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Autore: Silvar tales    18/12/2011    7 recensioni
«Cos'è questa canzone?» Chiese, mentre infilava un paio di jeans e un maglione.
«Last Christmas», rispose distrattamente Sasori, aggiustando la rotella del volume. L'ambiente, al diffondersi della musica, si caricò di una soffusa atmosfera natalizia.
Quel primo esperimento di passare il Natale in compagnia di Deidara non si stava rivelando per nulla errato, anzi. Sembrava stesse andando alla grande.

[Partecipante alla challenge "Le situazioni di lui & lei" indetta da Starhunter] [#13 durante le festività natalizie]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Sasori & Deidara - The Great Revival'
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Crep de Mont
[#13 durante le festività natalizie]

Questa storia è dedicata a tutti coloro che mi seguono, 
e a tutti gli amanti di questa splendida coppia.
Happy Christmas 
Silvar




La neve pioveva come zucchero su tutta la valle.
Imbiancava gli abeti, la baita, il casotto di cemento dell'arrivo della funivia; zittiva tutto quanto il paesaggio, avvolgendolo di ghiaccio. 
Gli ultimi raggi del tramonto se n'erano andati, e le piste da sci erano già adombrate dell'azzurro del crepuscolo. 
Ma c'era sempre spazio per un'ultima discesa. 
Gli unici rumori che si sentivano erano lo scricchiolio della neve fresca, e i fruscii dei loro snowboard che tagliavano la discesa con ampie curve. 
Sembravano danzare, s'intrecciavano, si ravvicinavano scherzosi per poi allontanarsi nuovamente.
«Scommettiamo che finisci con il culo per terra?»
«Sfida accettata!»
Deidara virò di scatto tagliando la strada a Sasori, rischiando di farlo sbilanciare nel suo tentativo di evitarlo. 
«Sei un coglione!» 
L'altro rise in risposta, continuando a tagliare il pendio con strette curve a zigzag. 
Si sentiva già provenire, dal fondo della pista, l'allarme periodico del gatto delle nevi che entrava in azione; il freddo serale cominciava a farsi sentire, penetrava fin dentro le ossa e lì rimaneva, in attesa di essere sciolto. 
Nonostante ciò i due instancabili sciatori continuavano a sfrecciare sulla neve cedevole, cercando di superarsi a vicenda; si sfidavano annodando le loro traiettorie, allungavano le braccia fino ad arrivare a toccarsi le dita guantate per una frazione di secondo, ridevano attraverso la plastica della visiera.
Passato un tratto che seguiva i piloni della funivia, la pista serpeggiava brevemente tra gli alberi, per poi sbucare di nuovo fuori dal bosco. Deidara frenò, mettendo bruscamente la tavola di traverso e fermandosi sul piccolo rialzo che precedeva il tratto di pista nera. 
«Cazzo!» esclamò Sasori, lasciandosi cadere col sedere all'indietro sulla neve, e alzando un braccio verso la valle sotto di loro, per poi lasciarsi andare in uno scoglionato yuh-uuuuh! che fece l'eco. 
«Chi è finito con il culo per terra?» infierì con tranquillità canzonatoria Deidara, che si trovava ancora in piedi.
Davanti alla faccia incredula ed ebete di Sasori non poté far altro che scoppiare a ridere, abbassandosi su di lui e coinvolgendolo in una goffa giravolta in mezzo alla neve.
«Ho solo frenato come tutte le persone normali, bastardo!»
«Ah sì?»
«E sai che ti dico? Se sei riuscito a fermarti restando in piedi vuol dire che andavi ai due all'ora, fifone!»
«Ma se sono arrivato prima di te!»
Dopo essersi indolenziti le addominali a forza di ridere, i due ragazzi sganciarono gli scarponi dalle rispettive tavole, per poi piantarle nella neve come due totem. 
Sul crinale in alta quota dov'erano, libero dall'ombra delle cime più alte, il sole arrivava ancora ad illuminare la neve di riflessi arancioni. Gli impianti di risalita che si inerpicavano sui cocuzzoli circostanti erano tutti fermi, e le luci dei paesini che popolavano la val Badia iniziavano già ad accendersi. La baita che avevano affittato si trovava alla fine della pista, in un piccolo villaggio sciistico per turisti. 
«Allora, lo facciamo questo muro?»
Sasori in tutta risposta aprì una bottiglia di birra, come per brindare alla loro piccola conquista giornaliera. Deidara si accese una sigaretta.
La luce intanto sfumava velocemente; quando si decisero a risalire sui loro snowboard a malapena distinguevano i lati della pista. 
In un modo o nell'altro scesero nel buio del crepuscolo cercando di non sbagliare i bivi, specialmente quello che scendeva fino a Corvara invece che fermarsi ai laghetti Boè. 
Quando finalmente giunsero nello spiazzo davanti al loro appartamento, la stanchezza accumulatasi durante il giorno, che prima non si era fatta sentire per merito dell'adrenalina, esplose di un colpo sulle loro gambe. 
Nonostante ciò, a Deidara non era ancora passata la voglia di scherzare. Raccolse la neve fresca a piene mani e la riversò tutta quanta nel cappuccio di Sasori, che era impegnato a sistemare i loro snow nel seminterrato. Il ragazzo, dopo essersi praticamente sfilato la giacca per togliersi la neve dalla schiena - con poco successo, dato che gli si era intrufolata persino nelle mutande - rincorse Deidara per tutto il perimetro della casa, armato di un pezzo di ghiaccio grande la metà di lui. 
Dopo essersi sepolti a vicenda in mezzo alla neve farinosa, decisero di rientrare per evitare che una polmonite mandasse a monte le loro vacanze.
«Che freddo!» si lamentò Deidara, battendo i piedi sullo zerbino della baita. 
«Taci».
Il primo bisogno fu quello di infilarsi sotto il getto caldo della doccia, per scrollarsi il ghiaccio di dosso. 
Deidara abbandonò i pantaloni e la giacca da sci in completo verde acceso sulla sedia, vicino al termosifone. La neve intanto era tornata a cadere, più fitta, e avvolgeva le case in legno di un bianco tenue e soffice, nel quale spiccavano le luci colorate delle decorazioni natalizie. 
«Non starci un'ora», si raccomandò Sasori, battendo in ritirata verso la stufa a legna. Come non detto, mezz'ora.
Deidara era rimasto mezz'ora sotto la doccia, ad invischiarsi di sapone ed a cantare. Dio quant'era stonato. 
«Sei uscito, signorina?» fece sarcastico Sasori, sdraiato sul letto, impegnato ad inserire nello stereo un disco di carole natalizie. 
In tutta risposta Deidara gli lanciò in testa l'asciugamano che teneva alla vita, facendogli il verso. 
«Cos'è questa canzone?» Chiese, mentre infilava un paio di jeans e un maglione.
«Last Christmas», rispose distrattamente Sasori, aggiustando la rotella del volume. 
L'ambiente, al diffondersi della musica, si caricò di una soffusa atmosfera natalizia. 
Quel primo esperimento di passare il Natale in compagnia di Deidara non si stava rivelando per nulla errato, anzi. Sembrava stesse andando alla grande. 
Era insolito trascorrere il Natale con gli amici, ma d'altronde Sasori non aveva mai avuto un buon rapporto con la sua famiglia, e quell'anno il clima casalingo s'era inasprito ulteriormente. Da quando era arrivata una nuova bambina, la sua sorellastra, lui era rimasto gradualmente escluso dalle attenzioni della madre e del suo nuovo compagno. Suo padre non poteva badare a lui, il lavoro gli portava via molto tempo, e la scusa che Sasori era maggiorenne, grande, grosso e vaccinato faceva comodo a tutti. 
Così il ragazzo si era ritirato dall'ambiente familiare, silenzioso, senza annunciare teatralmente la sua esclusione. E nessuno si era preoccupato di riportarlo nei ranghi.
Neppure per le festività natalizie.
D'improvviso, il filo di pensieri che stava così deliziosamente intricando, si spezzò, ingarbugliandosi tutto d'un tratto.
Sasori si bloccò, fissando una mano tesa davanti a lui.
La mano di Deidara.
Il suo cervello non connetteva. Che intenzioni aveva?
Sicuramente avrà voluto fare lo stupido, come suo solito. 
«Ti va di ballare?»
Come temeva, a Deidara era dato di volta il cervello. 
«Mi hai chiesto di...»
«Ballare, sì».
Per chiarire definitivamente la questione, Deidara lo sollevò come un bambino e lo mise in piedi, per poi allacciargli le braccia intorno al collo; era più basso di lui di cinque centimetri buoni, ma questo particolare non gli dava troppo fastidio. 
Nella più totale confusione, Sasori decise di assecondarlo e gli mise entrambe le mani sulla vita, tirandolo verso di sé e iniziando a ondeggiare lievemente, seguendo la dolce musica di sottofondo. Possibile che una mezza birra bastasse per annebbiargli il cervello?
No, non era quello. Deidara era perfettamente lucido, di questo era sicuro. Ma allora?
Nonostante l'assurdità e l'insensatezza della situazione, Sasori dovette ammettere non gli dispiaceva più di tanto
Sussultò quando sentì la testa e i capelli spinosi del ragazzo accoccolarsi sulla sua spalla, donandogli un piacevole brivido. 
«De - Deidara...»
Cercò di concentrarsi sul moto pacifico dei fiocchi che volteggiavano fuori dalla finestra, sull'intermittenza regolare delle luci colorate, ma a nulla valsero i suoi sforzi. 
Non sapeva nemmeno lui come passarono da quegli ondeggiamenti soporiferi a baciarsi in modo così coinvolgente, così caldo e freddo allo stesso tempo. Come scaldarsi davanti ad un camino con ancora i residui gelati della sciata in corpo. 
Quando infine si separarono, fu solo per mangiarsi a vicenda con gli occhi, e calcolare razionalmente lo spazio per sistemarsi nel letto.
E nessuno si curò di spegnere lo stereo. 








Last Christmas, I gave you my heart,
But the very next day, you gave it away...

(
Wham! - Last Christmas)

   
 
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