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Autore: AntheaMalec    18/12/2011    5 recensioni
Una breve storia su un particolare momento della vita di Klaus, quando l'esperimento con gli ibridi fallisce. In sottofondo è presente la canzone Echo di Jason Walker.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Klaus, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Echo

Hello, hello
anybody out there?
'cause I don't hear a sound
alone, alone
I don't really know where the world is but I miss it now

 

Silenzio. 
C’era un silenzio di morte intorno a me, la notte stava riempiendo di ombre la foresta, i corpi senza vita di un esperimento mal riuscito. Morte. C’era morte ovunque. La testa tra le mani, a far smettere quel rimbombare di urla, quei ricordi di sangue denso, quelle domande che aleggiavano nella mia mente da minuti interi. 
Cosa era andato storto? Ancora solo. Ancora un incapace che non riusciva ad avere il controllo sulla situazione. Non ero ancora abbastanza. La furia che si abbatte ancora sul mio corpo, facendomi diventare una fiamma bruciante e viva. Perché? Perché non ero riuscito a creare i miei ibridi quando avevo eseguito correttamente tutto ciò che mi era stato detto di fare? Perché, alla fine dei giochi, ero ancora così dannatamente solo? Urlai, cercando di non pensare più a nulla. 
Urlai così tanto da sentire bruciare la gola. Scagliai una bottiglia di birra sul terriccio umido. Percepii gli occhi farsi umidi e mi odiai per questo. Nessuna debolezza, non mi era stata consentita nemmeno da umano.
Sei stolto e impulsivo, mi stupisco che tu sia ancora vivo.

Il viso distorto dalla furia di Mikael mi si impresse nella mente, annientandomi. Era stato lui a rovinare tutto e avrebbe pagato per quello; avrei creato un mio esercito, ci sarei riuscito, e lui avrebbe avuto paura di me, avrebbe capito che valevo qualcosa, che non ero uno stupido ed ingenuo ragazzino. Sentii una presenza dietro di me; Stefan era ritto in piedi, una mano a coprire l’avambraccio dove risiedeva il morso del licantropo fuggito via. Cercai di darmi un controllo, l’indifferenza dipinta sul volto, i denti stretti a contenere la rabbia. 
“Alla fine sono morti tutti.” Dissi, calmo. Una nuova occhiata ai cadaveri privi di vita di quegli inutili licantropi che non erano serviti a nulla. Un’altra sconfitta, una sconfitta che non potevo permettermi. 
Urlai, di nuovo. Strizzai gli occhi, cercando una pace che non trovavo da tempo. Furia, rabbia, indignazione, delusione. Ancora una volta stolto per non essere riuscito a combinare nulla. 
Ancora solo.

 

I'm out on the edge and I'm screaming my name
like a fool at the top of my lungs
sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright
but it's never enough
cause my echo, echo
is the only voice coming back
my shadow, shadow
is the only friend that I have

 

“Sarei dovuto riuscire a trasformarli. Ho spezzato la maledizione, ho ucciso un lupo mannaro, ho ucciso un vampiro, ho ucciso la doppelganger.”
Feci ritornare alla memoria tutte quelle morti, le sensazioni che avevo provato strappando il cuore a quella ragazza, uccidendo la zia della doppelganger e ella stessa. Sconcertato, sconvolto. Cosa non andava? Cosa non era stato eseguito correttamente? Il mio sguardo tornò alla faccia di Stefan, paralizzato e con una brutta cera in volto. 
“Stai da schifo.” “Se non ricordo male sto morendo e tu non vuoi curarmi.” 
Osservai il morso sul suo braccio e mi calmai, finalmente. Non potevo rischiare di perdere anche lui, non potevo permettermi di restare completamente solo, senza nessun alleato. Senza nessun amico. Eppure lui non poteva ricordarsi di me. La vita era così ingiusta, a
volte, così dannatamente masochista e crudele. 
“Dovevo ucciderlo, non ho avuto scelta. Ti ho deluso, mi dispiace. Fai quello che devi.” Le sue parole ebbero uno strano effetto su di me, come una medicina, ma molto più potente e positiva. Ero sorpreso dalle sue parole, sorpreso dal fatto che lui mi stesse chiedendo scusa, preoccupandosi della mia delusione. Da quando qualcuno non parlava così umanamente con me? Forse non c’era mai stato, o forse Rebekah era stata molto più vicina a me di quanto la mia memoria potesse ricordare. 
“Doveva funzionare.” Ripetei un’ultima volta, sicuro che ci fosse qualcosa di sbagliato, ma non riuscendo a capire che cosa.
Cos’era giusto fare, lasciarlo morire o salvargli la vita? Ritornai davanti alla corteccia dove poco prima ero seduto e mi morsi il polso, facendo cadere il mio sangue dentro l’ennesima bottiglia vuota.
Potei sentire il respiro di sollievo di Stefan sin da lì. 
Volevo salvarlo. 
Volevo perché, nonostante tutto, era l’unico ed il solo amico che mi era rimasto, per quanto strano potesse essere. 
“Salute!” Stefan bevve tutto in un sorso ed io feci per andarmene.Mi girai un’ultima volta verso la carneficina che avevo creato. Solo, ancora. 
“A quanto pare sei l’unico compagno che mi rimane.”
L’unico. Me ne andai, il nodo in gola che si faceva via via più pressante. 
Era così che avrei dovuto sentirmi per tutta la mia esistenza? Così solo? Senza una casa, senza una famiglia, senza amici.
Dovevo solo pensare al mio esercito, non avevo tempo per quelle stupidaggini, mi redarguii, passandomi una mano sul viso e continuando a camminare tra la foresta, senza una meta. 
E allora era giusto che mi sentissi così solo? L’unica amica sarebbe stata la mia ombra, l’unica voce nota, il mio eco. Per sempre.

 

 

Hello, hello, anybody out there?

   
 
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