Videogiochi > Tekken
Segui la storia  |       
Autore: V a l y    05/08/2006    2 recensioni
Storia nata da una vecchia fantasia dell'autrice per una coppia fuori dalla norma. Due ragazzi che avendo in comune la stessa causa si ritrovano insieme: il rosso e la cinese. Tengo veramente tanto a questa storia, sarei felicissima se magari mi aiutaste con commenti e consigli *.*
CAPITOLO 30. [Quella mattina, la famosa domenica successiva alla notte di baldoria nel quale le ragazze del passaggio a livello erano andate a trovare i balordi del covo dell’est, non fu niente di tutto questo a svegliare prematuramente Xiaoyu. Non erano stati gli schiamazzi, la musica, lo sferragliamento di nuove casse di liquori che venivano strusciate di peso sulla ghiaia. Fu lo strano, inusuale suono prolungato del clacson di un camion, un rumore assolutamente sconosciuto alla clausura della periferia est da ogni attività urbana.]
EDIT. Al solito ho inserito un'illustrazione fatta da me dopo aver aggiornato la fic. La trovate a inizio capitolo 30!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hwoarang, Ling Xiaoyu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'incontro durò dieci minuti, questione di qualche calcio e pugno, e uno dei due dovette inesorabilmente crollare.
Colui steso al suolo fu di nuovo Hwoarang.
La baruffa terminò giusto in tempo per la fine della ricreazione. Il moro si spolverò con la mano i pantaloni e si avviò verso la scuola, ma il rosso lo bloccò agguantandogli prepotentemente il risvolto dei calzoni.
“Brutto... bastardo...”
A malapena Hwoarang riuscì a dire quelle parole.
“Io bastardo?”
Nella risposta dell'altro non ci fu un tono minaccioso e neppure indispettito per l'apparente e innocua frase che lo aveva delineato come un figlio di cane. Si riavvicinò al ragazzo steso per terra e chiese:
“Senti un po', sei stato tu che mi hai minacciato, provocato e attaccato per primo... e poi sarei io il bastardo?”
Hwoarang tentò una risposta, ma parve che dalle sue labbra, insieme al fiato, fosse uscita anche l'anima da quanta fatica metteva a pronunciare solo qualche parola. A stento continuò:
“Sono venuto per la rivincita...”
Il vincitore guardò il vinto con aria interrogativa, che proseguì il discorso:
“Tu... sei venuto con la tua banda e ci siamo sfidati. Abbiamo combattuto... capo contro capo...”
Tra una parola e l'altra, tra un affanno e l'altro del motociclista, il moro si circondò il mento con la mano per pensare, ma non ricordava proprio chi fosse il tizio steso davanti a lui.
“Sai quante risse avrò fatto... guardando la tua faccia non mi viene in mente niente.”
Hwoarang, esausto e al culmine del limite di sopportazione nei confronti di quell'odioso ragazzo, imprecò parole poco carine, ma i suoi furono soltanto mugolii sforzati. E fu una fortuna non poterle udire.
“Se hai voglia di sfidarmi un’altra volta, sai dove trovarmi,” esplicitò il Kazama. “Addio.”

Quasi simultaneamente, poco prima o poco dopo, due ragazze gingillavano nel corridoio della scuola.
“E' la tua occasione, Xiao! E' in atto la tua missione di dichiarazione d'amore!”
“E perché mai dovrebbe essere la mia occasione?!”
La cinese veniva spinta per le spalle da Miharu e cercava di divincolarsi dalla sua presa ferrea. Una furia, quella ragazza.
“Be', perché gli uomini gioiscono quando vedono una donna preoccuparsi per loro dopo aver passato una giornataccia.”
“Questa teoria davvero non regge...”
Risero entrambe di gusto, e quel trenino chiassoso durò a lungo; ma ogni rumore cessò quando il vagone anteriore sbatté contro il busto di qualcuno.
“J-Jin!” balbettò Xiaoyu alzando lo sguardo, mentre il vagone posteriore lasciò la presa, abbandonando la ragazza coi codini da sola. Non completamente sola... meglio dire in compagnia, la migliore che potesse avere mai voluto.
“Xiaoyu?”
La ragazza sussultò, deliziandosi quella dolce affermazione: ricordava il suo nome.
“Ehilà, Jin! Sai... prima... prima ti ho visto combattere! Sei forte! Già... forte! Certo, anche l'altro tizio... ma tu eri più forte!” rispose lei, mantenendo un sorriso dannatamente forzato. Non perché non le facesse piacere averlo vicino, anzi: la troppa vicinanza di Kazama la faceva agire in questo strano modo.
“Intendi quel ragazzo lì fuori?” domandò Jin indicando alla finestra un punto al di là della vetrata. Il tizio rosso lo stava ancora guardando dalla strada vicino al giardino. Si accorse di essere stato additato e non mancò quindi di rispondere anch'egli a gesti: braccio alzato e dito medio teso.
“Che disgustoso deficiente...” bisbigliò il moro a voce bassissima, facendosi comunque sentire dalla cinesina, che fissò attonita la lontana figura di quell'originale sagoma di ragazzo. Capelli rossi e ribelli, sguardo turbolento, look selvaggio. In ogni parte di quell'essere umano c'era scritto sopra trasgressione.
Cercò nuovamente con lo sguardo Jin, che frattanto si era silenziosamente defilato.
“Xiao, ti sei fatta di nuovo scappare un'occasione coi fiocchi!”
“Miharu!” enunciò meravigliata la cinese, adocchiando l'amica semi nascosta dietro il muro. “Stavi facendo la guardona?”
“Cosa?! E' così che mi ringrazi?!”
L'offesa si mise a smoccolare contro la cinese, che ignorò divertita le grida della compagna e fece tornare l'attenzione sul ragazzo del cancello.
“Il suo stile di lotta è eccezionale,” pensò. “Chissà se è anche lui un professionista...”

L'ora di fine giornata scolastica giunse con il suono dell'ultima campanella. Lentamente, ma inevitabile. E mentre gli studenti uscivano in folla dalla scuola, Xiaoyu si fece avanti per un ennesimo tentativo di attenzioni.
“Ehilà, Jin! Che coincidenza! Oggi ci siamo incontrati un sacco di volte... tu guarda il caso!”
E sempre guarda il caso era rimasta semi nascosta davanti all'entrata dell'edificio scolastico ad aspettarlo per quasi mezz'ora.
Lui le rispose annuendo.
Camminarono fianco a fianco verso il cancello che sboccava sulla strada. Quanto le sarebbe piaciuto che quella circostanza si fosse ripetuta più di una volta, concretamente. Ma quel momento di totale poesia venne stroncato da parole brutali.
“Jin Kazama, porca puttana, era ora! Ti ho aspettato tutta la mattina!”
Ancora quel teppistello con la sua moto marchiana e quei suoi modi di fare da scaricatore di porto. Si allontanò dal muro su cui si era appoggiato e si avvicinò lentamente al ben voluto.
“Mi stanco di aspettarti ogni mattina. Vediamoci fuori. Stanotte.”
“Ehi, un attimo...” lo interruppe Xiaoyu, cercando un'attenzione che non venne ricambiata.
Lui neanche la guardò.
Continuò e basta:
“Alle tre di notte, proprio come quella volta.”
“Ho altre cose da fare, stanotte,” rispose semplicemente Kazama.
“Che cosa?!” chiese Hwoarang, cominciando ad alterarsi. “Ti ho aspettato per ore, stronzo! Me la devi!”
“Non te l'ho chiesto io,” rispose con la solita calma Jin. L'animo puerile del motociclista, spazientito dalla situazione, lo portò a calciare con tutte le sue forze il muro del giardino di scuola.
“Se vuoi una sfida,” continuò il vincitore, “vieni a scuola e ti dirò io quando e dove.”
“Ah, ma bene... come desidera, Sua Signoria! Sempre ai vostri ordini!”
Jin s'infischiò completamente della provocazione e in un attimo sparì, girando l'angolo del muro che faceva da frontiera alla scuola. L'altro non rispose a parole ma di nuovo a gesti. Sempre usando la solita mano con il solito dito medio alzato.
E ritirando quel braccio maleducato urtò sbadatamente con il gomito la piccola Ling, che si chinò per il dolore coprendosi il viso.
“E tu da dove sei sbucata?!” urlò spaventato Hwoarang, che non si era accorto minimamente della presenza della ragazza fin dal principio. Protese la mano verso di lei per scoprirle il volto.
“Cazzo, mi dispiace, non l'ho fatto apposta,” mormorò, afferrandola per il polso e smascherandole il viso. “Ti sei fatta male, bambina?”
Bambina, l'aveva chiamata. Con tale semplicità. Lei rimase di sasso per un po'. Cercò una spiegazione logica per quella parola, forse un astigmatismo, forse un modo di dire alle ragazze di quegli ambienti di strada in cui viveva... ma guardandolo bene, serio, distaccato, non sembrava niente di tutto ciò.
“Non sono una bambina, ho l'uniforme scolastica,” gli fece notare Xiaoyu interdetta.
Lui la guardò meravigliato. Palesemente meravigliato. Si leggeva in faccia che la notizia lo aveva sconvolto molto.
“Tu...” stava chiedendo lui ancora sconcertato. “Tu... sei... un'adolescente?!”
Lei, fissandolo ancora un po' vergognosa, tacque; e chi tace, si sa, acconsente.
Hwoarang, allora, portò una mano sulla bocca. Il silenzio durò dieci secondi, fino a quando neppure la sua mano riuscì a trattenere le risate, sguaiate risate da camionista di strada.
Le rise forte in faccia, smontandola come non era mai successo in vita sua. Già altre volte avevano dato a Ling un'età inferiore a quella che aveva, già altre volte avevano parlato di lei descrivendola come una bambina ancora dentro, ma mai le avevano mostrato tanta antipatica schiettezza. Xiaoyu si divincolò dalla presa e diede fiato ai suoi pensieri.
“Deficiente, sei solo un deficiente! Per forza uno così non batterà mai Kazama!” urlò, utilizzando al massimo tutte le corde vocali.
Come un giro vizioso fu lui, a sua volta, a incavolarsi:
“Che cazzo hai detto?!”
E lei lo accontentò:
“Sei sordo?! Ho detto che un deficiente come te non batterà mai Kazama!”
Non si pentì di averlo fatto. Gli occhi orgogliosi di lei fissavano ancora quelli arrabbiati di lui.
“Tu sei pazza...” disse lui con un tono di voce appena più alto del solito, massaggiandosi la tempia per calmarsi. “Sei pazza, altrimenti non oseresti dire certe cose. Se solo tu sapessi chi sono, la smetteresti all'istante.”
Il ragazzo trasse un lungo respiro per calmarsi, dopodiché riprese il discorso.
“Fingiamo che non sia successo nulla, sorvoliamo sul sordo e sul deficiente e facciamo che stavolta sarò più indulgente del solito, giusto perché sei una femmina... ma non riprovarci più.”
Lei, in silenzio, lo guardò togliere il cavalletto della moto e sedersi sulla sella.
“A mai più rivederci,” le disse, accendendo il motore.
“Lo spero,” rispose lei, mostrando una smorfia sul viso.
“La cosa è reciproca...” ribatté l'altro, facendo rombare la moto con l'acceleratore. Il boato finì e finì anche la frase incompleta di lui:
“...bambina.”
Corse via come un fulmine, con la stessa velocità e con lo stesso fragoroso rumore. Lei, con i pugni stretti e tremolante di rabbia, non sapendo che fare, avrebbe voluto sfogarsi con un urlo liberatorio. Ma si trattenne. Così, per la prima volta in vita sua, imitò il gesto maleducato del rosso: braccio teso in avanti, pugno stretto e dito medio all'insù.
Il ringhiare della moto si confuse, poi, in mezzo ai rumori vari della città.
Lei pregò con tutto il cuore di non incontrarlo mai più.























----------------------------------------------



Eccomi qua con il secondo capitolo! ^^
Scusate il ritardo, ma adesso che sono in vacanza ho in testa solo il sole, gli amici e il mare... pardon! xD ma a volte l'ispirazione si fa risentire, anche in vacanza! ^^
Ringrazio con tutto il cuore Chiaras, che mi ha lasciato un commento *commossa* ç.ç e ringrazio anche tutti coloro che hanno letto ^^
Ahhhh... in realtà lo spazio finale delle mie fanfiction lo riempio sempre con un sacco di paroloni... oggi mi manca davvero tanto la fantasia! xD Non me la farò mancare per il prossimo capitolo >.<
A PRESTOOO!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: V a l y