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Autore: _Hale_    19/12/2011    3 recensioni
Dunque, eccomi qui con l'ennesima storia dei Malandrini; come nella mia ultima One-shot su di loro, anche in questo caso affronterò solo James, Sirius e Remus, visto e appurato che odio Peter. Essendo Natale ho pensato a qualcosa in tema natalizio, e anche se non mi fa impazzire come ff ormai l'avevo scritta, quindi perchè non pubblicarla? Chiedo scusa per eventuali incongruenze nella storia con la saga, ma sono state necessarie =) buona lettura se mai vorrete leggerla!
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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... Il cuore gli si riempìdi gioia e di sollievo, e gli venne voglia di unirsi a Sirius che, passando davanti alla loro porta per andare dall'Ippogrifo, cantava a squarciagola:
<< Tu scendi dalle stelle, o Fierobe-e-ecco >>.

Sirius fu presto nella stanza in cui teneva Fierobecco, il suo compagno di evasione, così lo chiamava, e si avvicinò a lui per dargli qualche furetto stecchito che Hagrid gli aveva gentilmente fatto recapitare.
L'Ippogrifo non sembrava dell'umore giusto per festeggiare, almeno non quanto Sirius; per quanto quella fosse la stanza più larga e spaziosa a disposizione nella casa, non era certo adatta a un animale di quel genere, come l'intera casa non era adatta per Sirius.
<< Ti capisco amico mio, ti capisco fin troppo bene... sembra di soffocare qui, non è vero? >>
E accarezzando delicatamente il muso del suo amico l'uomo, ormai provato dagli anni trascorsi ad Azkaban e dall'inattività di quei giorni, si lasciò cadere a terra esausto, mentre l'Ippogrifo gli permetteva di poggiarsi su di sè.

Nella mente di Sirius si affollarono vari pensieri, vari ricordi, tra i più disparati; quello era il secondo anno che trascorreva il Natale lontano da Azkaban, e di certo al numero 12 di Grimmult Place l'atmosfera era ben diversa.
Gli ultimi due anni aveva trascorso il Natale in compagnia, certo, mentre i dodici anni precedenti non sapeva neppure quando fosse Natale; semplicemente non gli importava, e di certo non c'era nessuno disposto a donarti un qualche regalo, se non un bacio da parte dei Dissenatori e a Sirius non erano mai piaciute le smancerie.

Ma la sua mente andò oltre, ben oltre quei quattordici anni, la sua mente tornò a Hogwarts da dove, probabilmente, il suo cuore non era mai andato via.
Il Natale più bello della sua vita; ed eccolo lì, insieme a James e Remus nella Sala Comune di Grifondoro il loro quinto anno.
Lo ricordava bene, troppo bene, perchè quello fu un Natale indimenticabile, per ognuno di loro.
Ai tempi, e di questo Sirius ne fu lieto col senno di poi, Peter fu costretto da sua madre a tornare a casa; Sirius e Remus non ci tenevano affatto a tornare dalle proprie famiglie e James riuscì a convincere i suoi a permettergli di trascorrere le vacanze natalizie a Hogwarts, con loro, i suoi migliori amici.
I ricordi erano confusi, le immagini che riaffioravano pian piano erano sbadite e i suoni quasi inesistenti, così Sirius si soffermò un momento e tentò di ricordare tutto di quella notte, fin nei minimi particolari. E fu così che, dopo aver appena chiuso gli occhi ed essersi poggiato su Fierobecco, si addormentò...

Era una sera come tante altre lì a Hogwarts, o almeno lo era per i tre Malandrini rimasti al castello.
Remus stava male da giorni, come accadeva sempre prima del sorgere della luna piena. Ormai sia lui che i suoi amici avevano imparato a riconoscerne i sintomi, e insieme tentavano in tutti i modi di non darlo troppo vedere agli altri studenti.
Ma andiamo, cosa quei tre non avrebbero potuto fare insieme?

<< Ragazzi direi che è ora...>>

Disse Remus in condizioni davvero pessime.
Era ormai serata inoltrata e Madama Chips attendeva, come ogni mese, Remus all'ingresso del castello.
<< Sicuro che non vuoi che ti accompagnamo anche noi?>>
Chiese James premuroso all'amico. Remus sorrise e scosse il capo per poi salutare gli amici.
<< Ci vediamo domattina e, ve ne prego, non aprite i regali senza di me! >>
E così dicendo il ragazzo lasciò la Sala Comune, dirigendosi con Madama Chips verso il Platano Picchiatore e poi alla Stamberga Strillante, dove avrebbe trascorso la notte di Natale in solitudine.

James e Sirius rimasero in attesa qualche altro minuto, in silenzio, quando fu il secondo a decidere di parlare.

<< Io non lo lascio lì stasera >>
James non si mosse, rimase esattamente nella posizione di pochi attimi prima, con lo sguardo rivolto verso le fiamme nel camino.
<< Neppure io voglio lasciarlo solo in quelle condizioni la notte di Natale ma, andiamo, non sappiamo se funzionerà >>
Sirius guardò l'amico con un'espressione di rimprovero sul volto.
<< Hai paura Ramoso? >>
La provocazione, quella James non l'aveva mai sopportata, e Sirius lo sapeva bene.
Nessuno conosceva James Potter quanto quest'ultimo.
E infatti James fece scattare il suo sguardo verso l'amico e si alzò in piedi.
<< James Potter non ha paura di niente Felpato, figuriamoci di uno dei suoi migliori amici >>
Sirius sorrise e gli cinse le spalle ed entrambi si diressero di corsa, ridacchiando, su nei dormitori, poi James estrasse dal baule il suo mantello.
<< Non credi che siamo cresciuti per questo? Insomma ormai non ci copre nemmeno più i piedi...>>

Sirius non aveva tutti i torti, quel Mantello dell'Invisibilità ne aveva viste così tante in quegli ultimi anni, ma non c'era modo più sicuro per arrivare al Platano che non usare quello.
I due scesero velocemente in Sala Comune e si strinsero sotto la stoffa dell'indumento. Attraversarono i corridoi e in un batter d'occhio furono fuori dal castello, diretti al Platano Picchiatore.
Una volta lì però...

<< Dannazione Ramoso! E a questo chi ci pensava? Che facciamo adesso? >>
Avevano dimenticato un piccolo quanto fondamentale dettaglio in effetti. I rami del Platano si sarebbero fermati solo se qualcuno o qualcosa avesse esercitato una certa pressione sul nodo al centro del tronco dell'albero, ma in pochi conoscevano quel trucco.
James si morse il labbro inferiore e si passò una mano tra i capelli, cosa che faceva sempre quando era nervoso, o semplicemente quando voleva farsi notare dalle ragazze.
Sirius, dal suo canto, puntò gli occhi al cielo e disse

<< Guarda che non c'è la Evans, quindi dacci un taglio amico >>
E così dicendo il malandrino si tolse il mantello di dosso e si avvicinò all'albero, stando bene attento a non farsi travolgere dai rami infuriati.

<< Sirius, che vuoi fare? >>
Gli chiese incerto l'amico non appena il moro raccolse una pietra piuttosto grossa e se la rigirò tra le mani.
Improvvisamente la lanciò contro l'albero ma fu deviata dai rami di quest'ultimo, la cui furia imperversava attimo dopo attimo.
<< Felpato, non ce la faremo mai in pochi secondi a... >>
<< Tieniti pronto Jamie >>
E così dicendo fu questione di attimi; Sirius raccolse un'altra pietra e, stando bene attento ai movimenti dei rami, la lanciò contro il nodo del tronco dell'albero, il quale si arrestò. In quei pochi secondi Sirius e James corsero verso l'albero e, proprio quando i rami ripresero a muoversi, i due si catapultarono dentro il passaggio sotterraneo che li avrebbe condotto alla casa abbandonata.
<< Felpato... sei un genio! >>
Disse James abbracciando l'amico; entrambi avevano il fiatone e un gran sorriso stampato in volto.
<< Dico davvero, anche se per poco... >>
Un urlo di dolore fece loro accapponare la pelle; non poteva essere lui, non poteva essere Remus.
I due rimasero in silenzio, con gli occhi puntati all'altra estremità del tunnel e per poco non cedettero alla tentazione di tornare indietro al castello.
Ma diamine, loro erano i Malandrini, ed erano lì per Remus, per niente al mondo sarebbero tornati indietro.
I due ragazzi si guardarono e senza dir nulla si avviarono attraverso il tunnel. Non sapevano se ce l'avrebbero fatta, c'erano riusciti solo una volta dopo mesi e mesi di tentativi, ma non ci avevano mai più riprovato... l'unica cosa che potevano fare era sperare che andasse tutto bene, come sempre.

Le urla di Remus si fecero sempre più udibili e presto si trasformarono in ringhi, in ululati, e il terrore cominciò a invadere i cuori dei ragazzi.

<< Sai Ramoso, non sono certo che Lunastorta abbia tutta questa voglia di vederci...>>
Tipico di Sirius, sdrammatizzare le situazioni più disperate con qualche battuta; ma forse quella volta non sarebbe bastato.

Improvvisamente le urla e gli ululati si fermarono e, i due, dopo attimi di esitazione, salirono le scale e si ritrovarono in una stanza larga, piena di polvere, con catene ormai inutilizzabili e mobili distrutti ovunque; segni di unghiate sul pavimento, di morsi sul tavolo stranamente ancora intatto, più o meno, ma di Remus, o del lupomannaro, nessun segno.
I due ragazzi si aggirarono furtivamente nella stanza, ma dell'amico nessuna traccia.

<< Sarà in giro per Hogwarts >>
Disse Sirius con un'alzata di spalle. James lo guardò ridacchiando, quando sul suo volto si dipinse un'espressione di puro terrore.
<< Andiamo Jamie sto scherzando, c'è il Platano che non gli permette di uscire, la tua Evans è sana e salva... piuttosto, ci conviene trasformarci se non vogliamo...>>

<< Sir... >>
<< Cosa? >>
James riuscì semplicemente a indicare qualcosa dietro Sirius il quale, avendo sempre condiviso una certa telepatia con James, sgranò gli occhi.
<< Non dirmelo... è d-dietro di me vero? >>
Non ci fu bisogno che James annuisse, perchè Sirius aveva già fatto un balzo nella direzione dell'amico, sentendosi il fiato del lupomannaro sul collo.

I due ragazzi non avevano mai visto un lupomannaro dal vivo, e non era certo in quel modo che avrebbero voluto vederlo! Poco mancò che i due si abbracciassero urlando terrorizzati, soprattutto perchè, come Remus aveva detto loro più di una volta, un lupomannaro non avrebbe esitato neppure di fronte al suo migliore amico e, guarda caso, quella era proprio la situazione descritta.
Remus si avvicinava a loro sempre più, ringhiando e annusando l'aria, studiandoli, come per capire da che lato e da quale dei due cominciare ad attaccare.
<< Lunastorta, siamo noi...>>
Un ululato del lupo fece raggelare il sangue delle vene ai due, e Sirius, dopo essersi ripreso, continuò

<< Va bene, d'accordo, pensavo che Lunastorta ti piacesse... preferisci Remus? >>
<< Francamente, Felpato, non penso che gli interessi molto il modo in cui lo chiamiamo, fatti venire in mente qualcosa... >>
<< Ma perchè devo fare tutto io? >>
I due ormai non avevano altra scelta; per quanto fossero terrorizzati qualcosa dentro di loro diceva che quello era Remus, il loro migliore amico, e mai e poi mai avrebbe fatto loro del male.
Facendosi forza entrambi si scambiarono l'ennesimo sguardo d'intesa e, ponendo tutta la loro fiducia in Remus, chiusero gli occhi e si concentrarono.
I secondi passavano inesorabili, veloci, e proprio quando tutto sembrava perduto ecco che qualcosa accadde...

Quando entrambi i ragazzi riaprirono gli occhi si guardarono, speranzosi, e le loro speranze avevano motivo di esistere.
Un magnifico cervo, alto e possente, aveva preso il posto di James, mantenendo quegli occhi color nocciola che Lily avrebbe imparato ad amare; al posto di Sirius comparve invece un cane nero e gigante, molto simile a un gramo, che guardava soddisfatto l'amico.
Ce l'avevano fatta, ed entrambi sapevano che quella notte avrebbe segnato l'inizio di una nuova avventura per i Malandrini.

Remus, d'altro canto, osservava i due animali grandi quasi quanto lui e, dopo qualche attimo, decise di accucciarsi vicino al tavolo, non torcendo neppure un pelo ai due nuovi arrivati.
Fu così che trascorsero il loro primo Natale insieme: un cervo, un cane e un lupo mannaro in una casa in rovina, al freddo, con l'unica consolazione della vicinanza degli altri due, e ve lo assicuro, per loro non c'era modo migliore di trascorrere il Natale.

Il mattino dopo fu Remus il primo a svegliarsi e dopo essersi messo a sedere si guardò intorno, un tantino frastornato.
Poi si voltò alla sua sinistra e li vide. Un cane e un cervo dormivano in posizione scomposta e decisamente molto simile a quella dei suoi due migliori amici, al suo fianco.
Che diavolo ci facevano un cervo e un cane addormentati vicino a lui?
Insomma la notte precedente gli era sembrato che... no, non era possibile, non potevano essere loro... doveva essere stato solo un sogno.
Remus si alzò a fatica e, ancora dolorante e pieno di lividi e graffi si rivestì, per poi tentare di non fare il minimo rumore per non svegliare i due "coninquilini".
<< La Stamberga sta diventando un posto troppo affollato, non trovi James? >>

Remus si voltò verso il punto da cui proveniva la voce di un suo caro amico, la voce di Sirius Black, e in effetti fu proprio lui che vide affianco all'altro suo amico, James Potter. I due se ne stavano seduti a terra con i capelli scompigliati e uno sguardo stanco ma decisamente soddisfatto e divertito.
<< Bè Felpato, credo che lo sarà almeno una volta al mese... >>
E detto ciò i due scoppiarono a ridere. Remus, d'altra parte, non poteva ancora credere ai suoi occhi; insomma quel cervo e quel cane non potevano essere davvero James e Sirius, non potevano essere loro.

<< Che diavolo sta succedendo qui? >>
Chiese al limite della pazienza umana e Remus, di solito, ne aveva tanta.
I due smisero di ridere e si concentrarono sull' amico.
<< E' una lunga storia Lunastorta, quindi ti conviene sederti >>
E così dicendo, Sirius iniziò a raccontare. Volevano che fosse una sorpresa per Remus, ma a quanto pareva le circostanze li avevano costretti a svelare il segreto prima del previsto.
Da quando i Malandrini vennero a conoscenza del segreto di Remus non fecero altro che pensare a un modo per stare vicino al loro migliore amico, a condividere con lui quelle notti di luna piena che altrimenti avrebbe trascorso da solo.
Non solo lo avevano accettato, no, avevano fatto molto di più; per il loro migliore amico erano diventati Animagi, per di più rischiavano molto, troppo forse, per una persona che non meritava tutto ciò.
Questo fu quello che pensò Remus mentre, in silenzio, ascoltava i due amici raccontare la vicenda, mentre li guardava ridere e scherzare, come se tutto quello che avevano fatto per lui fosse naturale e giusto.
<< Non dovevate. Sapete quanto rischiate? Siete degli Animagi non riconosciuti dal Ministero! >>
Ed ecco il vecchio e saggio Remus spuntare fuori, ma l'emozione e la felicità nella sua voce lo tradì, e gli stessi amici se ne resero conto.
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<< E nessuno saprà di noi... è un segreto che custodiremo per sempre...>>

I due ragazzi sorrisero a Remus e lo aiutarono a rimettersi in piedi.

Era commosso, era felice, e non era certo di meritarsi quegli amici così unici, ma di una cosa era sicuro: Remus Lupin era il ragazzino più fortunato che Hogwarts avesse mai avuto.
<< Buon Natale, ragazzi >>
<< Buon Natale, Rem...>>
Risposero in coro i due...

<< Sirius... Sirius! Sveglia avanti! La cena è pronta >>
La stessa voce di quegli anni, solo più adulta e roca, entrò nella stanza così come il suo proprietaio; peccato che egli avesse perso anche la dolcezza e la delicatezza di un tempo, oltre alla voce.

<< Sì Remus sono sveglio, non agitarti...>>
E così dicendo Sirius si stropicciò gli occhi, per poi rimettersi in piedi a fatica.
<< Hai avuto un incubo? >>
Chiese Remus con il suo solito tono preoccupato e Sirius si rese conto che in realtà non era cambiato poi così tanto in tutti quegli anni.

<< No, al contrario, un bellissimo sogno. >>
Remus non parve troppo convinto, ma fece un sorriso all'amico e si diresse verso la porta. Fu la voce di Sirius a fermarlo.
<< Rem? >>

<< Hm? >>
Rispose lui fermandosi sulla soglia e voltandosi a guardare l'amico.
<< Ricordi cos'hai detto due anni fa nella Stamberga Strillante? >>
Remus rimase fermo a riflettere e le parole che quel lontano giorno disse a Harry gli ritornarono in mente

<< Temevo che mi abbandonassero, una volta scoperto chi ero. E non mi abbandonarono affatto. Anzi, fecero per me una cosa che non solo rese le mie trasformazioni sopportabili, ma le mutò nei momenti più belli della mia vita. Diventarono Animagi. >>

Ricordava quel giorno come se fossero passate solo poche ore, il giorno in cui aveva ritrovato un amico perso da tempo.
Remus annuì e attese la domanda di Sirius, che non tardò ad arrivare.
<< Abbiamo fatto davvero così tanto per te? >>
Gli chiese l'uomo con il solito ghigno strafottente sulle labbra. Remus gli sorrise, sapendo che Sirius non era un sentimentale e mai e poi mai sarebbe rimasto serio in situazioni di quel tipo.
Ma, in fondo, un ringraziamento glielo doveva.
<< No Sirius... avete fatto molto, molto di più. >>
E così dicendo si voltò verso la porta, intravedendo un sorriso, un sorriso vero, farsi strada sulle labbra dell'amico.
Poi ricordò una cosa, e si rivolse nuovamente verso Sirius.
<< Dimenticavo... ricordi il Natale del nostro quinto anno a Hogwarts? Quello in cui scoprii che tu e James eravate diventati degli Animagi? >>
Sirius annuì, e per poco non scoppiò a ridere; aveva appena rivissuto quel Natale nel sogno che Remus aveva interrotto.
<< Bè, non ve l'ho mai detto ma... è stato il Natale più bello di tutta la mia vita... >>

E così dicendo Remus lasciò l'amico e si diresse al piano di sotto, chiudendosi la porta alle spalle.
Sirius, d'altro canto, rimase qualche altro minuto in quella stanza, accarezzando Fierobecco, quando una strana folata di vento gli fece accapponare la pelle.
Si voltò verso la finestra, ma quella era chiusa, così come anche la porta.
Sirius si guardò attentamente intorno, pronto a sfoderare la bacchetta, ma persino Fierobecco sembrava fin troppo tranquillo.
Quando, improvvisamente, abbassò lo sguardo e un'orma lasciata sul pavimento gli fece battere il cuore all'impazzata.
Sirius sorrise e gli occhi gli si riempirono di lacrime.
<< Lo è stato anche per noi, non è vero Ramoso? >>
E così dicendo Sirius si ricompose, salutando l'Ippogrifo e dirigendosi verso la porta, lanciando un'ultima occhiata all'orma lasciata su quel pavimento vecchio e logoro, l'orma di un cervo.




I Malandrini e la sottoscritta vi augurano: Buon Natale!!!
Fatto il misfatto.
I Mal 

   
 
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