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Autore: Marzi Jaymes    19/12/2011    4 recensioni
"Per sempre?" Sussurro..
"No, fino a quando ci sarà posto per me nel tuo cuore."
"Ci sarà sempre."
"Ok, allora per sempre.". Sorrido
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Others Mistakes Quinto capitolo. Grazie a Fio' per le canzoni e a tutti quelli che seguono con passione la mia storia. Premetto che qui, il POV KRIS e' molto piu' breve che quello di Rob, pero' mi sembrava piu' opportuno raccontarlo dal suo punto di vista. Niente.. Kristen si rifara' completamente nel prossimo capitolo. Vi avverto che è uscita una schifezza, soprattutto la parte finale... pero' Come sempre, non odiatemi troppo :)

                                                   
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*


Pov Robert.


"Aspetto un bambino".
Le sue parole sono uscite dalla sua bocca quasi strisciando, come se fossero leggere, come se fossero aria..
Anche se per me non lo sono affatto. E non lo saranno mai.

"aspetto un bambino"
"Co....cosa, Reese, stai scherzando? Perchè non mi diverte...affatto"..."C'è Kristen e...e..."
"Robert, non sto scherzando, cazzo" "Questo bambino da te lo aspetto sul serio..."
"Non pretendere che ci creda subito, Reese. Voglio le analisi, le pretendo."
Non mi ha mai mentito.
"Le avrai."... disse con un sorriso compiaciuto.
E io andai via. Scappai via a gambe levate, da un qualcosa che non era piu' mio, ma qualcosa di mio poteva averlo tenuto. Scappai dalla realta' (?)...di nuovo. Ancora una volta nella mia vita, non sono stato in grado di affrontare cio' che mi stava accadendo.


Sono passati due giorni da quando Liz e Tom hanno fatto l'amore a casa mia, da quando Kristen ha iniziato a studiare come una matta,SOLO PER PASSARE L'ESTATE CON ME..., due da quando sono uscito con la testa china con le mie cuffie nelle orecchie e ho attraversato Londra, pensando a quanto ero felice in quei giorni, a quanto mi sarebbe piaciuto montare la nostra vita giorno dopo giorno, e mi divertivo a immaginare me e Kristen a sessant'anni, con lo stesso amore di oggi, con dei figli che si mettono nei casini, proprio come noi. Due giorni da quando Reese mi ha detto di essere in cinta di me. Di chi se no?  
Due giorni esatti da quando ho sbattuto quella porta tornando a casa, e sono salito su, in camera. Mi sto comportando assolutamente a merda, ma c'è una cosa che mi blocca: Ogni volta che provo a sfiorare la pelle tremante di Kristen, qualcosa di automatico me la fa ritirare. Sono passati due giorni da quando dormo sul divano e non sento Reese.
Cosa devo fare di questa vita, di me, di Kristen, di noi...di Reese? E se quel figlio fosse DAVVERO mio?  
I miei pensieri sotto la doccia si fanno fitti, così come la mattinata di oggi, Fitta. I punti interrogativi sono tornati, ce ne sono in realta' molti piu' di prima. Se Reese fosse davvero incinta e Kristen non accettasse la situazione mi lascerebbe e.... al pensiero deglutisco, mentre inizio a giocare con le goccioline che si sono formate sulla parete del box. Bel casino, Robert, bel casino.
"A....amore..?".. La sua voce mi fa' sussultare, a quanto è dolce.
"Eh...!!"
"Stai bene?"
"Si, tranquilla Kristen"..
"Mh"...
Attraverso il piccolo cerchietto dove ho tolto il vapore, la osservo, mentre si mangiucchia le unghie innervosita e dispiaciuta. Si gira su se stessa e inforca la porta, camminando decisa. Il mio cuore batte a mille, come se stesse per uscire da questo maledetto petto.
Amore, sai com'è...aspetto un bambino, da Reese, la ragazza che mi hai visto baciare e che per poco non ti sei ammazzata.
 
Come reagirebbe per un bambino? Non credo di poter fare a meno del suo sorriso, ora. E toglierle il sorriso sarebbe in un certo senso toglierlo a me. Devo dirglielo. Devo farlo al piu' presto..
Esco dalla doccia, senza infilare le ciabatte e mettendo solamente un asciugamano al mio bacino. Inforco a mia volta la porta, osservandole il viso disperso nelle nuvole che si intravedono dalla sua finestra. Mi piego sulle gambe di fronte a lei e le poggio delicatamente le mani sul petto, accarezzandolo lentamente.
"Amore.." dico tremante.
"Mh?"..
"Mi guardi?"
"No...".. La sua voce è triste e una lacrima le sta rigando il viso. Di nuovo. Cazzo. E' possibile che non sappia far altro che farle versare lacrime? E' possibile che non sia capace di darle certezze, ma solo preoccupazioni?

"Kristen, cazzo, guardami." le dico prendendole il mento con una mano e asciugandole le gote rosse con l'altra. Non dice una parola, è ferma immobile con lo sguardo posato su di me, o forse non lo è...E' semplicemente persa nei suoi pensieri.
"Perchè dovrei guardare te? Sono due giorni che non mi guardi, che non mi tocchi in quel modo. Sono giorni che studio per quel benedetto/maledetto esame che ho tra sei giorni, tutto perchè voglio stare con TE, Robert e sono due giorni su due che mi eviti, che non mi guardi e non mi baci, non stai vivendo. Sembri un fantasma che oltre dormire e stare sotto la doccia non fa' niente."
"Amore mi dispiace...devo..dirti una cosa importante"..
"Cosa vuoi ancora?"
"Reese aspetta un bambino...".
Strabuzza gli occhi e mi guarda incredula, mentre i suoi occhi appena asciutti vengono immersi di nuovo di lacrime..che cerca di ricacciare dentro, di bloccare in qualche modo senza riuscire..
"Ti...ti ho rovinato la vita. La mia era incasinata, ho fallito... e come se non bastasse ho fatto fallire anche te. Mi sento una merda, Kristen...davvero...e.."
"Niente e..niente ma, niente se. Ti amo Robert. Non mi importa se quel bambino è tuo. Non m'importa. Vogli stare con te cazzo...Ti...ti prego r-resta.." dice singhiozzando. Sto cercando di guardare il suo viso, mi ucciderebbe in un istante.. "Solo.. solo ho bisogno di tempo...per...riflettere. Puoi... torna a casa, Rob.."
E' il minimo... mi alzo e di fretta vado a prendere le poche cose che ho nella nostra camera e le adagio nel mio bagaglio, facendo di fretta le scale arrivo a piano terra e scappo dalla porta. 

Ti ho promesso che aspettero'. Lo faro', lo faro' sempre.
[...]


Il telefono inizia a squillare nella mia tasca e apro la chiamata senza guardare chi è...
"Robert, sei a casa? Devo vederti...ho le analisi.". Il cuore inizia a battermi fortemente in gola e una scossa mi scuote tutto il corpo..
"Si, Reese. Sono qui. Devo parlarti anche io."
"Oh, due minuti e sono li'".
Riattacco e accendo una sigaretta, aspirando velocemente il fumo e facendolo uscire dalle narici fredde. Inizio a camminare e vado a sedermi sul pianerottolo avanti il portone di casa, con la schiena contro il muro. Inizio a pensare al futuro, a quello che verra'. A quanto sara' difficile gestire la mia vita: un figlio avuto dalla donna che non amo, magari finendo per eclissare la donna che amo davvero.
Non mi importa se quel bambino e' tuo. Non mi importa. Voglio stare con te.
Chissa' se ci rimarra' davvero al mio fianco...
Osservo all'orizzonte e vedo arrivare Reese, saltellante e felice come credo di averla vista poche volte in vita mia. I capelli sono raccolti in una coda di media altezza e le sue mani scendono morbide lungo i fianchi, affiancati da una borsa abbastanza grande. Sorride, avvicinandosi a me. Mi alzo e le sposto un ciuffo.
"Rob.."
"Tieni...que..."
"Shh. Entriamo in casa..". Le apro il portone per farla entrare e la seguo, accomodandomi affianco a lei sul divano.
"Fammi vedere queste benedette analisi".. Estrae dalla borsa un foglio bianco e me lo sventola sotto il naso, prima di depositarmelo sulle cosce. Lo prendo.
Test positivo. E' incinta, lo è davvero. CAZZO.
 
Il cuore inizia a pompare sangue in tutto il corpo e credo che tra un po' scoppiera' davvero.
 Papa'. Diventero' papa'.  Mi suona davvero bene... Non so' cosa dire, le parole mi si sono bloccate nella gola.. Sono felice...e triste nello stesso momento.
"Robert..."
"Mh?"... Mi guarda con aria interrogativa accennando al foglietto che ho tra le mani, e che continuo a stropicciare dal nervosismo misto a felicità e tristezza. Amarezza.
"Lo voglio questo bambino, Reese".
 E' con te che non lo voglio. La mia famiglia la voglio con Kristen. Voglio Kristen stesa sul divano a gennaio con il pancione mentre ingurgita velocemente una cioccolata calda, voglio rimboccare le coperte a mio figlio con la donna che amo al mio fianco, e poi andare a fare l'amore in silenzio per non disturbare nessuno.
Voglio 'litigare' con Kristen per decidere se far andare o meno mio figlio al veglione di capodanno.  
 Con chi puo' accadere tutto questo se non con lei?

Abbassa lo sguardo e sorride, riportandomi alla realta', prima di mordersi il labbro inferiore e guardarmi negli occhi con un carico di sentimento.
"Reese, ho un maglione a casa tua...Ti...spiace se andiamo a prenderlo?"
"Mh, no... Niente in contrario."
Ci alziamo e inforchiamo la porta insieme... Il tragitto per arrivare a casa di Reese non è molto lontano, ora. Fino a 4 mesi fa lei viveva a Brighton, e si e' traferita qui per stare piu' tempo con me.
Siamo arrivati a casa sua e la faccio passare avanti a me per aprire il portone. Infila velocemente le chiavi nella toppa e le gira.
Casa sua è stata fino a una ventina di giorni fa anche la mia, e viceversa. Inutile specificare il fatto che so' muovermi dentro benissimo. So' dove si trova il sale, il bagno, la carta igienica... Ora la mia casa è Kristen, in tutti i sensi.
"Oh... e' al piano di sopra, nell'armadio credo.. non so' guarda in giro in camera.. devo averla spostata..Io vado a comprare il pane"
Faccio un cenno con la testa e inizio a salire velocemente le scale, dirigendomi in camera sua. Il balcone è aperto e da fuori proviene l'odore della lavanda che c'è fuori, anche dal giardino. Questo odore mi ricorda tanto la mia infanzia. Quando andavamo a passare il giorno del ringraziamento da zia, insieme a tutta la famiglia. Blocco i ricordi, prima di perdermi in essi e Inizio a cercare il mio maglione verde acceso nell'armadio... Lo trovo quasi subito e lo prendo in mano e lo porto al naso... Odora di detersivo..
Mi appoggio sul letto e mi guardo intorno, mentre digito il numero di Kristen sul mio display..
"Amore" sussurro...
"Oh....Robert. Ciao." Deglutisco. Il suo tono è parecchio nervoso e incazzato, pero' sta cercando di nascondermelo il piu' possibile..
"Stai...stai bene?"
"Mh.. Si."..
"Sono felice.". Che cosa stupida. Non credo di esserlo affatto.
Mi blocco, non so' piu' cosa dire. Quando in realta' vorrei sputare via un sacco di roba che mi passa per la testa. Canzoni, scuse. Scuse perchè le sto rovinando la vita, solo per salvare la mia dal dolore.. Maledizione.
"Robert.... sei... ancora li'?" la sua voce dolce interrompe i miei pensieri e mi provoca un brivido lungo tutta la schiena
"Si...ci..sono". Credo.
"Rob...non sto bene...non è vero. Io...io...". Attacca a piangere. Non ho mai visto una persona piangere come/quanto lei. MAI. Non conto piu' le volte che l'ha fatto da quando mi ha stretto la mano su quel marciapiede.
"Amore..TI PREGO non piang..". Riattacca.
La rabbia monta velocemente nel mio cuore e il mio stomaco inizia ad avere delle fitte terribili. Tiro un calcio al muro, cercando di sprigionare tutta la rabbia che ho dentro, che lascia posto alla malinconia... Se potessi tornare a tipo trenta giorni fa non ci avrei fatto sesso con Reese. Se...se...se.
A cosa cazzo servono i se? A niente, ecco cosa. Non servono a niente, come me. Prendo il maglione che avevo buttato sul letto e me lo metto sulle spalle, iniziando a scendere le scale e a percorrere la strada di casa, quasi correndo. Inforco il portone e me lo chiudo alle spalle, scivolando a terra lungo il muro. Infilo le cuffie nelle mie orecchie e alzo la musica a tutto volume, per coprire le palpitazioni del mio cuore.

Sono passate sei ore, venti minuti e 25 secondi. Il mio culo è piazzato ancora su questo pavimento e la schiena curvata quasi a terra. Non mi sento piu' le braccia, ne' le gambe. Ma penso che non sia una grandissima perdita, dato che non sento neanche piu' i miei battiti. Penso che sia piu' o meno mezzanotte e mezza. Tom è partito con mia sorella. Non so' per dove, non so' quando, nè perchè. So' che Kristen è da sola a casa, credo... e che ho voglia di uscire e non pensare. Mi alzo in piedi e prendo un golfino leggero, anche se non tira un vento eccessivo e apro la porta.. lasciandomi casa alle spalle. Inizio a camminare per Londra.. non c'è molta gente e le strade che prendo sono poco illuminate.. Mi dirigo verso il big ben e mi siedo per strada osservandomi intorno.
 Prendo il telefono e l'osservo. Zero chiamate, zero messaggi.
La vita non puo' fare così schifo, ora. Non a me, perchè ha fatto schifo sempre..e anche tanto. Forse preferirei di piu' gli schiaffi che avevo da bambino, da un padre ne' mio, ne' del mio migliore amico. Forse fanno male degli 'schiaffi' che prendo da tutti, qui. Meno dolorosi degli schiaffi che do' a Kristen.

Le due e trentacinque.
Il mio cuore batte ancora come faceva esattamente tre ore e quindici minuti fa'.  Il telefono inizia a squillare.
"Tom, ma che cazzo è successo? Perchè chiami a quest'ora?"
"Quale ora, Rob.. Sono a NY"
"Qui sono le due, razza di coglione"
"Stai poco urtato eh?"
"Non puoi capire...Passami Liz."
"Mh..." "Robert... dimmi.."
"Kristen...è sola? E' arrabbiata? Mica ha iniziato a bere di nuovo? e...". Scoppia a ridere.
"Che cazzo ridi, Liz.. Non ho voglia di scherzare. Sono con il culo incollato sull'asfalto di Londra alle tre meno venti di notte e mi sto ciecando dal sonno. Sembro un barbone."
"Kristen sta discretamente. O almeno stava cosi quando l'ho lasciata a rigirarsi tra le mani la tua catenina, che ha trovato sul parquet del corridoio tra la camera e le scale, provo a parlarle piu' tardi, verso sera. Tra quattro giorni ha l'esame..e deve studiare assolutamente, senno' la madre la rispedisce a LA come minimo...Tu piuttosto, non farmi preoccupare e fila a letto" dice con voce ferma.
Mi alzo dalla strada e cammino velocemente verso casa, guardando le mie converse consumate e i lacci che sfiorano il ciglio freddo della strada.
"Mh, vado. Buona vacanza, Liz..". Riattacco e continuo a camminare senza distaccare mai lo sguardo da terra.  Una goccia sfiora il mio naso e in pochi secondi iniziano a battere sulla strada milioni e milioni di piccole goccioline che provocano un tonfo assordante e un odore che non mi piace neanche un po'.
Apro il portone di casa e mi spoglio, chiudendo la porta e buttando i miei indumenti sul pavimento. Infilo i pantaloncini del pigiama e mi butto sul divano, con una coperta leggera addosso... accendo la televisione su MTV e mi abbandono alle note che escono ritmicamente dalle casse.

Sono le otto di mattina. L'odore di caffè proveniente dalla cornetteria affianco inizia a penetrare lentamente nelle mie narici, caricandomi di adrenalina. Mi alzo dal divano e spengo la TV, che suona ancora su Mtv da questa notte. Una delle notti piu' insonni della mia intera vita. Metto una felpa e le scarpe ed entro di fianco. Mi siedo al bancone e ordino un caffè e un cornetto alla crema da portare via.. Mi guardo in torno e il mio sguardo si sofferma su una sagoma delicatissima. Capelli castani e corpo minuto. Ho un tuffo al cuore in un millesimo di secondo... E' Kristen. Il suo volto è piu' magro di come lo ricordavo e i suoi occhi sono coperti da sottili lenti nere. Invalicabili. Qualunque ragazzo penserebbe che è una barbona, credo. Io non ho parole, per quanto puo' sembrare bella anche così. Lo è davvero molto... I suoi capelli sono in disordine e le sue gambe sono tese sotto il tavolo, al contrario delle braccia che sono intrecciate sotto il seno... Il suo sguardo è perso da qualche parte, non so' dire bene dove. Starei a guardarla li' tre ore consecutive, se non di piu'.. e toccarle i capelli fino a scompigliarglieli al massimo. Ma mi sto limitando a farlo con i miei pensieri. E neanche tanto. Quel rompicoglioni del cassiere mi porge il cornetto insieme al caffè, e mi smuove richiamandomi a voce alta.
"Shhhhh cazzo!". Prendo la busta e sbatto i dollari sul bancone.. iniziando a camminare verso casa. Mentre sto aprendo il portone una mano esile afferra il mio braccio libero e mi tira... Non faccio in tempo a dire una parola che trovo le labbra di Kristen incollate alle mie... e l'attimo dopo lei è gia' sparita tra la nebbia mattutina londinese. Senza darmi opportunità di spiegare, sorridere o fare qualsiasi altra cosa mi stia passando per la testa in questo momento. Un sorriso deforma il mio viso comunque e il telefono vibra.. Il mio cuore batte a mille, credendo che sia Kristen. Apro il messaggio e leggo:
'Buongiorno scemo. Ieri sei andato via da casa senza neanche dirmelo.. Hai preso il maglione? :*" . Il mio umore si smonta in pochissimi secondi. Non rispondo... inventero' qualcosa, come faccio da giorni a questa parte. So' recitare bene, con tutti. Tutti, tranne Stew.
Mi siedo al tavolo della cucina e inizio a mangiare il cornetto e a sorseggiare il caffè, ormai quasi freddo. Entro in bagno e mi lavo la faccia, pettino un po' i capelli e inforco di nuovo la porta.. Cammino a testa bassa come al solito, con le mani nelle tasche...
"Zio Robert!!!!!!!!"... Mi sta chiamando qualcuno di cui non ho presente assolutamente la voce. E' una voce nuova, o almeno credo. Mi volto e quasi subito mi trovo una ragazzina incollata al petto.. Cerco di osservarla negli occhi. I suoi capelli sono neri scurissimi e la sua carnagione è chiara. I suoi occhi bellissimi sono di un verde smeraldo-azzurro profondo. Non...la riconosco.. Si stacca da me e mi osserva negli occhi, felice. Alzo il mento e vedo una figura gracile avvicinarsi a noi... E' Hellen. Hellen è mia cugina.. a 17 anni è rimasta incinta e lo stronzo del fidanzato se l'è data a gambe levate. Nei mesi di gravidanza l'ho aiutata io, e anche nei primi anni di vita di Sophie..la bambina di 6-7 anni che avevo fra le braccia fino a 5 minuti fa. Poi ci siamo persi, non so' come..non so' perchè. Come avevo fatto a scordare il viso della bambina che ho tenuto tra le braccia tante volte?
"Ciao Robert".. le sue labbra si inarcano in un sorriso meraviglioso..
"Ciao..Hellen.." le dico mentre le avvolgo le braccia al collo... Sono davvero felice di vederla.
"Da quanto tempo.. come sei cambiato, Guardati.. sei un uomo.. e anche molto bello.."
"Oh, grazie. Anche tu non sei male.." . Mollo la presa e prendo in braccio Sophie..che mi getta le braccia al collo da un po'.
"Zio, quanto mi sei mancato."
Sin da piccola mi ha chiamato sempre zio Rob, anche se tecnicamente sono suo cugino... Ci ha messo un po' per dire zio.
Inizio a sorridere al mondo.. sentendomi subito meglio..
"A cosa pensi, Pattz?"
"A quanto pesa di piu' tua figlia, in realta'.". Abbozzano tutte e due un sorriso.
"Andiamo a prendere un gelato, mh?"... Sophie mi afferra la manica saltellante e felice... dopo che Hell annuisce con la testa.
Iniziamo a camminare e a parlare della nostra vita, di cosa ci siamo persi l'uno dell'altra. Continuo a parlarle di me, Tom, Kristen, Reese e Liz fino a sera.. Le ospitero' a casa mia per questa settimana, visto che la solitudine mi fa fottutamente schifo.

"Mamma ho tanto sonno" commenta Sophie assonnata, accoccolata sulle gambe di Hell .
"Vieni, ti porto a letto"... la interrompo e prendo Sophie in braccio...
Appoggia la sua testa sulla mia spalla mentre salgo le scale e l'adagio sul lettone, mettendole le lenzuola addosso. Le schiocco un bacio sulla fronte, spengo la luce e mi dirigo verso la porta...
"Zio?"
"Mh?" sussurro voltandomi verso di lei..
"Sei felice?"
"Si, lo sono"
"Allora lo sono anche io...".
Sorrido, socchiudo la porta della cameretta e inizio a scendere le scale lentamente. Mi piazzo sul divano vicino a Hell.. e continuiamo a parlare un po'..
Sono le undici e mezza quasi, quando vibra il telefono. E' nuovamente Reese. 'Sta volta elimino il messaggio senza neanche leggerlo.
"E' Kristen?"
"No, non è lei...è Reese.."
"Oh.." dice con un pizzico di tristezza e delusione nella voce.
"Gia..OH." Ribadisco, incurvando le labbra e le ciglia verso il basso..con tutto lo sguardo.
"Ci tieni davvero davvero a lei?"
"Si, ci tengo.. ci tengo piu' della mia stessa vita..."
"Vai a prendertela.." dice porgendomi le chiavi della mia macchina. Ok, andro' a prenderla. Afferro le chiavi e apro il portone, senza voltarmi indietro.. Apro la macchina e metto in moto, iniziando a viaggiare sfiorando i 110 km/h. Arrivo a casa di Kristen e un cenno d'impotenza si fa sentire dentro, mentre osservo le finestre buie della sua casa, quelle stesse finestre in cui mi sono perso tante volte, sperando di vedere il suo viso fare capolino e sorridermi. Compongo il suo numero, senza staccare gli occhi dalla finestra.
Uno, due, tre, quattro, cinque squilli. Nessuna risposta. Le mie mani iniziano a tremare. Prendo le chiavi nell tasche e inizio a sfrecciare sulla strada dopo aver messo in moto. Apro il portone una volta avanti casa, prendo la vodka alla menta che avevo conservata e la butto tutta giu', sdraiato sul divano. Una volta vuota butto la bottiglia di vetro a terra, che fa un casino bestiale.
Inizio a sentire passi provenienti dalle scale. Merda. Mi sono completamente dimenticato di loro.
Vedo apparire Hell sul primo gradino.
"Scusa.." sussurro.
"Non ti ha aperto?"
"No, non l'ha fatto."



Pov Kristen  

4 giorni dopo.


"I've known it from the moment that we met, no doubt in my mind where you belong"
"L'ho capito dal momento in cui ci siamo incontrati, non ho dubbi di quale sia il posto a cui appartieni".
 
A me. Appartieni a me, o meglio al mio cuore... Mi appartieni perchè dal momento in cui ti ho visto non ha smesso piu' di battere. Mi appartieni perchè da quando sei andato via ha smesso di farlo. I
l cuore batte in media 103.389 volte al giorno.. Forse perchè ci sei tu.

Sono stesa sul letto con la testa buttata all'indietro, verso il pavimento, con i capelli che toccano a terra. I piedi lungo il muro e le lacrime che mi rigano il viso. La matita e il mascara sbavati, come se fosse Carnevale.
La canzone continua a rimbombare nelle mie orecchie da tempo ormai, provocandomi questo effetto ogni volta che l'ascolto.. Mi sono estraneata dal mondo con le cuffie, come al solito da almeno due buone ore.. 
Perchè non vieni a trovarmi?
Sara' difficile staccarmi da lui, lo so'.. Sara' difficile alzarmi tutte le mattine e non averlo al mio fianco. Sara' anche difficile non vederlo per strada e incontrarlo per caso a una stupida cornetteria... ma forse sara' meglio così.. non vederlo e non sentirlo, per sentire di meno la rottura che ci aspetta. Domani ho l'esame e sono pronta.. oggi non faro' assolutamente niente se non poltrire sul divano e a letto. Questi 5 giorni mi sono stabilita a casa di Dakota, per distrarmi e studiare.
- 26 ore alla mia partenza...

I bagagli sono pronti sul parquet della mia camera, dove regna un casino incredibile..
Ho in mano la foto di me e Rob, felici, la prima sera. Continuo ad accarezzarla, come se stessi accarezzando davvero il suo viso.
Gli avevo promesso che l'avrei cancellata...e invece mi piace. Mi fa impazzire... Mi fa ricordare che siamo qualcosa..o almeno lo eravamo, qualcosa. Ventisei ore...
26 ore, e non saremo piu' nulla, niente di piu' di ex amici lontani chilometri..

Scollo i miei piedi dal muro e li poggio sul parquet, iniziando a gironzolare a piedi nudi per tutto il piano superiore... Entro in bagno e mi sistemo sotto la doccia, aprendo il getto dell'acqua fredda sulla faccia.. Lascio scivolare via con le gocce tutta la malinconia e la tristezza che ho accumulato in me in questi giorni. Come se fosse facile. No, non lo è. Non lo è affatto.
Dire addio è la cosa piu' difficile che una persona possa fare, Cristo..

"Amore devo studiare...dai..non mi distrarre"
"Ti aiuto..."
"Non ce n'è bisogno, davvero.."
"Mh? Salti tu, salto anch'io. Studi tu, studio anch'io..Non è così?"
"Si lo è..."  


Come avrei rinunciato a tutto questo? Chi sarebbe saltato dopo con me? Mi sento totalmente ingombrante, senza senso, fuori luogo. Lui, una bambina e la sua ragazza. Cosa potevo mai centrare io? Niente. E quindi scappo, vado via, lontano. Salvo me, ma soprattutto salvo lui. Il ticchettio delle gocce che sbattono sul pavimento del box doccia è assordante, meno dei miei pensieri. Chiudo l'acqua e metto i piedi bagnati sul parquet e inizio a gironzolare per casa con un asciugamano in vita e uno in testa, che mi raccoglie tutti i capelli. Mi siedo sullo sgabello del bagno e inizio a spazzolare i capelli e ad asciugarli con phon e spazzola a testa in giu... Dopo mezz'oretta circa sono pronta e scendo giu' a cucinare qualcosa di veloce da poter mangiare subito. Scongelo i panzerotti e li friggo ingurgitandoli piu' velocemente del solito.
21.30... Domani la mia sveglia è alle sei.. Speriamo che vada bene, cazzo. Prendo il telefono sul divano e inizio a salire le scale, ancora a piedi nudi. Entro in camera e mi butto nuovamente sul letto, a guardare il soffito come due ore prima, prima di girare la testa sul cuscino e dormire.

5.56..
La mia sveglia inizia a suonare, creandomi un mal di testa bestiale. Mi giro sul fianco e allungando la mano la spengo. Scendo sul parquet e vado a lavarmi la faccia. Ho le occhiaie evidenti di nuovo, anche se dormo spesso in questi giorni. Forse non come dovrei. Pettino velocemente i capelli e sistemo nella borsa il borsellino.. Prendo le chiavi e lentamente scendo le scale, osservando il pulmino giallo arrivare da 200 metri circa.. Si aprono le ante ed entro dentro al pulmino, al mio posto abituale. Stamattina riesco a leggere la paura, il terrore e soprattutto l'ansia epica negli occhi di tutti, anche dei piu' bravi. Mi fa strano pensarlo ma quella che forse sta messa meglio da questo punto di vista sono io: Non me ne fotte un cazzo di come andra' questo esame, mi sta bene un fottuto 55 o 60.. Bene o male che vada, domani saro' su quell'aereo a scappare da qualcosa che mi assilla, come due anni fa. Il pullman è silenzioso, e l'aria è riempita solamente dal fischiettio di Andy, l'autista che ho visto tutte le mattine da due anni a questa parte. Il pullman si ferma, lasciandoci tutti e 12 avanti il portone della mia scuola, la scuola amata/odiata da tutti.. dove abbiamo fumato, gridato, litigato, fatto pace  e litigato di nuovo, per essere di nuovo qui tutti insieme a sostenere l'esame per dimostrare a noi e al mondo che siamo diventati maturi. Mica tanto.
Sono le otto e 13 minuti.. e inizia il conto alla rovescia alla nostra morte. La porta si spalanca leggermente, e inizialmente tutti sembrano titubanti nell'entrare.  Mi faccio avanti con il mio zainetto quasi vuoto ed entro. L'atrio è pieno di banchetti singoli, gli stessi banchetti che abbiamo bucato, macchiato, disegnato. Scommetto che se potessero parlare implorerebbero pieta'. Mi siedo e mi guardo intorno. I miei pensieri divertenti vengono interrotti dal professore di Filosofia che ci consegna i fogli da compilare. 105 domande a risposta chiusa in due ore e venti minuti.
"Buona fortuna" mi sussurra Dakota all'orecchio.

Pov Robert

23 giugno.
Sono passati 3-4 giorni da quando sono andato a cercare a mezzanotte Kristen..e da quando mi ha stampato quel bacio sulle labbra. Stamattina avrebbe dovuto sostenere l'esame scritto, quello per il quale l'ho fatta studiare duramente. Prendo il telefono e osservo lo schermo, aspettando qualcosa. O meglio che qualcuno, quel qualcuno si faccia sentire, mi faccia sapere.. Osservo attentamente l'orologio... sono le 17.30 e secondo il programma lei dovrebbe aver gia' finito tutto. Prendo il telecomando e spengo la tv, che è accesa ininterrottamente da questa mattina.
"Hell, io vado da..Kristen, li sopra c'è l'elenco telefonico.. se non hai voglia di cucinare e..."
"Corri Rob, non stare a pensare a noi, ce la caviamo ok?"
"Ciao zio" commenta Sophie facendo capolino sul pianerottolo, e viene a cingermi il busto con le sue piccole manine.  Le rovino i capelli ed esco fuori, con le mie cuffie nelle orecchie, come sempre.
Inizio a camminare, sorridendo a chiunque passi, come un cretino. Oggi Londra splende, e io insieme a lei.. Prendo la macchina e dopo aver messo in moto chiedo indicazioni per la Private Academy e mi dirigo dritto verso di essa. Il cuore inizia a battermi a mille, il solo pensiero di stringerla tra le mie braccia mi provoca i crampi allo stomaco..e..ho una voglia pazzesca di sprofondare il viso nei suoi capelli morbidissimi. Parcheggio l'auto e cammino un po' per lo spiazzale che c'è qui avanti, osservando i ragazzi che iniziano a uscire dal portone piu' o meno ampio, con aria soddisfatta e sollevata. A catturare la mia attenzione è quel viso magro, con gli occhiali da sole, probabilmente per coprire le sue solite occhiaie. Il cuore continua a battere piu' velocemente del solito quando incrocia il mio sguardo, e smette di battere per un po' quando si gira e dandomi le spalle cambia direzione. Le corro dietro e la prendo per il braccio. Mi osserva negli occhi, dietro quelle lenti scure, senza dire una parola.
"Amore, ti prego. Parla...di qualcosa."
"Non...non ti voglio piu'.." dice tremante..
L'abbraccio e con tutta la forza che ha in corpo cerca di uscire dalla mia stretta epocale, senza nessun successo. Soffoca un gemito e protesta qualcos'altro.
"ROBERT, LASCIAMI IN PACE! VAI VIA..NON VOGLIO PIU' VEDERTI. VAI DA REESE. CORRI"... La libero e lei inizia a correre verso il pulmino, ormai in partenza. Ha il naso attaccato al finestrino, insieme alla mano.
Non puo' finire così' un amore. Non il mio. Non il nostro. Passo le mani nei capelli, cercando di bloccare la delusione e la frustrazione di quelle parole buttate alla calda aria di un pomeriggio di Giugno. La cosa peggiore che possa mai aver sentito. La cosa peggiore che OGNI persona possa mai augurarsi e ricevere nella sua vita.. Mi avvicino al muro e tiro un calcio abbastanza forte, cercando di scaricare tutto di nuovo, senza successo e mi metto in macchina, sfrecciando alla velocita' di 120 km/h, imboccando qualsiasi tipo di strada. Ho imboccato una strada buia di campagna, con qualche albero che fa' da cornice. Parcheggio la macchina e sedendomi a terra, poggio la schiena a un albero piuttosto interno. E' calato il buio, proprio come dentro di me... ed è quello di cui avevo bisogno, oltre una sigaretta. Tiro  il capo all'indietro e mi abbandono al dolore.. cercando di lottare in tutti i modi.

Apro gli occhi e guardo spaesato l'orologio. Ma quanto cazzo ho dormito? Appoggiato a un albero poi. Rido. Sono sicuro che sembro quasi un barbone senza tetto e questo è il male minore. Guardo l'orologio e noto che sono le 2 e 12 di notte, mentre mi alzo e mi dirigo verso la macchina. Apro lo sportello e inizio a guidare con calma, arrivando nella mia strada. Parcheggio la macchina e inizio a percorrere a piedi il vialetto. Apro il portone con tutta la calma e il silenzio possibile ed entro in punta di piedi. Il mio sguardo vuoto si posa sul divano, dove c'è Hellen stesa, con solo una coperta addosso. Le vado vicino e le schiocco un bacio sulla fronte scoperta. Mi dirigo verso il tavolo e noto una busta azzurra, ancora chiusa. Odora di vaniglia.
Da Kristen. Leggo sul retro..
Salgo le scale, con la bustina colorata e il cuore in mano e mi siedo sulla veranda, guardando per un secondo il cielo. Esitante la giro, e inizio a scartarla come un pacco regalo, mentre so' che il dolore che ho dentro e le contrazioni allo stomaco diventeranno piu' intense di queste. Inizio a leggere tremolante, notando sbavi di inchiostro qua e la' dovuti alle lacrime.

Ciao, amore.
Sono quella stronza che ti ha voltato le spalle qualche ora fa'. Sono stata stronza, l'ho fatto davvero. Ti scrivo questa lettera per dirti addio.. e non pensare affatto che per me sia facile.
Sono venuta qui a casa tua, subito dopo che ti ho lasciato morire in quell'odioso piazzale, perchè un po' sapevo (e speravo) che tu non fossi ancora qui. Mi ha aperto Hellen, e il mio cuore ha iniziato a impazzire al pensiero che avessi trovato gia' un altra donna al posto mio. Le ho spiegato chi sono e le ho chiesto se potevo scriverti queste righe e lei con gli occhi carichi di tensione e tristezza (forse anche un po' di rabbia) mi ha lasciato fare. Sto partendo, ti sto dicendo addio. Lo faccio perchè credo sia l'unico modo per stare meglio io...e per far stare meglio te. Non voglio essere la causa dei tuoi problemi, o la riapertura di vecchie ferite. Voglio che tu cresca tuo figlio, insieme a sua madre..e che ti crei una famiglia indipendente, sana e forte. Lo so cosa stai pensando ora, e quello che stra crescendo dentro di te. Non pensare che non ti amo, non pensarlo neanche per scherzo. Solo che mi hanno insegnato che...se ami qualcuno devi lasciarlo libero no? Ti prego, se mi ami, lascia libera anche me e non venirmi a cercare, non saprei mantenermi.
Grazie, per avermi cambiato la giornata, grazie per avermi cambiato la vita... E scusa se ho rovinato la tua, e probabilmente lo sto facendo ancora...
Ciao, Rob.


E poi un ti amo sbarrato, proprio come il mio cuore.
Porto la lettera al mio viso e la stringo tra le mani...Le lacrime iniziano silenziose a inondarmi il viso.
Addio, Kristen.


   
 
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