Avvertenze: il raiting di questo capitolo diventa decisamente ROSSO.
Buona lettura!
Blaine Anderson presents:
The Pips!
#34
Forever.
Kurt assottigliò lo sguardo, appoggiando l’indice sopra a un foglio,
appeso sulla parete di fronte a lui.
“Harwood…Oh eccoti qui…”
fece scorrere gli occhi lungo la casella con attenzione, mentre l’altro si
teneva a qualche passo di distanza, le mani ben affondate nelle tasche dei
jeans e lo sguardo serio fisso nel medesimo punto, in attesa “Beh, non è una
sorpresa. Hai preso il massimo del punteggio.” lesse con un sorrisetto Hummel,
facendolo sospirare.
“Sì, beh…Lo sapevo” rispose con strafottenza
Thad, affiancandosi a lui e leggendo il
risultato del suo esame con un sorrisetto soddisfatto, prima di far scivolare
lo sguardo su quello degli altri “Anche David… Wes…Oh, anche Ethan.”
“Kirk poteva fare di meglio ma, comunque, ha fatto un bel punteggio
anche lui” disse Kurt, scorrendo il dito dal nome dell’amico fino al voto.
Thad ridacchiò “Beh, lui si fa sempre prendere troppo dal suo stato d’animo…Era nervoso all’esame.”
“Perché, tu no? Lunatico Harwood?” disse ironico Kurt, beccandosi come
ricompensa per tutto quel sarcasmo una spintarella.
“Io so essere freddo, se questo va a mio vantaggio…E,
fidati, ci tenevo ad uscire con un
punteggio alto. Ora che ho raggiunto il massimo credo proprio che la Columbia
mi accoglierà a braccia aperte.”
Hummel annuì, mentre si voltavano per uscire dall’atrio della Dalton,
così vuoto in quegli ultimi giorni di giugno “Beh, contando che sei il figlio
del vice governatore dell’Ohio e che saresti entrato comunque anche col
punteggio più basso... Credo che ti stenderanno un tappeto rosso sotto ai piedi
appena scendi dall’aereo.”
Thad ridacchiò, sospirando sollevato e abbassandosi gli occhiali da
sole non appena mise piede all’esterno “Sono felice di andarmene via, sai? Però
mi mancherà la Dalton…” si voltò, lasciando scorrere
lo sguardo schermato dalle lenti scure sulla facciata dell’edificio in stile
antico e osservandolo con attenzione come se fosse la prima volta “Quando sono
arrivato qui, il primo anno, mi sentivo un po’ sperduto” si mise a raccontare
con voce nostalgica, catalizzando tutta l’attenzione di Kurt su di sé “Tutti
sembravano così seri da un occhio esterno, così posati…E
io non ne potevo più di quell’ambiente freddo e ipocrita visto che ci sono
cresciuto fin da bambino…”
“Pare però che tu ti sia ambientato fin troppo bene…”
osservò Hummel, guardando il profilo netto dell’amico.
Harwood annuì, soffermandosi con lo sguardo sulla porta di pesante
legno “La Dalton sembra la scuola dei fighetti, ragazzi così ricchi da non
capire realmente il valore della vita, persone così concentrate sulla loro
immagine da preservare il loro decoro anche a costo di troppe restrizioni.
Cazzate, i ragazzi della Dalton sono esattamente come quelli di una scuola
pubblica solo…”
“Più civili, credo” concluse per lui Kurt, dondolandosi sul posto “Qui
siete davvero su un altro pianeta, fidati, te lo dice una persona che ha
vissuto la realtà della scuola pubblica e la gioia di quelle private…”
Thad ruotò su se stesso, voltandosi verso di lui e facendo qualche
passo nella sua direzione “Nessuno ti ha costretto ad andartene, Pookie. La stanza è diventata così triste senza di te…Anche se almeno non puzzava più come un barattolo di cremina per i sederini irritati dei neonati”
Kurt lo guardò male, prima di sospirare e avviarsi al cancello,
borbottando qualcosa sull’importanza dell’idratarsi la pelle durante
l’adolescenza.
Thad scosse il capo sorridendo divertito, prima di lanciare un ultimo
sguardo alla scuola, come per salutarla.
Tornerò prima o poi, pensò, almeno per vedere come
se la passano qui senza di me…
“Pookie potresti aspettarmi? Non mi va di
correrti dietro”
Kurt si bloccò proprio sul cancello, aspettando l’altro e scoccandogli
un’occhiata assassina appena fu abbastanza vicino.
Thad rise di cuore, abbracciandogli le spalle con un braccio mentre
camminavano tranquillamente per le vie assolate e assolutamente deserte di
Westerville “Dove ti va di mangiare?”
“Ovunque, McDonald escluso” sottolineò Kurt “Ho voglia di un’insalata
che non sappia di plastica…”
“E se ti offrissi un piatto di spaghetti di soia saltati con le verdure
alla piastra, invece?” propose il più grande, allontanandosi da lui per
accendersi una sigaretta.
“Approvato.” Thad gli fece segno di svoltare per una via laterale
“Perché non hai preso la macchina oggi?”
“Perché avevo voglia di fare due passi, è una così bella giornata…”
“Perché non mi hai costretto a lasciarla a casa tua, che sta almeno ad
un quarto di miglio da qui?”
Il più grande si voltò esasperato verso Kurt “Pookie,
cazzo, ma hai fretta?? Devi andare da Anderson?!? Devi farti la manicure?!?”
L’altro, per giusta misura, si offese un po’ “No! Solo che mi scoccia
camminare sul marciapiede quando il termometro segna trentasei gradi senza un
filo di vento!”
Thad roteò gli occhi, allungando di poco il passo per tenere quello
scattante e quasi a suon di marcia di Hummel “Se la smetti di lamentarti e ti
rilassi, risponderò alle domande che mi hai fatto l’altra sera in chat”
Kurt si bloccò e subito il più grande lo urtò, borbottando qualcosa
“Avevi detto che non volevi dirmi niente…E poi ti sei
disconnesso come un vero cafone!”
“Io non vivo su Facebook! Odio quel coso!”
“Solo perché tutti ti battono a Cityville!”
“Non è colpa mia se il mio apparato urbano non è sofisticato come
quello di Jeff. Sai, sono sempre dell’opinione che sia più produttivo colorare gli stuzzicadenti con i colori
acrilici e farci su un arcobaleno gaio, piuttosto che spendere la vita al pc a farsi gli affari altrui” decretò saccente, guardando
con superiorità Kurt dopo aver alzato di poco gli occhiali da sole.
“Tu e Cameron siete due vecchiette alla finestra…Tanto
lo so che lo tagghi continuamente in stati privati
che può vedere solo lui o che passate le ore in chat a commentare di tutto e di
più”
“Non volevi delle risposte?” Riprese il più grande, guardandolo negli occhi. Kurt si limitò ad annuire con un
sorrisetto “Perfetto, cosa volevi sapere?”
“Perché vai a New York?” domandò il ragazzo, guardandolo di sottecchi mentre
riprendevano a camminare.
Thad scrollò le spalle,
prendendo un tiro di sigaretta “Volevo andare via dall’Ohio.”
“Ma perché proprio New York?” insistette l’altro, come se volesse in
qualche modo far intendere che sapeva che c’era qualcosa sotto “Di tutte le
città americane…Proprio quella?”
Harwood sorrise furbescamente “Frena, Lady Marmalade….
So cosa stai pensando.” Si fermò, mettendosi davanti al ragazzo con
un’espressione compiaciuta che lo fece sbuffare “Tu credi che io voglia andare
a New York perché ci verrai anche tu, il prossimo anno…Vero?”
Kurt lo guardò un po’ male, incrociando le braccia, credendo di esserne
davvero convinto “Già”
“E…lo pensi…O ci
speri?” rilanciò maliziosamente, il più grande.
Kurt forzò una risatina, vagamente imbarazzato “Thad, per favore…”
“Io rispondo alle tue domande se tu rispondi alle mie…”
“Ok, va bene, lo ammetto: mi lusingherebbe molto sapere che hai fatto
una scelta del genere per me ma…Non servirebbe a
molto non credi? Io non verrò a vivere con te”
“Oh, lo so” rispose quasi annoiato Thad “Infatti non mi trasferisco per
te….” Kurt lo guardò scettico “Soprattutto perché ci sono ottime università là,
ci sono già stato e vagamente mi so orientare…Poi è
davvero una bella città.”
“Per caso sono scuse, queste?”
“No, quindi calma il tuo ego” Il più grande riprese a camminare verso
il ristorante, aspirando un altro tiro di sigaretta “Poi, il fatto che anche tu
verrai, però, mi ha aiutato a scegliere…Mi sarebbe
piaciuta anche Los Angeles…”
Hummel sorrise teneramente “Lo ammetto” disse prendendo a braccetto
l’amico “Mi lusinga molto la cosa…”
Harwood ridacchiò “Quando tu e quel coso che chiami fidanzato ci
raggiungerete, io e Wes vi possiamo aiutare a gestirvi i primi mesi”
“Da quando sei così filantropo?”
“Lo faccio solo per te, ovviamente” specificò frettoloso, quasi come se
ritenesse che effettivamente non ce ne fosse bisogno “Sarà divertente prendere
Anderson per il culo in un altro stato.”
Kurt scosse il capo “Cosa devo fare con voi? Siete due bambini…”
“Allora, in questo caso, saresti pedofilo” Harwood gettò a terra il
mozzicone di sigaretta, pestandolo mentre svoltavano per un piccolo vicolo,
arrivando davanti al ristorante. Kurt
lasciò andare il braccio del più grande facendo per entrare, ma Harwood non
glielo permise, trattenendolo per un polso e alzandosi gli occhiali da sole sul
capo “So che non potrò mai averti perché il tuo cuore appartiene ad un altro”
disse sicuro, con una leggera ombra che oscura le sue già di per se tenebrose
iridi color mogano “Però mi piacerebbe comunque continuare a vederci…Dopotutto siamo amici no?”
Sul viso di Kurt si aprì un bel sorriso, mentre apriva la porta del
ristorante e si spostava da parte, per far passare l’altro “Migliori amici…”
“Non ci posso credere che tu abbia preso Flint a lavorare al pub e non
me! È profondamente ingiusto!”
Kenzie roteò gli occhi, mordicchiando la cannuccia del suo frappé
e scambiando un veloce sguardo con
Wilson che, nel frattempo sogghignava soddisfatto “Te l’ho detto mille volte, Nicky…Lui ha veramente bisogno di un lavoro. I soldi che
sua mamma gli passa finiscono direttamente al papà di Jeff, visto che
praticamente lo sta mantenendo in casa su…”
“Abbiamo già aggiustato la porta d’ingresso” raccontò con soddisfazione
Sterling, mescolando il suo frullato mentre gli occhi vagavano curiosi sulle
vetrine dei negozi “Ora possiamo anche chiuderla a chiave!”
Flint sorrise, appoggiando una mano sulla schiena del suo ragazzo prima
di prendere la parola guardando la giovane “Grazie davvero, McKenzie. Non so
come ringraziarti…”
“Oh, figurati” sorrise allegramente lei, mentre Nick borbottava
camminando in parte a lei “Che stai farneticando tu?”
“Che io so bene come si preparano i drink, come si intrattiene la gente…Tu sei un omino di ghiaccio”
“Flint è una persona molto precisa” lo corresse pazientemente il
biondino, abbracciando le spalle del suo ragazzo e stringendolo a se “Imparerà
in fretta…E poi è bravo con la gente”
Nick lo guardò scettico, mentre Wilson teneva lo sguardo davanti a se,
ben intenzionato a non assecondare Duvall.
“Non avete trovato ancora nessuno disposto ad assumervi per questi due
mesi e mezzo?” domandò Kenzie, guardando prima il suo ragazzo e poi Sterling,
che scosse il capo.
“Per ora niente, ma noi non ci arrendiamo”
“Viva le recessione” disse sarcasticamente Nick mentre la ragazza
intrecciava le dita alle sue, continuando a bere il suo frappè
alla fragola “Non credo troveremo nulla di decente…”
“Forse ci prendono da Taco Bell o da Burger King” ponderò pensieroso Jeff, facendo storcere il
naso all’amico.
“Devo scegliere tra il puzzare di tacos o di
fritto? Che meraviglia…”
Continuarono ad ipotizzare tutti i possibili mestieri che i due
avrebbero potuto affrontare durante l’estate per tutto il tragitto verso casa
Sterling, dove Nick aveva lasciato l’Impala quella stessa mattina. Una volta
arrivati lì, il biondino li invitò a bere qualcosa di fresco prima di andarsene
e, nonostante i frullati avessero già apportato un’elevata quantità di zucchero
nel loro sangue, sia Duvall che la sua ragazza accettarono di buon grado una
limonata.
Si accomodarono nel giardino sul retro che, notò Nick, era decisamente
più curato dell’ultima volta che lo aveva visto. Al ragazzo piaceva scherzare,
sostenendo che dietro casa Jeff aveva una vera e propria giungla e che quel
ecosistema fosse da preservare visto che ragazza di animali (il biondo e i suoi
fratelli) lo popolavano. A dirla tutta c’era rimasto male quando era venuto a
sapere che, per sdebitarsi nei riguardi dei signori Sterling, Flint aveva
tagliato, per la prima volta da quando si erano trasferiti lì, l’erba. Ok,
Wilson non era decisamente una persona abituata ad aiutare in casa visto che,
con una probabilità del 50%, aveva avuto come minimo due governanti nella sua
vecchia casa…Ma si era decisamente rimboccato le
maniche e, seppur aiutato dal suo ragazzo, aveva dimostrato di potersela cavare
egregiamente.
Era degno di stima, infondo…
Nick si sedette sul dondolo della veranda, mentre Wilson prese posto su
una vecchia sdraio, stendendo le gambe e accavallandole.
Kenzie però entrò in casa seguendo il biondino e proponendosi di
aiutarlo a preparare la limonata. Non che ce ne fosse bisogno visto che la
signora Sterling non era in casa e che quindi Jeff era costretto a usare quella
istantanea, ma quello era uno di quei classici momenti in cui i due lasciavano
soli Flint e Nick sperando che si chiarissero.
Era un mese che Duvall rimandava e, nonostante la promessa fatta a
Jeff, trovava sempre scuse per non chiarirsi con Wilson.
Dannato orgoglio…
Probabilmente non avrebbe detto nemmeno quel pomeriggio se non fosse
stato Flint ad iniziare…
“Senti, Nick, mi dispiace…”
Il ragazzo alzò gli occhi sorpreso, incontrando quelli chiarissimi e
grandi dell’altro, che lo scrutava realmente dispiaciuto “Per cosa?” chiese,
stranito.
“Per il lavoro.” Rispose semplicemente l’altro “So che non è molto
giusto, lei è la tua ragazza e avresti dovuto lavorare tu con lei ma…Mi sta solo facendo un favore. In questo momento è
difficilissimo trovare qualcosa di decente da fare e, onestamente, mi serve
qualche soldo in più per la benzina e per qualche spesa…”
Caporale balzò sulle gambe di Nick, guardandolo sospettoso prima di
acciambellarsi su di esse e iniziare a fare le fusa, ma il ragazzo quasi non ci
fece caso. Iniziò a passare una mano sul pelo morbido e grigio dell’animale,
mentre osservava con attenzione Flint.
…E realizzò che
se voleva scusarsi quello era il momento più adatto.
“Non devi scusarti, anzi…Io dovrei farlo.” si
morse un istante le labbra mentre Wilson, che aveva abbassato gli occhi sulle
assi di legno sbiadito che componevano la veranda, li alzò sorpreso “Io…Mi sono comportato davvero male con te. Tanto. Non avrei
dovuto dire quelle cose su di te o provocarti così tanto. Non ti capisco e non
approvo la tua idea o il tuo punto di vista…Sostengo
che mentire per farti lasciare da Jeff sia stata la cazzata dell’anno ma…Non avrei dovuto infierire. Tu hai avuto le tue ragioni
e io non sono nessuno per criticarti o altro…” Si interruppe,
attendendo che l’altro dicesse qualcosa.“E per il lavoro non devi preoccuparti,
alla fine io non ne avrei nemmeno bisogno ma ora che esco sempre con Kenzie e
pretendo di fare il cavaliere, necessito anche io di qualche soldo in più…” visto che
Flint sembra ostinarsi nel rimanere in totale mutismo, Nick iniziò a credere
che forse Wilson gli avrebbe portato rancore per l’eternità, ovvero tutto il
lasso di tempo che entrambi avrebbero trascorso al fianco di Jeff. Non andava
bene “Spero che prima o poi potrai perdonarmi, davvero sono rammaricato ma
capirò che…”
“Duvall, metti in pausa” Flint sorrise con più convinzione mettendosi a
sedere e sporgendosi in avanti “Ovviamente accetto le tue scuse che, tra
parentesi aspettavo da una vita” gli disse, facendogli sbuffare una risata
decisamente sollevata “Facciamo così, cancelliamo tutto, che dici? Facciamo
finta che non sia mai capitato?” gli porse la mano.
Nick non ci pensò due volte a sporgersi in avanti e afferrarla,
stringendola “Affare fatto.”
Quando Jeff e Kenzie tornarono con un vassoio con sopra quattro
bicchieri di limonata fresca, capirono che le cose si erano risolte dal modo in
cui i due ridacchiavano, dalle battutine disinvolta di Duvall e dell’assenza di
sarcasmo maligno di Wilson.
Brindarono alla loro estate, alzando in alto i bicchieri e
promettendosi che quella sarebbe stata di certo la migliore di tutti i tempi.
Quando Kurt costeggiò il vialetto di casa Anderson, parcheggiando
proprio lì davanti, si diede mentalmente del cretino.
Finito il pranzo con Thad si erano separati davanti alla villa di
quest’ultimo e al più giovane era sembrato sciocco tornare subito a Lima senza
passare dal suo ragazzo per un saluto.
Solo che non aveva avvertito e aveva una paura disumana di non trovare
il suo ragazzo a casa…E se avesse disturbato suo
padre? Non voleva nemmeno pensarci…
Solo che gli sembrava ancora più idiota andarsene così, senza nemmeno
averci provato. Con un sospiro spense il motore, avviandosi al cancello e, con
lentezza misurata e un certo timore, suonò il campanello.
In un certo senso sperava che, se non avesse risposto proprio Blaine,
non ci fosse nessuno in casa. Sarebbe stato meno imbarazzante dopotutto e
poteva affermare di averci comunque provato.
Il citofono gracchiò in modo inquietante e una voce famigliare gli
chiese chi fosse. Kurt sospirò sollevato “Ciao Chad,
sono Kurt”
-Ciao Key, ti apro-
Il cancello si aprì con uno scatto e il ragazzo entrò, camminando per
il vialetto fino alla porta d’ingresso che trovò già aperta.
Chad si stava
evidentemente preparando per uscire, visto che teneva in mano una camicia
leggera da usare in motorino mentre, presumibilmente, sarebbe andato dalla sua
ragazza.
Si sorrisero e subito il più piccolo (ma decisamente non in altezza) di
casa Anderson arrivò fino a lui, battendogli amichevolmente una mano sulla
spalla “Allora, come va?”
“Bene, grazie. Tu?” chiese a sua volta Kurt.
A Hummel piaceva molto il fratello minore del suo ragazzo, era
simpatico e aveva dei modi di fare decisamente molto carini. Faceva tenerezza
con quel casco di foltissimi ricci scuri in testa, sempre spettinati e
indisciplinati.
A sentire Blaine, invece, Chad semplicemente adorava Kurt – o Key, come aveva deciso
di chiamarlo sin dal loro secondo incontro.
Parlarono del più e del meno per una decina di minuti, soffermandosi in
particolare sull’ultimo scoop del momento, ovvero una compagna di classe di Chad che, a detta di quest’ultimo, era rimasta incinta da
poco. A sedici anni.
E il padre era decisamente ignoto o, per lo meno, incerto.
“…. Abbiamo una rosa di sospettati di sette persone” disse Chad mettendosi il cellulare in tasca, alzando un
sopracciglio.
Kurt emise un fischio basso, mentre con gli occhi puntati al pavimento
rifletteva “Certo che al tuo liceo ne capitano di cose, eh?”
“Già, non ci si annoia” rispose sorridente il ragazzo, prima di
lanciare un’occhiata all’orologio del soggiorno “Devo scappare, o Abby mi spara, stavolta. Blaine lo trovi in piscina,
comunque. Credo che si sia addormentato di nuovo all’ombra…”
“Beato lui…. Penso che andrò a fargli
compagnia allora” rispose Kurt ridacchiando.
“Oh, fai pure. Io ora esco e papà ha portato la mamma a Orlando per un
weekend riconciliatore” lo sguardo scettico del ragazzino diceva decisamente
tutto, ma Kurt non riuscì ad impedirsi dal chiedere come procedessero le cose
lì dentro “Malissimo, davvero malissimo” rispose Chad,
risultando agli occhi di Kurt meno abbattuto del fratello e decisamente più
arrabbiato col padre “Litigano spesso, a tutte le ore…Mi
fanno impazzire, sul serio. Fortuna che a casa non ci sono praticamente mai…”
Kurt annuì “Va bene, ora ti lascio andare o ritardi troppo…Salutami
Abigail!”
“Lo farò, tu ricordati di dirci quando tu e mio fratello siete liberi
per fare un’altra serata di ‘cucina
tailandese più film’, ok?”
Kurt sorrise di nuovo “Certamente, ciao Chad”
Il più piccolo lo salutò con un cenno prima di sparire, chiudendosi la
porta alle spalle e lasciandolo solo.
Hummel si avviò verso la cucina, immaginandosi già il suo ragazzo
addormentato su una sdraio, sotto all’ombrellone, con un libro appoggiato in
grembo e l’espressione più dolce mai vista.
Beh, aveva sbagliato totalmente fantasia visto che, quello che vide, fu
per certi aspetti decisamente molto meglio…
A primo impatto credette di doversi sedere
per non svenire in terra come un cretino, ma poi con un certo impegno riuscì a
tenersi in piedi.
Perché Blaine non era sulla sdraio a dormire, ma in piscina.
…E stava
facendo Dio solo sa quante vasche.
I muscoli della sua schiena contratti erano la cosa più eccitante sulla
quale il giovane Hummel avesse mai appoggiato lo sguardo e…Wow.
La temperatura esterna si era alzata drammaticamente?
Si allargò il colletto della camicia smanicata
che indossava, prima di muovere qualche passo verso il bordo e chiamare un paio
di volte il suo ragazzo.
Appena si accorse della sua presenza, Blaine si fermò, togliendosi
l’acqua dagli occhi e andando verso di lui “Ciao! Non ti aspettavo…Pensavo
fossi ancora in giro con Harwood e che non ci saremo visti fino a stasera!”
“Thad aveva da fare con David e Wes, così ho pensato di passare da te”
disse Kurt, chinandosi e appoggiandosi con le ginocchia, lasciate scoperte dai
pantaloni a pinocchietto, sul bordo della piscina “Non ti scoccia,
vero?”
“Assolutamente no, mi fa molto piacere!” disse con un sorriso Anderson,
appoggiandosi al bordo davanti a lui con le braccia “Ti sei divertito?”
“Abbastanza, ma ho sentito la tua mancanza”
“Perché?”
“Mi diverto a sentire Thad che ti prende in giro” gli disse sarcastico
Kurt, spostandogli un riccio bagnato dalla fronte mentre Blaine sbuffava “Posso
sapere che domande fai?! È logico che mi manchi, ieri non ci siamo nemmeno visti…”
“Ieri qui è scoppiata una guerra” disse Blaine.
“Chad me l’ha detto…”
“In confronto Gettysburg è stata una partita di
Dogeball…”rilanciò ancora Anderson “Ma ora non
parliamone, se poi ti ha già avvertito di tutto mio fratello, meglio così… Perché non ti metti un mio costume e entri in acqua
anche tu? Con questo caldo è fantastico, te lo assicuro..”
Kurt avvampò “Preferirei di no….” Il piano
del giovane era semplice: mettersi sullo sdraio e lasciare che Blaine nuotasse
tranquillo. Senza staccargli gli occhi di dosso. Mai.
“Sicuro?”
“Si, certo…Non ho un bel rapporto con le piscine…”
“Allora esco per tenerti compagnia!”
“Oh ma non è affatto neces-”
Kurt fu costretto ad interrompersi quando Blaine, appoggiando le mani
sul bordo della piscina proprio accanto a lui, fece leva sulle braccia,
sollevandosi per mettersi a sedere su di esso.
Quella fu una sorta di mazzata finale per i suoi ormoni già gravemente
compromessi.
“Kurt, che hai?” domandò Blaine mentre gli occhi del suo ragazzo
sembravano troppo impegnati a seguire una gocciolina che, bastarda, stava
scivolando con lentezza lungo i suoi pettorali “Sei strano…”
Il ragazzo si costrinse ad
alzare gli occhi in quelli caramellati di Anderson tirò un sorriso “Ho solo caldo…. Decisamente molto caldo…”
Qualcosa nel suo tono doveva aveva tradito, visto che Blaine ci mise
solo una manciata di secondi ad azzerare la distanza tra di loro, baciandogli
le labbra con passione mal contenuta.
Kurt allungò una mano, mentre inclinava di lato il capo, per
accarezzargli i capelli bagnati e gocciolanti.
Quando il morettino si staccò, prese a guardarlo negli occhi, con un
sorrisetto “Vuoi andare da qualche parte? Se mi dai un attimo mi cambio e…”
“No.”
Kurt abbassò gli occhi sulla superficie increspata dell’acqua,
imbarazzato per quella risposta decisamente secca. Solo che davvero non aveva
voglia di uscire e andare chissà dove, probabilmente al parco, dove al massimo
potevano scambiarsi qualche carezza e un
paio di baci a stampo.
Decisamente aveva voglia di qualcosa…Di più.
Subito, anche.
Blaine annuì pensieroso “D’accordo…” disse
accomodante, evitando di accostarsi troppo a lui per non bagnarlo “Allora che
ti va di fare?”
“Andiamo in camera tua?”
David si passò una mano sulla fronte per spazzare via il sudore, mentre
Thad si esibiva in un altro salto un po’ esagerato e segnava un altro canestro.
Wes si appoggiò con le mani alle ginocchia, ridacchiando “Possiamo
smettere ora? Fa decisamente troppo caldo per continuare…”
Thad sogghignò “Solo perché state perdendo, pappemolli?”
“Tutta fortuna Harwood” sottolineò con un sorrisetto Thompson,
prendendo al volo la palla che proprio quest’ultimo gli stava passando.
“Chi l’avrebbe mai detto che uno della tua statura fosse in grado di
segnare tutti questi canestri?” lo schernì allegramente Wes, senza troppa
cattiveria, portando una mano alla fronte per schermarsi gli occhi a mandorla
dai raggi del sole pomeridiano.
Thad alzò il bordo della canottiera che portava per asciugarsi il viso,
prima di ridacchiare “L’altezza non è tutto nella vita…”
“Prendi sempre in giro Blaine per via dell’altezza” disse paziente David.
“Si ma lui davvero è esagerato! Una persona così bassa non l’avevo mai vista…. E io vivo in un quartiere pieno di anziani” si
difese Thad, guardando il ragazzo di colore palleggiare.
Entrambi decisero di lasciar cadere l’argomento, o il padrone di casa
avrebbe continuato a dire che paragonare Blaine a chiunque fosse come mettere
un Bonsai affianco ad un Baobab. Addirittura sosteneva che la sua non era
discriminazione, affatto: semplicemente voleva mettere Blaine di fronte ad una
cruda e scomoda realtà.
“Quando vi trasferite voi due?” domandò David, scartando Thad che si
era fatto avanti per rubargli la palla e avvicinandosi al canestro, segnando un
punto.
Wes scrollò le spalle, prendendo la palla al volo e passandola ad
Harwood che non perse tempo a fare l‘ennesimo canestro “Abbiamo già trovato un
bel appartamentino…. È a Midtwon,
non molto lontano dalle nostre facoltà….”
“Nell’Upper East Side mio padre ha un appartamento” disse Thad
palleggiando la palla al suo fianco, mentre si avvicinava ai due amici “Ma io
mi sono altamente rifiutato di andare a vivere lì. Vorrei vederlo il meno
possibile e, conoscendolo, userebbe
qualsiasi scusa per venire da me ogni maledetto giorno….”
“Pensi di lavorare una volta arrivato là?” chiese David, alzando un
sopracciglio.
“Assolutamente no” gli fece sapere Thad “Non ho detto che non voglio
più i soldi di mio padre, ma che non voglio più vedere lui”
“Non è molto maturo..”
“Lo vedo come una sorta di risarcimento per tutto quello che mi ha
fatto passare e tutto quello che tutt’oggi mi fa….”lanciò
la palla in un cestino, appoggiato affianco ad uno dei portoni del grande
garage, e si prese un bicchiere di cocacola con
ghiaccio e limone dal vassoio che la cameriera aveva portato poco prima,
prendendo un sorso generoso “E poi tra la facoltà, la palestra e la movida
newyorkese dove lo trovo il tempo anche per lavorare?”
“Oh certo, tutto torna” disse ironico il ragazzo di colore, prima di
voltarsi verso Wes “Io penso troverò lavoro in qualche caffetteria di Columbus
per mettere via qualche soldo, visto che i miei vogliono provvedere agli studi
e all’appartamento”
“Pensavo la stessa cosa” ammise Wes “anche perché non ho mai lavorato
in tutta la mia vita e non posso passare da zero a cento in poco tempo. Quando
inizierò i tirocini nel secondo trimestre sarà dura fare i turni se non ci ho
mai nemmeno provato…”
“Io non credo di averne bisogno” disse Thad “Infondo mi infileranno in
un vecchio e polverso studio legale a fare il caffè
che un ammuffitissimo avvocato che ha iniziato a
lavorare nel 1950 circa….”
I due amici si scambiarono uno sguardo “Thad sai che al lavoro, fino a
che non sarai tu stesso ad aprire uno studio indipendente, non potrai comandare
tu…. Vero?”
Lui li guardò con un sorriso furbesco “Certo….
Posso però far credere alle persone che sono loro a dirmi cosa fare, quando
invece sono io stesso a deciderlo…. E non so se mi
sono spiegato” Wes alzò un sopracciglio mentre David roteava gli occhi
“Possiamo tornare a giocare ora?”
Thompson annuì rassegnato, mentre Wes sorrideva “Prima però vorrei
chiarire un punto con te, Thad…”
Il ragazzo lo guardò stranito “Ovvero?”
“Che hai da dirmi su Sebastian Smythe?”
Kurt aveva molta cura dei suoi vestiti.
Si offriva sempre di stirare e fare il bucato al posto di Carole non
tanto per sfiducia, ma perché ci teneva davvero molto ad occuparsi
personalmente di tutti quei capi di abbigliamento che aveva scelto egli stesso
con molta accuratezza….
Eppure non sembrava turbarlo molto il fatto che Blaine avesse buttato
la sua preziossima camicetta di Ralph Lauren a terra, nella foga del momento.
Ed ora era lì, sul letto del suo ragazzo che, tra l’altro, aveva fatto
una doccia veloce per levarsi di dosso tutto quel cloro, e che in quel momento
indossava solamente un altro costume che, agli occhi di Kurt, sembrava ancora
più corto di quello di prima.
Passò una mano sulla sua schiena calda, mentre quelle del moro
esploravano la pelle morbida dei suoi fianchi, facendolo rabbrividire. Blaine
scese ad accarezzargli lentamente la coscia, prima di fermare la mano sulle sue
reni per tirarlo più vicino a se.
Si staccarono, bisognosi di ossigeno, e si scambiarono uno sguardo
prima di Blaine trovasse la forza per farsi appena un po’ indietro con la
schiena e schiarirsi la voce “K-Kurt…. Se vuoi io…. Insomma… Ci fermiamo qua?”
Kurt si morse il labbro inferiore, ma non per una qualche forza di indecisione….
Anzi…
“No, non fermiamoci qua.” Disse, arrossendo solo un pochetto.
Si sentiva sicuro, non voleva smettere o rimandare ancora.
Si sentiva pronto.
Blaine lo guardò un secondo sperduto, prima di prendere un respiro
profondo “D’accordo allora…. Solo, dammi un istante
perché io non mi aspettavo di certo una cosa del genere e quindi non mi sono
preparato psic-”
Ad interrompere quello sproloquio ci pensò Kurt, riattirando
il suo ragazzo a se e riprendo esattamente da dove avevano lasciato poco prima,
ovvero labbra contro labbra.
Non c’era spazio per le parole, e quando la mano morbida di Kurt
catturò la sua, anche Blaine riuscì a percepire che era giusto così. Che anche
lui era pronto.
Intrecciò le dita alle sue, stringendo la presa, baciandolo per qualche
minuto con passione prima di scendere sul suo collo per ricoprirlo di teneri
morsi e portare l’altra mano tra di loro,
e il suo ragazzo ansimò lievemente sulle sue labbra nel sentire il primo
bottone dei pantaloni saltare.
Anche Blaine sentì il cuore perdere di qualche battito quando Kurt
portò una mano un po’ più in basso, accarezzandogli la base della schiena
appena sopra l’elastico del costume da bagno.
Si spostò all’indietro sulle ginocchia, aprendo anche il secondo
bottone sotto lo sguardo sconvolto dalla passione di Kurt e, velocemente per
non imbarazzarlo troppo, gli sfilò i pantaloni lasciandolo con addosso solo un
paio
di boxer scuri, decisamente più stretti in quel momento.
Non si perse troppo a guardarlo, tornando a baciargli il ventre e
risalendo fino al petto.
Blaine sapeva di non essere un grande esperto di sesso almeno dal punto
di vista pratico, ma da quello teorico
poteva per lo meno affermare che la sua cultura in fatto di porno non
era poi così di base.
Si era informato così, leggendo di qua e di la dai forum e spulciando i
siti vietati ai minori usando i dati anagrafici e il nome di suo padre, un po’
per ripicca un po’ per comodità.
Sapeva, quindi, dove andare a parare per lo meno, al contrario di Kurt
che sembrava completamente in sua mercè.
Prese a torturargli un capezzolo con i denti e la lingua,
mordicchiandolo e leccandone i contorni, scoprendo che quello che aveva letto
doveva per forza essere vero visti i dolci gemiti che uscivano dalle labbra di
Kurt.
Una mano del più giovane finì tra i suoi ricci ancora umidi e ribelli,
stringendo di poco la presa. Tutto quello che gli stava facendo era
semplicemente paradisiaco.
La bocca di Blaine e le sue mani lo erano.
Quando finalmente tornò a baciarlo sulle labbra sembravano passate ore
e ormai la loro eccitazione era decisamente incontenibile.
Si sfilarono quell’ultimo indumento da soli mentre le labbra lavoravano
frenetiche, poi Blaine si portò sopra Kurt, che dischiuse le gambe per farlo
sistemare tra di esse.
Anderson si scostò di poco dal suo viso per guardarlo negli occhi e,
sorridendogli dolcemente, gli accarezzò la guancia arrossata dal piacere e da
quella punta di imbarazzo che ancora faticava ad andarsene “Sei bellissimo”
Kurt ricambiò il sorriso, chiedendosi come potesse esserlo vista
l’espressione sconvolta e i capelli spettinati, ma non lo chiese. Semplicemente
strusciò il viso contro la sua mano “Anche tu lo sei…”
Si scambiarono ancora qualche piccolo bacio a fior di labbra mentre le
mani vagavano curiose e inesperte sui loro corpi appena velati di una sottile
patina di sudore a causa di tutto quel movimento e del calore estivo.
La luce si stava abbassando progressivamente dietro alle tapparelle
abbassate, segno che di lì a poco sarebbe tramontato il sole.
Quando Blaine si appoggiò ai gomiti per sollevarsi Kurt lo tranne su di
sé.
L’idea che alzandosi avrebbe potuto vederlo del tutto nudo non era
proprio il massimo delle sue aspettative “Dove vai?!”
Blaine battè velocemente le palpebre senza
capire “Da nessuna parte solo…” prese un altro
respiro profondo “Volevo chiederti di voltarti…. A
pancia sotto…”
Kurt lo guardò sorpreso “E perché?”
“Penso che così saprei più come fare a…. Per
favore fidati di me, solo per questa prima volta. Voglio essere sicuro che tu
non sentirai più male del necessario”
Il ragazzo dagli occhi azzurri annuì, aspettando che Blaine si
sollevasse di poco da lui per poter girarsi, non prima però di aver lasciato
che il suo sguardo indugiasse sul corpo del moro e – Dio- voleva arrivare al dunque.
Lo voleva davvero.
Appena si fu appoggiato con la pancia sul materasso, Blaine prese a
ricoprirgli le spalle e la schiena di baci, continuando ad accarezzargli con
fare rassicurante il fianco sinistro. Scese lungo tutta la colonna vertebrale,
baciando e leccando a tratti ogni singola porzione di pelle lungo quel
tragitto, fino a raggiungere il fondoschiena del suo ragazzo.
Con dolcezza prese ad accarezzargli le natiche, mentre Kurt si
aggrappava con forza al lenzuolo chiaro, stringendolo tra le dita e tenendo il
viso appoggiato al cuscino, impregnato dell’odore del suo ragazzo. Quando Blaine
le separò lentamente, il respiro di Kurt di spezzò.
Non aveva idea di quello che avrebbe fatto Blaine, ma di certo non si
aspettava quello che sarebbe successo di lì a poco.
Poteva sentire la sua lingua all’inizio tentennante e poi via a via
sempre più sicura, delineare la sua apertura con accuratezza, tanto che l’ultima
cosa che Kurt fu in grado di pensare fu che ringraziava il cielo di aver fatto
la doccia quella mattina stessa.
Poi le sinapsi terminarono e il suo cervello andò in blackout totale.
Perché, sul serio, Blaine non poteva fare quelle cose e pretendere che
Kurt non perdesse del tutto il senno.
Continuò a stuzzicarlo con la lingua, con la solerte convinzione che
aveva fatto bene a leggersi attentamente quasi tutti i siti possibili e
immaginabili che trattassero la tematica della ‘prima volta tra due ragazzi’ in
modo serio.
Non avrebbe mai fatto niente del genere e non avrebbe mai saputo quanto
importante e fondamentale fosse per i preliminari se non l’avesse letto con i
suoi stessi occhi e, sempre a giudicare da come Kurt stava vivendo la
situazione, stava andando tutto bene.
Solo che, dopo, veniva il difficile.
Quando avvertì i muscoli del suo ragazzo rilassarsi progressivamente si
sollevò, tornando a baciarlo sul collo mentre la sua mano si allungava verso l’ultimo
cassetto del comodino, dal quale prese un flaconcino di lubrificante
trasparente e un preservativo da una scatola che aveva aperto per curiosità
quando era tornato abbattuto da casa Hummel, dove avevano visto fallire il loro
piano di perdere la verginità a causa di Finn.
Si mise seduto sulle ginocchia, prendendo un poi di quel liquido trasparente
sulle dita e saggiandone un istante la vischiosità prima di rivolgersi a Kurt “Sentirai
un po’ di fastidio ora…. Ho letto che però passa. Ok?”
L’altro annuì semplicemente,
tenendo gli occhi chiusi, incapace di fare altro.
Si sentiva del tutto succube di quella situazione e il modo che aveva
Blaine di rassicurarlo lo stava letteralmente mandando fuori di testa.
Con molta calma, Blaine insinuò un dito tra le sue natiche, cospargendo
la sua apertura di lubrificante prima di provare ad insinuare il dito al suo
interno. Non era nemmeno entrata la prima falange che subito il ragazzo sotto
di lui si irrigidì.
Si chinò su di lui, appoggiando una mano di lato al suo viso per
potersi sporgere e sussurrargli all’orecchio “Posso fermarmi se non vuoi”
Kurt si morse le labbra “No. Solo…. Scusami ma…. Riprova…”
“D’accordo, tu rilassati” gli baciò piano la guancia “Non voglio farti
del male ma più rigido sei peggio è…”
Kurt annuì di nuovo, mentre Blaine riprovava ancora più lentamente.
Quando finalmente riuscì nel suo intento Kurt storse il naso,
infastidito da quella strana sensazione. Pregò che non fosse così tutto il
tempo, e, senza saperlo, Blaine stava già cercando di fargli cambiare idea.
Ruotò il polso piano, cercando di arricciare il dito e muoverlo in modo
tale da raggiungere un punto specifico che, sempre secondo quel sito doveva essere…
“Dio, Blaine!”
…. Lo aveva trovato.
Continuò a premere un paio di volte contro la parete della sua
prostata, delicatamente, mentre sentiva Kurt gemere forte e rilassarsi sempre
di più.
Solo quando lo ritenne abbastanza preparato tolse il dito per infilarsi
il preservativo.
“Piccolo, voltati” disse con decisione, prendendo un altro po’ di
lubrificante.
Quella era la classica situazione in cui era meglio abbondare.
Kurt si sollevò sulle braccia tremolanti e tornò a stendersi a pancia
in su, guardando Blaine con le iridi scure, annebbiate.
“Cielo, Kurt…” mormorò Blaine guardandolo
eccitato “Sei così…. Perfetto.”
“Fallo” sbottò l’altro, col fiato corto “Per favore io….
Non resisto più io voglio che tu…”
Blaine sorrise, vederlo così impacciato era decisamente adorabile,
anche se avrebbe definito quella situazione in tutt’altro modo.
Lo prese per i fianchi, studiando un modo per farlo sistemare a Kurt,
per sua iniziativa, si appoggiò con il sedere alle sue ginocchia, allacciando
le gambe ai suoi fianchi, e appoggiandosi ai gomiti, per sollevarsi e baciarlo.
Blaine incontrò le sue labbra in un bacio dolce, mentre lo sistemava
meglio per avere un angolazione migliore. Accompagnò con la mano la sua
erezione quasi dolorosa fino alla sua
entrata, strofinandola lì un paio di volte prima di provare ad entrare, trovando
subito una discreta resistenza da parte del suo ragazzo.
“Rilassati…” soffiò sulle sue labbra, continuando
a baciarlo, e sentì che ci stava davvero provando ma non era affatto facile.
Non intendeva forzarlo in alcun modo, ma la forza con la quale Kurt lo
teneva stretto a sé gli fece capire che voleva che andasse avanti, così applicò
appena un po’ più di forza, riuscendo ad entrare anche se di poco.
Kurt si staccò dalle sue labbra, stringendo gli occhi e lasciandosi
sfuggire un gemito che sembra più un lamento di dolore.
Blaine gli prese una mano, intrecciando le dita alle sue e cercando di
stabilizzare la sua voce, rotta dal piacere. “Passa, ti prometto che passa…. Ma tu rilassati.”
“N-non è facile!”
“Lo so ma…. Prova, oppure smetto”
Kurt respirò a fondo, prima di far segno ad un Blaine alquanto ansante di riprovare.
Fu davvero doloroso, ma quando il moro fu del tutto dentro di lui si
sentì bene, completo come non lo era mai stato prima.
Blaine attese un po’ prima di iniziare a spingersi dentro di lui da
prima con delicatezza e poi sempre più velocemente, accorgendosi che anche Kurt
dondolava per quanto gli fosse possibile il bacino, accompagnandolo.
Quando i movimenti si fecero meno armonici e frenetici anche Anderson
prese a gemere forte, incapace di tacere tutto il piacere che Kurt gli stava
procurando, mentre quest’ultimo riceveva il suo, chiedendosi perché avessero
atteso così tanto.
Jeff sciacquò il piatto sotto al getto caldo del lavello della cucina
prima di insaponarlo e risciacquarlo di nuovo.
Flint gli sorrise, prendendolo in un vecchio straccio color ocra tutto
sfilacciato per asciugarlo.
Avevano appena finito di cenare tutti insieme e quella sera toccava a
loro sistemare, visto che Josh aveva deciso di uscire
con un paio di amici che poi sarebbero partiti per le vacanze, lasciandolo solo
a Westerville, incastrato nel nulla, a sentire le sue lamentele.
Ai due ragazzi, invece, andava benissimo passare tutta l’estate in
casa.
Non che lì avessero poi tutta quell’intimità visto che dormivano tutti
quanti in una stanza, ma andava benissimo così.
Dopo aver rischiato di perdersi per sempre si sarebbero accontentati di
qualsiasi cosa pur di rimanere insieme. Senza contare che il tempo per rimanere
soli sapevano ritagliarselo benissimo.
“Si guardarono un istante negli occhi e, lentamente, Jeff si chinò su
di lui per baciargli una guancia e farlo sorridere ancora di più, prima di
riprendere a lavare le stoviglie “Allora, oggi tu e Nick avete chiarito, mhm?” domandò cercando di suonare vago, prima di passargli
un paio di coltelli ora puliti.
Flint li prese con attenzione, asciugandoli e sistemandoli accanto ai
piatti “Già, mi ha chiesto scusa per avere un po’ esagerato e io gli ho chiesto
scusa per aver accettato il lavoro che Kenzie mi aveva offerto. Ora siamo pari”
Jeff parve quasi gongolare “Perfetto, onestamente non chiedo altro per
quest’estate…”
“Io nemmeno” rispose Flint, prendendo l’ultima forchetta mentre Jeff
levava il tappo dal lavandino per fa scorrere via l’acqua. Asciugò le mani del
biondo prima di appoggiare lo straccio allo schienale di una sedia, spingendola
sotto al tavolo di legno “Sai….” Mormorò guardandosi
attorno “So che suono paradossale ma…. Non mi sono
mai sentito tanto ricco come da quando mi sono trasferito qui con voi….”
Il biondino lo abbracciò, dondolando sul posto “Ed è solo l’inizio…. Vieni, andiamo di la, stasera danno una maratona
di Friends sulla NBC…”
Il morettino sorrise, alzando il mento per baciarlo sulle labbra, prima
di annuire e prenderlo per mano.
Si sedettero sul tappeto, davanti al divano dove i signori Sterling
erano impegnati in una fitta conversazione riguardo all’ipotesi di andare tutti
quanti una settimana sui grandi laghi, dalle parti di Chicago, e Flint prese
sulle gambe il piccolo Joshua.
Decisamente non si era mai sentito così ricco.
La luce della luna era così forte che, passando attraverso le sottili
fessure delle tapparelle, riusciva ad illuminare di una luce argentea il corpo
nudo di Kurt.
Blaine non riusciva a smetterlo di guardarlo, tanto gli sembrava bello
e perfetto. Non riusciva a prendere come invece aveva fatto il suo ragazzo poco
dopo aver terminato quel primo amplesso, quasi come se avesse paura di trovarsi
in un sogno.
Con le dita accarezzò lentamente tutta la sua schiena fino all’orlo del
lenzuolo che mollemente lo copriva dai fianchi in giù.
Per lui fu quasi del tutto impossibile iniziare a pensare alla loro
storia, a tutto quello che stavano condividendo, e si ritrovò a sorridere come
un ebete davanti a tutto quello che li aspettava.
Il futuro lo aveva sempre spaventato, visto che lui odiava non avere certezze….
Ne aveva una, finalmente, e Kurt era la persona più solida a cui si
fosse mai aggrappato in tutta la sua vita.
Era così stupendo che Anderson iniziava seriamente a pensare che fosse troppo per lui. Troppo intelligente,
simpatico, bello.
Troppo tutto.
Eppure non aveva la benché minima intenzione di lasciarlo andare.
Lo voleva con se per sempre, e forse sarebbe stato davvero così, perché
sapeva che anche Kurt lo amava tanto quanto lo amava lui. Lo aveva letto nei
suoi occhi prima, mentre portavano quel loro amore su un piano del tutto nuovo,
più fisico.
Avrebbe fatto di tutto per rimanere con lui.
Forse anche cambiare città.
Forse anche cambiare scuola….
Si accoccolò contro la sua schiena, portandogli un braccio attorno ai
fianchi per stringerlo a sé e lo sentì sospirare nel sonno, dolcemente.
Poi, appoggiando il capo contro le sue scapole, sorrise chiudendo gli
occhi e lasciandosi cullare dal sonno.
Sì, sarebbero rimasti insieme per sempre.
Ne era certo.
Continua….
Nda.
Eccoci qui, a meno un capitolo dalla fine!
Non vi anticipo nulla, sono triste e ho anche sonno perché ho dormito
quattordici ore stanotte quindi sono rimbambitissima, quindi passo direttamente
ai ringraziamenti:
-
Chi ha recensito fin ora, con tanto amore. GRAZIE.
-
Chi semplicemente legge. GRAZIE.
-
Chi mi ha inserita tra i preferiti. GRAZIE!
Il prossimo e ultimo capitolo uscirà non so bene quanto, tra martedì e
giovedì!
Ditemi che ne pensate se potete, ci tengo molto visto che nelle scene lemon sono una pippa (una volta
ne scrivevo a iosa, ormai sono diventata pigra anche in questo xD)
A presto.
Un bacione
Jessy.