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Autore: Giio_Zi    18/12/2011    0 recensioni
La storia è ambientata durante il quarto anno.
Penelope Light è la prefetta dei corvonero e Neville è il solito ragazzo imbranato e isolato da tutti.
Tutto si svolge ad Hogwarts durante il ballo del ceppo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Neville.
L'imbranato Neville.
Lo sciocco Neville.
L'insicuro, il codardo, il ragazzo con il rospo.
Tanti soprannomi e neanche uno che rispettasse le sue doti.
Io avrei piuttosto detto Neville l'impavido.
Oppure: il ragazzo goffo dal cuore d'oro.
Un Grifone degno della sua casata.
Eppure l'unico, oltre me ovviamente, che fin'ora si era accorto delle sue qualità era Silente.
Ma il preside era ovviamente troppo preso dal "bambino sopravvissuto" per interessarsi ad uno che aveva solo perso i genitori a causa di una delle maledizioni senza perdono, inflitta dal Signore Oscuro.

Neville era seduto al tavolo dei Grifondoro, un po in disparte. Stava bevendo goffamente il suo succo di zucca.
Io dico, da quando in quà la goffaggine si puà mettere anche nel prendere un bicchiere e portarselo alle labbra?! Eppure quel ragazzo era un'eterna sorpresa.
Aveva lo sguardo fisso sul suo rospetto, che siedeva di fianco a lui. Di tanto in tanto alzava il volto e fissava le finestre. Forse in attesa di un gufo. Dalla nonna immagino.

Io invece me ne stavo seduta al tavolo della mia casata, i miei compagni erano immersi e totalmente presi dal loro discorso: Quidditch. Difatti quel pomeriggio ci sarebbe stata la partita Corvonero-Tassorosso. Ero curiosa di vedere l'esito della partita, ma anche speransosa in una vittoria dei Corvi.
Però evitavo di seguire il filo del del discorso, visto che non facevano altro che parlare di schemi e tattiche per vincere.
Ero invece piuttosto presa dalla lettura del Cavillo, che Luna mi aveva appena dato.
Di tanto in tanto alzavo lo sguardo timidamente, nascondendomi in parte dietro la rivista, verso il tavolo dei Grifoni.
Il ragazzo soggetto delle mie continue attenzioni continuava a stare tra le attuali stelle della scuola, ma continuava a brillare solo nel mio cuore.
Non c'era nessuno che gli parlasse o che gli rivolgesse, neanche, un sorriso.
Decisi così, impavidamente, di alzarmi e raggiungerlo.
Arrivai dall'altro lato della sala, ad un solo passo dal grifondoro che tanto amavo, quando la timidezza bloccò improvvisamente la mia autostima e mi fece retrocedere.
Ma era troppo tardi. Le mie orecchie avevano già udito la voce cristallina del ragazzo, pronunciare due semplici parole che mi avevano fatto avvampare, per quanto innoque fossero.
"Ciao Penelope" Aveva detto timidamente, mentre prendeva tra le mani Oscar. Alzò lo sguardo verso di me, che istintivamente mi rivoltai verso di lui con un sorriso amichevole.
"Ciao Neville" Dissi pronunciando lentamente il suo nome per gustarne il suono.
"Volevi dirmi qualcosa?" Chiese con un filo di voce, incrociando, anche se solo per un istante, i suoi occhi color cioccolato con i miei.
"Io.. Ecco in realtà.." A quanto pare adesso l'imbranata ero io. "Volevo dirti se eri interessato a prendere una copia del Cavillo" Dissi fulminea, con un improvviso lampo di genio.
Il ragazzo sorrise imbrazzato e accettò volentieri la copia che gli porsi. Si girò nuovamente verso il suo bicchiere e io mi avviai con la coda fra le gambe verso la sala comune.

Avevo passato il pomeriggio in biblioteca e tra Divinazione e Antiche Rune mi scoppiava la testa.
In più ero stata per più di un'ora a dare ripetizione di Pozioni ai primini, che, terrorizzati da un Troll, datogli da Piton, erano venuti imploranti dalla loro prefetta supplicandola di dargli ripetizioni.
Io avrei decisamente preferito passare le mie ore a trovare un modo per chiedere a Neville di venire al Ballo del Ceppo con me, eppure avevo accettato di aiutare quei tre.

Ero diretta ai dormitori per riposarmi, zaino in spalla, libri aggiuntivi in mano, me ne camminavo con passo felpato per il corridoio.
Quando, distrattamente, inciampai sui miei piedi, e finii addosso ad un ragazzo. Mi affrettai ad alzarmi per raccogliere tutti i libri.
Ma prima porsi lo sguardo imbarazzato al ragazzo ancora a terra. "Mi dispiace tanto" Aggiunsi vedendo che il mio sguardo non era stato abbastanza loquace.
"Ti dispiace?" Chiese con disprezzo ed un filo di arroganza. "Guarda dove metti i piedi la prossima volta, piuttosto" Aggiunse il biondo, alzandosi impettito e andandosene, guardandomi con superiorità.
Intimidita dalla situazione abbassai lo sguardo e mi chinai di nuovo a terra per riprendere tutti i libri, quando le mie mani incontrarono quelle di colui che mi stava aiutando.
Alzai lo sguardo verso il giovane, consapevole che incrociare di nuovo i nostri sguardi mi avrebbe causato una goffaggine di cui avrei fatto volentieri a meno, soprattutto in quel momento.
"Grazie Neville" Dissi infine, gentilmente, al ragazzo che mi aveva aiutato. Lui mi sorrise imbarazzato a sua volta. "Non far caso a quello che dice Malfoy, ha una cattiva parola per ognuno" Disse con una scrollata di spalle, cercando di consolarmi.
Ricambiai il suo sorriso, grata delle parole che aveva pronunciato. Poi presi i libri che aveva precedentemente raccolto e mi voltai per incamminarmi nuovamente verso la torre ovest del Castello.
"Ti andrebbe di venire al Ballo con me?" Chiese con tono imbarazzato il ragazzo alle mie spalle. Sobbalzai a quelle parole e mi voltai verso di lui ancora stupita.
Lui abbassò lo sguardo, imbarazzato, vedendomi voltare. "Si" Dissi con un filo di voce nascondendo la mia euforia in quel momento.
Sorpreso dalla mia risposta il ragazzo mi guardò con improvviso interesse e constatò di suo che ero sincera.
Mi sorrise e mi salutò con un "Allora a più tardi", incamminandosi poi, meno goffamente del solito, verso la direzione opposta alla mia.

Mezz'ora, mancava solo mezz'ora e sarei dovuta esser pronta per il Ballo. Eppure ero ancora vestita con la mia solita divisa, seduta sul pavimento di fronte all'armadio.
"Penelope che ci fai ancora quì?" Chiese una voce agitata e allo stesso tempo eccitata, rompendo il silenzio della stanza.
Mi voltai verso la ragazza che aveva improvvisamente aperto la porta irrompendo rumorosamente nella stanza. "Oh Cho, aiutami ti prego" dissi andandole incronto scoraggiata.
"Sono ore che penso a come vestirmi, truccarmi e sistemarmi i capelli." Le spiegai "E sono ore che non concludo niente!" Aggiunsi mostrandole la pila di vestiti gettaiti sul mio letto.
La ragazza mi guardò, improvvisamente comprensiva, e fece un cenno con la testa, stando ad indicare che mi avrebbe aiutato.
Si mise così a cercare velocemente tra la pila di vestiti, il più adatto, per poi passare ai capelli e al trucco..

Stavo scendendo le scale per raggiunger la Sala Grande.
Le braccia mi ricadevano lungo i fianchi e le mie dita torturavano, agitate, un filo della manica del mantello che Cho mi aveva fatto indossare.
Arrivai davanti al portone della Sala, ma improvvisamente la paura si fece gioco di me. Mi bloccai, così, davanti all'ingresso e mi rivoltai decisa ad andare a nascondermi da qualche parte.
"Penelope?" Chiese una voce insicura alle mi spalle. Sobbalzai a quel melodioso suono che era la sua voce.
"Dove vai?" Chiese nuovamente il ragazzo, questa volta più sicuro, ma con un filo di tristezza, forse causata dal mio comportamento.
Sospirai silenziosamente, sollevata che mi volesse ancora lì e, prendendo coraggio, decisi di voltarmi, seppur a sguardo basso.
"Neville.." Iniziai la frase insicura. Lui mi guardò incuriosito incoraggiandomi a proseguire. "Sei sicuro di volerci andare?" Chiesi riferendomi al Ballo.
Lui mi guardò con interesse, forse cercava di capire il motivo della domanda. E forse lo capì, ma non lo diede a vedere.
Rimanemmo a guardaci per qualche istante, poi mi prese per mano e ci incamminammo all'interno della Sala Grande, ricca di addobbi e soffusa di luci.
Il ragazzo mi guardò incoraggiandomi a togliermi il cappuccio del mantello e il mantello in se.
Presi coraggio e lasciai che la sue mani fecero scivolare via, dolcemente, il mantello dalle mia spalle.
Vidi Neville irrigidirsi al mio fianco e trattenere a stento uno sguardo di sorpresa, misto a compiacimento.
Sentii il suo sguardo soffermarsi, prima sui capelli corvini, che ricedevano con leggeri boccoli sulla mia schiena scoperta;
Poi studiò con ammirazione il vestito di una soffice stoffa azzura, con sfumature bianche, che ricopriva la mia pelle candida e che lasciava scoperte gambe e metà cosce.
Sentii le mie guance avvampare non appena mi resi effetivamente conto del suo sguardo.
Studiò con attenzione ogni mio gesto poi posò i suoi occhi color cioccolato nella profondità dei miei, topazio accesi.
Rimasi incantata per tanto di quel tempo che sembrò quasi un'eternità, fin quando la musica non iniziò e lui mi invitò a danzare.
Con improvvisa cavalleria e sicurezza mi condusse, tra la folla, sulla pista.
Mi cinse i fianchi con un braccio, e l'altro lo accostò al mio per prendermi la mano.
Capì che la repentina decisione di essere un cavaliere modello, era dovuta ai numerevoli sguardi, dei ragazzi intorno a me.
Tornai a posare lo sguardo sul suo volto, deliziandomi della poca distanza che vi divideva.
Ci muovevamo, tutt'altro che goffi, da un lato all'altro della pista. Ballavamo, potevamo addirittura definirci aggrazziati in quel momento.
Non che lo fossimo realmente, ma di certo lo eravamo più del solito.
Almeno insieme facevamo qualcosa di giusto.
In un certo senso, seppure uguali, ci completavamo.
I nostri occhi erano incatenati gli uni con gli altri e i nostri respiri andavano all'unisono come i battiti dei nostri cuori.
Il mio corpo si modellava perfettamente, adagiato sul suo. Il calore si diffondeva nel poco spazio che ancora separava le nostre labbra.
Io, con sua sorpresa, riempii quella minima distanza andando a posare le mie labbra con le sue.
Non c'era passione in quel bacio, neanche avidità. C'era amore e consapevolezza di esso.
C'era approvazzione dell'altro e all'inizio anche un'insicurezza che svanì quasi subito.
Interruppi poi il bacio, distaccndomi leggeremente da lui, per riprendere fiato.
Posai la fronte sulla sua e mi avvinghiai ancor di più a lui.
Ci muovemmo a passi di danza fin fuori la Sala Grande concedendoci un pò di innocua timidità.
  
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