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Autore: Ari_92    19/12/2011    15 recensioni
Ultimo anno al liceo McKinley, ma le cose sono andate un po’ diversamente da come le conosciamo.
Blaine si è appena trasferito, ma non ha mai conosciuto Kurt.
Cosa succederebbe se, tra nuovi Club e nuovi amici, Blaine perdesse la testa per un ragazzo che sembra detestarlo? Cosa succederebbe, se questo ragazzo nascondesse un segreto?
- “...Mercedes? Chi è quel ragazzo?”
La ragazza si voltò verso Blaine di scatto, quasi avesse dimenticato di non essere sola.
“Si chiama Kurt. Kurt Hummel.” Il ragazzo esitò un attimo, prima di chiederle ciò che lo tormentava dalla prima volta che aveva posato lo sguardo su quel giovane dagli occhi di ghiaccio.
“Cosa gli è successo?” -
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buon lunedì a tutti :D
Pare proprio che ce la faccia a stare in pari con gli aggiornamenti, e ciò è un bene u.u
Ora come ora sto scrivendo il capitolo 13, ma con le vacanze di Natale alle porte il tempo di proseguire non mancherà sicuramente ^_^
Ok, prima di lasciarvi al nuovo aggiornamento ne approfitto per ringraziare le fantastiche BeatriceS, P e r l a, Safelia22, Silv_, tartufo, nem, Tallutina, Sirymcgregor, Maggie_Lullaby, aleka_80, LexyDC__, Stupid, sakuraelisa, Alessandranna, LexyPopUp e HopeAndHuggy che hanno recensito lo scorso capitolo *o* Grazie mille ç______ç
E grazie infinite anche a tutti coloro che hanno messo la storia tra preferite, seguite o ricordate :)
Senza ulteriori indugi vi lascio al capitolo che, come anticipato, ci darà un’idea del punto di vista del nostro misterioso Kurt XD
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Kurt Hummel non era una persona diffidente.
Non era freddo, né distaccato, e tantomeno tendeva ad allontanare le persone.
 
Non per natura almeno, ma le esperienze della vita hanno la facoltà di trasformarci in quello che non siamo.
 
 
“No Kurt, aspetta un attimo!”
 
Allora, senza che potesse fare niente per impedirselo, aveva sentito qualcosa scattargli dentro, una sorta di speranza che non era più abituato ad avvertire.
 
“Cosa vuoi?”
 
Ed era stato davvero difficile rimanere imperturbabili, contenere ogni fremito della voce, soffocare qualunque emozione.
 
Poi Blaine – il ragazzo nuovo, quello che aveva detto di non conoscere nessun pettegolezzo su di lui – aveva iniziato a balbettare qualche parola priva di senso, i suoi occhi color ambra persi nel vuoto.
 
Fino a che a un tratto la verità sgorgò nel cervello di Kurt come un fiume in piena, perché davvero, come aveva fatto a  non accorgersene prima?
 
“Sai come mi chiamo. Io non te l’ho mai detto.”
 
Sapeva tutto.
 
Il nuovo arrivato era stato diligentemente informato di ogni cosa, ogni stupida e falsa voce di corridoio, e a Kurt non importava indagare sul motivo per cui quel giovane dai riccioli scuri continuasse a cercare di parlargli, quando lui era certo di essere stato maleducato a sufficienza da spingerlo a non farlo.
 
Non voleva saperlo, perché già intuiva come sarebbe andata a finire: Blaine che voleva sapere di lui per morbosa curiosità, per poterlo sfottere meglio... o perché mandato da altri.
 
A quel pensiero il cuore di Kurt si contorse dolorosamente.
No. Niente amici, nessun tipo di contatto con il nuovo arrivato: Blaine era esattamente come tutti gli altri. Basta anche con quelle mezze conversazioni dove non faceva che trattarlo come una pezza da piedi. Basta con tutto.
 
Poco importava se gli occhi di quel ragazzo brillassero di sincerità a ogni parola che pronunciava. Poco importava se sembrava esattamente lo stereotipo della persona di cui ci si può fidare.
 
 
Kurt ignorò orgogliosamente il dolore che gli attanagliava il petto mentre si dirigeva verso l’uscita della scuola, senza voltarsi indietro per vedere Blaine balbettare qualche vaga scusa.
 
Aveva già avuto modo di scegliere in passato le persone in cui riporre la propria fiducia, e ancora ne pagava le conseguenze.
 
 
                                                                  ***
 
 
“Amico, sei stato fenomenale!!” Esclamò Finn, rigorosamente una volta che Rachel non era più a portata d’orecchio.
“Oh. Grazie Finn!”
“No, davvero! Il fatto che tu sia entrato nelle New Directions è stata davvero una fortuna! Tra le altre cose non dovremo più sorbirci le lamentele di Mercedes sul fatto che non la trattiamo abbastanza da diva e cose del genere, dato che canta in duetto con te!” Blaine annuì, lusingato e sorpreso dall’euforia di Finn.
“Come mai tanto di buon’umore?” Il ragazzo si strinse nelle spalle.
“Niente di che, è solo che tra qualche settimana dovrebbe presentarsi un Talent Scout: sceglierà uno tra i giocatori di football della scuola per una borsa di studio.”
Blaine annuì.
“In bocca al lupo allora!”
“Già. Oh, Blaine: non è che vorresti unirti alla squadra di football anche tu? Sai, è divertente far parte del Glee Club e tutto il resto, però se ti limiti a quello gli altri ti etichetteranno come sfigato totale e... Beh, diciamo che potrebbero esserci delle conseguenze.”
 
Blaine arricciò il naso.
Non che detestasse il football, anzi, era sempre stato un discreto appassionato. Non che seguisse ogni singolo incontro minore, ma conosceva le squadre del campionato, per intenderci.
Tuttavia c’era una discreta differenza tra guardare uno sport e giocarlo in prima persona.
Prima di tutto, l’idea di essere bellamente spiaccicato da una decina di giganti ossessionati dal possesso di una palla ovale non lo allettava gran ché, in secondo luogo nella migliore delle ipotesi gli altri si sarebbero accorti che era gay non appena avesse messo piede in spogliatoio.
 
Non si sa come, per i giocatori di football è sempre incredibilmente facile intuire se per caso in squadra non tutti sono etero... Più che altro danno del gay a chiunque, tanto per stare nel sicuro.
Peccato che Blaine sapesse esattamente come avrebbe reagito se questo fosse successo: panico totale, balbuzie, sguardo basso.
 
Di nuovo quelle urla nelle orecchie.
 
No. Decisamente no squadra di football.
Ora non restava che dirlo a Finn, in un qualche modo contorto grazie al quale non fosse costretto a rivelare la propria omosessualità.
 
Oh. Ma certo.
 
“Finn, guardati: anche da seduto sei più alto di me!” Il ragazzo socchiuse la bocca con sorpresa, quasi si accorgesse solo in quel momento dell’aspetto dell’amico.
“Oh. Beh, in effetti...” Blaine ridacchiò.
“Non preoccuparti: più avanti troverò un altro Club a cui unirmi, per ora mi concentrerò sul duetto per le Regionali.”
Finn annuì.
 
“Finnocenza? La Berry ti cerca.” Esclamò Santana dal corridoio, mentre si avviava all’uscita insieme a Brittany.
Finn raccolse velocemente tutte le sue cose, salutando Blaine con una pacca sulla spalla.
“Io vado, meglio non farla aspettare.”
 
 
                                                                  ***
 
 
Il giorno dopo, Blaine non vide Kurt a scuola. E nemmeno quello dopo, né quello dopo ancora.
 
Era rimasto fino a tardi anche quando non aveva le prove con il Glee, la schiena appoggiata all’armadietto, nella speranza di vederlo comparire dietro l’angolo del corridoio.
 
Diverse volte si era dato dell’idiota, del pazzo e mille altri coloriti appellativi, eppure non poteva farci niente: quel ragazzo aveva mandato a farsi benedire ogni neurone buono che rimaneva nel suo cervello.
 
Non osò neanche immaginare come sarebbe stato ridotto ora, se Kurt si fosse dimostrato gentile e carino con lui anziché detestarlo: probabilmente avrebbe già allestito un altarino in suo onore, o qualcosa del genere.
 
Tuttavia fece del suo meglio per non pensarci, concentrandosi al massimo sulla scuola e sul Glee Club. Era perfino stato a casa di Mercedes per provare il duetto, oltre che farsi le consuete gite in auto fino alla Dalton, per andare a trovare Jeff, Nick e gli altri e raccontare loro le ultime novità del McKinley.
 
Quando si era trovato a parlare di Kurt con Wes, capì che la sua sanità mentale era ormai irreversibilmente compromessa.
 
 
                                                                  ***
 
 
La seconda settimana di scuola stava giungendo al termine, quando Blaine rivide Kurt.
 
Era la prima ora, i corridoi erano gremiti di studenti ancora mezzi intontiti dal sonno diretti alle loro rispettive aule. Fu fin troppo facile per Blaine, in mezzo a tutti quegli sguardi vacui, percepire un brillante lampo cristallino che non poteva provenire da altri se non da Kurt.
 
Quella mattina indossava un paio di jeans stranamente larghi, scarpe da ginnastica e una felpa troppo grande di almeno tre taglie.
 
Certo, l’aveva visto pochissime volte, eppure avrebbe potuto giurare di aver già inquadrato il suo stile come elegante, raffinato e alla moda.
Proprio per questo non era in grado di spiegarsi quegli abiti, oltre a constatare che, oggettivamente, era innaturalmente stupendo anche con un sacco di patate addosso.
 
Kurt gli passò di fianco a testa alta, fiero e ostile al tempo stesso, senza degnarlo di uno sguardo.
 
Fu un attimo.
 
Un singolo istante, prima che lo superasse effettivamente e continuasse a camminare per la sua strada. Un decimo di secondo in cui, Blaine ne era sicuro, Kurt aveva posato gli occhi su di lui.
 
“Ciao Kurt.” Esclamò, a voce abbastanza alta da farsi sentire oltre gli schiamazzi del corridoio. Il ragazzo si gelò sul posto, una spanna dietro all’altro.
Blaine si voltò verso di lui, sorridendogli timidamente.
 
“Orario pesante oggi?” Kurt alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia sul petto.
Sembrò indugiare un istante, prima di sospirare un rassegnato “Vieni con me.”
 
Blaine assunse un’espressione che – temeva – si avvicinava tanto a quella di un cagnolino scodinzolante. Seguì Kurt fino a una rientranza nella parete del corridoio, dove erano parzialmente nascosti dalla bolgia di studenti.
 
“Perché lo fai?” Chiese senza mezzi termini, spiazzando Blaine.
“...Perché faccio cos- ”
“Lo sai benissimo. Parlare con me, fare il gentile, il carino... Perché?” Blaine sbatté le palpebre, senza sapere dove andare a parare per rispondere a quella domanda.
 
Non poteva certo rivelargli di essere gay e di aver perso la testa per lui, soprattutto dato che Kurt, oltre a detestarlo piuttosto esplicitamente, era anche stato fidanzato con Brittany per un anno, ed evidentemente non poteva essere interessato.
...E allora cosa avrebbe potuto dirgli? Che, in qualunque circostanza, tutto ciò che voleva era vederlo felice? Così, irrazionalmente, dopo essersi incontrati accidentalmente sì e no qualche volta?
 
Kurt, evidentemente, interpretò male quel silenzio.
 
“Sarò chiaro, Blaine: lo vedi anche tu che qui nessuno parla con me, no?” Blaine annuì, perché lo vedeva, ed era doloroso come se lo provasse sulla sua stessa pelle.
 
Lo era, da quando per la prima volta quelle iridi trasparenti si erano posate su di lui, lasciandogli addosso una parte di loro.
 
“E allora ti prego, stammi lontano.” Concluse con un sospiro seccato.
Se Blaine non fosse stato certo che non era possibile, avrebbe potuto giurare di sentire il rumore sordo di un cuore che si spezza, anche al di sopra degli schiamazzi circostanti.
 
Non ne aveva motivo in realtà. L’aveva incrociato pochissime volte, lui si era sempre comportato in modo distaccato e, come se non bastasse, era stato fidanzato un anno con una ragazza.
 
E allora perché faceva così male?
 
“Ma- ”
Kurt abbassò lo sguardo e gli scivolò affianco, riuscendo a rimettersi nel corridoio senza nemmeno doverlo sfiorare.
 
“Kurt...” Riuscì a sussurrare mentre lo guardava allontanarsi oltre la fila di armadietti vicino alla bacheca, prima che il suono della campanella coprisse la sua voce.
 
 
                                                                  ***
 
 
Non ci era riuscito.
 
Non era stato in grado di guardare dritto davanti a sé, non senza concedersi una piccola, impercettibile occhiata a Blaine.
 
Lasciò cadere svogliatamente la cartella sul pavimento, nell’ultimo banco dell’aula di Francese. La sedia accanto alla sua traballava pericolosamente: nessuno si sedeva mai lì, ed era solo un bene.
 
Kurt estrasse il proprio blocco degli appunti, scarabocchiando ogni singola parola che il professor Cooper scriveva alla lavagna: doveva tenersi la mente occupata.
 
Non poteva pensare a ciò che era successo il giorno precedente e alle conseguenze che ci sarebbero state, non poteva guardarsi continuamente le spalle e, soprattutto, non poteva lasciare che Blaine entrasse a far parte dei suoi pensieri, come aveva effettivamente fatto dalla prima volta che si erano incontrati, due settimane prima.
 
Era più forte di lui: non poteva negare quanto gli fosse costato pregarlo di stargli alla larga, quella stessa mattina. Eppure era la cosa più giusta: non poteva correre il rischio di essere demolito di nuovo. Non l’avrebbe sopportato.
 
La campanella dell’intervallo suonò prima del previsto, e Kurt avrebbe soltanto voluto rimanere lì, al sicuro nell’aula di Francese.
 
Invece si alzò dal proprio banco, raccogliendo le sue cose con mani tremanti.
 
Corse attraverso i corridoi affollati, aggrappato ai libri che aveva in mano come se la sua vita dipendesse da quello. I ragazzi gli urlavano dietro qualcosa, ogniqualvolta li urtava nella smania di andare più veloce, ma non li sentiva.
 
Era quasi arrivato, quasi davanti al laboratorio di Chimica, quando qualcuno lo afferrò per l’elastico molliccio della felpa.
 
Kurt si sentì precipitare nel vuoto.
 
 
                                                                  ***
 
 
“...Continuo a non capire.”  Blaine alzò gli occhi al cielo, ormai in procinto di prendere a testate l’armadietto.
“Per l’ennesima volta, Brittany, un duetto non è più un duetto se lo cantano tre persone, capisci?!” La ragazza sbatté le palpebre, confusa.
“...Sì, capisco. Ma non si tratterebbe di tre persone. Lord Tubbington non è una persona.”
“Ma Brittany! Come possiamo cantare con un gatto?!” La ragazza sembrava seriamente stranita da quel ragionamento.
“Se non vuoi ascoltarmi non importa, Blaine. Ma quando Lord Tubbington smetterà di fumare e si deciderà a entrare nel Glee Club te ne pentirai.” Asserì la ragazza con un’occhiata profondamente offesa.
 
Blaine provò a fermarla prima che girasse i tacchi sconvolta, ma fu del tutto inutile.
 
Con un sospiro rassegnato iniziò ad avviarsi verso l’aula di Spagnolo, dove sapeva avrebbe incontrato Finn e Puck. Sempre che quest’ultimo non avesse deciso di saltare il corso, cosa in effetti più che probabile.
 
 
Stava giusto per raggiungere la sua classe quando, tutto a un tratto, le cose si fecero incredibilmente fredde, umide e al gusto di succo d’uva.
 
Ma che...?
 
“Sfigato.”
“Grande! Abbiamo fatto bene a ripristinare la granitata delle dieci e mezza!”
 
Blaine si asciugò come poteva gli occhi dalla roba appiccicosa che gli avevano lanciato in faccia, rabbrividendo come la sentì colare lentamente oltre il colletto della camicia.
“E levati!” Esclamò il tizio dalla stramba pettinatura che teneva ancora in mano il bicchiere vuoto della granita.
 
Blaine, dalla divisa, lo riconobbe come un giocatore di hockey.
 
Non fece in tempo a fare come gli era stato detto, comunque, dato che il tizio l’aveva già spinto contro l’armadietto più vicino, facendosi largo.
 
Oh.
Dunque era a questo che Finn si riferiva quando parlava delle conseguenze di far parte del Glee Club.
 
Il ragazzo decise saggiamente di non reagire in alcun modo che avrebbe potuto infastidire ulteriormente quei tizi e si diresse verso il bagno più vicino sgocciolando abbondantemente, nell’indifferenza generale.
 
Bentornato alla scuola pubblica, Blaine.
 
Probabilmente sarebbe stato anche peggio se qualcuno avesse saputo che era gay ma, fortunatamente, questo era un dettaglio che era ben lungi dal rivelare.
Tuttavia, neanche a farlo apposta, entrare a far parte delle New Directions aveva creato un’opzione alternativa per demolirlo nonostante non conoscessero il suo orientamento sessuale.
 
Blaine si passò una mano tra i capelli appiccicati in uno strano mix di gel, ghiaccio e pezzetti di frutta: perché doveva andarsele a cercare, per una volta che poteva scampare dai soliti scherzetti idioti?
 
Sospirò aprendo la porta del bagno, e fece per raggiungere il primo lavello disponibile.
“Chi è questo sfigato?” Blaine si gelò sul posto, intercettando all’istante due ragazzi con una sigaretta in bocca, appoggiati contro al muro.
 
Il giovane fece un passo indietro, cercando a tentoni la maniglia della porta.
“V-Vado a lezione...” Uno dei due si sfilò la giacca rossa dei Titans e se la legò intorno alla vita, facendo un passo minaccioso in sua direzione.
 
“Tu non sei l’idiota che è entrato in quel Club di checche canterine? Uh?” Blaine non mosse un muscolo, incapace di concentrarsi su altro se non il battito impazzito del proprio cuore contro la cassa toracica.
 
“Vuoi chiudere quella fogna, Palmer?” Sbottò Puck, della cui presenza Blaine si accorse solo nel momento in cui uscì da uno dei bagni.
“Non è colpa nostra se non lasci perdere quel covo di idioti per tornare una persona normale, Puckerman.”
 
Puck roteò gli occhi, poi si rivolse a Blaine.
“Vattene. Se Schuester mi cerca a Spagnolo digli che mi ha investito un tram o qualcosa del genere.” Disse lanciando un’occhiata assassina al giocatore di football che si stava avvicinando pericolosamente al ragazzo più basso.
“Ti metti a difendere questo sfigato adesso?!”
“No. Ma non mi voglio beccare una sospensione. Lui si mette a urlare, arriva qualcuno e si scopre che io ho saltato Spagnolo.”
Spiegò, facendo cenno a Blaine di sparire più rapidamente possibile, e lui non se lo fece ripetere.
 
Abbassò la maniglia della porta con mani tremanti, ritrovandosi nel corridoio ormai deserto dopo il suono della campanella.
Sentiva solo il battito impazzito, terrorizzato del proprio cuore.
 
Certo, non era successo niente, e probabilmente non sarebbe successo in nessun caso, tuttavia la sua mente non aveva potuto far altro che correre a quella sera di settembre di diversi anni prima, e non era stato più capace nemmeno di tirare il fiato.
 
Scosse la testa nel tentativo di eliminare quei pensieri, mentre le ultime goccioline di granita ancora non solidificate gli scivolavano tra i riccioli.
Doveva cercare un bagno, e alla svelta, prima che il professor Schuester lo desse definitivamente per disperso.
Estrasse la piantina del McKinley dalla tasca esterna della borsa, e si maledisse mentalmente per quelle dita che non volevano smettere di tremare.
Trovò un bagno poco più in là del laboratorio di Chimica, così seguì il percorso sulla cartina senza smettere di toccarsi con disgusto i riccioli impregnati di granita.
 
 
                                                                  ***
 
 
“Allora? Cosa avevamo detto su quei vestiti, mh?” Blaine si gelò, con ancora la mano sulla maniglia.
 
Qualcuno aveva appena sibilato quelle poche parole oltre la porta del bagno, frase che era stata seguita da un tonfo e dal suono secco di uno strappo.
“Pensavo di essere stato chiaro, frocetto...”
 
Non...”
 
Blaine, a un tratto, dimenticò completamente come respirare.
 
Perché avrebbe potuto ascoltare anche solo mezza lettera, un sussurro, un soffio. Avrebbe riconosciuto quella voce innaturalmente limpida in qualsiasi circostanza.
 
“Conosci i patti, no? Sai che succede quando infrangi le regole.”
Blaine sentì un altro tonfo provenire dal bagno, seguito da quello che assomigliava spaventosamente a un urlo strozzato.
 
Poi, prima di poter razionalmente pensare alle conseguenze, le sue dita avevano già premuto la maniglia verso il basso.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
...Per favore non uccidetemi ç_____ç
Lo so, sono una gran brutta persona per una considerevole quantità di motivi :S
...Se posso dire qualcosa a mia discolpa *schiva gli scarponi che le stanno lanciando* è che tra gli avvertimenti a questa storia c’è l’angst, quindi purtroppo era una sofferenza annunciata >.<
Ecco, se tra gli avvertimenti ci fosse stato qualcosa tipo “la tizia che scrive fa finire i capitoli in un modo osceno” l’avrei messo, giuro! ...Beh, in ogni caso ci saranno pochissimi giorni da aspettare per il nuovo aggiornamento: arriverà giovedì ^_^


Grazie ancora a chi ha letto, e a ovviamente a chi recensirà :D 
  
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