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Autore: Revysmile    18/12/2011    1 recensioni
Questa parvenza di sogno svanisce in fretta ed io mi accorgo solo adesso di essere completamente avvolto nelle coperte di un letto, anzi del mio letto, in uno squallido appartamento, mio anch'esso, mentre la mia sveglia gracchia "Sympathy for the devil" dei Rolling Stones.
Sono presenti OC.
[Pairings: FruK, RusGre,AustriaUngheria ed altri]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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05. Ode to my family

 

Sembra una di quelle scene penose di uno squallido film americano di serie B, ci sono tutti i componenti: il gruppo dei bulletti cattivi, la ragazza in pericolo e i prodi eroi dei quartieri popolari pronti a difenderla a spada tratta.

Il mio arrivo viene accolto simpaticamente con fischi e grida di scherno assieme ad un educato "E tu che cazzo vuoi?" ma, sinceramente, non potrebbe fregarmene di meno.

L'unica cosa su cui è focalizzata la mia attenzione è mia sorella, che è qui, nella città dove siamo cresciuti, dopo quasi due anni che non ci vedevamo.

-Ciao ragazzi! Ciao Arthur, come va?- mi risponde semplicemente voltando la testa verso la mia direzione e salutando i ragazzi alle mie spalle.

Per un attimo il tempo mi sembra essersi fermato ed il mio cervello entra in uno stato di stallo simile al vuoto assoluto, incapace di interdere e volere.

Sono allibito, vedo che la sua faccia tosta non è cambiata.

-Oh ciao Arthur come va?- ripeto incredulo con un tono di voce penoso.

-Non ci vediamo da due anni, dopo tutto quello che è successo, e questo è quello che mi dici?- chiedo incredulo prendodola per entrambe le spalle, dimentico dell'attuale situazione.

Il mio stomaco si sta contorcendo in modo strano e spiacevole ora che mi trovo a vivere quel momento che temo e che ho paura di affrontare da tantissimo tempo.

Io mi immaginavo fiorfiori di insulti, parolacce destinate alla mia persona e, conoscendola, anche qualche pugno o schiaffo.

Certamente non un saluto cortese come questo!

-Tecnicamente sono solo diciasette mesi.- precisa lasciando trapelare un discreto astio che, certamente, mi sembra più consono alla nostra situazione - E in ogni caso come vuoi che ti saluti? Ave Sir Kirkland?-aggiunge inarcando le sue sopracciglia e scostandomi con una spinta.

Io la odio. Lei e la sua ironia che mi impedisce di capire le sue vere emozioni.

-Eilenn.- la voce mi trema dalla rabbia e dallo sconforto. - L'ultima volta che ci siamo visti-

ma non riesco a finire la frase che una voce sgradevole mi interrompe, rimandando evidentemente la chiaccherata con mia sorella ad un altro momento.

-E tu chi cazzo sei? EH?- mi chiede il tizio brutto come il culo di una scimmia.

Mi ricordo solo ora della presenza dei tizi che stavano importunando Eileen.

Sento la sensazione spiacevole albergante nel mio stomaco mutare velocemente, per trasformarsi in una forma di astio puro. Il mio primo impulso è quello di chiudere a pugno le dita della mano destra, alzare il suddetto pugno e picchiare questi emeriti coglioni.

Ma non lo farò. Ho chiuso con le risse ormai già da un po' e quindi tenterò di risolvere la situazione in maniera educata e civile, come si addice ad ogni vero gentleman inglese.

-Ehi! Io quello lo conosco!- urla indicandomi improvvisamente un tizio che non riesco a capire se in faccia abbia più piercing o brufoli.

-Uh? E chi sarebbe?- chiede quello che aveva urlato contro Eileen e che, nella mia mente, ho deciso di chiamare Scimmia.

- Ma sì! E' quel musicista! Quello che è stato arrestato per la storia della Chiesa Punk!- tenta di spiegarsi gesticolando come un cretino.

Porca puttana, sento il sangue gelarmi nelle vene mentre le mie gote si infiammano.

Fra tutti i motivi per cui il brufoloso poteva conoscermi, doveva proprio essere questo?

Mentre il rossore divampa sul mio volto, mia sorella ridacchia al mio fianco dicendo - AhAh, mi ricordo. Ti abbiamo recuperato in centrale.-

-Sei stato arrestato?- mi chiede immprovvisamente Francis che si è posizionato al mio fianco.

Mi ero totalmente dimenticato di lui.

-Taci, storia vecchia.- gracchio irato mentre il rossore sulle mie gote aumenta.

Non ricordo quella storia con piacere, anzi, è per me motivo di imbarazzo.

Per fortuna che questa notizia non ha fatto molto scalpore ma è rimasto uno scandalo a livello locale.

Intanto la cricca di deficienti, fiera di avermi riconosciuto, comincia a ridere al fine di schernirmi, dandosi gomitate, spintonate e pacche, emettendo dei versi che hanno ben poco di umano.

Tutti tranne uno.

Non ho la più pallida idea di chi sia, eppure mi guarda con fare terrorizzato, e nel frattempo, continua a voltare la testa a destra ed a sinistra, come se fosse impaurito da un eventuale arrivo di qualcuno.

-Aspettate ragazzi!- dice avvicinandosi ai suoi amici e tentando di calmarli con fare titubante e con scarsi risultati, suscitando ancora più ilarità, ci sono alcuni che quasi si stanno rotolando dal ridere.

-Non avrai paura di quel moccioso!- sentenzia Scimmia indicandomi mentre l'altro mugugna qualcosa tentando di spiegare il motivo dei suoi timori.

Tuttavia non è su questo che si focalizza la mia attenzione che si è fermato su una parolina che ha detto.

Okay che, da quel che posso dedurre dai suoi lineamenti, è più grande di me, ma chiamarmi moccioso è davvero troppo.

Solo una persona è solita chiamarmi così, e mi basta e avanza.

-Io lo disfo se lo voglio!- urla ancora Scimmia ridendo sguaiatamente.

Smette improvvisamente quando sente lo sputo, che ovviamente proviene dalla mia bocca, impattargli contro la sua guancia destra.

-Provaci.- dico semplicemente pulendomi il labbro sporco di saliva e alzando le braccia, pronto per fare a pugni, mettendomi in guardia e trasudando istinti omicidi.

-E' spacciato.- dice Eileen con una tono rasegnato ma allo stesso tempo con un ghigno divertito-Chiamandolo moccioso ha firmato la sua condanna a morte.-

-Ecco che licomincia con le vecchie abitudini.- sentenzia Yao, mentre Heracles ha la sua solita aria da perenne estraniato dalla realtà, al contrario di Francis, che continua a guardare in modo compulsivo me e la cricca, incredulo sugli avvenimenti che stanno per avere luogo.

E' evidente che non si è mai ritrovato coinvolto in una rissa lui, fighetto da centro-città!

-Ragazzi fermatevi!- urla improvvisamente, con una decisione inaspettata, il tizio impaurito di prima mettendosi in mezzo fra me e Scimmia, il quale sta letteralmente bollendo dalla rabbia.

Subito dopo lo vedo accostarsi a lui, abbassandolo alla sua stessa altezza, e sussurrandogli qualcosa nell'orecchio, che, tuttavia, non riesco a sentire.

Intercetto solo qualcosa come "Kirkland... fratello.... quello là... il mio naso" e poco altro.

Un vago sospetto comincia a farsi strada nella mia mente mentre vedo Scimmia lentamente sbiancare sussurrando -Oh cazzo, non sono solo omonimi.-

Superando l'iniziale stupore sulla scoperta che un tizio come lui conosca il significato di una parola come "omonimi", rimango certamente basito quando urla -Tuo fratello è William Kirkland!?-

Bastano quelle due semplici parole che compongono il nome di mio fratello a far capovolgere completamente la situazione. I bulli, che prima si atteggiavano a ganster professionisti, ora sono sbiancati ed impauriti, quasi come degli scolaretti del primo anno quando affrontanto per la prima volta un ballo scolastico.

-Sì perchè?- rispondo acidamente mentre sui loro volti si disegnano espressioni piene di paura.

-Cazzo, andiamo via!- dice uno allontanandosi, seguito da altri.

-Non finisce qui.- mugugna Scimmia mentre io non faccio in tempo ad abbassare le braccia che la cricca,batte in ritirata, correndo a più non posso, e sparendo alla nostra vista, lasciandoci allibiti, in mezzo alla strada.

Ecco un altro avvenimento da film, americano, scadente di serie B.

E' in momenti come questi che vengono a galla i pochi lati positivi di avere William, l'uomo che probabilmente ha partecipato, durante la sua adolescenza, a più risse di tutto il Regno Unito, come fratello maggiore.

-Ma che cosa gli è preso?- mi domanda Francis con tono perplesso e stupito.

-Mio fratello, ha una certa fama.-

Taglio corto, di certo non ho ne voglia, ne intenzione di raccontare vita morte e miracoli della mia famiglia a Francis, anche se, già posso immaginarlo, mi farà un interrogatorio di terzo grado per scoprirne di più. Ne sono certo.

Mi sto già preparando una sfilza di insulti da dire al francese per farlo desistere dai suoi intenti indagatori mentre invece, per l'ennesima volta, quell'uomo mi lascia allibito, dato che si è prontamente dimenticato della mia esistenza e, più veloce di un fulmine, si è spostato di fianco a mia sorella, prendendole le mani fra le sue e cominciando a chiaccherare amichevolemente con lei.

-Piacere io mi chiamo Francis Bonnefoy, immagino tu sia la famosa sorella di Arthur, giusto?- dice parlando in modo lento e tetrale.

-Sì, mi chiamo Eileen O'Riley.- risponde arrossendo, basita dalla socievolezza del francese.

Francis intanto, con un'espressione stupita, tenta di continuare il discorso, ma io, che mi sono stufato, li interrompo allontando il francese da Eileen. Tentando di richiamare tutta la calma e la diplomazia di cui sono capace, ignoro Francis bellamente, che tenta di dire qualcosa, per rivolgermi direttamente a mia sorella -Mi vuoi spiegare perchè sei tornata in Inghilterra?-

Lei, come risposta, sgrana gli occhi e mi guarda stupita, come se avessi detto una bestemmia.

-Arthur, cosa intendi? Pensi seriamente che sarei rimasta a Dublino dopo quello che è succeso?-

La sua voce è quasi un sussurro, e, improvvisamente, abbandona il solito timbro solare che la contraddistingue, per assumere una tonalità che mi sembra affranta.

Non riesco a capire -Intendi il tuo, ennesimo, licenziamento?- chiedo perplesso, mi sembra strano, non è il tipo da rifugiarsi a casa quando si trova in difficoltà, anzi, la sua testardaggine e determinazione per farcela da sola in qualsiasi situazione tende talvolta a portarla in situazioni quasi di autolesionismo.

-Ma che cosa stai dicendo? Non dirmi che William non ti ha avvertito?- mi chiede basita.

Il ricordo della chiamata di mio fratello alle quattro del mattino torna prepotente nella mia mente, scombussolando il mio animo -Mi ha chiamato ma non sono riuscito a rispondere, che cosa doveva dirmi?- tento di mantenere un tono neutrale ma con scarsi risultati.

Come reazione alla mia risposta, Eileen mormora qualcosa e si passa stancamente una mano sul volto, mi accorgo solo ora delle occhiaie che contornano i suoi occhi.

-Quindi non sai ancora niente?- la sua voce è rotta, affranta. Che cosa è successo che dovrei sapere?

-Eileen, che cosa doveva dirmi William?- ora il mio tono è evidentemente preoccupato.

Come risposta la ragazza guarda i ragazzi attorno a noi, che nel fratempo sono rimasti in silenzio, rispettando la nostra conversazione, per poi rivolgersi a loro, con un sussurro -Ragazzi, è da tanto che non ci vediamo, ma potete, per favore, lasciarci soli un attimo?-

-Non c'è nessun problema, ci vediamo dopo.- dice Heracles, tornando finalmente sul pianeta Terra.

Yao, dopo aver rivolto un cenno di saluto a Eileen e un'occhiataccia al ragazzo greco, si dirige verso il suo locale, imitato da Heracles, seguito a ruota da Francis, lasciandoci soli sul marciapiede.

 

La vetrina del locale contornava in modo particolare quelle due figure, in piedi oltre al vetro, quasi come se fossero i protagonisti di un quadro di un realista trasportato ai giorni odierni.

Questo, almeno, fu quello che pensò Francis mentre rientrava all'Eliotropilaki insieme ad Heracles senza distogliere lo sguardo da Eileen e Arthur, visibili attraverso la superficie vetrata.

Tornò stancamente a sedersi al tavolo che fino a poco tempo prima occupava assieme all'inglese, con la testa affolata da mille pensieri e domande.

Heracles lo seguì in silenzio fino al suo posto per riprendere il grembiule che vi aveva abbandonato, fissando con i suoi occhi verde oliva, in modo fintamente apatico, il pensieroso ragazzo francese.

-Immagino tu sia rimasto sorpreso dalla scaramuccia avvenuta qui fuori- ipotizzò il greco, assicurandosi i lembi di stoffa ai fianchi -Però se stai con Arthur dovrai abituartici. Come hai potuto vedere è un tipo tremendamente irascibile.- aggiunse incominciando a ritirare le stoviglie abbandonate sul tavolo.

-Ahah- ridacchiò senza ironia Francis -L'avevo capito la prima volta che l'ho incontrato.-

Il greco sorrise appena e lanciò un'occhiata preoccupata verso la vetrina. Non riusciva a scorgere il volto ne di Arthur ne di Eileen, infatti il primo era girato di schiena verso la seconda, nascondendola quasi completamente.

-In realtà, però, non stavo pensando alla rissa mancata.- disse il ragazzo francese richiamando l'attenzione di Heracles.

-Eileen è la sorella di Arthur, giusto? Ma perchè allora ha un cognome diverso?-

Il greco sospirò, sapeva che una domanda simile sarebbe sorta, prima o poi, nel pensiero di Francis.

Guardò ancora una volta le figure rimaste sulla strada, dove c'era Arthur che gesticolava in modo spasmodico, per poi voltarsi verso il ragazzo ancora in attesa della risposta.

-Feliks, io faccio una pausa.- disse a voce alta riferendosi al cameriere polacco che stava servendo ad un tavolo.

-Cioè, tipo, ma è la quarta che predi questa mattina!- protestò inutilmente, ignorato completamente da Heracles che si era seduto di fronte a Francis.

-Forse dovresti chiederlo direttamente ad Arthur, ma non sono sicuro che ti risponderebbe. Comunque, dato che suoni nel suo stesso gruppo, lo scopriresti prima o poi, quindi, tanto vale che te lo dica io.- disse il ragazzo molto lentamente, prendendosi frequenti pause.

-Devi sapere che Arthur, in tutto, ha cinque fratelli, ma non tutti hanno gli stessi legami di sangue.-

-Che intendi dire? Ci sono state delle adozioni?- chiese perplesso Francis e sinceramente stupito.

-Più o meno- rispose Heracles pacatamente, come se stesse ponderando le parole - I tre maggiori: Sean, William e Arthur sono realmente fratelli, ma sono rimasti orfani molto piccoli e vennero adottati tutti e tre da una donna che abitava qui, in questa città, Claire Kirkland. Era una donna d'oro. Non si limitò solo ad occuparsi di quei bambini, ma, qualche anno dopo, si incaricò anche dell'affidamento di due gemelli irlandesi, gli O'Riley. Una è Eileen, mentre suo fratello si chiama Patrick.- disse alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso il bancone.

Il ragazzo francese rimase in silenzio, non sapendo che cosa dire ma sentiva un sincero moto di compassione e tenerezza verso Arthur e pura ammirazione verso sua madre.

-E il quinto fratello?- chiese Francis seguendo il greco fino al bancone dietro al quale era scomparso alla ricerca caotica di qualcosa. Gli aveva detto chi erano i primi quattro fratelli di Arthur, ora ne mancava solo uno all'appello. Tuttavia la risposta di Heracles non arrivò, e il francese si limitò sconsolato a guardare le due figure fuori dal locale; questa volta era Eileen che era girata di schiena mentre Arthur parlava animosamente al telefono. Che stessero litigando?

-L'ho trovata- disse improvvisamente il greco richiamando l'attenzione su di se -Non dire ad Arthur che la conservo, altrimenti mi dovrei subire un sacco di polemiche- aggiunse porgendogli una polverosa foto incorniciata.

Francis la prese con la stessa cautela che avrebbe adoperato per una reliquia e, con un pollice, scostò dal vetro la polvere che vi si era posata.

Era una foto scattata all'Eliotropilaki, ne riconosceva gli interni, ed, esattamente al centro davanti all'obiettivo, vi riconobbe un sorridente Arthur, di un paio di anni forse più giovane.

Successivamente, la sua attenzione venne attratta da una massa di capelli fulvi posta alla sinistra dell'inglese, vi riconobbe subito Eileen che teneva un braccio attorno alle spalle di Arthur e l'altro attorno a quelle di un ragazzo che sfoggiava dei tratti somatici in tutto e per tutto simili ai suoi.

-Questo è Patrick, il gemello di Eileen.- disse Heracles come se riuscisse a cogliere i pensieri del francese -Questo invece si chiama William.- aggiunse indicando un ragazzo alle loro spalle: dimostrava qualche anno di più di Arthur, aveva i capelli rossi come il fuoco e gli stessi occhi e, soprattutto, le stesse assurde sopracciglia del fratello.

-Questo è Sean, il maggiore.- indicò questa volta un ragazzo dal volto sorridente e gentile che assomigliava molto di più all'inglese che all'altro fratello.

Francis trattene a malapena una risata nel constatare che, oltre ai bellissimi occhi verdi, le sopracciglia disumane erano carattere genetico maschile indelebile nella loro famiglia.

Vicino a Sean si trovava un giovane Heracles, con lo sguardo apatico di sempre e i capelli raccolti in una maldestra coda, e a fianco a lui, vide con stupore una figura ben nota.

-Scusa ma questo non è...?- chiese lasciando in sospeso la domanda, preso alla sprovvista da quel volto.

-Sì, è Alfred Jones, il cantante statunitense. Non so se l'hai mai letto sui giornali ma Jones è orfano di madre e, fino a qualche anno fa, non fu mai riconosciuto da suo padre. Quando la sua mamma morì venne dato in affidamento alla famiglia Kirkland, essendo Claire una sua prima cugina.-

Francis non sapeva ne cosa dire ne cosa pensare, ripensò al suo primo incontro con Arthur, a tutto l'astio che quest'ultimo aveva dimostrato per il cantante statunitense e alle storie lette sue giornali.

Aveva sentito dire semplicemente che Jones, cantante e primo chitarrista degli Underdogs aveva lasciato il gruppo in seguito ad un litigio avvenuto con il bassista di allora Arthur Kirkland, ma non aveva mai sentito affermazioni riguardo ad una parentela fra i due.

-Non lo sapevo. Avevo solo sentito dire che viveva in Inghilterra assieme ad una famiglia di origine inglese e che poi, a causa di scontri, aveva lasciato quel gruppo per entrare nel suo attuale, The Heroes, e che insieme a loro era tornato in America.-

-Già, nessun giornale ha mai scritto riguardo ai loro legami di sangue, ed entrambi non hanno mai insistito perchè vi scrivessero a riguardo.- rispose il greco armeggiando con dei bicchieri.

-Qual è stato il motivo del litigio? Non l'hanno mai reso pubblico.- chiese Francis, approfittando della presenza di Heracles sul pianeta Terra.

Inaspettatamente gli occhi del ragazzo si velarono di un velo di malinconia, per poi dire con voce laconica -E' un po' complicato, dovresti chiederlo ad Arthur.-

-Non mi rispoderebbe mai.- rispose Francis con un sospiro di rassegnazione.

Questa volta il greco non rispose, si limitò appena ad incurvare gli angoli della bocca accennando un sorriso, guardandolo con simpatia e complicità, come a volergli dar ragione con lo sguardo. -Cambiando discorso- disse improvvisamente facendo ridestare Francis dai suoi pensieri-Questa è Claire Kirkland.- aggiunse indicando una donna dai capelli corvini e da un largo sorriso che si trovava fra Sean e Arthur.

Bonnefoy rimase per un po' a fissare quella foto, pensando a quei volti sorridenti e paragonando quella strana e particolare famiglia con la sua, così diversa e distante.

"Understand the things I say

Don't turn away from me

Cause I spent half of my life out there

You wound't disagree"

Proprio in quel momento la radio recitò i primi versi di una malinconicissima canzone dei Cranberries intitolata "Ode to my family". Francis sorrise amaramente, guardando prima la foto che aveva in mano, poi la cassa della radio.

"Do you see me?

Do you see?

Do you like me?

Do you like me standing there?"

Era ironico come questi due semplici elementi gli avevano fatto tornare, prepotente nella mente, il ricordo, doloroso, della sua attuale condizione familiare. Sorridendo amaramente ridiede la foto ad Heracles, che si immerse dietro al bancone per riporla nel suo nascondiglio, ma solo dopo aver fissato, per un'ultima volta, gli occhi smeraldini dell'inglese.

- Eccoli che tornano, incrocia le dita e spera che non inizino a litigare qui dentro.- disse improvvisamente il greco, non ancora competamente emerso.

-Ci sono tipo dei guai in vista, Heracles?- chiese Feliks sedendosi su uno sgabello e incrociando le gambe con la degna teatralità di una diva di Hollywood e non di un cameriere di un locale di periferia.

-Se va tutto bene no, altrimenti titanici.-

La porta si aprì e il primo a varcarla fu Arthur, eccessivamente trafelato, che, con il volto chino, si fiondò verso il tavolo che avevano occupato e, il più velocemente possibile, raccolse tutte le sue cose lanciandole alla rinfusa nella sua tracolla e infilandosi con foga la giacca.

Eileen, invece, entrò più lentamente ma non di certo con più calma, aveva gli occhi rossi e tentava di tenere lo sguardo fisso a terra, aspettando impazientemente il fratello.

Francis non fece tempo a proferir parola che l'inglese gli si parò davanti lanciandogli un mazzo di chiavi - Ascoltami ranocchio vinofilo, quelle sono le chiavi di casa, tornaci da solo. Io farò molto tardi. Non fare casini e, soprattutto, non farti vedere per nessuna ragione al mondo da un tizio biondo, svizzero e armato, intesi? Ciao!- disse tutto d'un fiato, ed, in fretta com'era entrato, se ne andò.

-Scusa Heracles ma dobbiamo rimandare ancora la nostra rimpatriata, ti spiegherò tutto successivamente.- disse Eileen rivolgendo un sorriso al greco che, tuttavia, sembrava alquanto forzato, non di certo solare come quello che aveva nella foto.

- Penso che dovremmo rimandare anche la nostra presentazione- aggiunse rivolta a Feliks e Francis, prima di voltarli le spalle e seguire il fratello.

Francis li guardò in silenzio allontanarsi, mentre passavano celermente, come due ombre, oltre al vetro e chiedendosi se quella che aveva visto scivolare lenta e silenziosa sul viso di Arthur fosse stata proprio una lacrima.

 

 

 

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Chiedo umilmente perdono!

E' da una vita che non pubblico più un nuovo capitolo ed ho accumulato un enorme ritardo... E' che ci sono stati dei contrattempi, alcuni piacevoli come la vacanza a Budapest, altri molto meno come il temporaneo decesso della mia creattività.

In questo capitolo citano Patrick O'Riley (lo so, il nome è banalissimo) ed è un mio OC che corrisponde all'Irlanda del Nord, ed insieme a sua sorella rappresentano l'intera isola. Ho scelto di presentare i due irlandesi come gemelli perchè, principalmente, mentre ora sono due stati divisi, per secoli la loro storia si è sviluppata su binari paralleli ed in modo analogo.

Mi piacerebbe, un giorno scrivere una fanfiction riguardo alla loro storia ma, per adesso, è solo un progetto.

Inoltre lo aggiungo qui perchè mi sono dimenticata di farlo nei capitoli predenti, le eventuali frasi in lingua straniera sono ricavate da Google Translate, ergo se sono sbagliate non linciatemi! :)

Comunque la cricca di teppisti che si vede all'inizio non sono personaggi di Hetalia, sono dei tizi così, a caso.

Ringrazio tutte le persone che hanno letto, recensito o aggiunto questa storia fra le preferite o seguite, grazie davvero!

  
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