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Autore: Cheche    18/12/2011    4 recensioni
Certo, Shikamaru era sicuramente una di quelle persone che sanno apprezzare la solitudine, essendo un meditativo, un lento, qualcuno che ha bisogno di tempo per elaborare qualcosa con una mente sì pigra, ma anche brillante. Ma qui, solitudine è inteso in senso di oppressione. Amava la tranquillità, ma da tempo era arrivato ad associarla allo stridore della voce di Ino. Era così abituato ad esso da considerarlo una specie di droga.
Sapendo tali cose, non riuscì a spiegarsi quale motivo avesse mai avuto per interromperla.
“Ino, sei più seccante del solito oggi. Non è che hai le tue cose, per caso?”

[ShikaIno, dedicata a Mimi18, alias Cà.]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tutti i modi per zittire una seccatura
 
“Shikamaru?! Cosa stai facendo?”
Il ragazzo si tirò su faticosamente, sentendosi chiamare. Steso sul prato del giardino di casa sua, si sentiva particolarmente indolente. Ma aveva imparato per esperienza che, quando sua madre lo chiamava, doveva rispondere immediatamente per non rischiare le dolorose legnate.
Si voltò verso la fonte di quella voce stridula, molesta. Sgranò gli occhi.
Non era sua madre.
“Oh, in genere quando non muovi un muscolo, quando ti chiamo.” Sussultò Ino, sorpresa.
Si ergeva davanti a lui, nel giardino della sua casa. E sembrava venuta apposta per tormentarlo, come faceva di solito.
Sbadigliò, senza curarsi di porsi una mano davanti alla bocca.
“Cafone! Belle tonsille che hai! Ma non hai un briciolo di pudore?” Strillò Ino, non rendendosi affatto conto di aver parlato solo lei, fino ad allora. “Perché ti stai zitto? Ah, forse non avevi capito che mi riferivo a quel meraviglioso sbadiglio che hai appena tirato fuori dalle tue fauci da bradipo?”
Era implacabile, e Shikamaru si stava quasi divertendo a vedere quanto lei si impegnasse a crearsi discussioni da sola. Lui non aveva voglia di dire nulla, quindi il fatto che lei strillasse per conto suo, creando quel sottofondo fatto di cantilene e scimmiottamenti che da troppi anni accompagnava le sue giornate, lo faceva sentire tranquillo.
Se lei avesse smesso di parlare, si sarebbe improvvisamente sentito solo.
Certo, Shikamaru era sicuramente una di quelle persone che sanno apprezzare la solitudine, essendo un meditativo, un lento, qualcuno che ha bisogno di tempo per elaborare qualcosa con una mente sì pigra, ma anche brillante. Ma qui, solitudine è inteso in senso di oppressione. Amava la tranquillità, ma da tempo era arrivato ad associarla allo stridore della voce di Ino. Era così abituato ad esso da considerarlo una specie di droga.
Sapendo tali cose, non riuscì a spiegarsi quale motivo avesse mai avuto per interromperla.
“Ino, sei più seccante del solito oggi. Non è che hai le tue cose, per caso?”
In un istante si vide Ino bloccarsi di colpo ed arrossire, simultaneamente. Le mani, velocissime, andarono sul viso, coprendole la bocca.
Qualcosa mi dice che ci ho preso.Pensava Shikamaru, mentre storceva la bocca preoccupato. Ahia. Ora mi picchierà.
“A… Allora starò zitta, dato che ti do tanto fastidio, Signor Bradipo!” Esclamò la ragazza, senza però dare l’impressione di voler ricorrere alle mani.
Sapevo che me ne sarei pentito. Rifletté Shikamaru, dopo qualche minuto di penoso silenzio. Che seccatura. Mi sa che mi toccherà rimediare a questo guaio, come al solito.
“Senti, Ino. Mi vuoi dire cosa sei venuta a fare qui a casa mia?” Sbuffò. “Ci tieni così tanto a stravolgermi la vita?”
La bionda Ino sussultò, lasciando ondeggiare i fili dorati dei suoi capelli, legati nella solita e sportiva coda di cavallo. Tuttavia non rispose, lasciando in sospeso la domanda di Shikamaru. Avvertiva fortemente l’impulso di parlare, di adirarsi come al suo solito, ma così facendo avrebbe tradito il suo orgoglio. Aveva appena detto che avrebbe taciuto, e in lei era viva l’intenzione di mantenere la promessa. Perché Ino Yamanaka, per quanto frivola potesse sembrare, era una persona di parola.
Tuttavia moriva ancora dalla voglia di chiedergli che significato avesse quello ‘stravolgergli la vita’. Non poteva certo essere inteso come ‘rovinargli l’esistenza’. Shikamaru non le avrebbe mai detto una cosa del genere, anche perché l’espressione con la quale aveva pronunciato la frase cozzava orrendamente con un significato tanto negativo.
Allora cos’era? Ino sentiva le mani prudere, la pelle fremere, i denti battere, la lingua asciugarsi per la morbosa curiosità che la stava attanagliando. Ti prego, spiegalo spontaneamente. Non cercare di costringermi a parlare. Sto impazzendo. Se continua così non mi limiterò a picchiarti come faccio di solito. La mente della ragazza non aveva mai elaborato tanti pensieri ad una tale velocità. I suoi occhi febbrili indugiavano sui lineamenti imperscrutabili di Shikamaru senza riuscire ad estrapolare nulla. Eppure lui ricambiava lo sguardo senza apparire turbato, con l’insensibilità di chi non riesce a leggere il volto del proprio interlocutore.
E Shikamaru in queste faccende era proprio tardo, lento fino all’esasperazione. Ino era sicura che, continuando in quel modo, entro pochi minuti delle lacrime avrebbero cominciato a sgorgarle dagli occhi, tanto era impellente l’emozione che sentiva scuoterle il corpo: era un misto tra l’impazienza confusa e la certezza bisognosa di chiarimenti.
“Non posso proprio essere io a decidere quando puoi parlare e quando devi tacere? Ora, ad esempio, dovresti rispondere alla mia precedente domanda.” Shikamaru non desiderava svelarsi. Tuttavia voleva avvelenare le sue frasi, in modo da stuzzicare Ino e spingerla ad urlare.
E ci stava riuscendo. Il sangue che circolava nelle arterie della testa di Ino aveva aumentato notevolmente la sua pressione, e ciò era reso evidente dall’istantaneo rossore che l’aveva colta. Shikamaru era il primo uomo sulla faccia della terra che fosse riuscito ad imbarazzare seriamente quella l’intraprendente Yamanaka. Lei se n’era accorta, e doveva assolutamente dissimulare la cosa, cambiando argomento.
“Chi ti credi di essere? Sei riuscito a farmi tacere, ma adesso non credere di potermi costringere a parlare, se non vo…” Interruppe la frase a metà, rimanendo con la bocca aperta. Shikamaru l’aveva fregata. Sin dall’inizio era stato lui ad avere il coltello dalla parte del manico. E lo sapeva usare quel coltello, eccome.
“Ecco, stuzzicare Ino Yamanaka è un modo per farla parlare quando è imbronciata. Me lo segnerò, prima o poi. Bisogna tener conto di queste cose, quando si ha a che fare con seccature del tuo calibro.” La schernì Shikamaru, mimando con la mano il gesto dello scrivere. “Ma con te sono più importanti i modi per zittirti, considerato quanto parli.”
“Sei… Sei veramente un cretino!” Strillò Ino, arrossendo fino alla radice dei capelli. “Ma… se mi dici questi modi per zittirmi potrei anche decidere di non picchiarti! Voglio proprio vedere cosa ti inventerai, ora!” Fece, improvvisamente compiaciuta della sua idea. Sorrise. Ora sarebbe stata lei a trionfare.
Ma non aveva calcolato il fatto che Shikamaru meditasse sempre su qualunque cosa e, dunque, anche su di lei. E la conosceva bene, anche se non perfettamente. Ad ogni modo, avrebbe rimediato a questa sua lacuna molto presto.
“Dunque… Un modo per zittirti può essere minacciarti. Oppure infilarti in bocca un dolce, a cui tu non sai resistere.” Cominciò il ragazzo, tenendo il conto dei diversi metodi aiutandosi con le dita. Ino si strinse nelle spalle, accorgendosi che forse non era stata un’idea così brillante, la sua.
“O anche incerottarti la bocca, in casi estremi.” Continuò Shikamaru. “O, comunque, tapparti la bocca in qualche modo, anche drastico. Per togliersi le seccature di torno posso fare questo e altro ancora.”
Ino ora fremeva dalla voglia di sapere cosa diamine intendesse per ‘metodi drastici’. Gli rivolse uno sguardo interrogativo e lui, per una, santissima volta, dimostrò di aver capito qualcosa.
“Vuoi sapere a quali metodi drastici mi riferivo? Ora non lo so, bisognerebbe provare. Magari legarti e gettarti in un pozzo…”
La ragazza, inevitabilmente, impallidì nell’udire tali parole. Strinse le labbra attenta a non fiatare, inspiegabilmente delusa.
“…oppure baciarti. Anche se questo fa molto romanzo rosa. Il che è molto seccante.”
Concluse lui, cercando di eludere immediatamente la pericolosità della sua ipotesi. Ma l’affermazione aveva già avuto un effetto distruttivo su Ino, che ora si stava avvicinando a lui, a passo felpato, fissandolo con palpebre tremanti ed occhi lucidi.
“E se io ora mi mettessi a parlare, cosa faresti?” Scandì la giovane, con una certa difficoltà. Per una volta, incredibilmente, non aveva voglia di parlare. Quello di cui aveva bisogno era altro.
“Cosa… cosa stai dicendo?”
“Saresti davvero disposto a gettarmi in un pozzo?”
Ovviamente no, pensava Shikamaru, vedendo il bel viso di Ino avvicinarsi al suo. Soprattutto in quel momento, in cui lo stava guardando con occhi tanto luminosi quanto languidi, la bocca dischiusa, la testa che accorciava le distanze, piuttosto timorosa, quasi in attesa di un cenno da parte sua.
“Rispondi. Non mi getteresti mai in un pozzo, no?” Il ‘no’ finale risultò quasi tronco, troppo breve, essendosi spento contro le labbra di Shikamaru. Il suono divenne soffice e flebile fino a scomparire. In breve, lasciò spazio ad un rumore più umido.
Se ti gettassi in un pozzo, mi butterei anche io con te. Dannata seccatura, cosa mi fai pensare?
L’iniziativa era partita da Ino, e Shikamaru non aveva risposto al bacio fin da subito. Poi, però, si accorse che le labbra della ragazza erano più morbide di qualunque cuscino sul quale avesse premuto la faccia, nelle notti. E anche meno statiche, più calde, più umide.
I loro movimenti lo incitavano a rispondere, e in breve si era ritrovato a succhiare le sue labbra con l’impegno di un appassionato dilettante. Poi, impacciatamente, aveva anche dischiuso la bocca quando aveva avvertito lei fare lo stesso, senza mai staccarsi.
Recuperarono il respiro che avevano perso, staccandosi, rimanendo vicini. Shikamaru ricordava bene quale piacevole capogiro l’aveva colto nel momento dell’azione. L’idea di poter chiudere la bocca di Ino in quel modo era tanto piacevole, lo stuzzicava con tanta insistenza da risultare seccante.
 
“Ora risponderai? Perché sei venuta a casa mia?” Chiese Shikamaru, aggrottando la fronte.
Ino gli rivolse un sorriso angelico, stringendogli la mano e aumentando il ritmo dei suoi passi. Davanti a loro si estendeva in lunghezza una via di Konoha che portava verso l’esterno del villaggio, e in lontananza si distinguevano gli alberi verdeggianti della foresta.
“Mica ti è dispiaciuto, no?” Fece lei, civettuola, stringendosi al ragazzo.
“Beh… Un po’ seccante, ma…” Iniziò Shikamaru, alzando gli occhi al cielo dove passavano lente le sue adorate nuvole, adesso più indifferente a loro. “…non sarebbe male, se tutte le seccature fossero così.” Concluse, con finta indolenza. “Comunque non mi hai risposto.”
Ino arricciò le labbra, prima di rispondere. “Ti sei dimenticato che oggi abbiamo l’allenamento con Choji? Siamo in ritardo, si sarà già mangiato tutte le provviste per la merenda.” Sospirò. “Quindi ero venuta a chiamarti.”
Shikamaru rimase interdetto. Si era appisolato e, svegliandosi, non aveva trovato il tempo di pensare a cosa doveva fare, avendo avuto fin da subito la mente totalmente occupata da Ino. Decise che non gli importava, che Choji era troppo paziente per arrabbiarsi per un ritardo. Improvvisamente, realizzando di stare per raggiungere il luogo designato per l’allenamento – che in un momento del genere era l’ultima delle sue preoccupazioni -, si rese anche conto che la ragazza lo teneva per mano, e gliela stringeva con vigore.
Cosa avrebbe detto Choji, vedendoli giungere in atteggiamenti così teneri ed intimi? Scrollò le spalle. Ne sarebbe stato contento, si sarebbe congratulato e avrebbe fatto tante altre cose seccanti.
Sorrise, al pensiero di quanto gli piacesse quella routine e quella prevedibilità. Ormai si era anche abituato al nuovo rapporto appena nato tra lui ed Ino, e il fatto di conoscerla tanto bene gli infondeva un senso di serenità.
Non sarebbe stato lo stesso, con un’altra. E, conoscendo ogni minima sfaccettatura di Ino, Shikamaru poteva affermare con certezza che quella seccatura gli piacesse da matti. 




Note: Sono particolarmente di fretta! Mi sta impazzendo il computer, proprio in questo momento, e sto imprecando come una matta. Non ho molto da dire, se non che questa cosa non mi convince, che la volevo dedicare a Cà, e che è  il mio primissimo esperimento di ShikaIno. Lasciate qualche commento, se riuscite! Au revoir! <3



  
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