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Autore: nausicaa    04/08/2006    9 recensioni
Herwin. Figlia di due padri. Figlia di chi liberò il mondo magico dal Signore del Male... per piacere lasciatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate!
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HERWIN

Un sole velato e debole tentava di riscaldare Godric Hollow. Quel sole britannico tanto raro, che però quando compare nel cielo illumina di gioia ogni uomo.

Quel giorno a Godric Hollow si festeggiava il quindicesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Magica. Per le strade del villaggio erano stati appesi ghirlande e striscioni; ad ogni angolo dei folletti intonavano a squarciagola inni celebrativi. La gente era scesa nelle vie fin dal mattino presto ed ora si aggirava frenetica in preda a mille impegni. I genitori portavano a passeggio i bambini per far respirare loro l’aria della libertà e raccontavano quanto diversa fosse la vita fino a quindici anni prima: morti, terrore, torture, schiavitù nei confronti di un padrone quasi invisibile ma tremendo. E raccontavano di quei pochi, coraggiosi maghi che avevano avuto la forza di opporsi al regime del terrore di Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato e, addirittura, di sacrificare la loro vita. Narravano della potenza imbattibile del vecchio Albus Silente e del triste modo, così indegno per un mago col suo talento, in cui era stato ucciso. Raccontavano di quell’uomo che era stato ingiustamente rinchiuso ad Azkaban per anni, che in tanti avevano temuto senza motivo e che era morto in uno scontro con una seguace del Male. A quel punto i bambini chiedevano cosa fosse Azkaban: e i genitori rispondevano che era la prigione dei maghi di un tempo, che ora non esisteva più perché il tempo delle atrocità era finito.

Descrivevano gli eroi della Guerra come paladini epici e per i bambini erano divenuti i modelli da seguire, i personaggi “senza macchia e senza paura” da interpretare nei loro giochi. Se avessero saputo quanta sofferenza, quanta forza di volontà, quante scelte difficili e dolorose, quanti pericoli avevano dovuto affrontare i “loro eroi” per dare loro quella libertà ne sarebbero rimasti attoniti e probabilmente non ne avrebbero compreso il significato profondo. Tutti quei bambini, ma anche i genitori che narravano le loro storie come leggende, non sarebbero mai riusciti a capire l’incredibile forza, quella reale forza d’animo, che aveva spinto i “loro eroi” alla lotta.

Una ragazza sedeva sotto il portico di casa, in disparte, e osservava la gente festeggiare cose che non aveva mai realmente conosciuto. Aveva quattordici anni, lunghi capelli rossicci con striature scure, occhi verdi pensierosi e delle labbra sottili che spesso sapevano aprirsi in un gioioso sorriso da adolescente. Solitamente era allegra, vivace, chiacchierona, irrequieta. Ma quel giorno, mentre sedeva a guardare il mondo, era silenziosa e malinconica. Stringeva tra le mani una foto: c’erano una bella ragazza dai capelli rosso fuoco che le assomigliava tantissimo, un sorriso speranzoso e ignaro del futuro e occhi che brillavano. Si teneva affettuosamente una mano sul pancione ormai all’ottavo mese e con l’altra salutava. Sua madre. Incinta di lei e del suo gemello Finn. Ai suoi lati c’erano due uomini. Alla sua sinistra un uomo dai capelli nerissimi spettinati, con dei grossi occhiali rotondi che cerchiavano gli occhi azzurri le teneva un braccio intorno alla vita, felice ed eccitato all’idea di diventare padre. Una cicatrice a forma di saetta era bene evidente sulla fronte. La sua statua svettava maestosa nella piazza del paese, celebrato da tutti come “il liberatore del mondo magico”, “l’uccisore di Voldemort”, “il martire della libertà”. Dall’altra un uomo biondissimo con gli occhi grigi pungenti e profondi si teneva le mani intasca; aveva un sorriso sereno, il sorriso di chi finalmente ha trovato la strada giusta. Lo sguardo era un po’ malinconico.

Sua madre li aveva amati entrambi. Prima Harry, così coraggioso e avventato. Poi, quando Harry l’aveva lasciata, si era avvicinata alla figura di Draco Malfoy, così tormentato, indeciso, in bilico tra bene e male… aveva dovuto faticare per penetrare il muro di diffidenza e scherno che si era innalzato intorno. Lunghi pomeriggi ad osservarlo, a cercare di accostarsi a lui e di parlargli. Poi quella muraglia che pareva inizialmente impenetrabile era stata abbattuta e tra i due, debole, incerto, timido, era nato l’amore. Ginny non aveva dimenticato Harry e non aveva smesso di amarlo, ma trovava duro perdonargli di averla abbandonata per “fare l’eroe”. Draco aveva cominciato a collaborare con l’Ordine, a passare informazioni sui Mangiamorte e a fare il doppio gioco. Quando Harry era momentaneamente tornato dalla sua missione, Ginny non aveva avuto il coraggio di dirgli che si era innamorata di un altro, di quel ragazzo che per anni aveva odiato, che aveva contribuito alla morte di Silente, che li aveva scherniti e tormentati… anche se ora collaborava con loro, Harry non si fidava di lui. Questa altalena tra i due era andata avanti per un anno e mezzo, fino a quando… Ginny rimase incinta. E non sapeva di chi.

La Guerra stava inasprendosi sempre più, le morti e gli attentati erano ormai quotidiani e mancavano maghi per la lotta armata. Così Draco aveva raggiunto gli altri combattenti e l’aveva abbandonata anche lui. Ogni tanto tornavano a casa, entrambi distrutti di stanchezza, provati dagli stenti e felici. Felici entrambi, tacitamente, inconsciamente gelosi l’uno dell’altro. Gelosi di quel figlio che stava per nascere e che avrebbe suggellato il loro amore per quella meravigliosa ragazza dai capelli rossi. Per Ginny era una situazione di gioia e dolore insieme, di menzogna e di attesa, di paura e trepidazione di chi sta per diventare mamma. Temeva il momento in cui avrebbe dovuto ammettere che non sapeva chi fosse il padre dei suoi piccoli (aveva scoperto infatti che si trattava di due gemelli), il momento in cui avrebbe dovuto confessare quel triangolo sconcertante.

Ma non ebbe la possibilità di confessare niente. I Mangiamorte scoprirono che Draco era una spia e lo uccisero, dopo averlo torturato per ore per fargli dire dove si trovasse il quartier generale dell’Ordine. Draco non parlò.

Harry intanto aveva trovato e distrutto tutti gli Horcrux, tranne uno. Aveva girato tutta l’Inghilterra, ma non aveva ancora capito cosa fosse e dove fosse custodito. Durante una ricognizione lui e il suo gruppo incapparono in un assembramento di Mangiamorte. Tra di loro c’era il signore del Male. Senza riflettere, senza ricordarsi che non era ancora mortale, si avventò su Voldemort e tra i due iniziò un combattimento furioso; un Mangiamorte, Nott, tentò di colpire Harry con un Avada Kedavra, ma Voldemort gridò “Noooo!” e schiantò il Mangiamorte. Sulla faccia del Signore Oscuro era dipinta un’espressione di puro terrore. Ed Harry improvvisamente capì: era stato inutile rivoltare l’Inghilterra pietra per pietra, raccogliere informazioni, rovistare negli archivi più segreti del Ministero. Il settimo Horcrux era sempre stato con loro. Il settimo Horcrux era lui. Il ragazzo comprese subito cosa fare: si smaterializzò e così fecero i suoi compagni. Una volta poco distanti, spiegò loro tutto. Li pregò di ucciderlo. Ron, atterrito, non voleva accettare e continuava a ripetere: “Ci sarà un altro modo, una via alternativa…”. “No,” rispose Harry, “non c’è. Torniamo dove eravamo prima, i Mangiamorte non devono essere lontani. Davanti a Voldemort, in modo che veda bene ciò che accada, uccidetemi. Poi scagliate un Avada Kedavra su di lui”. I suoi compagni piangevano. “Fatelo, e finalmente il mondo magico sarà libero”.

Così fecero,e fu la fine di Voldemort.

Ma Ginny si ritrovò sola, senza un padre da dare ai suoi figli. Pochi giorni dopo partorì due bimbi: una femmina, che chiamò Herwin, e un maschio, Finn.

Herwin e suo fratello erano stati cresciuti nell’idea di avere due padri. Quei due padri erano due eroi per la gente.

E la ragazza, mentre fissava la foto con gli occhi umidi, pensò che quei suoi due padri, così diversi, un tempo così rivali, così forti d’animo, erano morti, è vero, e nessuno glieli avrebbe restituiti, ma erano morti con la gioia dell’idea di un figlio e il loro coraggio sarebbe sopravvissuto per sempre in lei.

  
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