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Autore: Pleasance Carroll    18/12/2011    1 recensioni
ciao a tutti!
questa storia parla di tutti i personaggi del Ciclo ma principalmente di Murtagh che, inviato da Galbatorix a sterminare dei ribelli per ottenere degli Eldunarì, pensa di averli uccisi tutti ma...presto si ritroverà tra le mani l'unica superstite di quel popolo decisa a vendicarsi. Nessuno dei due sa però che la reciproca vicinanza è in grado di spingerli al limite...
spero vi piacerà metto il rating arancione per precauzione.
fatemi sapere che ne pensate
marty23
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 26

Speranza

 

Eragon, Saphira, Isis, Murtagh e Castigo fecero il loro ingresso nel mondo degli elfi varcando il confine sud-ovest della Du Waldenvarden. Mentre erano diretti ad Osilon, la prima città che si poteva incontrare, vista l’estremità da cui erano entrati, la Dark Angel chiese ad Eragon:

-         Perché non divini la regina, per annunciarle che stiamo arrivando, e che vuoi parlarle?-

-         Perché non si può divinare nessuno che sia all’interno della Du Waldenvarden. È per questo che Galbatorix non riesce a penetrare qui, in alcun modo- le spiegò, e subito dopo, il Cavaliere coi tratti del viso da elfo, sempre mantenendo un tono di voce basso, rispettoso, quasi reverenziale, narrò alla ragazza- ed anche a Castigo, anche se sapeva che il drago era ancora sulle sue, visto quanto lo rendeva triste sapere che il suo Cavaliere era ancora privo di sensi- tutto ciò che sapeva sulla gigantesca Du Waldenvarden.

-         Questa foresta segna l’inizio del Regno degli Elfi, il suo nome nell’Antica Lingua, significa “Foresta dei Guardiani” ed è tanto fitta e rigogliosa perché ogni primavera gli elfi intonano il Canto Dagshelgr per rinforzare la magia di cui è intrisa, alla quale né animali, né piante, né gli stessi elfi, sono immuni.-

Isis gli sorrideva da sotto l’elmo del padre, ascoltando educatamente-, anche se sapeva quasi tutto sugli elfi e sul loro Regno; come gli usi elfici di cui la sua educazione(ed anche il suo sangue poiché aveva da poco scoperto di essere la figlia di un elfo)era intrisa.

Ammirava ogni particolare di quella maestosa foresta con muta meraviglia, anche se quell’emozione traspariva da ogni fibra del suo corpo: aveva sempre solo sentito parlare della Du Waldenvarden, da Crys, e da tutti gli elfi che avevano fatto parte dei Dark Angel; ma vederla, le trasmetteva centinaia di sensazioni che andavano a comporre un mosaico multicolore, indescrivibilmente bello, nel suo cuore.

La ragazza stava per sfiorare un fiore lì accanto, rapita com’era dall’aroma che quel luogo emanava- tanto che le sembrava brillasse di luce propria- quando un drappello di elfi, più simile ad un’ambasceria, viste le loro espressioni eteree e solenni, ed i movimenti misurati e fluidi; bloccò il piccolo corteo, circondandolo e sbarrando loro la strada, in un certo senso.

Isis, atterrita, si paralizzò, chiedendosi come avessero fatto a trovarli tanto velocemente, dal momento che non avevano percorso neppure un miglio, nella Foresta…

Un elfo dalla lunga chioma tanto bionda da sembrare bianca si rivolse ad Eragon, ed a Saphira, salutandoli con il gesto convenzionale, portandosi un braccio al petto:

-         Salute a voi, Argetlam e Saphira Squamadiluce. Siamo onorati di riavervi tra noi, a cosa dobbiamo il piacere della vostra visita?- nonostante i toni cortesi rivolti al Cavaliere, Isis non potè impedirsi di guardare quell’elfo biecamente, poiché aveva notato le occhiate interrogative che quello ogni tanto lanciava a lei, ed a Murtagh, in groppa a Castigo.

-         Sono venuto per chiedere udienza alla regina Islanzadi.- spiegò- Comunque non avete di che temere dai miei compagni di viaggio: questo Cavaliere dall’armatura bianca è un amico degli elfi, mentre l’altro…-continuò poi, visto che neppure a lui erano sfuggite le occhiate guardinghe del biondo e degli altri tre elfi al suo seguito, indirizzate ad Isis ed a Murtagh.

-         Ti siamo grati per averci mostrato l’assassino dello Storpio che è Savio, ma proprio perché lo porti con te, devo dirti ce mi dispiace, ma nessuno di voi troverà ospitalità, in alcuna delle nostre città, finchè non sarete giunti ad Ellesmera.- lo interruppe. E quelle, furono le sue ultime, lapidarie parole, poiché un attimo dopo scomparve, con i suoi accompagnatori, nel folto della foresta.

Eragon guardò la Dark Angel con un sorriso forzato, triste per quelle parole, ma attraverso il quale traspariva la voglia di non arrendersi che animava il Cavaliere; la ragazza non potè trattenersi dal passare una mano guantata tra i ricci di Murtagh- nonostante il ringhio contrario di Murtagh- nel tentativo di rassicurarlo, anche se lui no poteva vederla, né sentirla.

 

I due Cavalieri, i rispettivi draghi, e la Dark Angel viaggiarono nella Du Waldenvarden tutta la notte- la notte più magica della vita di Isis, poiché disse ad Eragon di essere in grado di avvertire il respiro della Foresta, ed il suo cuore che pulsava, sotto la terra, sotto ogni corteccia d’albero- e giunsero nella capitale del Regno degli Elfi, Ellesmera, al tramonto del giorno seguente.

Vedere la Foresta anche di giorno rubò letteralmente il cuore alla figlia di Vrael che, affascinata dal profumo di menta piperita misto a mille altri, e dalla sinfonia di forme, colori, e suoni che la circondavano, scintillando, in quel luogo; aveva la sensazione di essere tornata bambina, quando si divertiva a scoprire e ad assaporare allo stesso modo, ogni particolare della sua amata Vroengard.

Inoltre, di tanto in tanto, l’Eldunarì del drago di suo padre, le mostrava alcuni suoi ricordi del loro addestramento in quegli stessi luoghi; e quell’intimità la commosse non poco. Tuttavia, a volte, quell’atmosfera di spensieratezza lasciava il posto, nel cuore di Isis, ad una lieve tensione, che vi si faceva prepotentemente largo, ogniqualvolta le tornavano a risuonare nella mente le dure parole dell’elfo biondo, e allora, l’incertezza circa ciò che li avrebbe attesi ad Ellesmera, la assaliva, quasi soffocandola, dal momento che lei, Eragon e Saphira, avevano con loro un traditore.

In quei momenti, neppure Eragon riusciva a tranquillizzarla, con la sua prospettiva di un futuro relativamente certo- poiché, di certezze, non aveva neanche lui- ed allora mentre lui cercava conforto in Saphira, la ragazza si rivolgeva al suo maestro.

 

Finalmente, poco prima di entrare ad Ellesmera, Murtagh si svegliò, con un forte capogiro, e, dopo aver visto il Cavaliere Bianco, si rinchiuse  completamente nel più denso silenzio, aprendo la propria mente, in maniera esclusiva a Castigo.

Cos’è successo? Dove siamo? Cosa mi sono perso? L’ultima cosa che ricordo è di aver baciato Isis, sul fondo dell’Isenstar…poi più nulla. Ricapitolò, confuso, spaesato, ed in attesa, il ragazzo.

Io non ho visto affatto Isis, Murtagh. C’era di nuovo questo dannato Cavaliere Bianco al tuo fianco, quando sono arrivato, e ti ho trovato svenuto. Quello mi ha ordinato, minacciando di ucciderti, di portarvi entrambi alla Du Waldenvarden. Ed ora, è lì che ci troviamo. Gli rivelò mestamente Castigo, mostrandogli alcuni dei suoi ricordi.

Cosa?! Siamo nella Foresta dei Guardiani? Nel Covo degli Elfi? Sbottò, senza parole, il Cavaliere.

Sì, e Eragon vuole parlare con la regina Islanzadi, anche se non so perché…mormorò il drago, leggermente preoccupato.

Immagino che mio fratello sia venuto a trattare: forse mi consegnerà a questi bastardi dalle orecchie appuntite, perché loro me la facciano pagare per aver ucciso Oromis, in cambio di qualche Eldunarì che lo aiuterà a sconfiggere Galbatorix. Fece Murtagh, rassegnato, come se avesse vissuto mille altre volte quella situazione.

Poi, d’un tratto, mentre avanzavano verso la reggia della regina degli Elfi, lo sguardo scuro di Murtagh cadde sul Cavaliere bianco, che ora gli sembrava profondamente diverso. Non era più tutto nervi, spada ed infusi rimbambenti; piuttosto sembrava una farfalla che svolazzava qua e là, affascinato, mentre ammirava, leggiadro, le abitazioni degli elfi: un tutt’uno con gli alberi della foresta, che rispecchiavano il modo in cui erano costruite tutte le altre città elfiche, che si fondevano completamente, ed alla perfezione con la foresta nella quale sorgevano.

Eragon, sceso dalla sua cavalcatura, gli si era avvicinato e, muovendo le mani per mostrargliele meglio, gli stava spiegando:

-         Sapevi che le abitazioni, qui, sono…“cantate”.-

-         Non credo di capire…- fece il Cavaliere Bianco, come per scusare la propria ignoranza.

-         Vengono generate dalla Foresta stessa, tramite un rituale magico realizzato dagli elfi…- le illustrò, con tono paziente ed ammaliato.

Murtagh avrebbe voluto lasciarsi sfuggire un verso di sdegno, ma rimase muto, ad osservare il Cavaliere Bianco- anche attraverso gli occhi di Castigo- nel tentativo di capire cosa avesse determinato in quello sconosciuto, un cambio di comportamento e d’indole, tanto radicali.

Il ragazzo rimase ad osservarlo ed a studiarlo per tutto il tempo, mentre il gruppo avanzava verso la reggia di Islanzadi, facendosi largo tra due ali di una cospicua folla di elfi, accorsa per guardare l’assassino di Oromis; e d’improvviso, contemplandone i gesti pacati, Murtagh non potè fare a meno di pensare che gli ricordavano tremendamente Isis, quindi, come un fulmine a ciel sereno, un’idea, che lo crucciò leggermente, gli attraverso la testa e, spalancando la mente verso il suo drago, gli chiese:

Castigo…non hai notato come i movimenti aggraziati del Cavaliere Bianco siano simili a quelli di Isis? Sai, mi sono appena ricordato che quando mi sono battuto con lui, quello conosciuto lottava utilizzando alcune tattiche che ho insegnato ad Isis. Credi…credi che abbia avuto qualche contatto con lei? I suoi pensieri si facevano più turbati via via che l’ipotesi che la ragazza potesse esser stata vicina a qualcun altro, prendeva corpo, nella sua mente.

E Castigo non seppe cosa rispondergli: certo, dopo come il suo Cavaliere l’aveva umiliata, non avrebbe potuto biasimarla se si fosse ricostruita una vita, accanto ad un uomo che sicuramente l’amava; eppure, l’idea di saperla legata ad un altro, qualcuno che non fosse Murtagh, lo feriva, perché l’avrebbe ferito vedere il suo Cavaliere soffrire; così come gli sarebbe dispiaciuto che lei non avesse avuto più tempo per leggere per lui.

 

Non appena i tre ragazzi erano giunti al cospetto di Islanzadi, si erano inginocchiati nel centro dell’atrio principale, profumatissimo, poiché era stato ricavato nel centro di un giardino, e, dopo un attimo interminabile, la regina degli elfi si era alzata in piedi, avanzando verso di loro con passo imperioso, il corpo slanciato si fermò a pochi passi da Eragon, ed un raggio dell’ultimo sole colpì la cinta dorata che le cingeva la vita.

Isis trattenne il respiro quando la sua elegante mano bianca scostò il velo che le celava il viso- muovendo appena il diadema di diamanti che le ornava i capelli corvini, neri come la notte-; e, sollevò timorosa, ma curiosissima gli occhi, per ammirarla…

La trovò bella come un tramonto d’autunno, altera ed orgogliosa grazie al suo portamento regale, con due sopracciglia scure, oblique come ali piegate, e labbra rosse e lucenti come bacche di agrifoglio.

Il corvo sulla sua spalla gracchiò, e le sue labbra si restrinsero.

“Non deve essere un buon segno…”decretò la Dark Angel. Subito, infatti, scoprì che anche la rosa più bella è cosparsa di spine pungenti.

In effetti, dopo aver accolto Saphira ed Eragon gentilmente, li aveva sgridati con parole pacate, e perciò maggiormente dure, ed ormai andava avanti da ore con il suo soliloqui odi rimprovero, tanto che Murtagh, sbuffando, fu sul punto di alzarsi per abbandonare la sala.

Fortunatamente, Isis aveva serrato la propria mano guantata di bianco attorno alla sua spalla, impedendogli di muoversi, e quindi, costringendolo ad ascoltare ancora una volta il rimprovero di Islanzadi:

-         Pur rispettandovi e stimandovi grandemente, Saphira Squamadiluce, ed Argetlam, credo che voi abbiate commesso un immenso errore, portando qui un uomo che è soggiogato da Galbatorix.- la donna aveva tenuto per tutto il tempo gli occhi puntati su quei due.

Isis serrò i denti notando che, non solo non degnava lei ed il figlio di Morzan di un solo sguardo, ma, inoltre, riferendosi a Murtagh, la regina degli elfi non l’aveva definito “Shrt’ugal”.

-         Regina, siamo qui entrambi, al vostro cospetto, come supplici, per implorarvi di liberarlo da una schiavitù che non ha voluto lui…- replicò Eragon, rispettoso.

-         Potrebbe non essere possibile, Shur’tugal…- fece la madre di Arya, con tono grave.

-         E perché mai?- domandò il Cavaliere di Saphira, guardandola spaventato.

-         Persino i migliori maghi tra gli elfi possono fare ben poco per sciogliere un giuramento pronunciato nell’Antica Lingua. L’unico che può spezzare le catene di questa schiavitù, è lo stesso figlio di Morzan, cambiando il proprio Vero Nome.- gli spiegò, poi si voltò, tenendo una postura rigida, verso Murtagh, gettandogli addosso le sue ultime parole con la forza di uno schiaffo, quasi ringhiando.

La fronte del Cavaliere di Castigo si corrugò mentre si irrigidiva, fissando con aria di sfida il corvo appollaiato sulla spalla della regina, per non inimicarsi lei, in modo diretto.

La mano del Cavaliere Bianco serrò ancora di più la propria presa attorno alla sua spalla.

-         Regina, il figlio di Morzan, che tu vedi davanti a te, è un Cavaliere; non puoi guardarlo con benevolenza, poiché ha trovato la forza di giungere fino a qui, ed inginocchiarsi, davanti a te?- si informò di nuovo Eragon, i nervi tesi, mentre su consiglio di Saphira tentava di calmare le acque.

-         No Argetlam, per me e per tutta la mia razza questo traditore non è degno del titolo di Shur’tugal, poiché ha le mani macchiate del sangue di Oromis ed è un soverchiatore di Eldunarì; perciò non dovrei neppure posare lo sguardo, su di lui. Il tuo viaggio è stato inutile, Argetlam, anzi, sei colpevole, perché portandolo qui, non ti sei reso conto dell’enorme rischio cui ci hai esposti, con Galbatorix, dal momento che un “ponte di collegamento” con la sua mente si trova in questi luoghi.- lo accusò la donna.

A quelle parole, Murtagh balzò in pied, serrando le mani a pugno lungo i fianchi. Isis sapeva che di lì a poco la sua rabbia sarebbe esplosa, ed avrebbe fatto scempio di ogni cosa, accecato dall’ira. Allora, tutti i suoi sforzi per renderlo un uomo libero, assieme al suo drago, sarebbero andati in fumo…allora, davvero nessuno sarebbe stato più disposto a posare lo sguardo su Murtagh.

Per impedirgli, quindi, di scatenare un inferno, che l’avrebbe segnato per sempre, la ragazza lo anticipò: si alzò in piedi e confessò:

-         Se c’è un colpevole, qui, sono io, regina. Ho pregato Eragon e Saphira di aiutarmi il figlio di Morzan, e loro ci hanno condotti in questo luogo, perché credevano in voi.-

-         Chi sei, sconosciuto Vimr Alfakyn. Amico degli Elfi?- l’apostrofò Islanzadi fissando per la prima volta i suoi occhi a mandorla su di lei.

Dopo un lungo sospiro, Isis trovò la forza ed il coraggio di posare le dita sotto l’elmo, e di toglierselo, lasciando ricadere i capelli in una fluente cascata liscia e bruna, sulle spalle.

Tutto il mondo attorno- ogni persona, ogni elemento della natura persino- parve ammutolire.

Soltanto Murtagh, a seguito di un interminabile secondo, si lasciò sfuggire, sconvolto:

-         Isis…?- ma la ragazza non lo guardò, e invece, si inginocchiò ancora, decisa a presentarsi, di rivelarsi completamente, pur di ottenere anche solo la più piccola speranza di salvezza per il suo Cavaliere.

-         Il mio nome è Isis, regina Islanzadi. Sono una Dark Angel, l’ultima, visto che il mio popolo è stato sterminato da Murtagh, per ordine di Galbatorix.

I due Saggi, che fondarono la mia gente, Phot e Nigetal, mi hanno insegnato che noi abbiamo una missione primaria, una nella quale io ancora credo: salvaguardare e far prosperare i Cavalieri dei Draghi. È per questo che la colpa di cui avete tacciato Eragon è imputabile a me. Perché, nonostante tutto, il figlio di Morzan, qui, al vostro cospetto, è ai miei occhi, per prima cosa un Cavaliere, e quindi, intendo fare qualsiasi cosa perché torni ad essere libero.- giurò, convinta.- Di recente ho scoperto di essere la figlia del capo dei Cavalieri, Vrael…- proseguì.

- Questo significa che avresti circa…cento anni?- osservò la regina, interrompendola; nella sua voce c’era una leggera nota di scherno, quasi avesse voluto gettare discredito su di lei, facendo notare a tutti l’impossibilità nascosta dietro quelle parole.

Isis, sostenendo il suo sguardo, si sollevò la frangia para con la mano, per mostrarle la fronte, sulla quale brillava la stella argentea simile al marchio luccicante dei Cavalieri.

-         Mio padre mi benedì, facendo sì che potessi crescere solo in tempi sicuri: è per questo che mi sono “preservata”, tanto a lungo.- riprese, sorridendo con le labbra assottigliate mentre le forniva una spiegazione, e nel contempo la fissava, seria.- Ma se non mi credete, signora, potrete chiedere conferma delle mie parole all’Eldunarì del drago di Vrael, che è divenuto mio maestro poiché ne fui designata custode e Portatrice, da Phot e Nigetal, nel momento in stesso in cui divenni effettivamente degna di far parte dei Dark Angel.- quindi, tra lo stupore generale, mentre Islanzadi si faceva più vicina, Isis, estrasse da dietro la schiena il cuore dei cuori che pulsava di vita, emanando un leggero bagliore, come quello di una lanterna coperta.

La regina degli elfi chiese il permesso di averlo, e subito dopo che la ragazza glielo ebbe passato, lentamente, quasi fosse stato sacro, Islanzadi rimase per qualche attimo immobile, estraniata da tutto ciò che le accadeva attorno, intenta com’era a contemplare l’infinità di stelle vorticanti che componeva il cuore dei cuore.

Quando riemerse da quel viaggio nella coscienza dell’Eldunarì del drago di Vrael, tutto ciò che fece, fu restituirlo alla sua custode, mentre annuiva, sorridendole.

-         Bene, regina, ora che ho acquistato credibilità presso di voi, sono pronta ad offrirvi la mia vita, in qualità di Dark Angel, di figlia ed erede di Vrael, di Portatrice del cuore dei cuori del suo drago, e di semplice donna, pur di sapere Murtagh salvo e libero dalla schiavitù di un tiranno folle. Ti offrirò la mia vita anche in cambio della sua se vorrai punirlo per la sorte che ha inflitto allo Storpio che è Savio.- le giurò.

-         Alzati, Isis svit-kona. Ho visto, attraverso il tuo maestro che il tuo cuore è puro, e ti prometto, per premiarti del tuo grande coraggio, che i miei maghi tenteranno il Rito Heid un Vrijheid, pur di esaudire la tua richiesta.- disse Islanzadi, poi battè le mani, e subito, alle spalle di Murtagh i dodici maghi guidati da Blodhgarm- che fino a qualche tempo prima si erano occupati solo dell’incolumità di Eragon.

-         Isis! Isis!- urlò il Cavaliere, chiamandola, cercando di dimenarsi, di sottrarsi alla stretta di Blodhgarm, e dei suoi simili, che lo stavano trascinando via; nel tentativo di tornare in dietro e parlare con lei.

La Dark Angel dopo aver domandato al suo maestro come avessero fatto quegli elfi a trovarsi lì- ed aver saputo che era perché “le notizie viaggiano con ali veloci”- fissò la regina degli elfi, chiedendole un muto permesso. Solo dopo che Islanzadi ebbe sollevato una mano, con il palmo aperto, la ragazza potè ricoprire, con poche falcate la distanza che la separava dal figlio di Morzan.

I dodici maghi di cui Blodhgarm era a capo, si scostarono appena, per concedere loro un po’ di intimità, e finalmente, i ragazzi si ritrovarono l’uno davanti all’altra, soli, poiché ad entrambi sembrava che non ci fossero altri, in quel momento, all’infuori di loro due.

Stare al cospetto di Murtagh e di Castigo- poco distante, alle spalle del ragazzo- fu, per Isis una dura prova, dal momento che su sentiva ignobile per…averli traditi, in un certo senso, poiché aveva nascosto al Cavaliere il suo vero io; eppure, allo stesso tempo, era sollevata perché ormai, tutte le sue difese erano cadute, i veli erano stati squarciati, i segreti svelati; perciò, dopo l’iniziale paura che potessero umiliarla di nuovo( e questa volta non a torto) percepì che il silenzio che li circondava, era straordinariamente colmo di paure, di promesse, ma soprattutto della soddisfazione della Dark Angel nel sentirsi degna di poter stare ritta davanti all’uomo che aveva amato, e guardarlo negli occhi, sapendo che finalmente lui sapeva chi lei era.

Murtagh abbozzò un sorriso, nonostante non riuscisse affatto a nascondere lo stupore per aver ritrovato Isis, e nello stesso tempo di aver scoperto che dietro il suo volto si era celato, per tutto il tempo, il Cavaliere Bianco; quindi dopo averle sfiorato con un dito la frangia, tornò improvvisamente serio, tanto che, attraverso i suoi occhi, la ragazza potè scorgere l’immenso terrore dell’ignoto che stava dilagando nel suo cuore.

-         Vieni con me, Isis…-la pregò, emettendo appena un sussurro, poiché aveva dischiuso appena le labbra.

-         Temo che tu non possa assistere al Rito, Isis svit-kona.- la avvisò Islanzadi, che, nonostante fosse lontana, aveva udito ogni parola grazie ai suoi sensi sottili.

La Dark Angel, quindi, si affettò a chinare la testa su una delle mani di Murtagh, per baciarne il dorso, mentre diceva:

-         Atra du evarìnya ono varda. Che le stelle ti proteggano…-  un secondo dopo, mentre nascondeva il rossore, sentendosi spiata dalla regina degli elfi, vide Blodhgarm e gli altri maghi che ricomparivano come dal nulla, attorno al Cavaliere, e iniziarono a trascinarlo via.

Isis si sentiva morire sempre di più, ad ogni passo che Murtagh faceva, allontanandosi da lei, e trattenne a stento le lacrime una volta che fu scomparso dietro la grande porta ad arco ricavata da un albero, perché, temette, quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’avrebbe visto, vivo.

Si sentiva spenta e si odiò perché le parve di averlo condannato a morte.

Dopo un tempo che le parve interminabile, rimasta sola, la ragazza avvertì la presenza di Islanzadi alle proprie spalle.

-         Vieni con me, Isis svit-kona…- stava per proporle la regina, ma Isis la interruppe, con voce strozzata.

-         Perdonami Drotting, ma preferisco andare a pregare presso l’Albero di Menoa.- e le ci volle tutto l’autocontrollo di cui era capace per impedirsi di mettersi a correre, di fuggire da tutta quella situazione, che lei stessa aveva creato, mentre si allontanava.

 

La Dark Angel per un po’ rimase inginocchiata, con le mani giunte alle radici dell’Albero di Menoa, per pregare, in silenzio.

Trascorsero dei momenti infiniti, che avrebbero potuto essere pochi minuti, o alcune ore, ma ben presto, la paura di Isis di non rivedere più né Murtagh né Castigo vivi, - i suoi sensi di colpa infatti, vennero a galla, assalendola, feroci- la soffocò, così che lei si ritrovò scossa da violenti fremiti e singhiozzi, col viso ridotto ad una maschera di lacrime.

Invano, il suo maestro aveva tentato di rassicurarla, poiché sapeva che il Rito di Salvezza e Libertà, proposto dalla regina, era sempre stato oscuro, e con poche possibilità di successo, sin da quando lui ne aveva memoria(dal momento che la maggior parte di coloro che vi si sottoponevano, raggiungevano spesso la salvezza e la libertà estreme, attraverso la morte).

Così, Isis aveva finito per prostrarsi completamente alle radici dell’albero, con le braccia lontane dal corpo, ritte, una su ogni lato.

Quella posizione- che la faceva somigliare ad un crocifisso- parve rilassarla, poiché il contatto con la terra, il rapporto di reciproca appartenenza che aveva sempre avuto con essa, l’aiutò a sentire come proprio il battito del cuore della terra.

Perciò, in quel momento, un pensiero strano le attraversò la testa, presa com’era in una situazione che le era abbastanza familiare: nonostante avesse da subito trovato il mondo degli elfi troppo etereo, esagerato- a suo parere- nella simbiosi con la natura; si ritrovò ad amare ancora di più l’’universo dei Dark Angel, poiché, seppur composto dalle più varie specie d’uomini- con tutte le loro imperfezioni- aveva imparato comunque ad amare e a rispettare la Natura.

La ragazza, rimase quindi così, con la mente svuotata dalle preoccupazioni, mentre si concentrava solo sui propri respiri, che seguivano il ritmo della terra, del vento, delle piante…per un tempo tanto lungo che si accorse a malapena che Ellesmera era ormai costellata di Erisdar, quando Eragon venne a chiamarla.

 

Il Cavaliere le porse la mano, per aiutarla ad alzarsi, mentre la Dark Angel sembrava risvegliarsi da un lungo sonno.

Poi, finalmente, Isis lo guardò: i suoi splendidi occhi verde acqua erano grandissimi, colmi di paura per quell’eccessiva attesa:

-         Blodhgarm dice che lui e gli altri non hanno potuto fare molto, perché…- iniziò il ragazzo, ma lei non lo lasciò finire perché, posandogli un dito sulle labbra, abbasso subito il viso, mesta, pensando al peggio.

Quindi, Eragon, ridendo, le asciugò svelto le lacrime, attese che facesse un respiro profondo, e le rivelò:

-         …Non hanno potuto fare molto perché Murtagh aveva già in parte cambiato il suo vero nome! Ed io credo che sia accaduto grazie a te, Isis, perché, forte del legame che avevi con mio fratello, hai capito che l’amore può veramente cambiare un uomo, che può mutare tutti gli uomini, e forse persino salvare Alagaesia.- esultò, con gli occhi a mandorla che scintillavano di gioia.

La Dark Angel gli gettò con slancio le braccia al collo, mentre rideva e piangeva, allo stesso tempo: avrebbe voluto urlare la sua felicità al cielo, a tutta Alagaesia e, quando le tornarono in mente le parole della profezia di Angela sul suo destino, seppe che lo stava compiendo, che quella notizia, quell’avvenimento liberatorio, era una vittoria. Molto importante per Alagaesia, per Murtagh, ma soprattutto per lei e per l’amore che sentì tornare a farle gonfiare il cuore nel petto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti!

Allora, questo post è l’ultimo dei miei capitoli extra, perché da ora in poi non ho più scritto nulla. Ma credo che siamo praticamente alla fine della ff. Non so quando potrò di nuovo scrivere ed aggiornare, probabilmente dopo febbraio(mi auguro sarete pazienti), ma comunque per sapere come va a finire la storia, avrei bisogno di un vostro parere circa ciò che preferireste:

1)      un finale in cui, nel giro di quattro capitoli c’è la rappacificazione immediata tra Isis e Murtagh

2)      oppure un finale che NON prevede la riappacificazione immediata tra Isis e Murtagh e vede lei, invece che fugge dalle Amazzoni.

Scegliete, e fatemi sapere se preferite il finale 1 o 2! ^_^

 

Comunque, come avete potuto vedere in questo capitolo i nostri eroi sono entrati in contatto con gli Elfi, e con Islanzadi(come avrete notato, per la descrizione mi sono ispirata a Eldest). Scusatemi se l’ho tratteggiata così, ma in un certo senso le volevo dare un che di autoritario, ed al contempo far trasparire ciò che provo per lei, perché, dovete sapere, che tranne Arya e Blodhgarm nessun elfo mi va particolarmente a genio.

Che ne pensate del fatto che ora Murtagh sia libero? Cosa succederà ora tra i due innamorati?(dovrete essere voi a dirmelo, tramite la scelta del finale…)

A proposito, il nome del Rito di Salvezza e Libertà, l’ho inventato io, la prima parola, è tedesca e significa appunto salvezza, mentre la seconda è olandese e sta per libertà… spero non vi dispiaccia se ho “inventato” un dizionario elfico “parallelo” a quello di Paolini.

 

Spero che il post vi sia comunque piaciuto,

attendo i vostri commenti,

un abbraccio

 

Marty23

 

Ps come sempre vorrei ringraziare quella che ormai è diventata un alfa reader di questa ff, Arcadia_Azrael, per il suo ultimo commento! E naturalmente, tutti i lettori silenziosi ^__^

  
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