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Autore: Chemical Lady    18/12/2011    11 recensioni
Come avrete immaginato la mia storia sarà incentrata sul personaggio di Blaine e sulla sua storia…. Ecco, a dire il vero no!
Essendo una fiera sostenitrice dei Warblers, ho pensato di scrivere questa storia per dare una voce e una personalità a questi ragazzi...
Pezzo tratto dal capitolo 01: .... Wes, come suo solito, prese in mano le redini della situazione prima che si arrivasse ad usare le poltrone come armi illecite “Coraggio, proviamo! Non c’è tempo da perdere, le Locali sono alle porte…”
Blaine lo guardò grato prima di iniziare a scaldarsi la voce.
“Non prendertela” gli disse sottovoce David.
Quello per risposta scrollò le spalle “Avere una vita privata in questa scuola è pressoché impossibile…”
Wes a quel punto ammiccò muovendo le sopracciglia “Fa già parte della tua vita privata, la piccola spia delle New Direction?”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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bananissima

Avvertenze: il raiting di questo capitolo diventa decisamente ROSSO.

Buona lettura!

 

 

 

Blaine Anderson presents:

The Pips!

 

 

#34 Forever.

 

 

Kurt assottigliò lo sguardo, appoggiando l’indice sopra a un foglio, appeso sulla parete di fronte a lui.

Harwood…Oh eccoti qui…” fece scorrere gli occhi lungo la casella con attenzione, mentre l’altro si teneva a qualche passo di distanza, le mani ben affondate nelle tasche dei jeans e lo sguardo serio fisso nel medesimo punto, in attesa “Beh, non è una sorpresa. Hai preso il massimo del punteggio.” lesse con un sorrisetto Hummel, facendolo sospirare.

“Sì, beh…Lo sapevo” rispose con strafottenza Thad,  affiancandosi a lui e leggendo il risultato del suo esame con un sorrisetto soddisfatto, prima di far scivolare lo sguardo su quello degli altri “Anche David… Wes…Oh, anche Ethan.”

“Kirk poteva fare di meglio ma, comunque, ha fatto un bel punteggio anche lui” disse Kurt, scorrendo il dito dal nome dell’amico fino al voto.

Thad ridacchiò “Beh, lui si fa sempre prendere troppo dal suo stato d’animo…Era nervoso all’esame.”

“Perché, tu no? Lunatico Harwood?” disse ironico Kurt, beccandosi come ricompensa per tutto quel sarcasmo una spintarella.

“Io so essere freddo, se questo va a mio vantaggio…E, fidati,  ci tenevo ad uscire con un punteggio alto. Ora che ho raggiunto il massimo credo proprio che la Columbia mi accoglierà a braccia aperte.”

Hummel annuì, mentre si voltavano per uscire dall’atrio della Dalton, così vuoto in quegli ultimi giorni di giugno “Beh, contando che sei il figlio del vice governatore dell’Ohio e che saresti entrato comunque anche col punteggio più basso... Credo che ti stenderanno un tappeto rosso sotto ai piedi appena scendi dall’aereo.”

Thad ridacchiò, sospirando sollevato e abbassandosi gli occhiali da sole non appena mise piede all’esterno “Sono felice di andarmene via, sai? Però mi mancherà la Dalton…” si voltò, lasciando scorrere lo sguardo schermato dalle lenti scure sulla facciata dell’edificio in stile antico e osservandolo con attenzione come se fosse la prima volta “Quando sono arrivato qui, il primo anno, mi sentivo un po’ sperduto” si mise a raccontare con voce nostalgica, catalizzando tutta l’attenzione di Kurt su di sé “Tutti sembravano così seri da un occhio esterno, così posati…E io non ne potevo più di quell’ambiente freddo e ipocrita visto che ci sono cresciuto fin da bambino…

“Pare però che tu ti sia ambientato fin troppo bene…” osservò Hummel, guardando il profilo netto dell’amico.

Harwood annuì, soffermandosi con lo sguardo sulla porta di pesante legno “La Dalton sembra la scuola dei fighetti, ragazzi così ricchi da non capire realmente il valore della vita, persone così concentrate sulla loro immagine da preservare il loro decoro anche a costo di troppe restrizioni. Cazzate, i ragazzi della Dalton sono esattamente come quelli di una scuola pubblica solo…

“Più civili, credo” concluse per lui Kurt, dondolandosi sul posto “Qui siete davvero su un altro pianeta, fidati, te lo dice una persona che ha vissuto la realtà della scuola pubblica e la gioia di quelle private…

Thad ruotò su se stesso, voltandosi verso di lui e facendo qualche passo nella sua direzione “Nessuno ti ha costretto ad andartene, Pookie. La stanza è diventata così triste senza di te…Anche se almeno non puzzava più come un barattolo di cremina per i sederini irritati dei neonati”

Kurt lo guardò male, prima di sospirare e avviarsi al cancello, borbottando qualcosa sull’importanza dell’idratarsi la pelle durante l’adolescenza.

Thad scosse il capo sorridendo divertito, prima di lanciare un ultimo sguardo alla scuola, come per salutarla.

Tornerò prima o poi, pensò, almeno per vedere come se la passano qui senza di me…

Pookie potresti aspettarmi? Non mi va di correrti dietro”

Kurt si bloccò proprio sul cancello, aspettando l’altro e scoccandogli un’occhiata assassina appena fu abbastanza vicino.

Thad rise di cuore, abbracciandogli le spalle con un braccio mentre camminavano tranquillamente per le vie assolate e assolutamente deserte di Westerville “Dove ti va di mangiare?”

“Ovunque, McDonald escluso” sottolineò Kurt “Ho voglia di un’insalata che non sappia di plastica…

“E se ti offrissi un piatto di spaghetti di soia saltati con le verdure alla piastra, invece?” propose il più grande, allontanandosi da lui per accendersi una sigaretta.

“Approvato.” Thad gli fece segno di svoltare per una via laterale “Perché non hai preso la macchina oggi?”

“Perché avevo voglia di fare due passi, è una così bella giornata…

“Perché non mi hai costretto a lasciarla a casa tua, che sta almeno ad un quarto di miglio da qui?”

Il più grande si voltò esasperato verso Kurt “Pookie, cazzo, ma hai fretta?? Devi andare da Anderson?!? Devi farti la manicure?!?”

L’altro, per giusta misura, si offese un po’ “No! Solo che mi scoccia camminare sul marciapiede quando il termometro segna trentasei gradi senza un filo di vento!”

Thad roteò gli occhi, allungando di poco il passo per tenere quello scattante e quasi a suon di marcia di Hummel “Se la smetti di lamentarti e ti rilassi, risponderò alle domande che mi hai fatto l’altra sera in chat”

Kurt si bloccò e subito il più grande lo urtò, borbottando qualcosa “Avevi detto che non volevi dirmi niente…E poi ti sei disconnesso come un vero cafone!”

“Io non vivo su Facebook! Odio quel coso!”

“Solo perché tutti ti battono a Cityville!”

“Non è colpa mia se il mio apparato urbano non è sofisticato come quello di Jeff. Sai, sono sempre dell’opinione che sia più produttivo  colorare gli stuzzicadenti con i colori acrilici e farci su un arcobaleno gaio, piuttosto che spendere la vita al pc a farsi gli affari altrui” decretò saccente, guardando con superiorità Kurt dopo aver alzato di poco gli occhiali da sole.

“Tu e Cameron siete due vecchiette alla finestra…Tanto lo so che lo tagghi continuamente in stati privati che può vedere solo lui o che passate le ore in chat a commentare di tutto e di più”

“Non volevi delle risposte?” Riprese il più grande, guardandolo  negli occhi. Kurt si limitò ad annuire con un sorrisetto “Perfetto, cosa volevi sapere?”

“Perché vai a New York?” domandò il ragazzo, guardandolo di sottecchi mentre riprendevano a camminare.

Thad scrollò le spalle,  prendendo un tiro di sigaretta “Volevo andare via dall’Ohio.”

“Ma perché proprio New York?” insistette l’altro, come se volesse in qualche modo far intendere che sapeva che c’era qualcosa sotto “Di tutte le città americane…Proprio quella?”

Harwood sorrise furbescamente “Frena, Lady Marmalade…. So cosa stai pensando.” Si fermò, mettendosi davanti al ragazzo con un’espressione compiaciuta che lo fece sbuffare “Tu credi che io voglia andare a New York perché ci verrai anche tu, il prossimo anno…Vero?”

Kurt lo guardò un po’ male, incrociando le braccia, credendo di esserne davvero convinto “Già”

E…lo pensi…O ci speri?” rilanciò maliziosamente, il più grande.

Kurt forzò una risatina, vagamente imbarazzato “Thad, per favore…

“Io rispondo alle tue domande se tu rispondi alle mie…

“Ok, va bene, lo ammetto: mi lusingherebbe molto sapere che hai fatto una scelta del genere per me ma…Non servirebbe a molto non credi? Io non verrò a vivere con te”

“Oh, lo so” rispose quasi annoiato Thad “Infatti non mi trasferisco per te….” Kurt lo guardò scettico “Soprattutto perché ci sono ottime università là, ci sono già stato e vagamente mi so orientare…Poi è davvero una bella città.”

“Per caso sono scuse, queste?”

“No, quindi calma il tuo ego” Il più grande riprese a camminare verso il ristorante, aspirando un altro tiro di sigaretta “Poi, il fatto che anche tu verrai, però, mi ha aiutato a scegliere…Mi sarebbe piaciuta anche Los Angeles…

Hummel sorrise teneramente “Lo ammetto” disse prendendo a braccetto l’amico “Mi lusinga molto la cosa…

Harwood ridacchiò “Quando tu e quel coso che chiami fidanzato ci raggiungerete, io e Wes vi possiamo aiutare a gestirvi i primi mesi”
“Da quando sei così filantropo?”

“Lo faccio solo per te, ovviamente” specificò frettoloso, quasi come se ritenesse che effettivamente non ce ne fosse bisogno “Sarà divertente prendere Anderson per il culo in un altro stato.”

Kurt scosse il capo “Cosa devo fare con voi? Siete due bambini…

“Allora, in questo caso, saresti pedofilo” Harwood gettò a terra il mozzicone di sigaretta, pestandolo mentre svoltavano per un piccolo vicolo, arrivando davanti al ristorante.  Kurt lasciò andare il braccio del più grande facendo per entrare, ma Harwood non glielo permise, trattenendolo per un polso e alzandosi gli occhiali da sole sul capo “So che non potrò mai averti perché il tuo cuore appartiene ad un altro” disse sicuro, con una leggera ombra che oscura le sue già di per se tenebrose iridi color mogano “Però mi piacerebbe comunque continuare a vederci…Dopotutto siamo amici no?”

Sul viso di Kurt si aprì un bel sorriso, mentre apriva la porta del ristorante e si spostava da parte, per far passare l’altro “Migliori amici…

 

“Non ci posso credere che tu abbia preso Flint a lavorare al pub e non me! È profondamente ingiusto!”

Kenzie roteò gli occhi, mordicchiando la cannuccia del suo frappé e  scambiando un veloce sguardo con Wilson che, nel frattempo sogghignava soddisfatto “Te l’ho detto mille volte, Nicky…Lui ha veramente bisogno di un lavoro. I soldi che sua mamma gli passa finiscono direttamente al papà di Jeff, visto che praticamente lo sta mantenendo in casa su…

“Abbiamo già aggiustato la porta d’ingresso” raccontò con soddisfazione Sterling, mescolando il suo frullato mentre gli occhi vagavano curiosi sulle vetrine dei negozi “Ora possiamo anche chiuderla a chiave!”

Flint sorrise, appoggiando una mano sulla schiena del suo ragazzo prima di prendere la parola guardando la giovane “Grazie davvero, McKenzie. Non so come ringraziarti…

“Oh, figurati” sorrise allegramente lei, mentre Nick borbottava camminando in parte a lei “Che stai farneticando tu?”

“Che io so bene come si preparano i drink, come si intrattiene la gente…Tu sei un omino di ghiaccio”

“Flint è una persona molto precisa” lo corresse pazientemente il biondino, abbracciando le spalle del suo ragazzo e stringendolo a se “Imparerà in fretta…E poi è bravo con la gente”

Nick lo guardò scettico, mentre Wilson teneva lo sguardo davanti a se, ben intenzionato a non assecondare Duvall.

“Non avete trovato ancora nessuno disposto ad assumervi per questi due mesi e mezzo?” domandò Kenzie, guardando prima il suo ragazzo e poi Sterling, che scosse il capo.

“Per ora niente, ma noi non ci arrendiamo”

“Viva le recessione” disse sarcasticamente Nick mentre la ragazza intrecciava le dita alle sue, continuando a bere il suo frappè alla fragola “Non credo troveremo nulla di decente…

“Forse ci prendono da Taco Bell o da Burger King” ponderò pensieroso Jeff, facendo storcere il naso all’amico.

“Devo scegliere tra il puzzare di tacos o di fritto? Che meraviglia…

Continuarono ad ipotizzare tutti i possibili mestieri che i due avrebbero potuto affrontare durante l’estate per tutto il tragitto verso casa Sterling, dove Nick aveva lasciato l’Impala quella stessa mattina. Una volta arrivati lì, il biondino li invitò a bere qualcosa di fresco prima di andarsene e, nonostante i frullati avessero già apportato un’elevata quantità di zucchero nel loro sangue, sia Duvall che la sua ragazza accettarono di buon grado una limonata.

Si accomodarono nel giardino sul retro che, notò Nick, era decisamente più curato dell’ultima volta che lo aveva visto. Al ragazzo piaceva scherzare, sostenendo che dietro casa Jeff aveva una vera e propria giungla e che quel ecosistema fosse da preservare visto che ragazza di animali (il biondo e i suoi fratelli) lo popolavano. A dirla tutta c’era rimasto male quando era venuto a sapere che, per sdebitarsi nei riguardi dei signori Sterling, Flint aveva tagliato, per la prima volta da quando si erano trasferiti lì, l’erba. Ok, Wilson non era decisamente una persona abituata ad aiutare in casa visto che, con una probabilità del 50%, aveva avuto come minimo due governanti nella sua vecchia casa…Ma si era decisamente rimboccato le maniche e, seppur aiutato dal suo ragazzo, aveva dimostrato di potersela cavare egregiamente.

Era degno di stima, infondo…

Nick si sedette sul dondolo della veranda, mentre Wilson prese posto su una vecchia sdraio, stendendo le gambe e accavallandole.

Kenzie però entrò in casa seguendo il biondino e proponendosi di aiutarlo a preparare la limonata. Non che ce ne fosse bisogno visto che la signora Sterling non era in casa e che quindi Jeff era costretto a usare quella istantanea, ma quello era uno di quei classici momenti in cui i due lasciavano soli Flint e Nick sperando che si chiarissero.

Era un mese che Duvall rimandava e, nonostante la promessa fatta a Jeff, trovava sempre scuse per non chiarirsi con Wilson.

Dannato orgoglio…

Probabilmente non avrebbe detto nemmeno quel pomeriggio se non fosse stato Flint ad iniziare…

“Senti, Nick, mi dispiace…

Il ragazzo alzò gli occhi sorpreso, incontrando quelli chiarissimi e grandi dell’altro, che lo scrutava realmente dispiaciuto “Per cosa?” chiese, stranito.

“Per il lavoro.” Rispose semplicemente l’altro “So che non è molto giusto, lei è la tua ragazza e avresti dovuto lavorare tu con lei ma…Mi sta solo facendo un favore. In questo momento è difficilissimo trovare qualcosa di decente da fare e, onestamente, mi serve qualche soldo in più per la benzina e per qualche spesa…

Caporale balzò sulle gambe di Nick, guardandolo sospettoso prima di acciambellarsi su di esse e iniziare a fare le fusa, ma il ragazzo quasi non ci fece caso. Iniziò a passare una mano sul pelo morbido e grigio dell’animale, mentre osservava con attenzione Flint.

…E realizzò che se voleva scusarsi quello era il momento più adatto.

“Non devi scusarti, anzi…Io dovrei farlo.” si morse un istante le labbra mentre Wilson, che aveva abbassato gli occhi sulle assi di legno sbiadito che componevano la veranda, li alzò sorpreso “Io…Mi sono comportato davvero male con te. Tanto. Non avrei dovuto dire quelle cose su di te o provocarti così tanto. Non ti capisco e non approvo la tua idea o il tuo punto di vista…Sostengo che mentire per farti lasciare da Jeff sia stata la cazzata dell’anno ma…Non avrei dovuto infierire. Tu hai avuto le tue ragioni e io non sono nessuno per criticarti o altro…” Si interruppe, attendendo che l’altro dicesse qualcosa.“E per il lavoro non devi preoccuparti, alla fine io non ne avrei nemmeno bisogno ma ora che esco sempre con Kenzie e pretendo di fare il cavaliere, necessito anche io di qualche soldo in più…  visto che Flint sembra ostinarsi nel rimanere in totale mutismo, Nick iniziò a credere che forse Wilson gli avrebbe portato rancore per l’eternità, ovvero tutto il lasso di tempo che entrambi avrebbero trascorso al fianco di Jeff. Non andava bene “Spero che prima o poi potrai perdonarmi, davvero sono rammaricato ma capirò che…

“Duvall, metti in pausa” Flint sorrise con più convinzione mettendosi a sedere e sporgendosi in avanti “Ovviamente accetto le tue scuse che, tra parentesi aspettavo da una vita” gli disse, facendogli sbuffare una risata decisamente sollevata “Facciamo così, cancelliamo tutto, che dici? Facciamo finta che non sia mai capitato?” gli porse la mano.

Nick non ci pensò due volte a sporgersi in avanti e afferrarla, stringendola “Affare fatto.”

Quando Jeff e Kenzie tornarono con un vassoio con sopra quattro bicchieri di limonata fresca, capirono che le cose si erano risolte dal modo in cui i due ridacchiavano, dalle battutine disinvolta di Duvall e dell’assenza di sarcasmo maligno di Wilson.

Brindarono alla loro estate, alzando in alto i bicchieri e promettendosi che quella sarebbe stata di certo la migliore di tutti i tempi.

 

Quando Kurt costeggiò il vialetto di casa Anderson, parcheggiando proprio lì davanti, si diede mentalmente del cretino.

Finito il pranzo con Thad si erano separati davanti alla villa di quest’ultimo e al più giovane era sembrato sciocco tornare subito a Lima senza passare dal suo ragazzo per un saluto.

Solo che non aveva avvertito e aveva una paura disumana di non trovare il suo ragazzo a casa…E se avesse disturbato suo padre? Non voleva nemmeno pensarci…

Solo che gli sembrava ancora più idiota andarsene così, senza nemmeno averci provato. Con un sospiro spense il motore, avviandosi al cancello e, con lentezza misurata e un certo timore, suonò il campanello.

In un certo senso sperava che, se non avesse risposto proprio Blaine, non ci fosse nessuno in casa. Sarebbe stato meno imbarazzante dopotutto e poteva affermare di averci comunque provato.

Il citofono gracchiò in modo inquietante e una voce famigliare gli chiese chi fosse. Kurt sospirò sollevato “Ciao Chad, sono Kurt”

-Ciao Key, ti apro-

Il cancello si aprì con uno scatto e il ragazzo entrò, camminando per il vialetto fino alla porta d’ingresso che trovò già aperta.

Chad si stava evidentemente preparando per uscire, visto che teneva in mano una camicia leggera da usare in motorino mentre, presumibilmente, sarebbe andato dalla sua ragazza.

Si sorrisero e subito il più piccolo (ma decisamente non in altezza) di casa Anderson arrivò fino a lui, battendogli amichevolmente una mano sulla spalla “Allora, come va?”

“Bene, grazie. Tu?” chiese a sua volta Kurt.

A Hummel piaceva molto il fratello minore del suo ragazzo, era simpatico e aveva dei modi di fare decisamente molto carini. Faceva tenerezza con quel casco di foltissimi ricci scuri in testa, sempre spettinati e indisciplinati.

A sentire Blaine, invece, Chad semplicemente adorava Kurt – o Key, come aveva deciso di chiamarlo sin dal loro secondo incontro.

Parlarono del più e del meno per una decina di minuti, soffermandosi in particolare sull’ultimo scoop del momento, ovvero una compagna di classe di Chad che, a detta di quest’ultimo, era rimasta incinta da poco. A sedici anni.

E il padre era decisamente ignoto o, per lo meno, incerto.

“…. Abbiamo una rosa di sospettati di sette persone” disse Chad mettendosi il cellulare in tasca, alzando un sopracciglio.

Kurt emise un fischio basso, mentre con gli occhi puntati al pavimento rifletteva “Certo che al tuo liceo ne capitano di cose, eh?”

“Già, non ci si annoia” rispose sorridente il ragazzo, prima di lanciare un’occhiata all’orologio del soggiorno “Devo scappare, o Abby mi spara, stavolta. Blaine lo trovi in piscina, comunque. Credo che si sia addormentato di nuovo all’ombra…

“Beato lui…. Penso che andrò a fargli compagnia allora” rispose Kurt ridacchiando.

“Oh, fai pure. Io ora esco e papà ha portato la mamma a Orlando per un weekend riconciliatore” lo sguardo scettico del ragazzino diceva decisamente tutto, ma Kurt non riuscì ad impedirsi dal chiedere come procedessero le cose lì dentro “Malissimo, davvero malissimo” rispose Chad, risultando agli occhi di Kurt meno abbattuto del fratello e decisamente più arrabbiato col padre “Litigano spesso, a tutte le ore…Mi fanno impazzire, sul serio. Fortuna che a casa non ci sono praticamente mai…

Kurt annuì “Va bene, ora ti lascio andare o ritardi troppo…Salutami Abigail!”

“Lo farò, tu ricordati di dirci quando tu e mio fratello siete liberi per fare un’altra serata di ‘cucina tailandese più film’, ok?”

Kurt sorrise di nuovo “Certamente, ciao Chad

Il più piccolo lo salutò con un cenno prima di sparire, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandolo solo.

Hummel si avviò verso la cucina, immaginandosi già il suo ragazzo addormentato su una sdraio, sotto all’ombrellone, con un libro appoggiato in grembo e l’espressione più dolce mai vista.

Beh, aveva sbagliato totalmente fantasia visto che, quello che vide, fu per certi aspetti decisamente molto meglio…

A primo impatto credette di doversi sedere per non svenire in terra come un cretino, ma poi con un certo impegno riuscì a tenersi in piedi.

Perché Blaine non era sulla sdraio a dormire, ma in piscina.

…E stava facendo Dio solo sa quante vasche.

I muscoli della sua schiena contratti erano la cosa più eccitante sulla quale il giovane Hummel avesse mai appoggiato lo sguardo e…Wow. La temperatura esterna si era alzata drammaticamente?

Si allargò il colletto della camicia smanicata che indossava, prima di muovere qualche passo verso il bordo e chiamare un paio di volte il suo ragazzo.

Appena si accorse della sua presenza, Blaine si fermò, togliendosi l’acqua dagli occhi e andando verso di lui “Ciao! Non  ti aspettavo…Pensavo fossi ancora in giro con Harwood e che non ci saremo visti fino a stasera!”

“Thad aveva da fare con David e Wes, così ho pensato di passare da te” disse Kurt, chinandosi e appoggiandosi con le ginocchia, lasciate scoperte dai pantaloni a pinocchietto,  sul bordo della piscina “Non ti scoccia, vero?”

“Assolutamente no, mi fa molto piacere!” disse con un sorriso Anderson, appoggiandosi al bordo davanti a lui con le braccia “Ti sei divertito?”

“Abbastanza, ma ho sentito la tua mancanza”

“Perché?”

“Mi diverto a sentire Thad che ti prende in giro” gli disse sarcastico Kurt, spostandogli un riccio bagnato dalla fronte mentre Blaine sbuffava “Posso sapere che domande fai?! È logico che mi manchi, ieri non ci siamo nemmeno visti…

“Ieri qui è scoppiata una guerra” disse Blaine.

Chad me l’ha detto…

“In confronto Gettysburg è stata una partita di Dogeball…”rilanciò ancora Anderson “Ma ora non parliamone, se poi ti ha già avvertito di tutto mio fratello, meglio così… Perché non ti metti un mio costume e entri in acqua anche tu? Con questo caldo è fantastico, te lo assicuro..”

Kurt avvampò “Preferirei di no….” Il piano del giovane era semplice: mettersi sullo sdraio e lasciare che Blaine nuotasse tranquillo. Senza staccargli gli occhi di dosso. Mai.

“Sicuro?”

“Si, certo…Non ho un bel rapporto con le piscine…

“Allora esco per tenerti compagnia!”

“Oh ma non è affatto neces-

Kurt fu costretto ad interrompersi quando Blaine, appoggiando le mani sul bordo della piscina proprio accanto a lui, fece leva sulle braccia, sollevandosi per mettersi a sedere su di esso.

Quella fu una sorta di mazzata finale per i suoi ormoni già gravemente compromessi.

“Kurt, che hai?” domandò Blaine mentre gli occhi del suo ragazzo sembravano troppo impegnati a seguire una gocciolina che, bastarda, stava scivolando con lentezza lungo i suoi pettorali “Sei strano…

Il  ragazzo si costrinse ad alzare gli occhi in quelli caramellati di Anderson tirò un sorriso “Ho solo caldo…. Decisamente molto caldo…

Qualcosa nel suo tono doveva aveva tradito, visto che Blaine ci mise solo una manciata di secondi ad azzerare la distanza tra di loro, baciandogli le labbra con passione mal contenuta.

Kurt allungò una mano, mentre inclinava di lato il capo, per accarezzargli i capelli bagnati e gocciolanti.

Quando il morettino si staccò, prese a guardarlo negli occhi, con un sorrisetto “Vuoi andare da qualche parte? Se mi dai un attimo mi cambio e…

“No.”

Kurt abbassò gli occhi sulla superficie increspata dell’acqua, imbarazzato per quella risposta decisamente secca. Solo che davvero non aveva voglia di uscire e andare chissà dove, probabilmente al parco, dove al massimo potevano scambiarsi qualche carezza  e un paio di baci a stampo.

Decisamente aveva voglia di qualcosa…Di più.

Subito, anche.

Blaine annuì pensieroso “D’accordo…” disse accomodante, evitando di accostarsi troppo a lui per non bagnarlo “Allora che ti va di fare?”

“Andiamo in camera tua?”

 

David si passò una mano sulla fronte per spazzare via il sudore, mentre Thad si esibiva in un altro salto un po’ esagerato e segnava un altro canestro.

Wes si appoggiò con le mani alle ginocchia, ridacchiando “Possiamo smettere ora? Fa decisamente troppo caldo per continuare…

Thad sogghignò “Solo perché state perdendo, pappemolli?”

“Tutta fortuna Harwood” sottolineò con un sorrisetto Thompson, prendendo al volo la palla che proprio quest’ultimo gli stava passando.

“Chi l’avrebbe mai detto che uno della tua statura fosse in grado di segnare tutti questi canestri?” lo schernì allegramente Wes, senza troppa cattiveria, portando una mano alla fronte per schermarsi gli occhi a mandorla dai raggi del sole pomeridiano.

Thad alzò il bordo della canottiera che portava per asciugarsi il viso, prima di ridacchiare “L’altezza non è tutto nella vita…

“Prendi sempre in giro Blaine per via dell’altezza” disse paziente David.

“Si ma lui davvero è esagerato! Una persona così bassa non l’avevo mai vista…. E io vivo in un quartiere pieno di anziani” si difese Thad, guardando il ragazzo di colore palleggiare.

Entrambi decisero di lasciar cadere l’argomento, o il padrone di casa avrebbe continuato a dire che paragonare Blaine a chiunque fosse come mettere un Bonsai affianco ad un Baobab. Addirittura sosteneva che la sua non era discriminazione, affatto: semplicemente voleva mettere Blaine di fronte ad una cruda e scomoda realtà.

“Quando vi trasferite voi due?” domandò David, scartando Thad che si era fatto avanti per rubargli la palla e avvicinandosi al canestro, segnando un punto.

Wes scrollò le spalle, prendendo la palla al volo e passandola ad Harwood che non perse tempo a fare l‘ennesimo canestro “Abbiamo già trovato un bel appartamentino…. È a Midtwon, non molto lontano dalle nostre facoltà….”

“Nell’Upper East Side mio padre ha un appartamento” disse Thad palleggiando la palla al suo fianco, mentre si avvicinava ai due amici “Ma io mi sono altamente rifiutato di andare a vivere lì. Vorrei vederlo il meno possibile e, conoscendolo,  userebbe qualsiasi scusa per venire da me ogni maledetto giorno….”

“Pensi di lavorare una volta arrivato là?” chiese David, alzando un sopracciglio.

“Assolutamente no” gli fece sapere Thad “Non ho detto che non voglio più i soldi di mio padre, ma che non voglio più vedere lui”

“Non è molto maturo..”

“Lo vedo come una sorta di risarcimento per tutto quello che mi ha fatto passare e tutto quello che tutt’oggi mi fa….”lanciò la palla in un cestino, appoggiato affianco ad uno dei portoni del grande garage, e si prese un bicchiere di cocacola con ghiaccio e limone dal vassoio che la cameriera aveva portato poco prima, prendendo un sorso generoso “E poi tra la facoltà, la palestra e la movida newyorkese dove lo trovo il tempo anche per lavorare?”

“Oh certo, tutto torna” disse ironico il ragazzo di colore, prima di voltarsi verso Wes “Io penso troverò lavoro in qualche caffetteria di Columbus per mettere via qualche soldo, visto che i miei vogliono provvedere agli studi e all’appartamento”

“Pensavo la stessa cosa” ammise Wes “anche perché non ho mai lavorato in tutta la mia vita e non posso passare da zero a cento in poco tempo. Quando inizierò i tirocini nel secondo trimestre sarà dura fare i turni se non ci ho mai nemmeno provato…

“Io non credo di averne bisogno” disse Thad “Infondo mi infileranno in un vecchio e polverso studio legale a fare il caffè che un ammuffitissimo avvocato che ha iniziato a lavorare nel 1950 circa….”

I due amici si scambiarono uno sguardo “Thad sai che al lavoro, fino a che non sarai tu stesso ad aprire uno studio indipendente, non potrai comandare tu…. Vero?”

Lui li guardò con un sorriso furbesco “Certo…. Posso però far credere alle persone che sono loro a dirmi cosa fare, quando invece sono io stesso a deciderlo…. E non so se mi sono spiegato” Wes alzò un sopracciglio mentre David roteava gli occhi “Possiamo tornare a giocare ora?”

Thompson annuì rassegnato, mentre Wes sorrideva “Prima però vorrei chiarire un punto con te, Thad…

Il ragazzo lo guardò stranito “Ovvero?”

“Che hai da dirmi su Sebastian Smythe?”

 

Kurt aveva molta cura dei suoi vestiti.

Si offriva sempre di stirare e fare il bucato al posto di Carole non tanto per sfiducia, ma perché ci teneva davvero molto ad occuparsi personalmente di tutti quei capi di abbigliamento che aveva scelto egli stesso con molta accuratezza….

Eppure non sembrava turbarlo molto il fatto che Blaine avesse buttato la sua preziossima camicetta di Ralph Lauren a terra, nella foga del momento.

Ed ora era lì, sul letto del suo ragazzo che, tra l’altro, aveva fatto una doccia veloce per levarsi di dosso tutto quel cloro, e che in quel momento indossava solamente un altro costume che, agli occhi di Kurt, sembrava ancora più corto di quello di prima.

Passò una mano sulla sua schiena calda, mentre quelle del moro esploravano la pelle morbida dei suoi fianchi, facendolo rabbrividire. Blaine scese ad accarezzargli lentamente la coscia, prima di fermare la mano sulle sue reni per tirarlo più vicino a se.

Si staccarono, bisognosi di ossigeno, e si scambiarono uno sguardo prima di Blaine trovasse la forza per farsi appena un po’ indietro con la schiena e schiarirsi la voce “K-Kurt…. Se vuoi io…. Insomma… Ci fermiamo qua?”

Kurt si morse il labbro inferiore, ma non per una qualche forza di indecisione….

Anzi…

“No, non fermiamoci qua.” Disse, arrossendo solo un pochetto. Si sentiva sicuro, non voleva smettere o rimandare ancora.

Si sentiva pronto.

Blaine lo guardò un secondo sperduto, prima di prendere un respiro profondo “D’accordo allora…. Solo, dammi un istante perché io non mi aspettavo di certo una cosa del genere e quindi non mi sono preparato psic-

Ad interrompere quello sproloquio ci pensò Kurt, riattirando il suo ragazzo a se e riprendo esattamente da dove avevano lasciato poco prima, ovvero labbra contro labbra.

Non c’era spazio per le parole, e quando la mano morbida di Kurt catturò la sua, anche Blaine riuscì a percepire che era giusto così. Che anche lui era pronto.

Intrecciò le dita alle sue, stringendo la presa, baciandolo per qualche minuto con passione prima di scendere sul suo collo per ricoprirlo di teneri morsi e portare l’altra mano tra di loro,  e il suo ragazzo ansimò lievemente sulle sue labbra nel sentire il primo bottone dei pantaloni saltare.

Anche Blaine sentì il cuore perdere di qualche battito quando Kurt portò una mano un po’ più in basso, accarezzandogli la base della schiena appena sopra l’elastico del costume da bagno.

Si spostò all’indietro sulle ginocchia, aprendo anche il secondo bottone sotto lo sguardo sconvolto dalla passione di Kurt e, velocemente per non imbarazzarlo troppo, gli sfilò i pantaloni lasciandolo con addosso solo un paio

di boxer scuri, decisamente più stretti in quel momento.

Non si perse troppo a guardarlo, tornando a baciargli il ventre e risalendo fino al petto.

Blaine sapeva di non essere un grande esperto di sesso almeno dal punto di vista pratico, ma da quello teorico  poteva per lo meno affermare che la sua cultura in fatto di porno non era poi così di base.

Si era informato così, leggendo di qua e di la dai forum e spulciando i siti vietati ai minori usando i dati anagrafici e il nome di suo padre, un po’ per ripicca un po’ per comodità.

Sapeva, quindi, dove andare a parare per lo meno, al contrario di Kurt che sembrava completamente in sua mercè.

Prese a torturargli un capezzolo con i denti e la lingua, mordicchiandolo e leccandone i contorni, scoprendo che quello che aveva letto doveva per forza essere vero visti i dolci gemiti che uscivano dalle labbra di Kurt.

Una mano del più giovane finì tra i suoi ricci ancora umidi e ribelli, stringendo di poco la presa. Tutto quello che gli stava facendo era semplicemente paradisiaco.

La bocca di Blaine e le sue mani lo erano.

Quando finalmente tornò a baciarlo sulle labbra sembravano passate ore e ormai la loro eccitazione era decisamente incontenibile.

Si sfilarono quell’ultimo indumento da soli mentre le labbra lavoravano frenetiche, poi Blaine si portò sopra Kurt, che dischiuse le gambe per farlo sistemare tra di esse.

Anderson si scostò di poco dal suo viso per guardarlo negli occhi e, sorridendogli dolcemente, gli accarezzò la guancia arrossata dal piacere e da quella punta di imbarazzo che ancora faticava ad andarsene “Sei bellissimo”

Kurt ricambiò il sorriso, chiedendosi come potesse esserlo vista l’espressione sconvolta e i capelli spettinati, ma non lo chiese. Semplicemente strusciò il viso contro la sua mano “Anche tu lo sei…

Si scambiarono ancora qualche piccolo bacio a fior di labbra mentre le mani vagavano curiose e inesperte sui loro corpi appena velati di una sottile patina di sudore a causa di tutto quel movimento e del calore estivo.

La luce si stava abbassando progressivamente dietro alle tapparelle abbassate, segno che di lì a poco sarebbe tramontato il sole.

Quando Blaine si appoggiò ai gomiti per sollevarsi Kurt lo tranne su di sé.

L’idea che alzandosi avrebbe potuto vederlo del tutto nudo non era proprio il massimo delle sue aspettative “Dove vai?!”

Blaine battè velocemente le palpebre senza capire “Da nessuna parte solo…” prese un altro respiro profondo “Volevo chiederti di voltarti…. A pancia sotto…

Kurt lo guardò sorpreso “E perché?”

“Penso che così saprei più come fare a…. Per favore fidati di me, solo per questa prima volta. Voglio essere sicuro che tu non sentirai più male del necessario”

Il ragazzo dagli occhi azzurri annuì, aspettando che Blaine si sollevasse di poco da lui per poter girarsi, non prima però di aver lasciato che il suo sguardo indugiasse sul corpo del moro e – Dio- voleva arrivare al dunque.

Lo voleva davvero.

Appena si fu appoggiato con la pancia sul materasso, Blaine prese a ricoprirgli le spalle e la schiena di baci, continuando ad accarezzargli con fare rassicurante il fianco sinistro. Scese lungo tutta la colonna vertebrale, baciando e leccando a tratti ogni singola porzione di pelle lungo quel tragitto, fino a raggiungere il fondoschiena del suo ragazzo.

Con dolcezza prese ad accarezzargli le natiche, mentre Kurt si aggrappava con forza al lenzuolo chiaro, stringendolo tra le dita e tenendo il viso appoggiato al cuscino, impregnato dell’odore del suo ragazzo. Quando Blaine le separò lentamente, il respiro di Kurt di spezzò.

Non aveva idea di quello che avrebbe fatto Blaine, ma di certo non si aspettava quello che sarebbe successo di lì a poco.

Poteva sentire la sua lingua all’inizio tentennante e poi via a via sempre più sicura, delineare la sua apertura con accuratezza, tanto che l’ultima cosa che Kurt fu in grado di pensare fu che ringraziava il cielo di aver fatto la doccia quella mattina stessa.

Poi le sinapsi terminarono e il suo cervello andò in blackout totale.

Perché, sul serio, Blaine non poteva fare quelle cose e pretendere che Kurt non perdesse del tutto il senno.

Continuò a stuzzicarlo con la lingua, con la solerte convinzione che aveva fatto bene a leggersi attentamente quasi tutti i siti possibili e immaginabili che trattassero la tematica della ‘prima volta tra due ragazzi’ in modo serio.

Non avrebbe mai fatto niente del genere e non avrebbe mai saputo quanto importante e fondamentale fosse per i preliminari se non l’avesse letto con i suoi stessi occhi e, sempre a giudicare da come Kurt stava vivendo la situazione, stava andando tutto bene.

Solo che, dopo, veniva il difficile.

Quando avvertì i muscoli del suo ragazzo rilassarsi progressivamente si sollevò, tornando a baciarlo sul collo mentre la sua mano si allungava verso l’ultimo cassetto del comodino, dal quale prese un flaconcino di lubrificante trasparente e un preservativo da una scatola che aveva aperto per curiosità quando era tornato abbattuto da casa Hummel, dove avevano visto fallire il loro piano di perdere la verginità a causa di Finn.

Si mise seduto sulle ginocchia, prendendo un poi di quel liquido trasparente sulle dita e saggiandone un istante la vischiosità prima di rivolgersi a Kurt “Sentirai un po’ di fastidio ora…. Ho letto che però passa. Ok?”

L’altro annuì  semplicemente, tenendo gli occhi chiusi, incapace di fare altro.

Si sentiva del tutto succube di quella situazione e il modo che aveva Blaine di rassicurarlo lo stava letteralmente mandando fuori di testa.

Con molta calma, Blaine insinuò un dito tra le sue natiche, cospargendo la sua apertura di lubrificante prima di provare ad insinuare il dito al suo interno. Non era nemmeno entrata la prima falange che subito il ragazzo sotto di lui si irrigidì.

Si chinò su di lui, appoggiando una mano di lato al suo viso per potersi sporgere e sussurrargli all’orecchio “Posso fermarmi se non vuoi”

Kurt si morse le labbra “No. Solo…. Scusami ma…. Riprova…

“D’accordo, tu rilassati” gli baciò piano la guancia “Non voglio farti del male ma più rigido sei peggio è…

Kurt annuì di nuovo, mentre Blaine riprovava ancora più lentamente.

Quando finalmente riuscì nel suo intento Kurt storse il naso, infastidito da quella strana sensazione. Pregò che non fosse così tutto il tempo, e, senza saperlo, Blaine stava già cercando di fargli cambiare idea.

Ruotò il polso piano, cercando di arricciare il dito e muoverlo in modo tale da raggiungere un punto specifico che, sempre secondo quel sito doveva essere…

“Dio, Blaine!”

…. Lo aveva trovato.

Continuò a premere un paio di volte contro la parete della sua prostata, delicatamente, mentre sentiva Kurt gemere forte e rilassarsi sempre di più.

Solo quando lo ritenne abbastanza preparato tolse il dito per infilarsi il preservativo.

“Piccolo, voltati” disse con decisione, prendendo un altro po’ di lubrificante.

Quella era la classica situazione in cui era meglio abbondare.

Kurt si sollevò sulle braccia tremolanti e tornò a stendersi a pancia in su, guardando Blaine con le iridi scure, annebbiate.

“Cielo, Kurt…” mormorò Blaine guardandolo eccitato “Sei così…. Perfetto.”

“Fallo” sbottò l’altro, col fiato corto “Per favore io…. Non resisto più io voglio che tu…

Blaine sorrise, vederlo così impacciato era decisamente adorabile, anche se avrebbe definito quella situazione in tutt’altro modo.

Lo prese per i fianchi, studiando un modo per farlo sistemare a Kurt, per sua iniziativa, si appoggiò con il sedere alle sue ginocchia, allacciando le gambe ai suoi fianchi, e appoggiandosi ai gomiti, per sollevarsi e baciarlo.

Blaine incontrò le sue labbra in un bacio dolce, mentre lo sistemava meglio per avere un angolazione migliore. Accompagnò con la mano la sua erezione quasi dolorosa  fino alla sua entrata, strofinandola lì un paio di volte prima di provare ad entrare, trovando subito una discreta resistenza da parte del suo ragazzo.

Rilassati…” soffiò sulle sue labbra, continuando a baciarlo, e sentì che ci stava davvero provando ma non era affatto facile.

Non intendeva forzarlo in alcun modo, ma la forza con la quale Kurt lo teneva stretto a sé gli fece capire che voleva che andasse avanti, così applicò appena un po’ più di forza, riuscendo ad entrare anche se di poco.

Kurt si staccò dalle sue labbra, stringendo gli occhi e lasciandosi sfuggire un gemito che sembra più un lamento di dolore.

Blaine gli prese una mano, intrecciando le dita alle sue e cercando di stabilizzare la sua voce, rotta dal piacere. “Passa, ti prometto che passa…. Ma tu rilassati.”

N-non è facile!”

“Lo so ma…. Prova, oppure smetto”

Kurt respirò a fondo, prima di far segno ad un  Blaine  alquanto ansante di riprovare.

Fu davvero doloroso, ma quando il moro fu del tutto dentro di lui si sentì bene, completo come non lo era mai stato prima.

Blaine attese un po’ prima di iniziare a spingersi dentro di lui da prima con delicatezza e poi sempre più velocemente, accorgendosi che anche Kurt dondolava per quanto gli fosse possibile il bacino, accompagnandolo.

Quando i movimenti si fecero meno armonici e frenetici anche Anderson prese a gemere forte, incapace di tacere tutto il piacere che Kurt gli stava procurando, mentre quest’ultimo riceveva il suo, chiedendosi perché avessero atteso così tanto.

 

 

Jeff sciacquò il piatto sotto al getto caldo del lavello della cucina prima di insaponarlo e risciacquarlo di nuovo.

Flint gli sorrise, prendendolo in un vecchio straccio color ocra tutto sfilacciato per asciugarlo.

Avevano appena finito di cenare tutti insieme e quella sera toccava a loro sistemare, visto che Josh aveva deciso di uscire con un paio di amici che poi sarebbero partiti per le vacanze, lasciandolo solo a Westerville, incastrato nel nulla, a sentire le sue lamentele.

Ai due ragazzi, invece, andava benissimo passare tutta l’estate in casa.

Non che lì avessero poi tutta quell’intimità visto che dormivano tutti quanti in una stanza, ma andava benissimo così.

Dopo aver rischiato di perdersi per sempre si sarebbero accontentati di qualsiasi cosa pur di rimanere insieme. Senza contare che il tempo per rimanere soli sapevano ritagliarselo benissimo.

“Si guardarono un istante negli occhi e, lentamente, Jeff si chinò su di lui per baciargli una guancia e farlo sorridere ancora di più, prima di riprendere a lavare le stoviglie “Allora, oggi tu e Nick avete chiarito, mhm?” domandò cercando di suonare vago, prima di passargli un paio di coltelli ora puliti.

Flint li prese con attenzione, asciugandoli e sistemandoli accanto ai piatti “Già, mi ha chiesto scusa per avere un po’ esagerato e io gli ho chiesto scusa per aver accettato il lavoro che Kenzie mi aveva offerto. Ora siamo pari”

Jeff parve quasi gongolare “Perfetto, onestamente non chiedo altro per quest’estate…

“Io nemmeno” rispose Flint, prendendo l’ultima forchetta mentre Jeff levava il tappo dal lavandino per fa scorrere via l’acqua. Asciugò le mani del biondo prima di appoggiare lo straccio allo schienale di una sedia, spingendola sotto al tavolo di legno “Sai….” Mormorò guardandosi attorno “So che suono paradossale ma…. Non mi sono mai sentito tanto ricco come da quando mi sono trasferito qui con voi….”

Il biondino lo abbracciò, dondolando sul posto “Ed è solo l’inizio…. Vieni, andiamo di la, stasera danno una maratona di Friends sulla NBC…

Il morettino sorrise, alzando il mento per baciarlo sulle labbra, prima di annuire e prenderlo per mano.

Si sedettero sul tappeto, davanti al divano dove i signori Sterling erano impegnati in una fitta conversazione riguardo all’ipotesi di andare tutti quanti una settimana sui grandi laghi, dalle parti di Chicago, e Flint prese sulle gambe il piccolo Joshua.

Decisamente non si era mai sentito così ricco.

 

La luce della luna era così forte che, passando attraverso le sottili fessure delle tapparelle, riusciva ad illuminare di una luce argentea il corpo nudo di Kurt.

Blaine non riusciva a smetterlo di guardarlo, tanto gli sembrava bello e perfetto. Non riusciva a prendere come invece aveva fatto il suo ragazzo poco dopo aver terminato quel primo amplesso, quasi come se avesse paura di trovarsi in un sogno.

Con le dita accarezzò lentamente tutta la sua schiena fino all’orlo del lenzuolo che mollemente lo copriva dai fianchi in giù.

Per lui fu quasi del tutto impossibile iniziare a pensare alla loro storia, a tutto quello che stavano condividendo, e si ritrovò a sorridere come un ebete davanti a tutto quello che li aspettava.

Il futuro lo aveva sempre spaventato, visto che lui odiava non avere certezze….

Ne aveva una, finalmente, e Kurt era la persona più solida a cui si fosse mai aggrappato in tutta la sua vita.

Era così stupendo che Anderson iniziava seriamente a pensare che fosse troppo per lui. Troppo intelligente, simpatico, bello.

Troppo tutto.

Eppure non aveva la benché minima intenzione di lasciarlo andare.

Lo voleva con se per sempre, e forse sarebbe stato davvero così, perché sapeva che anche Kurt lo amava tanto quanto lo amava lui. Lo aveva letto nei suoi occhi prima, mentre portavano quel loro amore su un piano del tutto nuovo, più fisico.

Avrebbe fatto di tutto per rimanere con lui.

Forse anche cambiare città.

Forse anche cambiare scuola….

Si accoccolò contro la sua schiena, portandogli un braccio attorno ai fianchi per stringerlo a sé e lo sentì sospirare nel sonno, dolcemente.

Poi, appoggiando il capo contro le sue scapole, sorrise chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal sonno.

Sì, sarebbero rimasti insieme per sempre.

Ne era certo.

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

Nda.

Eccoci qui, a meno un capitolo dalla fine!

Non vi anticipo nulla, sono triste e ho anche sonno perché ho dormito quattordici ore stanotte quindi sono rimbambitissima, quindi passo direttamente ai ringraziamenti:

-      Chi ha recensito fin ora, con tanto amore. GRAZIE.

-      Chi semplicemente legge. GRAZIE.

-      Chi mi ha inserita tra i preferiti. GRAZIE!

 

Il prossimo e ultimo capitolo uscirà non so bene quanto, tra martedì e giovedì!

Ditemi che ne pensate se potete, ci tengo molto visto che nelle scene lemon sono una pippa (una volta ne scrivevo a iosa, ormai sono diventata pigra anche in questo xD)

 

A presto.

Un bacione

Jessy.

 

 

  
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