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Autore: Ale HP    19/12/2011    0 recensioni
James Sirius Potter era la perfetta reincarnazione di suo nonno defunto sotto molti punti di vista: quando frequentava Hogwarts era il rubacuori di turno, amava darsi delle arie e seguire una ragazza con i capelli rossi che non lo filava.
Alice Paciock era la perfetta reincarnazione della nonna defunta sotto pochi punti di vista, a partire dai capelli rossi e le lentiggini, ma – specialmente – per un ragazzo che le correva dietro da anni, e che nel suo profondo amava.
Questa storia ha partecipato al Contest Song Pairing and Prompts di LetTheFlamesBegins classificandosi seconda
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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I think I wanna marry you.
 

La luna illuminava Hogsmeade, fresca come al solito in quella notte d’estate, mentre io correvo.

I miei capelli scompigliati si muovevamo all’impazzata, grazie al vento, ma non mi importava per una volta. Non mi sarei comportato come il solito James Sirius Potter quella notte, non mi sarei preoccupato di essere quello perfetto in tutto e per tutto, quello senza alcun difetto agli occhi degli altri.

Mi bloccai di scatto davanti ai Tre Manici di Scopa. Il locale era chiuso, ma sapevo che qualcuno mi avrebbe aperto e sapevo anche chi sarebbe stato quel qualcuno.

Bussai piano, tre battiti come al solito, e aspettai finché una ragazza alta e dai capelli rossi venne ad aprirmi.

«Alice» sussurrai, sorridente.

«Oh, guarda chi si fa vedere!» esclamò lei, mettendo le mani in vita, per fare una pessima imitazione di mia nonna.

«Smettila». Il mio tono di voce era divertito, mentre parlavo, come ogni singola volta.

Lei rise, come sempre.

E, come sempre, restai affascinato da quella risata contagiosa. Era cristallina, né troppo forte, né troppo buffa, era perfetta, non come la mia.

Sembravo un maiale sul punto di collassare, quando ridevo, ma – stranamente – lei ancora ci doveva far caso.

«Che facciamo stasera?» domandò, senza smettere di sorridere nemmeno per un attimo.

È sempre così solare…

«Ho già un’idea!» esclamai, prendendole la mano. «Vieni».

La tirai verso di me, mentre lei chiuse al volo la porta del Bar, continuando a ridere spensieratamente.

È così perfetta...

Iniziammo a correre mano nella mano, fino ad arrivare in un luogo appartato: proprio ciò che volevo.

I suoi occhi castani si spalancarono, impauriti. Non aveva capito le mie intenzioni, proprio no.

«Non ti preoccupare, Alice, voglio fare ben altro» la tranquillizzai, poggiandole una mano sulla spalla.

Non sono così stupido da rovinare tutto così, aggiunsi nella mia mente.

Le presi lentamente la mano, mentre nella mia mente focalizzavo Godric’s Hallow, per potermi smaterializzare lì.

Non ero un asso con quelle cose, ma ci riuscii quella volta.

Alice si guardava intorno con il suo solito sorriso stampato in faccia.

«Cosa ci facciamo qui?» domandò, perplessa.

«Qui è dove vivevano i nonni, dove Voldemort li ha uccisi» sussurrai adagio al suo orecchio, «e poi conosco una chiesetta Babbana proprio qui vicino» aggiunsi, facendomi più lontano, per ammirare il suo volto.

Era una ragazza semplice, con un volto comunemente pingue ed i riccioli rossi che le ricadevano sulle spalle. Ma gli occhi, quelli sì che erano spettacolari!

Di una tonalità di marrone mai vista.

Nocciola? No.

Mogano? Nemmeno.

Semplicemente, erano i suoi.

Probabilmente la zia Hermione avrebbe di sicuro trovato un aggettivo con cui descriverli, ma non era una cosa che mi interessasse più di tanto.

«E a cosa ci serve una chiesetta?» chiese curiosa, fissando i miei occhi.

Io ficcai la mano in tasca, prima di aprirgliela davanti al naso.  

Due anelli, perfettamente uguali, brillarono al buio di quella serata.

«Penso di volerti proprio sposare» annunciai, con un tono troppo serio per appartenere a me, aspettando una sua reazione.

Ma lei rimase ferma, senza ribattere nulla o sorridere. Ed io non potevo vivere senza il suo sorriso.

Che diavolo hai fatto, James?, pensai immediatamente, arrabbiandomi con me stesso.

Evidentemente, però, avevo tratto conclusioni affrettate, visto che un attimo dopo saltò fra le mie braccia dalla gioia.

Si scostò leggermente e mi guardò negli occhi, prima di posare una mano calda sulla mia guancia e accarezzarmi.

«Sei sicuro?» chiese, cercando di entrare nel profondo dei miei occhi per scovare anche una sola traccia di insicurezza.

«Certo» risposi, risoluto.

Alice sbuffò, probabilmente con sé stessa, e si allontanò da me a testa bassa.

«Ed io che pensavo che mi stessi solo usando per far colpo su Dominique».

Quelle parole mi ferirono nel profondo, come un calcio nello stomaco.

Ero quel che ero, sì, ma non potevo fare cose del genere. Non con lei, almeno.

Non con colei che aveva rubato il mio cuore – metaforicamente, certo, ma ormai lo ritenevo suo – e non colei che possedeva quel sorriso luminoso e quella risata cristallina.

«Pensavo che fossimo una specie di rincarnazione dei nostri nonni. Hai presente?» disse, alludendo a chissà quale fatto avvenuto troppi anni prima per catturare la mia attenzione.

Io scossi la testa, così Alice continuò spedita il suo piccolo monologo.

«Tuo nonno James per un breve periodo uscì con mia nonna, Alice. Facevano quello solo per far ingelosire Lily e Frank» il suo sguardo si alzò, dopo quella frase, per potersi incrociare col mio. «Non stai facendo la stessa cosa, vero?».

Risi con tutto me stesso.

Come poteva pensare una cosa del genere? Era impossibile.

«Alice, Dominique è mia cugina, non posso essere innamorato di lei. Sono uscito con lei solo per far ingelosire te. Non siamo una rincarnazione dei nostri avi» la rassicurai, accarezzandole dolcemente i capelli.

Lei sorrise, ancora una volta, poi prese la mia mano e mi trascinò fino alla chiesetta che le avevo indicato poco prima.

«Dovevamo sposarci, sì o no?!» esclamò divertita, prima di posarmi un lieve bacio sulle labbra.

Ricambiai istantaneamente il sorriso e la seguii dentro la piccola chiesa che si trovava davanti ai nostri occhi.

«Non ci servono due testimoni? È pur sempre un matrimonio Babbano» aggiunse dopo un po’, quando ci trovammo nel cortile, a cercare un parroco disposto a celebrare il matrimonio.

Ma quella era tutta scena, perché io avevo già un piano, progettato con Albus giorni prima.

«Ho tutto sotto controllo, baby» dissi, facendole l’occhiolino.

Trovai Padre Michael ad aspettarci dove era stato accordato: sotto la quercia al centro del cortile.

«Scusi?» domandò impacciata Alice. «Vorremmo sposarci».

Era un po’ strana come richiesta, specialmente data l’ora, ma il parroco annuì sorridente.

«È sempre bello sposare qualcuno che si ama così tanto» mormorò Padre Michael, prima di farci cenno di seguirci.

Ci portò nella piccola cappella secondaria, dove trovammo Albus e Rose in piedi, che aspettavano impazientemente. Non avevo invitato nessun altro, era stato fatto tutto in grande segreto. Pensavo che un matrimonio così sarebbe stato più romantico.

«James… che?» domandò Alice senza capire.

Ma, al mio posto, i due che sorridevano poco più avanti di noi esclamarono un grande “Sorpresa”, facendo ridere persino il parroco.

«Iniziamo» disse poi, facendo calare un religioso silenzio.

Guardai un’ultima volta il volto felice di Alice sorridermi e non riuscii a non pensare che lei fosse quella giusta.

 
Cause it’s a beautiful night,
We’re looking for something dumb to do.
Hey baby,
I think I wanna marry you.



 

Nda: Sono abbastanza orgogliosa di questa storia, fin da quando l'ho finita di scrivere. E devo dire che sono anche orgogliosissima del posto guadagnato nel Contest. 
Però, serve una precisazione: So perfettamente che non si ha idea se Neville e Hannah hanno o non hanno dei figli, però io ho deciso così, anche perch altrimenti non sarei mai riuscita a scrivere una James/Alice della vecchia generazione.

   
 
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