

-         Bevi, Cavaliere.- lo esortò- Questo ti darà sollievo.- e con quella promessa, fece per offrirgli una piccola scodella di legno, contenente una brodaglia fumante.

-         No.- rifiutò lui, voltando il viso- Potreste tentare di uccidermi, con quello.- sentenziò.

-         Ti aiuterà solo a dormire.- tentò di rassicurarlo Eragon, riuscendo a malapena a nascondere la tensione che provava, dal momento che aveva temuto sarebbe stato difficile tenere a bada Murtagh.

Ma subito, a trasformare i suoi toni pacati in quella che, alle sue orecchie a punta, sembrò una vera minaccia, intervenne Isis:

-         Sei solo un ragazzino viziato! Sappi che se proprio volessi ucciderti, non mi priverei mai del piacere di un duello, con te.-

Il figlio di Morzan, sussultando, colpito da quelle parole, scrutò freneticamente attraverso l’elmo bianco, a poca distanza dal suo viso, alla ricerca degli unici occhi che si sarebbe aspettato di vedere; alla ricerca dell’unica persona che avrebbe voluto vedere; poi, all’improvviso, avvertì che un liquido caldo gli stava scendendo giù per la gola, e seppe che il Cavaliere Bianco era riuscito a raggiungerlo, facendogli bere il suo strano infuso…tutto attorno a Murtagh si ridusse ad un insieme di macchie di colore, mentre l’ultima cosa che udiva era il ruggito spaventato del suo drago. Infine, sui suoi occhi, scese il buio.

Castigo si era acciambellato con fare protettivo attorno al corpo privo di sensi del suo Cavaliere, e ringhiava contro l’artefice di quell’inganno, frustando l’aria con la coda, adirato e preoccupato.

Eragon si interpose fra i due, e, chinandosi su Isis la rimproverò, sussurrando:

-         Non avresti dovuto farlo!-

-         È l’unico modo per controllarlo, e lo sai anche tu. Poi, se è privo di sensi, o rintronato, sarà molto difficile, per Galbatorix, controllarlo, o, peggio ancora, vedere, attraverso i suoi occhi, dove siamo diretti.- in seguito, rivolgendosi a Castigo con voce un po’ più alta, sbottò:

-         È solo svenuto, sta’ tranquillo: si riprenderà presto, anche se quando si sveglierà sarà rintronato come se gli fosse passato sopra un cavallo.-

Così, mentre Eragon rimontava in groppa a Saphira, esortato da uno sguardo della ragazza, pronta a ripartire; la Dark Angel nascosta dietro la candida armatura di suo padre, avanzava cauta, ma imperterrita verso il drago scarlatto di Murtagh che, però, le ruggiva contro, comunicandole il muto ma chiaro avvertimento di non osare avvicinarsi.

Ad Isis però, bastò posare una mano sull’elsa argentata della spada che aveva al fianco:

-         Sai che mi basterebbe un balzo per piombare sul tuo Cavaliere e tagliargli la gola, vero?- gli fece notare, pungente.

Con un ultimo ringhio ostinato, infine, Castigo cedette: si placò, colpito ancora una volta nel suo punto debole e rimase tanto immobile- il muso chino e triste- mentre quell’infido Cavaliere Bianco caricava Murtagh sulla sua sella, e poi prendeva posto dietro di lui; da sembrare una statua.

Il viaggio- ripreso immediatamente- era continuato per tutto il giorno, indisturbato. Tuttavia, - nonostante fosse più visibile sul viso di Eragon rispetto a quello di Isis- sia il Cavaliere che la Dark Angel, soffrivano nel vedere Murtagh ridotto ad un fantoccio che diceva frasi senza senso a causa dell’infuso che il Cavaliere Bianco, ogni mattina lo costringeva a bere.

Il loro avanzare era quindi scandito da quella strana routine: il volo era sfruttato il più possibile, dal momento che i ragazzi ed i draghi non si arrestavano, neppure per mangiare, fino al calar del sole; poi, al tramonto, il piccolo gruppo di viaggiatori trovava un posto isolato per riposare, ascondendosi ad ogni possibile persona, uomo o donna, che avesse potuto vederli, ed allarmarsi o, peggio ancora, ricordarsi di loro, semmai il re l’avesse scovata.

Ogni sera, quando Saphira e Castigo andavano a caccia insieme(o forse sarebbe stato meglio dire che Saphira scortava Castigo, per controllarlo)l’effetto della pozione, somministrata a Murtagh, finiva il suo effetto; così, mentre il ragazzo tempestava il fratello di domande- qualche volta erano arrivati persino a far cozzare Brisingr e Za’roc- Isis faceva il primo turno di guardia- all’entrata della grotta, o al limitare della cupola di incantesimi che dovevano tessere ogniqualvolta capitava che fossero costretti a fermarsi in un vasto spazio aperto- e poteva finalmente togliersi l’armatura, facendosi dare il cambio da Eragon per rifocillarsi e coricarsi, solo quando Murtagh e Castigo erano scivolati nel sonno.

 

Il viaggio proseguì, scandito da quell’insolita ma necessaria routine, per circa dieci giorni. Eragon ed Isis(facendo sì che Castigo non li udisse, per lasciare all’oscuro anche Galbatorix, nel caso li ascoltasse attraverso il drago)avevano deciso di tenersi lontani dal limitare del Deserto di Hadarac e di seguire, invece, il corso del fiume Ramr, per avere un punto di riferimento, fino alla sua foce, nel lago Isenstar, nei pressi di Gil’ead, dalla quale poi, avrebbero potuto facilmente accedere alla Du Waldenvarden; dove, la presenza e la magia degli elfi, erano tanto forti da riuscire a rendere cieco e sordo Galbatorix.

Nonostante il piano ben congeniato però, più le giornate trascorrevano, più l’umore di tutti peggiorava: anche se, grazie all’infuso rintronante di Isis, di giorno Murtagh cadeva in uno stato di confusione e Castigo era docile come un agnellino; la ragazza aveva scoperto, dopo qualche tempo, che di notte, sia il drago cremisi che il suo Cavaliere, diventavano inquieti, nel sonno, e mormoravano, e rabbrividivano, a causa della morsa opprimente rappresentata dalla presenza di Galbatorix, nelle loro menti(il quale, sicuramente, aveva sguinzagliato tutte le forze imperiali per trovarli, una volta che si era accorto della loro fuga). In quei casi, addolorata, si inginocchiava sul giaciglio di Murtagh e, sfiorandogli i riccioli castani, sussurrava:

-         Mi dispiace, ma presto finirà tutto, lo prometto…-

A seguito di quei momenti rubati alla notte, di cui nessuno sarebbe mai stato testimone, eccetto le stelle; la Dark Angel versava sempre qualche lacrima, chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta, se…stesse facendo la cosa giusta, mettendo a repentaglio la vita di due Cavalieri, e di due draghi, per la salvezza, per la libertà di due soltanto, tra quelli.

Allora, chiedeva consiglio al suo maestro- rimasto per tutto il tempo nella sacca di fasce ricavata attorno alle spalle della ragazza- spalancando la mente verso di lui. Ma una sera, quando si trovavano a poche miglia da Gil’ead, accadde che Eragon sorprendendo una lacrima che rigava il viso color nocciola di Isis, si offrì di ascoltarla, per lasciare che si sfogasse.

Una volta che lei gli ebbe spiegato ciò che provava, ringraziò Eragon per il suo interesse, la sua empatia, e lo pregò di rivelarle se anche lui fosse preoccupato ed avesse bisogno di aprirsi:

-         Sì,- rivelò dopo un attimo di silenzio, in cui aveva intrecciato lo sguardo a quello di lei- sono un po’ preoccupato. Ma non perché credo che tu abbia fatto la cosa sbagliata, decidendo di “rapire” Murtagh per restituirgli la libertà, anzi, il tuo intento è davvero nobile. In questo momento però mi sembra di viaggiare tenendo alta una fiaccola crepitante, una fiaccola che Galbatorix vuole riavere a tutti i costi. E sicuramente, pur di riaverla, ci avrà messo il suo esercito alle calcagna.-

-         Mi dispiace di aver esposto te e Saphira ad un così grande pericolo…- mormorò la Dark Angel, la voce fragile, gli occhi bassi sul piccolo falò attorno al quale erano seduti.

-         A me ed a Saphira, no. Ci hai salvato la vita, perciò siamo ben disposti ad aiutarti per ripagare il nostro debito, perché il tuo proposito è ammirevole e mi riempie di speranza. L’unica cosa che temo è che Murtagh, una volta libero, sarà fedele solo a se stesso, e non sopporterei di vederti soffrire di nuovo, a causa sua, come è accaduto qualche tempo fa…- le spiegò, infine, con tono grave, come se stesse facendo una rivelazione che gli pesava sul cuore.

-         Ti ringrazio, amico mio.- disse Isis per tagliar corto: non voleva pensare a quell’eventualità, ora. Così, sorrise mentre si piegava su di lui per carezzargli delicatamente una guancia.

Nessuno dei due poteva sospettare che a qualche metro di distanza, alle loro spalle, Murtagh, disteso ad occhi chiusi sul suo giaciglio, stava solo fingendo di dormire.

Con la mente spalancata verso la coscienza del suo drago,- acciambellato attorno a lui- stava escogitando un modo per allontanarsi da suo fratello e dal Cavaliere Bianco, che ormai sembrava esser diventato la sua scorta personale.

Castigo, dobbiamo assolutamente fuggire! All’inizio avevo pensato che Eragon mi stesse portando dai Varden, da Isis, ma il paesaggio che vedo ogni sera è diverso da quello che ricordo, e temo mi spia invece, trascinando dagli elfi!

L’unico modo per avere anche una sola speranza di fuga è evitare di bere quel dannato infuso, quella…droga che il Cavaliere Bianco Senza Volto ti somministra tutte le mattine. Gli spiegò Castigo, poi, con fare tormentato gli mostrò le immagini dei ricordi che aveva, su di lui ridotto ad un fantoccio.

Murtagh rabbrividì.

Sarà impossibile evitare di prenderlo. Costatò il ragazzo, ragionando. Ma potrei fingere di berlo. Una volta fatto ciò, con la mente lucida potremo aspettare il favore delle tenebre, per svignarcela. Pianificò, concludendo, esultante.

Bella idea. Si complimentò il drago, nascondendo a malapena un ghigno. Ma per favore, prima di andare, sbarazzati di quel dannato Cavaliere Bianco: non voglio più che minacci di ucciderti, che si serva di te, dell’affetto che provo per te, per costringermi a piegarmi al suo volere. Castigo serrò le fauci, al ricordo della paura che provava, ogni volta che quel Cavaliere sconosciuto puntava la sua spada bianca contro il collo del suo amico.

Promesso. Fece Murtagh, rassicurante, dopo essersi incupito, udendo quelle parole.

 

La mattina seguente quindi, il Cavaliere ed il drago dalle squame cremisi, misero in atto il piano che avevano architettato: Murtagh finse di bere l’infuso che il Cavaliere Bianco gli offrì, e, il tutto proseguì con una sorta di recita, che vide il drago nei panni di un animale che obbediva docilmente ai comandi dello sconosciuto fasciato dall’armatura bianca, e Murtagh, che si calava nelle vesti di un pupazzo di pezza, estraniato dal mondo- mentre cercava anche di imitare la stessa aria assente che aveva dovuto avere quando era stato solito bere quella droga, che lo alienava.

Per tutto il giorno perciò, il ragazzo rimase con la testa abbandonata sulla spalla del Cavaliere Bianco, che sedeva sulla sella di Castigo, alle proprie spalle; poi, quando, al tramonto giunsero nei pressi della famigerata cittadina di dominio imperiale, di Gil’ead- decidendo saggiamente di tenersene a distanza-; mentre Saphira e Castigo cacciavano nelle vicinanze del lago di Isenstar, sforzandosi di non dare nell’occhio, Eragon, Murtagh e Isis si rifugiarono in una grotta- sufficientemente grande anche per farvi entrare a riposare i loro draghi- a pochi metri dalle rive fiorenti e brulicanti di vita di quella vasta distesa d’acqua.

Per la Dark Angel fu un sollievo rendersi conto di come il paesaggio fosse mutato: per giorni aveva viaggiato attraversando lande desolate, paludose, piatte e mute, che si estendevano a perdita d’occhio; ma ora, - forse per la prossima vicinanza con la Foresta dei Guardiani- la natura era divenuta via via più rigogliosa e florida.

Perciò, la ragazza chiese ai due Cavalieri il permesso di dirigersi sulle rive del lago al quale erano vicini, con la promessa che nessuno si sarebbe accorto di lei, e che sarebbe tornata presto.

 

Isis si irrigidì, avvertendo un’ombra dietro di sé ed una sensazione di gelo allo stomaco che l’aveva suggestionata a tal punto da credere di aver udito dei ruggiti in lontananza. Era trascorsa meno di un ora da quando si era allontanata dalla grotta in cui erano nascosti Murtagh ed Eragon, per contemplare l’allegro pulsare della vita attorno al lago; perché mai aveva quella tensione addosso?

Che fosse colpa della notte, scesa da pochi istanti?

Per cercare di calmarsi, assicurandosi che fosse tutto tranquillo, voltò la testa alle proprie spalle, restando accovacciata sul terreno, ma ciò che vide, invece di calmarla, ridusse il suo corpo ancora di più, ad un fascio di nervi: poco distante da lei, al limitare della piccola radura erbosa tutt’attorno, le parve di scorgere lo scintillio di un paio d’occhi, e di udire lo scalpiccio di un passo affrettato.

Non appena distinse il riflesso della lama cremisi di Murtagh, nel buio, fu come se il corpo le si muovesse da solo: sfoderò Vrangr, con un gesto deciso, ed urlò, al suo indirizzo:

-         Dove credi di andare, Cavaliere?-

Sentendosi scoperto, Murtagh si avventò su di lei, come una furia, la spada sguainata mentre urlava, poderosamente, come usava fare quando scendeva in battaglia.

Ringraziando i propri riflessi pronti, ed i lunghi anni di addestramento, la ragazza parò svelta il suo prevedibile affondo, così i duellanti- dal momento che nessuno dei due voleva cedere- rimasero per qualche tempo con le spade incrociate, all’altezza delle rispettive gole, misurandosi in una muta prova di forza, mentre erano particolarmente vicini, tanto che Isis riusciva a sentire il respiro del ragazzo sul collo.

Il cuore della Dark Angel prese a battere all’impazzata, ma lei si impose di rimanere calma, concentrata: aveva già combattuto con Murtagh, spesso, e conosceva alla perfezione le sue tattiche; sapeva quanto fossero pronti i suoi riflessi; e la sua agilità, ma l’aveva già battuto molte volte, perché quella volta sarebbe dovuta andare diversamente?

-         Cosa stavi facendo? Provavi a scappare, Murtagh?- gli sibilò. Senza riuscire a nascondere lo sforzo che faceva, per opporgli resistenza.

-         Sì. Castigo mi aveva pregato di ucciderti, perché detesta che lo si minacci , servendosi di me; così stavo per andarmene e lasciarti vivo, dal momento che mi preme più la mia libertà; ma vedo che ci tieni proprio a morire…- sputò, gelido mentre la inchiodava con gli occhi penetranti.

-         Non mi sembra proprio!- replicò la ragazza, che, riferendosi a ciò che aveva detto il Cavaliere circa la propria libertà, non lo aveva poi ascoltato concludere il discorso.

Con uno slancio sovrumano quindi, Isis spostò tutto il peso del proprio copro in avanti, riuscendo a scrollarsi Murtagh di dosso, ed a farlo indietreggiare.

Quello però, tornò subito all’attacco. Combatteva per rabbia, ogni fibra del suo corpo ne era intrisa, la ragazza lo sapeva, l’aveva persino vista brillare nei suoi occhi.

Tuttavia, svelta schivò il colpo, e prese invece ad attaccare: il loro duello si trasformò in una danza che seguiva un ritmo serrato, incalzante, sin dal primo passo, dal primo affondo, dalla prima parata.

La Dark Angel però, non smise mai di colpire, quasi lo aggredì, infatti, incessantemente, con una serie di attacchi in rapida successione, e pian piano, mentre il mondo si zittiva, attorno a lei, svaniva, facendo sì che esistessero solo lei ed il Cavaliere, che stavano duellando; Isis ascoltò maggiormente il proprio corpo,- la flessione dei muscoli, la fluidità dei movimenti- e si azzardò a sorridere, perché la sua tecnica, quasi pressante, stava dando i suoi frutti: nonostante la sua tenacia, infatti, Murtagh stava iniziando a stancarsi, man mano che il tempo trascorreva e, anche se parava ogni colpo del Cavaliere Bianco, quello tornava immediatamente all’attacco, dandogli ogni volta sempre meno tempo per riprendersi completamente. Questo, non dava a Murtagh la possibilità di invadere la mente del suo avversario, per svelare la sua identità, e trovare un suo punto debole.

Che, tra l’altro, gli scocciava ammettere, stava avendo la meglio!

Poi, d’improvviso, con lo stesso impeto con cui era cominciata, quella sinfonia di respiri, di muscoli che bruciavano e spade che cozzavano, finì, perché il figlio di Morzan fu costretto a bloccarsi, trovandosi il collo cinto da Brisingr, la spada del fratello.

Isis sospirò di sollievo nel vedere il Cavaliere di Saphira, poiché, grazie al suo intervento, la sua identità, il suo segreto, era finalmente salvo; così, dopo che Eragon ebbe immobilizzato Murtagh, con un semplice incantesimo- pur lasciandolo in piedi davanti a lui con i sensi vigili, infatti, il ragazzo non poteva far altro che grugnire per il disappunto dal momento che aveva i muscoli paralizzati- si rivolse direttamente al Cavaliere Bianco:

-         Un drappello di guardie imperiali è vicino. Stanno venendo qui. Dicono che Galbatorix stesso li ha avvisato che il suo Cavaliere si trovava a Gil’ead.- la informò, teso, il respiro corto.

-         Sarà successo perché tuo fratello oggi ha finto di prendere la pozione, e quindi ha inconsapevolmente dato la possibilità a Galbatorix di frugargli nella mente. Saphira e Castigo sono al sicuro- chiese, Isis nell’armatura di Vrael, dopo aver spiegato la sua deduzione, mentre inceneriva Murtagh anche se lui non poteva vederlo.

-         Sì, li ho fatti nascondere nella grotta dove ci siamo accampati e l’ho protetta con una rete di incantesimi.- la rassicurò Eragon, e solo allora Isis notò che parlava in modo strana, a causa di un labbro tumefatto.

-         Va bene. Gettatevi nel lago, è l’unico posto sicuro nelle vicinanze. Io vi raggiungerò a breve.- la ragazza impartì quella sorta di ordini con tono sbrigativo.

Una volta che udì il tonfo di due corpi a contatto con l’acqua, Isis si affrettò a togliersi l’armatura del padre, ad accatastarne le parti in un angolo in ombra, dove nessuno le avrebbe notate, e si gettò addosso un mantello da viaggio, con cappuccio.

Con la tensione ormai palpabile come qualcosa di solido, sulla pelle, lanciò un’ultima occhiata preoccupata alla grotta che fino a poco prima era stata il loro nascondiglio, pregando le stelle, per la salvezza dei draghi di Murtagh e di Eragon. Infine, si gettò nel lago, accogliendo come un suono di salvezza lo sciabordio generato dal contatto con l’acqua. Poi, il lago Isenstar la ingoiò.

 

A Murtagh bruciavano i polmoni. Non sapeva per quanto tempo avrebbe dovuto trattenere l’aria restando in attesa, sperando di salvarsi dalle truppe del re; inoltre, a causa delle dita del fratello strette attorno al proprio polso, e degli ultimi effetti del suo più recente incantesimo; non riusciva a muoversi, a sottrarsi alla sua presa, non poteva far altro, quindi, che battere di tanto in tanto i piedi, piano.

Nonostante vedesse il mondo rallentato, sfocato, attraverso quell’immensa massa d’acqua, riuscì comunque a percepire, d’un tratto, un altro corpo che si tuffava nel lago, e, non appena quell’ignota figura dal volto coperto dal cappuccio gli si avvicinò, il Cavaliere tentò di dimenarsi con maggior vigore.

La figura avvolta da un involto di panni, non se ne curò, e parve addirittura non vederlo, poiché, come Eragon, aveva gli occhi puntati verso la superficie, dove, proprio in quel momento, stavano passando i soldati imperiali, scandagliando e setacciando il terreno tutt’attorno.

 

Il tempo parve fermarsi e, nonostante Murtagh avesse i nervi a fior di pelle mentre pregava silenziosamente perché il suo drago fosse in salvo; per lui fu insostenibile l’idea di sopportare quell’attimo interminabile, estenuante, di stasi, in cui era costretto a tenere i polmoni in apnea.

I soldati di Galbatorix si erano allontanati di pochi passi quando infatti, il ragazzo iniziò a gemere, ad agitarsi nell’acqua, alla ricerca disperata di aria, poiché sentiva che sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro.

Eragon sapeva che non potevano dirsi ancora al sicuro, che sarebbe bastato il più piccolo particolare perché il drappello si insospettisse e tornasse sui propri passi, per scovarli; quindi , tentò di fermare il fratello, aumentando la stretta sulla sua spalla, ma Murtagh lo allontanò in malo modo.

Un attimo dopo, grazie ai suoi sensi sottili da elfo, percepì una presenza che nuotava verso il Cavaliere, e ringraziò che Isis fosse lì, perché, forte del legame che aveva avuto, e doveva ancora avere con Murtagh, lo avrebbe sicuramente compreso meglio di lui.

Le aspettative di Eragon, infatti, non furono deluse: la Dark Angel, che aveva capito che Murtagh aveva necessità di aria, si avvicinò a lui e, nonostante il ragazzo avesse inizialmente tentato di allontanare da sé anche la sconosciuta, ammantata; riuscì, lesta, a vincere le sue resistenze, chiudendogli il naso con due dita, e posando la bocca sulla sua, per passargli ossigeno.

Il figlio di Morzan, sulle prime, rimase sconcertato, per la sorpresa di quel gesto, poi, non appena comprese che lo sconosciuto che gli stava davanti, gli stava effettivamente salvando la vita; accettò l’aria di buon grado, allontanando l’iniziale imbarazzo, scaturito dall’idea che il Cavaliere Bianco fosse un uomo. In seguito però, man mano che il tempo passava, Murtagh ebbe la sensazione che il cervello, i sensi, il cuore, gli si stessero risvegliando, tanto che, quando finalmente riconobbe quelle labbra come le morbide, carnose labbra di Isis, che avevano soffiato dentro di lui la vita; strinse la ragazza a sé, carezzandole il viso in quel buio, e quel gesto mutò in un bacio.

Era un bacio dolce, delicato, come un fiore che dev’essere protetto dalla pioggia, perché Murtagh, nonostante il sollievo, nell’averla accanto, temeva che Isis, la sua Isis potesse rifiutarlo.

Ma, non appena si rese conto che la ragazza stava facendo sciogliere tutti i suoi nervi, e si stava abbandonando tra le sue braccia, ed a quel bacio- come se fosse stata felice di averlo ritrovato- tentò di approfondire il loro contatto, sfiorandole la mente con la sua.

Fu in quel momento che Murtagh percepì che la Dark Angel aveva risollevato tutte le sue difese: Isis, infatti, prese a dimenarsi finchè non riuscì ad allontanarlo.

Riguadagnò, svelta la superficie(certa che ormai i soldati se ne fossero andati; ma, anche se fossero stati ancora lì, sarebbe stata disposta a battersi con loro pur di non restare accanto ad un uomo che aveva tentato di violarle la mente; e rabbrividì pensando che, sicuramente, se l’avesse lasciato continuare avrebbe scoperto il segreto della sua identità!)e Murtagh le fu subito dietro.

I due rimasero per alcuni, interminabili istanti a guardarsi. Isis aveva raccolto le braccia al petto, sulla difensiva, ma lui era ansante e troppo emozionato per la sua presenza, per notarlo: avrebbe voluto rivolgerle mille domande…

Perché era lì? Quando era arrivata? Aveva per caso visto il Cavaliere Bianco, con cui lui aveva combattuto fino a poco prima?

Ma tutto ciò che riuscì a dire, per la forte emozione suscitata dalla sua vista, fu:

-         Isis…-

Poi, la ragazza lo vide crollare a terra, privo di sensi.

-         Ora siamo pari, fratello…- sibilò Eragon, comparendo alle spalle del Cavaliere la mano ancora stretta a pugno quando si rivolse ad Isis.

-         Svelta, Isis, dobbiamo arrivare alla Du Waldendarden prima che faccia giorno…- le sue parole giunsero alla ragazza come in ritardo, ma quando la Dark Angel riuscì a percepirle, si infilò in un lampo l’armatura di Vrael e, aiutando il Cavaliere di Saphira a trascinare Murtagh, insieme liberarono i rispettivi draghi dalla grotta.

-         Castigo, so che hai progettato di uccidermi! Ora muoviti, vola, seguendo Saphira fino alla Du Waldenvarden, o ucciderò il tuo Cavaliere.- lo minacciò, di nuovo celata dietro l’armatura di Vrael, non appena si ritrovò il drago di Murtagh davanti.

Castigo ruggì, sconfitto, vedendo quella lama bianca puntata contro la gola del suo amico; ma non si oppose a far salire sulla sua groppa il Cavaliere Bianco, che prese il suo solito posto, dietro il corpo esanime di Murtagh; e docilmente spiccò il volo, seguendo Saphira ed Eragon, nel buio più scuro che precede l’alba.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Tadaaaaaaaaaaaaaaaan!

Eccone un altro! Davvero, non me l’aspettavo di riuscire a copiare al pc un altro capitolo!

Scusate le ripetizioni, e credo che alcuni tratti siano un po’ confusi, se è così, mi scuso in anticipo, ma se vi va, comunque segnalatemeli.

A parte questo, che ne pensate? Come me la cavo nella descrizione degli scontri armati? Sono incapace come penso io, oppure posso sperare di avervi fatto capire qualcosa

Spero comunque che il post vi sia piaciuto!

 

Un abbraccio

Marty23

 

 

Ps: vorrei ancora una volta ringraziare  Arcadia_Azrael per il suo ultimo commento! ^__^

  
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